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mercoledì 16 dicembre 2015

Un'esistenza sottovuoto

UN'ESISTENZA SOTTOVUOTO

Che si tratti di andare a vivere da soli, di intraprendere un nuovo percorso professionale, di sposarsi o di mettere al mondo un figlio, la costante che sembra accompagnare ogni decisione importante è la tendenza a rinviare, a prendere tempo.

Aspettare, temporeggiare, rimandare, procrastinare: il “lessico familiare” dei giovani adulti del terzo millennio si nutre di interminabili attese, soste forzate, continui rinvii, differimenti a data da destinarsi. Un'esistenza spesso “congelata”, in sospeso, in cui progetti, aspirazioni, propositi di cambiamento faticano a trovare cittadinanza e vengono sistematicamente messi in stand-by in attesa di tempi migliori, di una maggiore stabilità economica o affettiva, di uno stipendio più alto, di una casa più grande o, più semplicemente, del momento giusto. 
Che si tratti di andare a vivere da soli, di intraprendere un nuovo percorso professionale, di sposarsi o di mettere al mondo un figlio, la costante che sembra accompagnare ogni decisione importante è la tendenza a rinviare, a prendere tempo. In molti casi, essa è il frutto di circostanze oggettive, l'inevitabile conseguenza della strutturale precarietà che costituisce l'orizzonte quotidiano delle nuove generazioni: precarietà economica e lavorativa che, quasi fatalmente, si traduce in precarietà esistenziale, nell'impossibilità di immaginare un progetto di vita a lungo termine, nella necessità di ritardare alcuni passaggi decisivi nel percorso di crescita verso l'adultità. Talvolta, però, l'abitudine a differire e rimandare ogni scelta è dettata dalla paura di sbagliare, dal timore di non essere pronti a compiere un passo importante e definitivo, correndo il rischio di rimanere intrappolati in un destino irreversibile. 
Come in una profezia che si autoavvera, tanti giovani scelgono allora di rimanere fermi ai pit-stop, di lasciare in sospeso i propri piani per il futuro, di mettere “sottovuoto” sentimenti, speranze, progetti e aspirazioni in attesa di poterli “scongelare” al momento opportuno, augurandosi che, con il passare dei mesi e degli anni, conservino il gusto e la brillantezza originari e non finiscano con l'avvizzire e trasformarsi in fossili ormai dimenticati. Ma l'attesa, se è vissuta in maniera inerte e rinunciataria e non è accompagnata dall'operosità quotidiana in vista del raggiungimento della meta finale, rischia di prolungarsi a tempo indeterminato e di fiaccare persino l'entusiasmo più ardente. 
Un'esistenza vissuta in pienezza impone, invece, apertura verso il “nuovo”, la volontà di migliorarsi e progredire continuamente, la capacità di adattarsi creativamente alle circostanze che la vita offre ad ognuno, facendone il punto di partenza per costruire una biografia singolare e irripetibile. Significa preferire il vento impetuoso del cambiamento all'indolenza della bonaccia, la laboriosità dell'impegno quotidiano all'indugio dell'esitazione, la vigilanza attiva della speranza all'inerzia della rassegnazione, il dinamismo della ricerca all'attendismo della stasi. 
Aprirsi all'orizzonte del possibile e imparare la difficile arte della “resilienza”: è dunque questo l'unico antidoto per resistere alla tentazione del rinvio, per vincere il rischio dell'acquiescenza, per “vivere” davvero anziché limitarsi a “sopravvivere”.

Prendi forza, datti fiato: 
questo è il tempo di decidere. 
Vuoi davvero esistere 
o soltanto sopravvivere? 
Quante cose non ho fatto mai, 
quante volte ho rimandato a un'altra volta, 
quanti giorni non posso ricordare, 
sottovuoto e vuoti a rendere. 
Non cercare di capire se è fatica o se è paura. 
Senza rabbia né ossessione, 
senza impegno ed ambizione, 
col coraggio di sbagliare... 
Con le mani aperte come il mare 
e la voglia di imparare, 
questa volta non c'è un'altra volta... 
Prendi forza, datti fiato 
per esistere e resistere. 
Senza ruoli e senza costrizioni, 
al di là di dover essere migliore, 
e anche se non mi ricorderò di un giorno, 
io sarò sicuro che ho vissuto. 
Cammino a piedi nudi e sento l'umido, 
sperando di scoprirmi uomo sulla Terra. 
All'improvviso un vento gonfia l'onda 
che si infrange su di me; 
mi fa rinascere, mi lascio esistere. 
Spero di esistere 
ogni attimo che questa vita immensa mi spalanca, 
spero di esistere 
oltre il bisogno di essere una storia o una leggenda, 
spero di esistere, 
di avere dentro sempre tutta questa vita immensa, 
e di resistere, 
vivendo la mia storia anche se non sarà leggenda...
(Max Gazzè, Vuoti a rendere, 2008)

Autrice: Alessandra Mastrodonato
Fonte: www.biesseonline.org

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