Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati
Una miriade di studenti si sono diplomati in questi giorni eppure ieri mi sembrava ci fosse stato il primo diploma nella storia dei diplomi. La verità è che in quel momento una ragazza riscattava la sua vita, riscattava l'ignoranza subita di chi aveva tradito i suoi sogni di bambina, riscattava la sua visione cupa delle cose. Oggi, finalmente, una ragazza ha raggiunto un grande traguardo: la presa di consapevolezza che può raggiungere i propri obiettivi, che può distinguersi dal loro passato, che può progettare il suo futuro.
Eravamo appoggiate al bordo della finestra del corridoio della scuola;
nell'attesa osservavo le pareti bianche ed i pavimenti polverosi e di tanto
rimiravo il suo volto nel vetro che dava sul cortile illuminato e mosso da una
brezza dolce e fresca. Pazientavamo nell'attesa che fosse il suo turno.
Lei era accanto a me, si rigirava le mani, muoveva la sua borsa, apriva e sbatteva le palpebre velocemente; di tanto mi guardava e abbozzava un sorriso ma il suo volto era concentrato, la sua mente colma di parole.
Una ragazza dai lineamenti gentili viene a chiamarla, muovendo le mani invitandola ad entrare. La seguiamo nella grande sala, lei si siede dinnanzi la commissione. Riesco ad ascoltare un profondo respiro e finalmente le mani smettono di torcersi. Inizia a parlare; non si ferma quasi mai, racconta i concetti studiati e ristudiati, illustra ai docenti il suo percorso multidisciplinare, racconta della sua alternanza scuola-lavoro, risponde disinvolta alle domande dei professori. Muove le dita sul portatile scorrendo le immagini che presentano il suo lavoro. Finisce di parlare, la commissione soddisfatta la invita a rivedere gli scritti corretti. Si alza dalla sedia e si gira a guardarci, non l'avevo mai vista sorridere così. "La dolce dama dei ghiacci", così l'avevo soprannominata in altri miei racconti, ieri non aveva quel consueto gelo nello sguardo e nelle movenze. Per una volta non vi erano pensieri cupi ad annebbiarle il sorriso, per una volta lei era felice. Le nostre mani sbattevano forte le une contro le altre ed un applauso forte si levava riecheggiando contro le pareti, anche la commissione applaudiva; sembrava che persino quella grande stanza bianca partecipasse allegra a quella gioia.
Ieri quella ragazza sorrideva come mai aveva fatto fino a quel
momento. La abbracciammo forte forte sia il mio collega e sia io; quando mi
accostai per darle un bacio, sentii qualche goccia calda muoversi dalla sua
alla mia guancia ed in quel momento ero felice, si...felice immensamente anche
io.
Una miriade di studenti si sono diplomati in questi giorni eppure ieri
mi sembrava ci fosse stato il primo diploma nella storia dei diplomi.
La verità è che in quel momento una ragazza riscattava la sua vita,
riscattava l'ignoranza subita di chi aveva tradito i suoi sogni di bambina,
riscattava la sua visione cupa delle cose.
Pochi giorni prima un'altra ragazza si era diplomata raccontando alla
commissione le fondamenta pedagogiche e giuridiche della comunità per minori,
raccontava della casa famiglia e del ruolo dell'educatore...
La particolarità della scelta di portare quell'argomento era insita
nel fatto che quella ragazza era stata una delle "utenti" (qual
parola orribile ) della casa famiglia e ciononostante raccontava cosa essa
fosse ad una commissione sconosciuta, raccontando al meglio e con sapienza la
sua esperienza più complessa esponendosi al rischio del ricordo e del giudizio.
E mi chiedi a questo punto quale sia, se non questo, il principio o
l'essenza del coraggio.
In una sola settimana mi sono sentita immensamente orgogliosa di
questo coraggio, di queste donne, delle bimbe che vivono ancora dentro di loro
e che hanno dovuto affrontare il peggio degli adulti.
In una settimana due ragazze hanno raggiunto un grande traguardo: la
presa di consapevolezza che possono raggiungere i propri obiettivi, che posso
distinguersi dal loro passato, che possono progettare il loro futuro.
In una settimana due ragazze hanno dato prova della forza e della
volontà, trovando riscatto da tutte quelle frasi che raccontavano di notte,
quelle orrende frasi degli adulti che scalfivano in mille modi la bellezza del
loro animo.
Ripenso alla pagina esplicativa delle mansioni dell'educatore di cui
mi aveva parlato qualche giorno fa e credo che vi aggiungerei una frase
ulteriore:
L'educatore vive le emozioni assieme ai ragazzi e si sente immensamente fiero di loro.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
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A Settembre si rinnoverà l’appuntamento con
‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita
vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a
sentirsi parte di una casa, parte di una
famiglia…
Un giorno abbiamo
deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una
giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i
giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose
giornate di pioggia.
Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di
rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo e danziamo col vento.