Rubrica: Danzanti col vento...storie di educatori appassionati
ME NE VOGLIO ANDARE DA QUESTA CASA!!!
Una ragazza è stanca delle regole
piombate come bombe sulla sua vita, è stanca della gente che prende le
decisioni per lei, è arrabbiata con gli educatori perché si fanno gli affari
suoi e non devono, è arrabbiata perché non è colpa sua tutto quel che le sta
accadendo; la colpa è "dei grandi"...
In questo lavoro, ogni
turno non è mai identico a quello precedente. Mille sono le variabili in gioco
che modificano le ore e colorano i minuti in innumerevoli sfumature di rabbia,
grida, pianto e risata dei tratti delle mie ore trascorse qui. Questo lavoro
può presentarsi attraverso un turno "tipo" che inizia in un modo e
termina nel modo esattamente opposto.
Il mio turno di stasera
è iniziato fra le grida.
Una ragazza è stanca
delle regole piombate come bombe sulla sua vita, è stanca della gente che prende
le decisioni per lei, è arrabbiata con gli educatori perché si fanno gli affari
suoi e non devono (in fondo fin’ora mai nessuno si è preoccupata di lei); loro
non possono capirla perché sono estranei e non possono, non devono capire. Il
mio turno è iniziato fra le grida al telefono di una ragazza che affronta i
suoi genitori. La sua rabbia viene gettata come colore vivido e lucente su di
un muro bianco ed è così forte in contrasto con la calma delle altre stanze
della casa che silenti ascoltano l'uragano abbattersi oltre il corridoio.
<<Non è colpa mia
se sono in comunità; voi che siete i "grandi" avete sbagliato tutto
ed ora io ne pago le conseguenze, io non cambierò perché non sono io a dover
cambiare ma VOI! Ed è inutile che pure questi qua, questa specie di educatori
ci provino, sono inutili, siete inutili e state sbagliando tutto>>.
Ora questo discorso
ahimè è una pietra miliare nel repertorio di questi ragazzi ed onestamente non
sempre riesco a considerarlo sbagliato. Spesso basta un nulla per farlo
esplodere. Stasera si è riversato con particolare forza, chissà avvalorato
forse da una cotta andata male, dalla bugia di un amica, da una giornata
storta, da una parola sbagliata o forse da una domanda non dovuta?
Il tempo in comunità
trascorre lento e non sempre le risposte a quel che si vorrebbe sono veloci.
A tratti il tempo della
comunità è un "non tempo" trascorso nell'attesa di un decreto,
nell'attesa che un genitore cambi...nell'attesa di qualcosa le porti via da
questa casa, via da questi pensieri.
... In testa una serie
di emozioni avvampano...comprendo in ultima analisi di sentirmi un'idiota che
non sa cosa dire ed al tempo stesso una persona che purtroppo sa parte della
sua storia...
Una ragazza piange, si
dimena e si arrabbia cercando di gridare al mondo che non è colpa sua tutto
quel che le sta accadendo; la colpa è "dei grandi"... Al suo posto,
io mi sentirei incazzata nera o forse delusa o forse sconfitta da tutto...che
cosa posso fare?
Posso fare un respiro e
scendere in battaglia... perché è questo che sarà per i primi minuti...
Riusciamo a parlare...a
fatica. È una ragazza cresciuta così in fretta...sembra tanto...troppo grande
per la sua età.
"Il cambiare non
ha a che fare in tutto con gli sbagli dei genitori...il cambiare ha a che fare con
la vita; è la vita, è la crescita a richiedere il modellamento di chi siamo.
Crescere equivale a cambiare. Non perdiamo la nostra essenza, la arricchiamo in
meglio ed in peggio...
Nei miei amati libri
c'era scritto che i palazzi non sono costruiti per non crollare MAI; sono
costruiti in modo da resistere agli urti per danzare scossi assieme ai nemici
terremoti."
Se fossimo in un film
sarebbe tutto più facile.. ma il suo volto affranto e quegli occhi orgogliosi
che fissano il muro...come si fa a dedicare loro queste parole?
Lei riesce a stento a
perdonare il mio essere "adulta" e quindi complice della sua storia
in comunità. Perdona il mio essere umana nel comprendere che mi sento... muta
innanzi a lei. La mia voce è bassa nel rispondere o ascoltare quella rabbia,
quello sfogo. Il mio sopracciglio inarcato e le labbra tirate sono il
campanello d'allarme che lei monitora per capire quando sta andando oltre con
le parolacce, oltre con le colpe, oltre con la sfrontatezza...si placa. Devo
parlare sottovoce perché NON è vero che i grandi gridano per forza; devo
parlare sottovoce perché questa volta non deve essere una lotta alla supremazia
ma l'invito all'ascolto delle parole che le pause ed il silenzio, che
distinguono l'una e l'altra frase, sottendono. Sono in posa da ascolto e lei lo
sa...il suo racconto è prezioso per me per capire, per lei per ascoltare le
parole nascoste fino in fondo alla sua anima.
Questo lavoro è una
scalata ai vertici del silenzio più rumoroso e delle grida più tacite...ancora
una volta non ho soluzioni magiche, posso solo usare le parole...non ho altro.
Così trascorrono 50
minuti...minuti carichi di intrecci di storie, bugie, verità, mezze verità e
voglia di distruggere tutto...Le parole placano un po' quel vulcano in azione.
Sopraggiunge la
fame...il buon cibo è sempre un valido alleato in questa casa.
Il cibo sazia,
rifocilla e fa bene all'anima. A tavola mi sorride vergognosamente qualche
volta; mentre beve l'acqua però abbassa lo sguardo. Vi è un nonché di scuse
misto all'orgoglio più sfrontato in quegli occhi.
<<Devo finire un
compito...ti va se lo fai con me? voglio mostrarti una cosa>>.
In questa casa ci si
siede a tavola e si parla...Quando ci si arrabbia si grida forte, già...ma poi
si abbassa la voce.
È trascorsa un'altra
ora ed il computer muove lento la ventola che sembra volersi fermare stanca
come se lavorasse da milioni di anni. La ragazza è stanca...tanto stanca. Mi
dona uno sguardo al limite fra la richiesta di pazienza e la foga di sfogo e di
vendetta. Mi dà una pacca sulla spalla, ad un certo punto stringe debolmente il
braccio quasi volesse porsi come una ‘vecchia commare’ ed arrancare verso la
chiesa in paese.
La merenda per
l'indomani è pronta vicino la cartella, gli abiti sono piegati sulla sedia. Il
tavolo è colmo di fogli scritti, matite e tante altre cose.
Dorme...o almeno fa
finta...credo sia immobile nel letto e stia navigando nei pensieri.
Spero che almeno in
sonno si conceda qualche ora di quiete.
Sono quasi le
23:00...la piccola dorme da un pezzo e beata.
Io sono seduta nella
stanza degli educatori con un'altra ragazza sveglia.
Ogni ragazza qui
richiede il suo tempo.
Parliamo di futuro e
progetti...la mia paura su di lei è tanta...Stiamo giungendo al limite del
nostro tempo e ho paura del domani.
Lei parla, parla...
(Non sopporto le
promesse, nella mia vita le trovo terribilmente prive di contenuto e valore)
Però stasera ad una ragazzina ne chiedo una... le chiedo di promettermi che non
mollerà. Stiamo lavorando assieme incessantemente da qualche mese a questa
parte dopo anni di stasi, di "la mia vita tanto è questa", "è
inutile provarci tanto già lo so"...
Il nostro discorso è
durato quasi 2 ore che si sommano alla lotta di parole avviata con l'altra
ragazza diventando un cumulo di pensieri che la mia mente accantona nel
magazzino polveroso ed affollato dei ricordi.
È sopraggiunta da un
pezzo l'una e la notte ci ascolta assonnata.
In due ore abbiamo
ripercorso tutta una vita, gli sbagli, gli errori anche dei "grandi",
educatori compresi, le storie vere presenti nei fascicoli asettici di chi per
questa casa ci è già passato e ha scelto la propria vita e a quali conseguenze.
<<Promettimi che
ci lavoreremo...promettimi che non mollerai la presa>>.
<<Ti prometto che
ci penserò...>>.
È una risposta onesta
se non altro...i miracoli non ci riguardano purtroppo, qui si parla di
progetti.
Tutte dormono e
viaggiano nei propri mondi alla ricerca di risposte.
Il letto degli
educatori mi chiama e mi ci appoggio.
Il libro nella mia
borsa sordamente mi ricorda, richiamandomi di leggerlo...ma stasera, stanotte
non riesco...la mente mi riporta due volti che mi osservano in modo tanto
differente e tanto simile ed io penso.
Come sarà il prossimo
turno?
Che ne sarà di loro?
Io ho quasi 30 anni, mi
dico, non sono proprio adulta adulta...eh no...non mi ci posso appigliare
ahimè. Faccio parte comunque della categoria...
La mente si calma dal
suo movimento ondoso...ma mi ripropone le immagini dei quasi tre anni trascorsi
qui...sono già tre anni eppure spesso al cospetto di queste ragazze...io non ho
ancora le parole preziose che vorrei saper donare loro.
Dopo tre anni ho solo
il silenzio da poter loro concedere...
Un silenzio colmo di
parole, di ricordi e di canzoni.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista, Educatrice presso Casa
Famiglia Murialdo)
Paidòs
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Ogni mercoledì si
rinnoverà l’appuntamento con
‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita
vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a
sentirsi parte di una casa, parte di una
famiglia…
Un giorno abbiamo
deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una
giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i
giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose
giornate di pioggia.
Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di
rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo e danziamo col vento.