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martedì 19 aprile 2016

La buona educazione in famiglia: il perdono

LA BUONA EDUCAZIONE IN FAMIGLIA: IL PERDONO
Oggi è diffusa una evidente difficoltà a chiedere scusa. Il concetto di perdono è largamente ignorato. Uno dei motivi per cui molti adulti hanno difficoltà a esprimersi con il linguaggio del perdono sta nel fatto che non hanno mai imparato quel vocabolario durante l'infanzia. Ecco i passi da fare per impararlo.

L'arte del perdono deve essere imparata durante l'infanzia. Un bambino può imparare a chiedere scusa quando è ancora piccolo e il suo livello di comprensione dell'importanza del perdono richiesto e donato deve crescere insieme a lui. In questo modo pone le basi per la crescita morale e relazionale degli anni successivi.
I genitori devono accompagnare i bambini attraverso una serie di tappe semplici ma decisive.

Il primo passo da compiere per insegnare ai nostri figli a chiedere scusa consiste nel condurli ad assumersi la responsabilità del loro comportamento. Questo percorso può cominciare molto presto e in contesti moralmente neutri. Assumersi la responsabilità delle proprie parole e delle proprie azioni è il primo passo per imparare a chiedere scusa. Generalmente, i bambini si assumono di buon grado la responsabilità delle loro azioni positive. «Ho mangiato tre forchettate di spinaci. Posso avere il budino, adesso?». «Sono il più veloce di tutti a correre». «Ho disegnato una bella automobile durante l'ora di arte». Sono tutte affermazioni di assunzione di responsabilità per azioni positive.
Invece, i bambini non sono così pronti ad assumersi la responsabilità per azioni meno nobili. Qual è stata l'ultima volta in cui avete sentito un bambino di tre anni ammettere: «Ho mangiato il dolce che la mamma aveva detto di lasciar stare» oppure: «Ho spinto Nicolino»? Un'assunzione di responsabilità a questo livello richiede un notevole sforzo di attenzione da parte dei genitori, che devono con pazienza correggere tutte le frasi del tipo «Si è rotto!» in frasi che cominciano per “io”: «Io l'ho rotto!»

Il secondo passo per insegnare ai bambini a chiedere scusa consiste nell'aiutarli a comprendere che le loro azioni influiscono sempre sugli altri. «Se aiuti la mamma a preparare la tavola, la mamma è felice. Se giochi con la palla in casa e rompi la lampada, la mamma è triste. Se dici alla sorellina: “Ti voglio bene”, lei si sente amata, se invece le dici: “Ti odio”, si sente ferita. Le tue parole e le tue azioni aiutano o feriscono altre persone. Quando aiuti qualcuno, ti senti bene, quando invece ferisci una persona, stai male».
Gli esseri umani sono fragili e vulnerabili. Tutti portano un'etichetta che dice: «Trattare con cura, maneggiare con cautela, merce delicata».

Il terzo passo per insegnare ai bambini a chiedere scusa consiste nell'aiutarli a comprendere che nella vita ci sono sempre regole. La più importante è la regola d'oro insegnata da Gesù: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu.
Vi sono però tante altre regole, molte delle quali sono finalizzate ad aiutarci a vivere bene. «Non si gioca a palla in casa» è una regola che molti genitori hanno stabilito per ovvie ragioni. «Non dobbiamo prendere nulla che non ci appartenga. Non dobbiamo dire cose non vere su altre persone. Non dobbiamo attraversare la strada senza esserci accertati che non provengano veicoli da una parte e dall'altra. Dobbiamo dire “grazie” quando una persona ci offre qualcosa o dice qualcosa di bello sul nostro conto. Dobbiamo andare a scuola tutti i giorni feriali, se non siamo ammalati o non c'è un problema grave».

Il quarto passo per aiutare i bambini a imparare a chiedere scusa consiste nel far loro comprendere che è necessario chiedere scusa, per mantenere buoni rapporti interpersonali. Quando ferisco una persona con le mie parole o con il mio comportamento, costruisco una barriera tra quella persona e me. Se non imparo a chiedere scusa, la barriera rimane e il mio rapporto con quella persona è incrinato. Le mie parole o le mie azioni offensive spingono le persone lontano da me e, in assenza di una richiesta di scuse, quelle persone continueranno ad allontanarsi. Il bambino, l'adolescente o l'adulto che non impara questa realtà alla fine si ritroverà isolato e solo.

Tutto questo può essere riassunto in una specie di scaletta di cinque gradini, che per i più piccoli può essere quasi un gioco: 1. Esprimere rammarico: «Mi dispiace» 2. Assumersi le proprie responsabilità: «Ho sbagliato» 3. Cercare di rimediare: «Che cosa posso fare per riparare?» 4. Impegnarsi sinceramente per il futuro: «Cercherò di non farlo più» 5. Chiedere scusa: «Puoi perdonarmi?».
L'obiettivo è che i bambini acquisiscano una specie di “mentalità del perdono”. Il livello di capacità in questo senso dovrebbe crescere con l'età ed è molto simile al processo di apprendimento di una lingua.
In ogni caso, il metodo più efficace per insegnare ai bambini più grandi a parlare i linguaggi del perdono è costituito dall'esempio. Quando i genitori chiedono scusa ai loro figli per le parole dure o il trattamento ingiusto di cui hanno dato prova, offrono l'insegnamento più efficace. I bambini piccoli fanno quello che dicono i genitori; i figli più grandi fanno ciò che fanno i genitori. Se i genitori imparano a chiedere scusa uno all'altra, ai loro figli e ad altre persone, allora i figli impareranno anche a parlare i linguaggi del perdono.
Siamo più simili a bestie quando uccidiamo. Siamo più simili a uomini quando giudichiamo. Siamo più simili a Dio quando perdoniamo.

CHIODI
C'era una volta un ragazzo dal carattere molto difficile. Si accendeva facilmente, era rissoso e attaccabrighe.
Un giorno, suo padre gli consegnò un sacchetto di chiodi, invitandolo a piantare un chiodo nella palizzata che recintava il loro cortile tutte le volte che si arrabbiava con qualcuno.
Il primo giorno, il ragazzo piantò trentotto chiodi.
Con il passare del tempo, comprese che era più facile controllare la sua ira che piantare chiodi e, parecchie settimane dopo, una sera, disse a suo padre che quel giorno non si era arrabbiato con nessuno.
Il padre gli disse: «È molto bello. Adesso togli dalla palizzata un chiodo per ogni giorno in cui non ti arrabbi con nessuno».
Dopo un po' di tempo, il ragazzo poté dire a suo padre che aveva tolto tutti i chiodi.
Il padre allora lo prese per mano, lo condusse alla palizzata e gli disse: «Figlio mio, questo è molto bello, però guarda: la palizzata è piena di buchi. Il legno non sarà mai più come prima. Quando dici qualcosa mentre sei in preda all'ira, provochi nelle persone a cui vuoi bene ferite simili a questi buchi. E per quante volte tu chieda scusa, le ferite rimangono».

Autori: Ferrero B. – Peiretti A.
Fonte: B.S. marzo 2016
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