GESTIONE DELLA RABBIA NEI BAMBINI
Sembra
tanto un argomento da adulti, ma la gestione della rabbia è molto comune e
sentito dai genitori. Oggi viviamo più a contatto tra genitori e figli, viviamo
in spazi chiusi e spesso ci restiamo. Vogliamo calma, perfezione, tutto e
subito. Tutto questo – scoprirai – non agevola affatto l’educazione alla
gestione della rabbia dei nostri figli.
Vediamo
insieme qualche indicazione da tenere conto per aiutarli a imparare a gestire
la rabbia da negazione, frustrazione, competizione.
1. Cerca uno sfogo quotidiano
Hai
mai notato che i figli parlano più a bassa voce quando sono fuori che in casa?
Hai mai notato come bambini piccoli e meno piccoli siamo più tranquilli
all’aria aperta? Ai giardinetti pubblici, nei campi o al mare hanno la
possibilità di sfogarsi, di correre, di respirare, di guardare grandi distanze.
Dopo la scuola un’oretta al giorno: fallo. Andate a scuola a piedi, aiuta a
gestire in generale l’equilibrio emotivo del proprio sistema nervoso. Trova
occasioni quotidiane (tranne quando piove certo o c’è tanto vento) per
sfruttare la nostra Terra, tra natura, prati, passeggiate, aria e la gestione
della rabbia in certi episodi prima eclatanti, sarà più facile.
2. Sin da piccoli aiutali a gestire la rabbia da
frustrazione
Quella
frustrazione di non venire immediatamente in braccio se piange, ma dopo un
minuto magari. La mamma è lì ma ora sta finendo di piegare i panni, il bimbo la
vede e vuole andarle in braccio. La mamma amorevolmente fa sentire la sua
presenza, che tutto va bene, pur non prendendolo subito in braccio. Questo
semplice gesto pare innocuo ma poi avrà conseguenze extra positive sulla sua
gestione della frustrazione, delusioni e rabbia. Vuole una cosa ma tu ora non
puoi o non vuoi concedergliela. Se è “no”, resta “no”. Dapprima urlerà, si
dimenerà e si agiterà per terra (classico dei terrible twos) ma poi capirà e
finirà per dire «D’accordo». Ritornerà a chiedere? Ma certo, è umano, furbetto
e simpatico. Continuerai a dire “no” o proporrai una alternativa per dopo o
un’altra occasione. Userai un tono gentile e accogliente, nonostante dirai di
“no”.
3. Se è il classico capriccio per terra?
Non
cercare di fermarlo (come facevo io con la mia prima!), lascialo sfogare,
restagli accanto. Quando avrà sfogato la forte emozione che ha nel corpo e che
non riesce a contenere, ti chiederà un abbraccio, vorrà contenimento e
accoglienza. Fagli sapere che tu sei lì, lo ami sempre, anche quando urla come
un pazzo per un capriccio senza logica sul pavimento.
4. Respira e la gestione della rabbia sarà migliore
Qui mi
rivolgo a te, solamente a te. Respira, guarda a lungo termine, considerala
tenacia, intelligenza, furbizia o semplicemente stanchezza. Considera che sono
esseri imperfetti, il loro cervelli è immaturo quando nascono. Idem per il loro
sistema nervoso. Provano emozioni e non sanno gestirle, sta a noi
insegnarglielo. Guarda lontano, alla loro maturazione e gestione emotiva e
accogli il loro sentimento di rabbia.
5. Se sono violenti, che fare?
Ferma
il gesto contro di te o contro fratelli. Il rispetto è importantissimo in casa
e deve essere reciproco. Non alzare le mani su di lui e lui imparerà a non
farlo con te. Un buffetto sul culetto per segnare una parola, con dolcezza o
fermezza, non è mettere le mani addosso ai figli. Tutto il resto sì. Se mordono
e hanno due anni è perché sono solo curiosi di sapere ciò che accadrà. Sanno
che fanno male ma non ne sono convinti, e allora ci provano ancora per esserne
sicuri. Sii fermo sia nelle parole che nel tono di voce: «No». Blocca il
movimento, negalo, rimproveralo. Per quei 2 secondi e poi passa ad altro.
6. Ignora atti stupidi di violenza
C’è una tecnica che propongo ai genitori in Figli Felici che è quella dell’“Attending & Ignoring”: dai attenzione alla persona e ignora quel comportamentino stupidino e sciocchino che non vuoi sottolineare. Ignora che sbatta il piede per terra, che manifesti rabbia in modo esagerato. Dai importanza alla persona, cambia il focus, fai domande. E se insiste? Se insiste, DOPO, in tranquillità, potrai spiegargli che non si fa. Ancora meglio, potrai chiedergli «Cosa potresti fare per dire che non sei d’accordo in modo corretto?» Invitalo a trovare altre soluzioni, quando siete tranquilli e ne potete parlare serenamente.
Autrice: Debora Conti
Fonte: www.figlifelici.deboraconti.com
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