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mercoledì 28 ottobre 2015

Educare i bambini alla libertà

EDUCARE I BAMBINI ALLA LIBERTÀ

Maria Montessori ( 1870-1952) pubblica nel 1909 un testo che rimarrà alla base della pedagogia moderna: "Il metodo della pedagogia scientifica applicato all'educazione infantile nelle Case dei Bambini". Il metodo montessoriano mette al centro il rispetto per la spontaneità del bambino ed è il primo a offrire un'alternativa all'educazione autoritaria dell'epoca.

 "Il piccolo" scrive la Montessori, "rivela se stesso solo quando è lasciato libero di esprimersi, non quando viene coartato da qualche schema educativo o da una disciplina puramente esteriore".

Solo in questo modo il bambino impara ad autoregolarsi. Infatti secondo la Montessori il bambino per sua natura è serio, disciplinato e amante dell'ordine e messo a contatto con i materiali pedagogici adatti e guidato da un educatore "umile" e discreto è in grado di autoeducarsi e di dispiegare le sue potenzialità e andare a formare "un'umanità libera e affratellata".

Ecco i principi fondamentali del metodo montessoriano sull'educazione del bambino, tratti dal libro "Educare alla libertà" di Maria Montessori. 

1) Educare il bambino all'indipendenza 
Servire i bambini significa soffocare le loro capacità. Quindi compito dei genitori e degli educatori è aiutarli a compiere da soli le loro conquiste come imparare a camminare, a correre, a lavarsi.

"La madre che imbocca il bambino senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio, non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo."

2) Mai impedire a un bambino di fare qualcosa perché è troppo piccolo
Non bisogna giudicare la capacità dei bambini in base all'età e non lasciargli fare qualcosa perché troppo piccoli.

Bisogna dimostrare fiducia e lasciargli svolgere i compiti più facili. Ad esempio un bambino di due anni potrà mettere il pane in tavola, mentre quello di quattro portare i piatti. I bambini sono soddisfatti quando hanno dato il massimo di cui sono capaci e non si vedono esclusi dalla possibilità di esercitarsi.

3) Abituare un bambino a fare con precisione è un ottimo esercizio per sviluppare l'armonia del corpo
I bambini sono naturalmente attratti dai particolari e dal compiere con esattezza determinati atti. Ad esempio, lavarsi le mani diventa per loro un gesto più interessante se gli si insegna che poi devono rimettere il sapone nel posto giusto; oppure versare l'acqua è più divertente se gli si dice di stare attenti a non toccare il bicchiere...

E imparare ad agire con precisione è un ottimo esercizio per armonizzare il corpo e imparare il controllo dei movimenti. Uno degli esercizi più utili consigliati dalla Montessori è insegnare ai piccoli ad apparecchiare con diligenza, servire a tavola, mangiare composti, lavare piatti e riporre le stoviglie.

4) L'educatore montessoriano deve essere un angelo custode che osserva e non interviene quasi mai 
"Il maestro deve ridurre al minimo il proprio intervento. Non è un insegnante che sale in cattedra e dispensa dall'alto il suo sapere, ma deve essere un angelo custode, deve vigilare affinché il bambino non sia intralciato nella sua libera attività. Deve osservare molto e parlare poco."

L'insegnante deve rispettare il bambino che fa un errore, e indirizzarlo a correggersi da solo. Chiaramente l'educatore deve intervenire in modo fermo e deciso quando il bambino fa qualcosa di pericoloso per sé e per gli altri.

5) Mai forzare un bambino a fare qualcosa
Bisogna rispettare il bambino che si vuole riposare da un'attività e si limita a guardare gli altri bambini lavorare. L'educatore non deve forzarlo.

6) Educare al contatto con la natura
Far vivere il più possibile il bambino a contatto con la natura. Perché il sentimento della natura cresce con l'esercizio. Un bambino lasciato in mezzo alla natura tira fuori delle energie muscolari superiori a quello che i genitori pensano.

"Se fate una passeggiata in montagna non prendete il piccolo in braccio, ma lasciatelo libero, mettetevi voi al suo passo, aspettate con pazienza che raccolga un fiore, che osservi un uccellino..."

7) Innaffiare le piante e prendersi cura degli animali abitua alla previdenza
Educate il bambino a prendersi cura degli esseri viventi. Le cure premurose verso piante e animali sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell'anima infantile.

"Nessuna cosa è più capace di questa di risvegliare un atteggiamento di previdenza nel piccolo che è abituato a vivere senza pensare al domani. Ma quando sa che gli animali hanno bisogno di lui e che le pianticelle si seccano se non le innaffia, il suo amore va collegando l'atto di oggi con il rinascere del giorno seguente."

8) Sviluppare i talenti e mai parlar male di un bambino
L'educatore deve concentrarsi sul rafforzare e sviluppare ciò che c'è di positivo nel bambino, i suoi pregi e i suoi talenti, in modo che la presenza delle sue capacità possa lasciare sempre meno spazio ai difetti. E mai parlare male del bambino in sua presenza o assenza.

9) L'ambiente scolastico deve essere a misura di bambino
La scuola deve essere un ambiente accogliente e familiare in cui tutti i mobili e gli oggetti  (sedie, tavoli, lavandini...) siano modellati sulle misure ed esigenze dei piccoli. I materiali didattici devono essere appositamente studiati, ad esempio: oggetti da montare, incastri, cartoncini... che favoriscono lo sviluppo intellettuale del bambino e permettono l'autocorrezione dell'errore, cioè il bambino capisce subito se un incastro è sbagliato e sarà portato a cercare l'incastro corretto.

Un bambino posto in un ambiente idoneo a contatto con i materiali giusti e sotto la guida di un insegnante attento  e discreto potrà sperimentare e affinare le sue immense potenzialità. 

10) I bambini sono i viaggiatori della vita e noi adulti i suoi ciceroni
"Il bambino è come un viaggiatore che osserva le cose nuove e cerca di capire il linguaggio sconosciuto di chi lo circonda. Noi adulti siamo i ciceroni di questi viaggiatori che fanno il loro ingresso nella vita umana..."

Ciceroni che illustrano brevemente l'opera d'arte e conducono il viaggiatore a osservare le cose più belle affinché non perda tempo in cose inutili e trovi godimento e soddisfazione in tutto il suo viaggio!

Fonte: www.nostrofiglio.it
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mercoledì 21 ottobre 2015

Guerra al "cosismo"

GUERRA AL "COSISMO"

Abbiamo dimostrato che il “cosismo” è un virus che insidia alla radice l'educazione. Dobbiamo difenderci, ad ogni costo. Per riuscire nell'impresa proponiamo due strategie concrete: il rafforzamento del cervello e il rilancio della sobrietà.

Il rafforzamento del cervello 
È spiegabile che questa debba essere la prima mossa per battere il “cosismo”. Di fronte al prevalere dell'oggetto è da saggi rafforzare il soggetto. 
Ebbene, trattandosi di educazione, rafforzare l'uomo significa, per prima cosa, rafforzargli il cervello. Datemi un ragazzo che sia davvero convinto dell'inganno del “cosismo”, e mi date un ragazzo che non si lascerà infinocchiare neanche dal più abile venditore. 
Ecco: a questo mira il bravo educatore: a formare cervelli che non si accontentino di conoscere il prezzo delle cose, ma anche il loro valore. 
Per esempio, possiamo far notare al figlio che le cose ci possono dare molto, ma non ciò che conta davvero: il letto ci dà comfort, ma non il sonno; il cibo ci dà il gusto, ma non l'appetito; il denaro ci dà la casa, ma non il focolare. Possiamo lanciare al figlio messaggi brevi, sostanziosi, accattivanti: 
• Non è il computer che fa lo scrittore. 
• Le cose occupano il cuore, ma non lo riempiono. 
 Avere non è peccato. È tenere che è peccato. 
• La felicità non sta nel catalogo del supermarket. 
• A che serve avere due paia di scarpe quando abbiamo solo due piedi? 
• La cosa meno intelligente è vivere per poter essere l'uomo più ricco del cimitero!

Bentornata sobrietà! 
Il rilancio della sobrietà è la seconda strategia che proponiamo per contrastare l'insidia del “cosismo”. Quando si parla di sobrietà, non si parla di cose di poco conto. 
La sobrietà protegge la salute. Tutti gli oncologi sostengono che i tumori si sconfiggono anche a tavola. Tutti i medici, poi, aggiungono che si invecchia più lentamente mangiando di meno. 
La sobrietà è libertà, è aria allo spirito. Aveva tutte le ragioni il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900) a sostenere che “quanto meno si possiede, tanto meno si è posseduti!”. 
La sobrietà forgia il carattere. I botanici sostengono che le querce robuste crescono nel magro. 
Lo stesso vale per l'uomo. La sobrietà porta la volontà in palestra, irrobustisce lo spirito, ripristina la sovranità del soggetto. Il più grande problema pedagogico d'oggi, infatti, non è il bullismo, ma lo spegnimento quasi totale della capacità di combattere dei nostri ragazzi. 
È la prova che troppo benessere non è progresso: è trappola!

Educare un figlio alla sobrietà 
Possiamo iniziare con il mettere in circolazione frasi mirate. Le parole sono indispensabili per diventare sobri per convinzione, non per necessità. Dunque possiamo dire al figlio: 
• “Prima di spendere dieci euro, impara come si guadagnano!”. 
• “Chi pensa solo ai soldi, finisce con l'essere un salvadanaio!”. 
• “L'avaro è come l'asino: porta il vino e beve l'acqua!”. 
• “Si può essere eleganti anche con poco”. 
• “Se siamo tutti fratelli, perché le borse non dovrebbero essere sorelle?”. 
Passiamo, poi, agli esercizi di sobrietà. 
Siamo al supermarket. Il figlio chiede questo e quello. Ad un certo punto diciamogli: “Basta!”. “È troppo!”. Mettere il calmiere alle continue richieste è il primo esempio di esercizi di sobrietà. 
Altri possono essere: 
• invece di bere l'acqua in bottiglia, bere l'acqua del rubinetto. 
• invece di prendere l'ascensore, fare le scale. 
• invece della festa del compleanno che sembra un matrimonio, accontentarsi di una buona merenda a base di pizze, patatine fritte e bibite con le bollicine. 
• invece dello zainetto firmato, accettare il tipo più funzionale, anche se fuori moda. 
Terminiamo con l'augurio che il raffinato pensatore latino, Lucio Anneo Seneca (40 a.C.-65 d.C.), dettava agli amici per collocarlo sulla porta d'ingresso della loro casa: «Chi entra in casa nostra, ammiri noi e non i mobili» (“Qui domi intraverit, nos potius miretur quam supellectilem nostram”).

LA SOBRIETÀ È GIUSTIZIA 
• Non è giusto che le famiglie italiane, ogni anno, buttino via l'equivalente di 450 euro per lo spreco. 
• Non è giusto che un miliardo e trecento milioni di tonnellate di alimenti finiscano nelle discariche di tutto il mondo ogni anno. 
• Non è giusto che oggi i giornali abbiano sessanta pagine a fronte delle quattro di qualche tempo fa: forse che nel mondo succedono più cose? 
• Non è giusto (o almeno è discutibile) che, mediamente, nella borsetta di una donna europea vi sia merce pari a 1400 euro (lo rivelano ultime indagini). 
• A questo punto non pare esagerato sostenere che il lusso è un insulto! Già lo sosteneva con forza un grande Padre della Chiesa, san Basilio (330-379), il quale parlando ai ricchi diceva: «Il pane che a voi sopravanza è dell'affamato; la tunica appesa nel vostro armadio è la tunica di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che tenete nascosto è del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete!».

IL CORVO 
Una volta un corvo volò in cielo con un buon pezzo di carne nel becco. Venti corvi si misero ad inseguirlo e ad attaccarlo rabbiosamente. Alla fine il corvo lasciò cadere il pezzo di carne che teneva nel becco. I suoi inseguitori si precipitarono strillando sulla carne. Allora il corvo esclamò: “Che pace adesso! Il cielo è tutto mio!”.

Autore: Pino Pellegrino
Fonte: Il bollettino Salesiano ottobre 2015
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mercoledì 14 ottobre 2015

Attenzione al "cosismo"

ATTENZIONE AL "COSISMO"

Le cose ci arricchiscono di beni, ma ci impoveriscono d'umanità. 
L'educatore deve prenderne coscienza. 
Per questo è bene essere informati sull'insidia del “cosismo” per mettere in salvo l'educazione. 

'Cosismo': parola che non si trova nei dizionari, ma in mille cervelli. Il 'cosismo' è una malattia subdola, difficile da portare a galla. Noi vogliamo provarci, per guardarla in faccia e metterla KO, tanta è la sua pericolosità. 
Insomma, che cos'è il misterioso 'cosismo'? Il 'cosismo' è la malattia di chi è affascinato dalle cose, ammaliato dalle cose. Nelle cose crede, dalle cose spera, le cose ama! In una parola, il 'cosismo' è la 'filosofia' di chi pensa che tutto si possa risolvere con l'avere cose. 
'Avere' una bella casa, risolve il problema della famiglia. 
'Avere' l'attrezzatura scolastica perfetta, risolve il problema dell'apprendimento. 
Oh, intendiamoci! Le 'cose' hanno, certo, il loro valore, ma un valore molto relativo. 
Il motivo è chiaro: perché le 'cose', di per sé, non sono fattori di crescita!

“Credere che per essere di più occorra avere di più è il tranello del 'cosismo'!”

Vi sono scolari brillanti per nulla accessoriati. 
Vi sono famiglie riuscite in case che non hanno il robot aspirapolvere, il Bimby, il condizionatore, la vasca idromassaggio...
A questo punto il lettore già ha capito dove vogliamo arrivare: vogliamo togliere alle 'cose' la dignità che non hanno! L'operazione è seria e urgente! 
Oggi le 'cose' stanno superando in importanza le persone. Ieri si diceva: «La mia maestra», oggi si dice: «La mia auto». Le cose diventano criterio di valore. Chi non produce (vecchi e bambini) viene considerato inutile. Le cose minacciano la nostra stessa identità. C'è chi pensa che per essere elegante nei modi sia sufficiente essere elegante e alla moda. 
Le 'cose' creano mentalità: la mentalità del 'produrre', del 'fare'. 
È dalla mentalità prodotta dal 'cosismo' che nasce uno dei modi di dire più pericolosi per la dignità dell'uomo: è il dire, tranquillamente: «Fare un figlio». Gli uomini non si producono come le melanzane: gli uomini si generano! 
Ma andiamo più a fondo e vediamo come le 'cose' possono disturbare l'educazione. 

Le cose causano persone insoddisfatte. Più cose si vedono, più diventano necessarie. Ieri erano le necessità a far nascere le cose, oggi sono le 'cose' a far nascere le necessità! Un tempo si cercava l'acqua perché si aveva sete; oggi, tutte quelle bibite, tutti quei gelati fanno nascere mille seti che, se non vengono soddisfatte, creano tensioni. Lo psichiatra Massimo Recalcati (1959) è arrivato a dire che “l'ingorgo degli oggetti genera angoscia!”. 

Le cose possono formare individui deboli. Avendo sempre più cose, finiamo con il far lavorare sempre meno noi stessi. Usiamo l'automobile più che i piedi, la calcolatrice più che il cervello, la 'biro' per gli appuntamenti, più che la memoria. 
Insomma, le cose possono addormentarci! 

Un terzo danno causato dalle cose è più raffinato: troppe cose portano alla caduta del desiderio. 
Che cosa può ancora sognare per Natale un piccolo d'oggi già ingolfato da tutti i giochi elettronici possibili e da tutti i cibi e i divertimenti immaginabili? 
Tiriamo le somme: 
ragazzi insoddisfatti 
ragazzi deboli 
ragazzi spenti, senza tensione. 
Occhio, dunque, alle 'cose'! Le 'cose' non sono mai innocue! A forza di 'avere' sempre più, l'uomo rischia di non 'essere' più! In altre parole: le 'cose' ci arricchiscono di beni, ma ci impoveriscono di umanità. Occorre reagire! 
In che modo? 
La risposta sarà il tema dell'appuntamento del prossimo mese.

LA SOBRIETÀ S'IMPARA 
Sì, al valore 'sobrietà' può essere riservato un capitolo di tutto rispetto nei Trattati dell'arte di educare. La sobrietà, infatti, può essere materia di insegnamento e di apprendimento. Ecco tre proposte.
Incominciamo con l'alleggerirci 
Le statistiche dicono che nelle case italiane sarebbero nascosti cinque miliardi di vecchi abiti che non si usano più. È vero: sarà duro liberarci di tante cose. Ogni oggetto, per quanto inutile, rappresenta un legame emotivo con un luogo, una persona, un momento. Sarà duro, ma proviamoci! Daremo meno tempo alle cose e più a noi. Ci sentiremo più liberi, più sciolti, meno schiavi.
Godiamoci le gioie senza soldi 
Anche questa è una buona mossa per liberarci dall'idea che solo l''avere' possa portare a una qualche felicità. In realtà vi sono tante gioie che non hanno per nulla bisogno di cose. 
Guardare un bambino che ride. 
Accarezzare chi ci ama. 
Ritrovare un oggetto che avevamo smarrito. 
Svegliarsi dopo aver dormito bene. 
Contemplare il tramonto. 
Sentire lo squillo del telefono quando si è innamorati. 
Ricevere gli esami fatti all'ospedale attestanti che non c'è da preoccuparci per niente! 
L'elenco delle felicità impalpabili potrebbe benissimo continuare per una sola conclusione: nel mondo vi sono germi gratuiti di gioie sparsi ovunque che dipendono solo dal cuore che sa accoglierli, non dalle cose.
Regaliamo! 
Donare è un ottimo esercizio per allenarci all'essenziale, per liberarci dal virus dell'accumulo. 
Il dono contrasta con la mentalità del possesso; fa uscire dal narcisismo, dall'egocentrismo. 
Il dono sconfigge la malattia del cosismo di chi è ammaliato dalle cose, affascinato dalle cose. 
Il dono è occasione di felicità: «È più bello dare che ricevere» (Atti 20,35) ha detto Gesù.
Scelta di cultura 
La sobrietà è una scelta: la scelta di chi decide di resistere allo spreco, al lusso, al consumismo. Essere sobri non significa essere poveri, miseri, pitocchi. Essere sobri significa rifiutare il superfluo e accontentarci del necessario. 
Di ritorno dall'India, un grande scrittore ha confidato: «Ho imparato a lavarmi dalla testa ai piedi con meno di mezzo litro d'acqua».

Autore: Pino Pellegrino
Fonte: Il bollettino Salesiano settembre 2015

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mercoledì 7 ottobre 2015

Pericolo pedofili in rete

PERICOLO PEDOFILI IN RETE

Per i genitori sono le foto dell'amore e dell'innocenza ma per un pedofilo sono un bottino ghiotto. E difatti circa la metà del materiale rinvenuto nei siti pedopornografici proviene dai social di papà e mamme che volevano semplicemente condividere un momento di gioia del loro bambino.
L'impressionante dato emerge da una ricerca della Australia's new Children's eSafety, l'organismo australiano che ha il compito di monitorare la sicurezza dei minori online. Dallo studio delle foto sequestrate nell'ambito delle ricerche di polizia contro la pedofilia sul web, dunque, è risultato che nel 50% dei casi si trattava di milioni di immagini di bambini che svolgono le normali attività quotidiane come nuotare, fare sport e nuotare. Foto che, agli occhi degli stessi genitori o dei loro amici, appaiono perfettamente innocue ma che nei dossier dei pedofili vengono sessualizzate con commenti irriferibili.
Un componente della Australia's new Children's eSafety spiega come è possibile che gli scatti dei nostri figli possano finire nelle mani sbagliate: "Molti utenti dicono chiaramente di aver preso quel contenuto trafugandolo da un profilo nei social e spesso queste persone si scambiano l'indirizzo mail con l'invito di connettersi fuori dal sito per vendere il materiale".
Toby Dagg, un investigatore che lavora per la commissione australiana, riporta che in un sito frequentato dai pedofili, dove erano catalogate 45 milioni di immagini di bambini anche molto piccoli, circa la metà sembravano prese direttamente dai social e poi etichettate in categorie con nomi del tipo: "Le amichette di mia figlia su Instagram".
La stessa commissione avverte che spesso i genitori non si accorgono di quanto sia semplice rubare una foto postata su Facebook, anche perché dimenticano di postarla in un contesto privato utilizzando gli strumenti che il social comunque ha messo a disposizione per proteggere la privacy. E lancia un avvertimento a tutte le mamme e ai papà: "Una volta che hai condiviso una foto su Facebook, hai perso il controllo sul suo destino".

Fonte: HuffingtonPost
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