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mercoledì 30 ottobre 2019

7 frasi che distruggono i bambini

7 FRASI CHE DISTRUGGONO I FIGLI 

La rabbia, la stanchezza e la frustrazione che derivano dai problemi quotidiani possono esasperarci e farci dire cose che in realtà non pensiamo. Quelle che riportiamo sono alcune delle combinazioni peggiori di parole che possiamo dire ai nostri figli, indipendentemente dalla loro età, ma soprattutto ai bambini piccoli. Gli effetti di queste parole possono andare al di là di quello che immaginate e di ciò che i vostri figli possono controllare.

Leggete con attenzione e pensate molte volte prima di dire frasi come queste…

1. “NON FAI MAI NIENTE DI GIUSTO”

A nessuno piacerebbe sentirsi dire una cosa del genere. Se vostro figlio ha commesso un errore o ha rotto qualcosa, respirate profondamente e pensate a ciò che è più importante. La risposta sarà sempre la stessa: i vostri figli sono più importanti di qualsiasi altra cosa.

2. “VORREI CHE ASSOMIGLIASSI DI PIÙ A TUO FRATELLO”

Non guadagniamo niente paragonando i nostri figli, ma possiamo creare dei risentimenti tra i membri della famiglia. Fate attenzione a evitare qualsiasi paragone. Siamo tutti diversi e unici, e tutti siamo speciali a modo nostro.

3. “SEI GRASSO/BRUTTO/STUPIDO”

I nostri figli credono a tutto ciò che diciamo. Per loro siamo la fonte più affidabile di informazioni e anche la principale fonte d’amore. Non danneggiate l’autostima dei vostri figli con aggettivi negativi. È meglio riconoscere i loro punti di forza anziché sottolineare quelli negativi.

4. “MI VERGOGNO DI TE”

Se vostro figlio ha la tendenza ad attirare l’attenzione in pubblico, facendo cose come gridare, correre e cantare perché tutti lo notino, forse ha solo bisogno di più attenzione. Non dite cose come questa di fronte ai suoi amici, né in privato. Perché non organizzare uno spettacolo in casa di cui sia il protagonista principale? Forse scoprirete il suo lato artistico e vi divertirete in famiglia.

5. “VORREI CHE NON FOSSI MAI NATO”

Non riesco a pensare a niente di peggio che si possa dire a un bambino. Mai, in nessuna circostanza, dovete dire una cosa del genere ai vostri figli, neanche per scherzo. Tutti abbiamo bisogno di sapere che siamo desiderati e amati, indipendentemente dagli errori che commettiamo.

6. “MI SONO STANCATO/A, NON TI VOGLIO PIÙ BENE”

A volte, senza rendercene conto, cadiamo nei giochi di parole dei nostri figli. Vostro figlio fa i capricci. Dopo avergli spiegato varie volte perché non deve fare questo o quello, si innervosisce, si mette a piangere e dice che non vi vuole più bene. La risposta più facile sarebbe dirgli la stessa cosa, ma sarebbe dannosissimo. La reazione corretta sarebbe spiegargli di nuovo perché non può fare una certa cosa e ricordargli che l’amerete sempre, anche se è molto indisciplinato con voi. Imparerà molto più di quanto potete immaginare.

7. “NON PIANGERE, NON È NIENTE DI SERIO”

“Quanto possono essere grandi i problemi dei bambini? Sono solo bambini, non hanno preoccupazioni, tristezze, delusioni e paure”. È un errore che noi adulti commettiamo spesso. I bambini hanno una capacità emotiva pari o addirittura superiore agli adulti. La differenza è che non si possono esprimere e calmare come noi. E allora, i loro problemi non saranno in qualche modo anche maggiori? Non sminuite mai una paura, un dubbio o un conflitto che vostro figlio sta attraversando. Aiutatelo a superare il problema e a reagire in modo sano.

CONCLUSIONE

Con piccoli aggiustamenti e considerando sempre i sentimenti e il benessere dei nostri figli, possiamo evitare queste frasi tanto negative e avere un rapporto d’amore, protezione e benessere in famiglia.

Autore: Roberta Sciamplicotti

Fonte: Aleteia

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mercoledì 23 ottobre 2019

Tutti hanno qualcosa da insegnarci. I 5 pilastri della filosofia masai.

TUTTI HANNO QUALCOSA DA INSEGNARCI.

I 5 PILASTRI DELLA SPIRITUALITA' MASAI.

Di loro, conosciamo solo la lunga e fiera figura drappeggiata di rosso. I Masai, un popolo di pastori e guerrieri, comparse fotogeniche nei film e nei documentari sul Kenya. Quello che pochi sanno è che essi si trasmettono di generazione in generazione una ricca spiritualità, vissuta quotidianamente, di portata universale e che concepisce l'uomo come co-creatore dell'universo.

1. ILMAO: accettare la dualità 

I Masai pensano che tutte le cose sono collegate tra loro per formare coppie di elementi complementari. La dualità regna nella natura, come il giorno e la notte, la pioggia e la siccità e dentro le persone, dove si scontrano impulsi altruistici e desideri egoistici, paura e coraggio, generosità e avidità, ecc. Non pensarci significa soffrire ed essere in conflitto con gli altri. Da qui la necessità di accettare la dualità del mondo e delle persone con pazienza e gentilezza. 
In pratica. Identifica le “qualità gemelle” che sono in te. Elenca le tue caratteristiche e correla ognuna di esse con qualche difetto o comportamento che possono averti portato a fallimenti o conflitti. Cerca la coerenza e l'equilibrio, guarda te stesso e gli altri con uno sguardo sfumato e indulgente. 


2. ENCIPAÏ: essere nella gioia 
“Tutta la mia famiglia sta bene. La siccità persiste e non abbiamo nulla da mangiare. Domani andrò al fianco della Montagna Rossa e troverò dell'acqua”. E possono anche aggiungere: “Non ho sentito nessuna brutta notizia”. Quando i Masai devono annunciare cattive notizie, la circondano con due notizie positive. Per loro, la gioia non è un obiettivo, ma un punto di partenza. È la manifestazione del legame vivo che li unisce alla Divinità suprema, fonte di tutta la vita. La gratitudine alimenta la gioia, che a sua volta rafforza il sentimento di gratitudine. Gratitudine per essere vivi, per poter mangiare, per poter condividere prove e celebrazioni... Condividere e gioire insieme, evidenziare ciò che sta andando bene, mostrare umorismo sono tutte pratiche che mantengono la gioia di vivere ogni giorno. Essere in gioia è anche una forma di cortesia che dobbiamo agli altri, genera un conforto relazionale di cui tutti beneficiano. 
In pratica. Coltivare la gratitudine su base quotidiana, a partire dalla consapevolezza dei doni, per quanto piccoli, che si ricevono. Regala tempo, complimenti, consigli, tutte quelle piccole cose che ammorbidiscono e abbelliscono i giorni di chi ti circonda. Sii sempre positivo “racchiudendo” un pensiero o un fatto negativo tra due pensieri o fatti positivi, come fanno i Masai. 
Ricollegati all'energia della natura. Sentiti parte della grande catena della vita. Non c'è niente come appoggiarsi a un albero e perdere lo sguardo nel fogliame fino a sentirsi uno con esso per ritrovare la serenità e la forza interiore. Due elementi che compongono la felicità dell'essere. 


3. OSINA KISHON: la sofferenza è un'opportunità 
Senza sofferenza, non c'è risveglio. Questa è la profonda convinzione dei Masai, che vedono nel dolore l'opportunità di crescere. Lo testimonia uno dei loro sacri proverbi: “La carne che non è dolorosa non sente nulla”. In questa prospettiva, ringraziano la dea madre per aver messo la prova e l'opportunità sul loro cammino. 
In pratica. Procedere come i Masai, che visualizzano le loro emozioni (paura, tristezza, rabbia, scoraggiamento, desiderio di vendetta...), le trasformano in nodi di una corda che poi bruciano. 


4. EUNOTO: diventa un seminatore 
All'atteggiamento del costruttore, i Masai preferiscono l'atteggiamento del seminatore. Mentre il primo si concentra esclusivamente sul raggiungimento dell'obiettivo che si è prefissato, il secondo pianta il suo albero, se ne prende cura, accetta tutti i rischi. Concretamente, essere piantatore significa mettersi al passo con il momento presente, adattandosi e mantenendosi in uno stato tra vigilanza e fiducia, volontà e umiltà. Questa flessibilità è un fattore di serenità, pazienza e protegge dalla rabbia e dalla delusione. 
In pratica. Pianta un albero, prenditi cura di una pianta. Questo ti incoraggerà a mettere momentaneamente in disparte il “voglio” e ti aiuterà ad affrontare semplicemente ciò che avviene. 


5. AINGORU ENKITOO: cerca il giusto ordine 
Essere nel giusto, nelle parole e nelle azioni, significa per i Masai essere collegati alla Divinità suprema. Problemi, scontri, conflitti, agitazione sono segni che ci siamo allontanati dalla nostra “missione”. Per i Masai, essere alla ricerca dell'ordine è anche cercare ciò che si è venuto a fare sulla Terra. 
In pratica. Ascolta i messaggi del tuo corpo quando hai fatto una scelta, preso una decisione. Se hanno ragione, sotto emozioni superficiali (apprensione, eccitazione), si deve sentire un'onda di calma, un senso 
di pace interiore, che può essere tradotto in parole come “non è facile, ma è giusto”.


Xavier Péron 
Xavier Péron, antropologo, vive con i Masai da più di trent'anni. Secondo lui, la loro spiritualità può essere tradotta in queste linee di forza: superare le paure, rimanere connessi, non creare divisioni dentro e intorno a se stessi, approfittare delle prove, vivere la realtà presente. 
«Per gli uomini separati, dispersi e agitati che siamo diventati, mi sembra importante diffondere il loro messaggio di chiamata all'unità interiore, all'apertura della coscienza, due fermenti essenziali di una vita più giusta e più umana insieme».

Autore: Carmel Caval

Fonte: www.biesseonline.org

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mercoledì 16 ottobre 2019

I figli li amiamo o li demoliamo?

I FIGLI LI AMIAMO O LI DEMOLIAMO?

Noi siamo, tutti quanti, il prodotto di coloro che ci hanno amati o che si sono rifiutati di amarci

 

La domanda è forte, ma su certi temi non si può essere morbidi. Quando si parla d'Amore non si può scherzare. Con l'amore non si gioca: con l'amore si vive! Ecco perché quando si parla d'amore il discorso va preso di petto.

Dunque, che cosa significa amare i figli?

L'istinto non basta: “I figli non si amano perché sono i nostri. Si amano perché si impara ad amarli!” ci avverte il nostro autorevole pediatra Marcello Bernardi. Amare è sempre un'arte da imparare! Tanto più lo è l'amore pedagogico, cioè l'amore dei genitori che si impegnano a far fiorire il figlio in tutte le sue potenzialità.

Tale amore ha connotati diversi dall'amore coniugale, come da quelli dell'amore sociale.

Ebbene, chi va a scuola dall'arte dell'amore pedagogico, impara che vi sono amori educanti e amori devastanti.

Amori devastanti

Ci limitiamo ai tre più insidiosi.

Amare non è strafare.

Ha tutte le ragioni il proverbio: “La mamma troppo valente, fa la figlia buona a niente!”. La madre che continua a sbucciare l'arancia al figlio che ha, ormai, otto anni, non lo ama, ma gli ruba un'esperienza.

Amare non è eleggere il figlio a capofamiglia.

Mettere il bambino al centro (“Che cosa vuoi per cena?”. “Dove vuoi che facciamo le vacanze quest'anno?”) è preparare un futuro despota, un candidato al bullismo.

Amare non è piacere sempre.

Arrendersi al figlio, sta all'amore come la sabbia sta alla farina. Il vero amore sovente è severo, fermo, deciso. L'amore vero non abolisce i 'no', non annulla le 'regole', anzi, le esige.

Passiamo agli amori che sono fattori di crescita.

Amori educanti

Amare è accettare il figlio.

Anche se non corrisponde ai nostri desideri, ai nostri sogni. A proposito, il famoso psichiatra austriaco Bruno Bettelheim ci ha lasciato questo ammonimento: «Non puntate ad avere il figlio che piacerebbe a voi. Abbiate rispetto per quello che il bambino è!».

Amare è rinunciare al possesso del figlio.

È tagliare, al più presto, il cordone ombelicale; difendersi dalla maledetta 'figliolite' che non smette di contagiare le mamme, in particolare quelle italiane (lo notano tutti gli studiosi).

Amare è renderci amabili.

È pulire il proprio carattere forse tortuoso, diffidente, umorale, urticante, variabile, per darsi un carattere festivo, colloquiale, vibratile e tenero, attento e generoso, un carattere solare, perché proprio dal Sole impara: il Sole dà, la Luna prende.

Un simile carattere è educativo per natura sua: una persona tutta amabile irradia fattori di crescita. Non fa ombre.

I figli che hanno la fortuna di avere genitori amabili, ringraziano d'esser nati.

LE MAGNIFICHE LEGGI DELL'AMORE

1. L'amore è come la luna: se non cresce...

2. L'amore non invecchia: matura.

3. L'amore non si divide: si moltiplica.

4. L'amore non si compra, non si vende: si dona.

5. L'amore prima di dire: “Ti dò un bacio”, dice: “Ti dò una mano!”.

6. L'amore o è umile o non è.

7. L'amore che fa economia d'amore, non è vero amore.

8. Amare è ricondurre dolcemente una persona a se stessa.

9. Amare è costruire la felicità di qualcuno.

10. Amare è andare oltre il necessario.

LA FRASE

«Se ciascuno avesse anche solo una persona che nella sua vita gli dicesse: “Ti amerò, indipendentemente da tutto! Ti amerò anche se sei stupido, anche se scivoli e batti il naso, se sbagli, se commetti errori, se ti comporti come un essere umano..., ti amerò ugualmente” allora la gente non finirebbe negli ospedali psichiatrici» (Leo Buscaglia).


Autore: Pino Pellegrino
Fonte: www.biesseonline.org

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mercoledì 9 ottobre 2019

Giocare a far finta

GIOCARE A FAR FINTA

Nello spazio tra realtà e fantasia nasce il gioco del “far finta” che ha un’importante funzione nella crescita del bambino


Per giocare a “far finta” di solito i bambini utilizzano oggetti, azioni, identità e situazioni come simboli, in modo da rappresentare qualcosa che non è presente ma che si può immaginare. Non a caso, infatti, è chiamato gioco simbolico quello dove qualcosa viene utilizzato per “significare” qualcos'altro: un elemento fisicamente presente è usato per rappresentare un elemento assente nella realtà concreta, che viene quindi evocato attraverso la mente. E così una scatola di cartone può diventare una casa, posso fingere di bere senza avere in mano un bicchiere o trasformarmi in una mamma che cucina per i suoi bambini. Il gioco simbolico è un’attività importante, raffinata e impegnativa, che si sviluppa e progredisce durante l’infanzia insieme a diverse abilità e competenze del bambino.

 

I primi approcci

Se osserviamo le attività di un bambino nei primi mesi di vita vedremo che è orientato a giocare con gli oggetti toccandoli, assaggiandoli, annusandoli e facendoli muovere, rotolare, cadere. Insomma, è impegnato a conoscere come sono fatte le cose intorno a lui e lo fa in allegria, utilizzando tutti i suoi organi di senso. Quante volte abbiamo visto un bimbo buttare ripetutamente a terra un giocattolo solo per sentire il rumore provocato dalla sua azione? Imparare è proprio divertente!

Grazie alle sue scoperte, osservazioni e deduzioni, il nostro piccolo “esploratore sensoriale” inizia pian piano a conoscere non solo le caratteristiche, ma anche la funzione degli oggetti e a collegarli a possibili schemi d’azione: «A cosa serve il cucchiaio? Cosa posso fare con un pettine?». In questo svolge un ruolo fondamentale il processo di imitazione: «Replico i gesti e le azioni che vedo svolgersi attorno a me, ciò che fanno i miei genitori». Ed ecco che tra 12 e 18 mesi (chi prima, chi dopo), il bambino comincia a giocare a “far finta di”, ripetendo gesti e azioni conosciuti, spesso rivolti a un estasiato pubblico di adulti che lo incoraggia e sta al gioco: «Prendo in mano il bicchiere e bevo per finta, chiudo gli occhi come se dormissi e poi faccio “cucù”!». Si cresce in fretta e dopo qualche tempo vedremo il nostro piccolo approfondire sempre di più il gioco: esempio classico è quello del caffè finto offerto alla bambola. Il bambino sa che la tazza è vuota e che la situazione è una finzione, ma l’oggetto nel gioco è ancora utilizzato secondo la sua funzione “reale” (in questo caso viene rispettata la funzione della tazza come contenitore di liquido da bere).

 

Un nuovo modo di vedere il mondo

Gli studiosi individuano intorno ai due anni d’età l’inizio del vero e proprio gioco simbolico, quello in cui «il pensiero è separato dagli oggetti e l’azione nasce dalle idee più che dalle cose: un pezzo di legno comincia a essere una bambola e un bastone diventa un cavallo».

Il bambino trasforma gli oggetti facendoli diventare, come per magia, ciò che gli serve per il suo gioco (se ha bisogno di una macchina prende una seggiolina e comincia a guidare), dimostrando di sperimentare una forma di pensiero nuova, che gli permette di vedere oltre le cose, di usare la fantasia e l’immaginazione.

Ciò è possibile anche grazie all’evolversi della cosiddetta “capacità rappresentativa del pensiero”: il bambino riesce a pensare e a immaginare nella sua mente cose, persone e situazioni indipendentemente dalla loro presenza, ed è inoltre capace di creare delle associazioni mentali, cogliendo somiglianze nella forma, nel colore e nelle dimensioni (una matita assomiglia a una bacchetta magica e viceversa).

 

«Facciamo finta che io sono la maestra»

Nel periodo tra i tre e i sei anni le forme del gioco simbolico progrediscono ancora. Se nei primi giochi di finzione era solo il bambino ad avere un ruolo attivo e gli oggetti rimanevano muti, a poco a poco anche pupazzi e bambole prendono vita: il bambino li fa parlare, camminare, recitare una parte.

La struttura e le competenze in gioco si fanno poi ancora più complesse quando i bambini iniziano a mettere in scena delle situazioni, assegnando ruoli alle persone e creando veri e propri copioni: «Facciamo finta che io sono… e tu sei…?». Mamme, papà, indiani, supereroi, maestre, parrucchiere, dottori, gelatai e chi più ne ha più ne metta. A volte sono episodi e contesti del proprio vissuto a essere messi in scena, momenti che il bambino ha bisogno di rivivere, nel mondo protetto della finzione, per trovare un nuovo significato alle proprie esperienze, per sperimentare diversi punti di vista, per “esorcizzare” le proprie paure e tanto altro. Altre volte la creatività permette di superare i propri limiti, di immaginarsi diversi, di proiettarsi nel futuro o nel mondo dei grandi, di esprimersi liberamente mettendo in scena emozioni forti senza la paura di essere giudicati.

In alcune occasioni il bambino chiederà a noi adulti di entrare nel gioco indossando un ruolo diverso (e osserverà con attenzione la nostra risposta). In altri momenti giocherà da solo senza voler essere disturbato. In altri ancora il gioco verrà organizzato con i coetanei e ci saranno litigi per decidere “chi fa cosa” o come andrà a finire la storia inventata: trovare l’accordo sarà una parte importante dell’esperienza e della condivisione del divertimento.

 

Gioco simbolico e teoria della mente

Giocando a far finta i bambini esercitano la propria immaginazione e creatività, sviluppano autoconsapevolezza, imparano a riconoscere le emozioni proprie e altrui, esplorano mondi sconosciuti, esercitano abilità cognitive e relazionali, sviluppano le prime forme di pensiero astratto, arricchiscono il proprio lessico.Giocare a “essere un altro” può inoltre aiutare il bambino a comprendere un punto di vista diverso dal proprio e può costituire un’ottima occasione di osservazione per l’adulto, perché, attraverso la finzione, il bambino racconta sé stesso e il mondo dei grandi che lo circonda.

Le diverse forme di gioco simbolico e di finzione che accompagnano il bambino nella sua crescita sono state, e sono tuttora, oggetto di studi in diverse discipline, in particolare per quanto riguarda il loro legame con lo sviluppo della metacognizione e della teoria della mente. La metacognizione è la capacità di auto-riflettere sui propri pensieri (io posso pensare ai miei pensieri). Grazie all’attività metacognitiva possiamo non solo conoscere ma anche in qualche modo agire sui nostri stati mentali (ad esempio possiamo comprendere e influenzare i nostri meccanismi di apprendimento). Con il termine “teoria della mente”, invece, si intende la sofisticata abilità umana di riflettere non solo sui propri pensieri, ma anche su quelli delle altre persone, riuscendo a formulare delle ipotesi sul comportamento altrui. Questa abilità cognitiva è fondamentale per la nostra vita e la usiamo tutti i giorni anche senza accorgercene. Ancora una volta, entrando in quell’universo che è il gioco dei bambini, ci meravigliamo di quanto siano complesse le attività in essere dentro i comportamenti infantili, attività a cui, con leggerezza, noi adulti rischiamo di non dare importanza.

Come favorire lo sviluppo del gioco simbolico


1.     Create per il vostro bimbo una grande casetta dei travestimenti da mettere nella sua cameretta, con dentro vecchi vestiti, cappelli, borse, guanti, sciarpe, camicie da notte, pezzi di stoffa che non si usano più. Sarà libero di giocare a travestirsi come meglio crede, viaggiando con la fantasia. Se possibile ponete nella stanza del bimbo anche uno specchio alla sua altezza, in modo tale che egli possa vedersi quando si maschera
2.     Fate attenzione a non banalizzare il gioco simbolico proponendo esclusivamente la cucina con pentole per le bimbe e il banchetto degli attrezzi per i maschietti. Per una scelta creativa e libera dagli stereotipi è utile mettere a disposizione del bambino una serie di materiali e oggetti poco strutturati (ad esempio scatole di cartone, costruzioni, cuscini, e così via) in modo che egli possa scegliere da sé quale situazione ricreare nei suoi giochi. Vedrete che saprà organizzarsi benissimo aggiungendo a questi materiali semplici altri oggetti trovati in casa, ripensandone la funzione con idee strepitose
3.     Limitate l’utilizzo di quei giocattoli elettronici che “fanno tutto da soli” e sono difficilmente riutilizzabili dal bambino per scopi di fantasia
4.     Raccontate, leggete e inventate storie con i vostri bambini
5.     Favorire lo sviluppo del gioco simbolico non significa sostituire o confondere queste attività di finzione con quelle di “vita pratica”(apparecchiare, sparecchiare, tagliare, lavare, vestirsi secondo gli insegnamenti montessoriani) che sono altrettanto importanti nella crescita del bambino e in cui è fondamentale utilizzare utensili veri e non giocattoli per imparare. È importante aver sempre chiaro lo scopo di ogni attività proposta al bambino, egli saprà distinguere la realtà dalla finzione.

Autrice: Chiara Borgia, pedagogista
Fonte: www.uppa.it

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mercoledì 2 ottobre 2019

10 consigli per essere super genitori

10 CONSIGLI PER ESSERE SUPER GENITORI

Questo post è la mia libera traduzione ed interpretazione di un recente articolo dal titolo “The Rules of Effortless Parenting” scritto da Leo Babauta su Zen Habits e a cui ho aggiunto i miei commenti personali. L’articolo di Leo mi è piaciuto tantissimo e mi ha dato alcuni spunti di riflessione.  Dovete sapere che Leo è padre di ben 6 figli ed è diventato famoso tramite il suo blog, i suoi ebooks e i suoi corsi. Questo articolo contiene un insieme di consigli per far crescere bambini autonomi e felici e di conseguenza rendere noi genitori molto più soddisfatti e rilassati.   L’unica vera regola è: amate i vostri bambini con tutto il cuore. Ma questa la sapevate già.

1) Insegna ai tuoi bambini ad essere autosufficienti
Leo racconta come già all’età di 1 – 2 anni loro insegnano ad arrangiarsi. Poi pian pianino imparano a prepararsi da soli la colazione, lavarsi i denti, sparecchiare la tavola etc un passo alla volta. All’inizio, come genitore, è necessario avere un pò di pazienza ed investire un pò di energia, ma alla lunga l’investimento ripaga sia i genitori che i figli. Un pò per necessità e un pò per uno stile molto teutonico di mia madre a 8 anni ero già in grado di cucinarmi da solo la pastasciutta, stendere la biancheria e passare di aspirapolvere.

2) Insegna ai figli maggiori di aiutare i fratelli più piccoli
Se hai più figli, questa è una regola d’oro: i figli più grandi possono aiutare quelli più piccoli in quasi tutte le faccende, questo rende i genitori più liberi e contemporaneamente aiuta ad insegnare ai bambini più grandi il concetto di responsabilità.

3) Insegnagli a risolvere problemi
In realtà questo è il vero obiettivo dell’unschooling (cioè dell’istruzione parentale ovvero la “scuola a casa”) ed è la filosofia che Leo e sua moglie perseguono nel fare la scuola a casa per i propri figli. I loro bambini non imparano fatti o particolari abilità, semplicemente imparano a risolvere problemi da soli. Se sono in grado di fare questo, allora sono in grado di imparare qualsiasi fatto e abilità, di cui hanno bisogno per risolvere i loro problemi. Vuoi sapere come scrivere un programma al computer ? Questo è soltanto un problema da risolvere. Vuoi cucinare thailandese o scrivere un blog, oppure iniziare un’attività in proprio o creare qualcosa di tuo ? Sono tutti problemi che puoi risolvere. Di questi dieci consigli di Leo questo è quello che mi ha colpito di più, Leo mi ha aperto gli occhi, in quanto per me “insegnare ai propri figli a risolvere problemi” (assieme a “dargli tutto l’Amore di cui hanno bisogno”) è l’essenza dell’essere genitori.

4) Fagli vedere come essere appassionato di qualcosa
La seconda cosa importante che viene insegnata ai bambini mediante l’istruzione parentale è come appassionarsi a qualcosa. Se sono in grado di farlo, quando cresceranno, faranno cose di cui sono appassionati. Ma come cavolo si insegna come essere appassionato ? Facile: dando l’esempio. Fai con loro cose in cui ci metti veramente passione e i tuoi figli modelleranno (cioè copieranno) il tuo atteggiamento. I bambini imparano una quantità incredibile di cose copiando ed imitando gli altri. La prossima volta che fai qualcosa con i tuoi figli sii al 100% presente con loro mentre lo fai e mettici il cuore in quello che fai, per esempio comprati un monopattino da adulti e gira in monopattino con loro.
😉
5) Gioca con loro all’aperto e sii attivo
Uno dei migliori modi per dimostrare ai tuoi figli che li ami è dedicargli del tempo. Giocarci assieme è uno dei migliori modi da passare del tempo con loro. Giocando all’aperto hai l’opportunità di fare vedere ai tuoi figli come essere attivi e come divertirsi nell’essere in movimento. Io mi tengo in forma per conto mio, ma mi preoccupo di tenere al corrente i miei figli COSA faccio, PERCHE’ lo faccio e di quanto sia DIVERTENTE farlo. In questo modo, ancora una volta, hanno un esempio di persona sana e in forma che possono modellare, questo gli tornerà utile per il resto della loro vita. La prossima volta che vai al parco usa la tua fantasia: una ringhiera può essere utilizzata per passarci sotto oppure per salirci sopra e fare esercizio di equilibrio. Un albero dai rami bassi può essere utilizzato per arrampicarcisi sopra. Degli ostacoli bassi possono essere utilizzati per saltarci sù e giù.

6) Non sovraccaricarli di impegni
Molti genitori pianificano troppi corsi, sports, feste e attività ai propri bambini. Leo e sua moglie danno un sacco di tempo senza alcuna attività pianificata: devono imparare da soli come passare il tempo, questa è un’abilità importante da imparare. Lasciare un sacco di tempo privo di impegni porta con sè anche il vantaggio che hanno una vita meno stressata della nostra e che imparano un ritmo più rilassato. Sono pienamente d’accordo con Leo su questo punto: lasciarli soli stimola sia la loro autonomia, che la loro fiducia in sé stessi.

7) Lasciali fare e dagli fiducia
Ci sono genitori  che sono preoccupati per ogni piccola cosa che il proprio figlio possa toccare o qualsiasi cosa li possa fare cadere o ferire. Fai un passo indietro e dai un po’ di spazio ai tuoi figli. Essi hanno sì bisogno della tua attenzione, ma anche po’ di tempo da soli per esplorare, cadere e rialzarsi, sbucciarsi un ginocchio, di capire da soli come funzionano le cose. Ogni tanto fai qualcosa per conto tuo e lascia i tuoi figli da soli, questo scatena inconsciamente nel bambino un pensiero del tipo “Ma come ? Mamma e Papà mi lasciano fare da solo senza dirmi niente ? Si fidano di me !” Ovviamente, affinché funzioni, devi riuscire ad eliminare (o almeno a trattenere) la tua apprensione 😉 Al concetto della fiducia aggiungo anche il mio punto di vista sull’atteggiamento di alcuni genitori di tenere “sotto una campana di vetro” i propri figli. Io lo considero un atteggiamento totalmente controproducente: non è nascondendogli o evitandogli i pericoli e le delusioni della vita, che un bambino cresce; tanto prima o poi vi si scontrerà comunque, perciò ritengo più costruttivo segnalare i pericoli ed istruire sulle possibili conseguenze e infine bisogna lasciare sperimentare il bambino. Solo così prenderà coscienza del pericolo e fare le sue esperienze senza danni gravi. Faccio un esempio: a mia figlia non vieto di andare in cucina perché ci sono i fornelli accesi, ma, prima di avvicinarsi, le dico: “Attenzione perché qui, qui e qui è mooolto caldo: se ci metti il ditino ti scotti e ti fai molto male”, poi le avvicino la manina fino ad una certa distanza e le faccio sentire il tepore. Le chiedo se ha capito e poi la lascio fare da sola e sto a guardare, ma a quel punto lei fa da sola.

8) Balla
La vita senza ballo è insignificante e non vale la pena essere vissuta. Alza il volume della musica e scatenati ! …e fregatene se non sai come si balla, l’importante è muoversi e divertirsi, ricordi il discorso della passione fatta qualche riga più su?

9) Leggi con loro e di fronte a loro
I bambini adorano i libri, specialmente se glieli leggi. Se a tua volta leggi libri (e loro ti vedono) questo gli insegnerà ad amare i libri a loro volta (ricordi il discorso del modellamento ? Dai sempre l’esempio). La passione per la lettura è una dei migliori amori che puoi instillare nei tuoi figli.

10) Fai domande
Fanne tantissime, chiedigli di tutto ed incoraggiali a fare altrettanto. Le domande stimolano il cervello ed orientano i pensieri. Prova a fargli domande per incuriosirli, per farli scoprire punti di vista nuovi, sorprendili, stimolerai incredibilmente la loro capacità di visione ed interpretazione del mondo. Inoltre fare a loro domande, gli fa capire che tu ci tieni (ovviamente ci devi mettere interesse nell’ascoltare le loro risposte). I bambini stessi sono inquisitori per natura, a loro volta fanno milioni di domande, perchè ogni cosa è nuova per loro. Impara a vedere il mondo attraverso i loro occhi, rimarrai affascinato ! Perchè mai il cielo è blu ? Perchè le foglie cambiano colore ? Come fa un uccello a volare ? Queste sono domande brillanti, non dare semplicemente una risposta rapida, ma esplora la risposta con i bambini, fagli vedere come trovare la risposta e sperimenta con loro come funzionano le cose. Per diverse cose ho usato Google e Youtube, come per esempio per imparare come si riproducono i pesci scalari, poi è divertente sperimentare assieme, come per esempio piantare una pianta, costruire una girandola, costruirsi degli strumenti musicali etc.

Quale consiglio ti è piaciuto di più?

E quale consiglio aggiungeresti alla lista?

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Fonte: www.startegievincenti.net
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