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mercoledì 15 febbraio 2017

Lettera di una mamma ai bulli che perseguitavano il figlio

LETTERA DI UNA MAMMA AI BULLI 
CHE PERSEGUITAVANO IL FIGLIO

Luca, nome di fantasia, ha nove anni. Ama andare a scuola, trascorrere del tempo con i suoi amici, vivere la vita dei bambini. Poi all'improvviso, tutto cambia. Luca torna a casa sempre piangendo, dice a sua madre che in quella scuola non ci vuole più andare. Giorno dopo giorno la situazione peggiore e Luca inizia a vomitare, non riesce quasi più a camminare. È una vittima di bullismo. «Io non lo chiamo bullismo. Per me è un male che arriva all'improvviso e non sai quello che devi fare». A parlare, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo, è Francesca, 40 anni, mamma di Luca. Un anno fa è corsa a scuola per soccorrere suo figlio. Era stato pestato da alcuni compagni nel cortile della scuola. Contusioni multiple, cicatrici, ricovero in ospedale e un bambino che smette di sorridere.
«Avevano iniziato con prese in giro stupide, come buttargli lo zaino nella spazzatura o appenderlo a un albero. Poi hanno cercato di gettare mio figlio nei bidoni dell'immondizia. È stato un aggravarsi di situazioni fino alle botte».

Quando si è trovata davanti a un bambino che non sembrava più suo figlio, Francesca non sapeva cosa fare. «Non sapevo come poterlo aiutare». Luca aveva iniziato a soffrire di bulimia alimentare, vomitava e ogni notte, puntualmente faceva la pipì a letto.

«Porti suo figlio dieci minuti dopo il suono della campanella e lo venga a prendere dieci minuti prima, così non viene esposto nei momenti più problematici dell'entrata e dell'uscita», le aveva consigliato il preside della scuola.

«Presto è successo quello che temevo - scrive Francesca in una lettera indirizzata ai bulli (ma anche ai loro genitori) che hanno distrutto la vita di suo figlio -. Un pestaggio di massa che gli ha procurato botte e contusioni in tutto il corpo, in particolare alla schiena, sul dorso e agli arti. Abbiamo dovuto portarlo al pronto soccorso per essere medicato e ha avuto una prognosi di un mese. Ma le ferite fisiche che gli avete causato sono niente in confronto allo shock.

A quel punto il mio bambino in quella che era la sua scuola non c'è proprio più voluto tornare e ha avuto bisogno di supporto psicologico per affrontare il trauma, che non ha ancora superato: è seguito tuttora da uno psicologo. La nostra famiglia si è trovata di fronte a un muro di gomma e di omertà. Tutti avete visto queste violenze, ma nessuno di voi ha aperto bocca. Ho parlato tante volte con voi genitori, ma la vostra risposta è stata: “Sono bambini”».

Per ottenere il trasferimento in una seconda scuola, Francesca ha dovuto presentare un certificato in cui veniva attestato che suo figlio «soffriva di sindrome ansiosa a seguito di vari episodi di bullismo subiti in classe».

«Ho presentato un esposto ai carabinieri e andrò fino in fondo per ottenere
giustizia, per mio figlio e per tutte le vittime di voi bulli e, soprattutto, di tutti coloro che vi
lasciano agire indisturbati. Perché voi siete dei minori e la colpa di questo stato di cose è
soprattutto vostra, signori adulti: perché i primi difensori dei bulli siete voi genitori, voi
dirigenti scolastici, voi insegnanti che non accettate, non ammettete, e alla fine non muovete
un dito.

E se tali comportamenti vengono giustificati dall'alto, perché un bambino dovrebbe
vergognarsene? Mio figlio è stato costretto a cambiare scuola, abitudini e compagni. Ed è stato un bene, alla fine».

Ma il calvario, come lo definisce Francesca, è ancora lungo, perché quando a Luca capita di ritornare con la mente agli episodi subiti torna a stare male. «In questi mesi è stata dura - continua Francesca - è tuttora in cura da una dottoressa perbulimia alimentare, soffre di mal di testa e vomito. I traumi che ha subito sono ancora presenti, le cicatrici non si rimargineranno facilmente: dovrà conviverci a lungo.

È giusto tutto questo? Bulli, pensateci prima di accanirvi sul prossimo bersaglio; genitori,
parlate con i vostri figli e insegnate loro il rispetto per gli altri. E voi educatori, insegnanti e
presidi, non giratevi dall'altra parte, non vergognatevi di prendere provvedimenti e non lasciate questi episodi impuniti. Creerete altri bulli. E nuove vittime».
Fonte: vanityfair.it

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