martedì 29 aprile 2025

Quando un bambino viene criticato smette di amarsi

 QUANDO UN BAMBINO VIENE CRITICATO, NON SMETTE DI AMARE. SMETTE DI AMARSI.

Ci sono parole che restano incollate alla pelle.

Non si vedono, ma si sentono.

Crescono in silenzio e diventano voce interiore.

Quella voce che un giorno dirà:

“Non valgo abbastanza.”

“Non sono capace.”

“Non merito.”

Le neuroscienze oggi ci confermano ciò che il cuore già sapeva: il cervello dei bambini e delle bambine si sviluppa attraverso relazioni affettive sane, empatiche, rispettose.

Ogni parola, ogni sguardo, ogni tono di voce lascia una traccia.

La qualità dell’attaccamento influenza la percezione di sé, la capacità di apprendere, di fidarsi, di vivere.

Le sinapsi non si formano solo con stimoli “giusti”, ma con la qualità dell’affetto ricevuto.

Un bambino e una bambina criticati costantemente non smettono di amare chi li critica.

Smettono di fidarsi di sé.

Cominciano a dubitare del proprio valore.

E invece di crescere liberi, autonomi, sicuri, crescono in difesa.

I bambini e le bambine sono persone. Intere.

Degne di rispetto, da subito.

Non quando saranno più grandi, non quando “capiranno di più”.

Adesso. Qui. Come sono.

E allora chiediamoci, con coraggio:

Che impronta lasciano le nostre parole?

Cosa insegniamo con i nostri silenzi, con i nostri giudizi, con la fretta di correggere?

Educare non è aggiustare.

È accompagnare, proteggere senza soffocare.

È saper stare accanto con cura, anche quando si sbaglia, anche quando si cade.

Ogni bambino e ogni bambina hanno diritto a uno sguardo che dica “Tu vai bene così”

Uno sguardo che non misura, non corregge, non confronta.

Ma accoglie. 

Ogni bambina e ogni bambino hanno bisogno, prima ancora delle parole, prima ancora delle proposte educative, di essere sentiti e tenuti.

Sentiti e tenuti dentro una relazione sicura che faccia sentire interi, amati.

Perché solo quando ci si sente amati, si impara ad amarsi.

E da lì… tutto può fiorire.

Autori: Gianluca Lo Presti Ilenia Schioppetti

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giovedì 24 aprile 2025

Quando finirà tutto questo

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

QUANDO FINIRA’ TUTTO QUESTO?

Una bambina è triste, si chiede quando tutto tornerà a posto, quando tutto questo finirà, quando i suoi problemi svaniranno. Questo purtroppo non lo sappiamo, ma sicuramente non la lasceremo mai sola a navigare in questo mare in tempesta, noi ci saremo sempre al suo fianco.


Il rientro dalle vacanze non è mai una cosa semplice. Buffa l'idea che qualcuno desidera ardentemente di andare via da qui; al tempo c'è qualcuno che vorrebbe andare via ma non saprebbe dove e da chi e chi invece di andare via non è ha molta voglia o forse a pensarci bene di buffo qui... non c'è proprio nulla.

L'ambivalenza di una casa famiglia è spaventosa certe volte.

Stasera il suo sguardo, di solito così attento e vigile, è fisso su di me ma è volto verso il basso ed è così incredibilmente indifeso. Le lunghe ciglia avvolgono, come in un abbraccio, gli occhioni scuri inondati di lacrime.

L'ho già visto quello sguardo... Era di un'altra bimba.

La paura che questa fase della sua vita duri per sempre è tanta, troppa da reggere a questa età.

So che lei cerca oltre il mio sguardo la risposta o forse la data esatta in cui tutto questo finirà, in cui tutti i suoi problemi svaniranno, la gloriosa data entro il quale ogni cosa si rimetterà al suo posto. Scava con gli occhi nella mia mente per cercare questa risoluzione magica...

Ma io questa data non posso e non so dargliela perché mi è ignota esattamente come lo è per lei.

<<Perché i grandi sbagliano e io ci vado di mezzo... Che c'entro io? Io non ho fatto niente.>>

Le lacrime cadono lente sul pigiamino rosa.

<<Quando finisce tutto??!>>

Le parole in questi casi svaniscono dalla mia bocca. Sembra quasi che la mia voce si rintani da qualche parte nella gola per proteggersi da quelle domande.

Osservo la libreria e i libri che pian piano la stanno riempiendo.

Conosco la sua passione per i libri e per le storie e mi appello alla fantasia, perché forse solo quella può accorrere in nostro aiuto stasera.

<<Non sono mai gli eroi a cercare le avventure, è la vita che gliele propone o forse il fatto o forse un incantesimo o forse la sfortuna, pensaci. Tu sei come un'eroina dei tuoi libri. C'è una storia, dei personaggi e tutto procede tranquillo finché non accade un qualcosa che cambia tutto.

Quando senti che tutto è buio, che tutto è incerto, immagina di essere su una nave, immagina di essere una pirata. Ti ci hanno portato su questa nave, tu non sapevi nemmeno che esistesse e perché e non ci volevi e non vuoi neppure salirci. Ma ora ci sei dentro e per un tratto di tempo indefinito sarai parte di questa ciurma, affronterai mari sereni e tremende burrasche, sirene ammalianti e draghi dalle mille spire e la nave si incaglierà qualche volta su scogli aguzzi, sembrerà che stia per affondare ma l'equipaggio farà di tutto per riportare te e me in mari più sereni. Il tuo è un viaggio.

Si, un viaggio e tu sei un pirata proprio come me stanotte.>>

Non so come mai la voce è apparsa tutta d'un fiato.

<<La nostra nave prosegue il suo corso procedendo per le varie tappe... Vedremo le stelle nei cieli più bui e impareremo a seguire una rotta o a invertirla se necessario.

Un giorno tu arriverai al tuo porto e dovrai scendere, questa è la sola certezza che ho: si arriva sempre a un porto. Scenderai e chissà magari un domani tutto questo ti sembrerà sia stato solo un sogno. Arriverà quel momento. Arriva sempre ed è giusto così>>

Le sue manine sono strette attorno all'orsetto marrone. Sembra stia ascoltando anche lui palpitante la nostra avventura. I suoi occhi ora sono spalancati.

Le nostre figure proiettano getti di ombre sul muro e sembra quasi si scorgere il profilo di una nave ed il muoversi delle onde.

<<E tu resti sulla nave? O scendi?>>

L'immagine di un galeone dalle vele maestose che si muovono spostate dal vento inonda la mia fantasia.

<<No, io resto sulla nave assieme al resto dell'equipaggio per continuare il viaggio fra le tante isole che dovremo conoscere.>>

<<E io? Io che faccio?>>il suo sguardo è spaventato.

<<Non temere, sarai diventata una pirata con i fiocchi. Avrai imparato che devi imparare ancora, avrai imparato che la vita è come il mare: percossa dalle onde e dai venti che modificano e influenzano le sue giornate. Affronterai le tue avventure perché sarai abbastanza forte ed al contempo fragile per farcela perché avrai imparato che la vita è come il mare e il nostro compito è quello di imparare a danzare con i venti.>>

La sua fortuna è quella di essere stata amata quando era molto piccola ed è vero. L'infanzia felice protegge dalle paure come un talismano. È questa la sua protezione, ma lei è ancora troppo piccola per capire. Dal momento esatto in cui tutto è cambiato la sua storia è mutata, ma lei può farcela, deve farcela perché il suo coraggio è potente.

<<Arriverà il momento...>>

La sua mano è chiusa attorno alla mia. Gli occhietti sono finalmente chiusi e il respiro è lento.

La casa tace e respira lenta come le sue dolci ospiti.

So che nella sua mente sta navigando su mari profondissimi.

Siamo pirati... Mi dico.

Forse io, in realtà, sono solo una sguattera, un misero mozzo su questa nave. Serro le vele, di tanto sfioro il timone, sto di vedetta, ma i veri pirati sono loro...

Il giorno in cui la vedrò scendere con tutti i suoi libri e la sua curiosità da questa maledetta nave, saprò che a terra vi sarà una persona coraggiosissima.

Il tempo del viaggio...

Pirati...

Forse visto così questo tempo lungo e imprevedibile spaventa meno.

Stanotte siamo pirati...

Arriverà il momento dell'ormeggio...

Per adesso vento alle vele.

Il mare è sereno.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 9 aprile 2025

Seminare, la base dell'educare

  SEMINARE, LA MOSSA BASE 

DELL’ARTE DELL’EDUCARE

L'educatore semina. Il genitore è un bravo seminatore. Semina perché il seme è molto più di una speranza: è una garanzia. Lo diceva bene il poeta libanese Kahil Gibran: "La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di sradicare i semi". Però ricordate, come diceva San Bonaventura: "Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene".

Educare è un arte che richiede pazienza: oggi si getta un seme...domani si raccoglierà.

Hanno trovato in Egitto chicchi di grano risalenti ai tempi dei faraoni; qualcuno li ha seminati: dopo pochi mesi ondeggiavano spighe ripiene di ottimo frumento!

Potenza del seme!

Per questo l'educatore crede nel seme.

Poco, tanto..., non importa: lui semina.

Semina fin dai primi giorni della vita del figlio.

Semina l'amore perché senza amore non si vive.

Semina il coraggio perché la vita è sempre in salita.

Semina la speranza perché la speranza è la spinta per continuare.

Semina l'ottimismo perché l'ottimismo è il motorino d'avviamento di tutto.

Semina un buon ricordo perché un buon ricordo può diventare la maniglia a cui aggrapparsi nei momenti di sbandamento.

Semina Dio perché Dio è il basamento di ogni cosa.

L'educatore semina!

Semina perché il seme è molto più di una speranza: è una garanzia. Lo diceva bene il poeta libanese Kahil Gibran (1883-1931): "La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di sradicare i semi".

Al poeta libanese fa eco il grande scrittore russo Feodor Dostoevskij (1821-81): "Occorre solo un piccolo seme, un minuscolo seme che gettiamo nell'animo di un uomo semplice ed esso non morirà, ma vivrà nella sua anima per tutta la vita, resterà nascosto in lui tra le tenebre, tra il lezzo dei suoi peccati, come un punto luminoso, come un sublime ammonimento".

D'accordo al cento per cento!

Insomma il bravo genitore è un buon seminatore! Seminare è il suo primo dovere.

San Bonaventura (1217-1274) diceva: "Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene" (Grazie per l'incoraggiamento!).

Seminare è la sua prima responsabilità.

Il proverbio recita: "Chi semina chiodi, non vada in giro scalzo!".

I cinesi hanno questa bella immagine: il bambino è come un foglio bianco, tutti quelli che gli passano vicino gli lasciano un segno, gli gettano un seme.

PREZIOSA È LA SERA

Il momento più propizio per seminare è la sera!

Di sera è più facile avere pensieri miti, pensieri di pace. La sera è benigna, è tenera, è discreta.

Per questo è l'occasione magica dell'incontro e dell'intimità.

Di sera sentono anche i sordi, perché di sera si parla con il cuore.

Non sprechiamo la sera!

Lo scrittore tedesco Johann P. Richter (1763-1825) era convinto che "le parole che un padre dice ai figli, di sera, nell'intimità della casa, nessun estraneo le sente al momento, ma alla fine la loro eco raggiungerà i posteri".

BOUTIQUE PEDAGOGICA

• "I bambini d'oggi sembra sappiano tante cose, e le sanno, ma sotto il bambino tecnologico c'è quello eterno che non può vivere senza l'affetto e l'amore di qualcuno" (Mario Lodi, maestro scrittore).

• "Il bambino non è un animaletto da addomesticare. Insegnargli a fare riverenze, smorfie, salutini, è ridicolo ed inutile. Non manchiamogli di rispetto. Anche se piccolissimo ha la sua dignità" (Marcello Bernardi, pediatra).

• "Nei grandi allevamenti dell'Ovest americano non è permesso, nelle fattorie, adoperare nessuna espressione volgare. Se una 'pedagogia animale' ha simili esigenze nelle regioni selvagge del Far West, può la 'pedagogia umana' rimanere indietro?" (F.W. Foerster, pedagogista).

• "Alla larga dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dalla grandezza che non si inchina davanti ai bambini!" (Kahil Gibran, poeta libanese).

Autore: Pino Pellegrino

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mercoledì 2 aprile 2025

7 buoni consigli per essere genitori migliori

  7 BUONI CONSIGLI PRATICI 

PER ESSERE ‘GENITORI MIGLIORI’

Partiamo dal presupposto che non esistono regole per essere bravi genitori. Essere mamma e papà è il mestiere più bello del mondo, ma anche il più complesso. Non c’è il manuale del genitore perfetto, e non si può non sbagliare. Anzi, spesso gli sbagli sono molto importanti, perché possono trasformarsi in preziosi alleati. E’ importante, infatti, riflettere sulle sfide quotidiane, cercando di diventare ogni giorno genitori migliori. 

Di seguito sette riflessioni per diventare genitori migliori. Sette punti su cui concentrarsi per cercare ogni giorno di educare i bambini con rispetto. Un’educazione positiva, infatti, permette di crescere bambini sereni ed equilibrati, che, un giorno, diventeranno adulti felici.

1. I GENITORI MIGLIORI SONO GENITORI AUTOREVOLI

Esistono diversi stili educativi. Possiamo riconoscere uno stile educativo autoritario, basato sul rispetto dell’autorità in quanto tale. Uno stile autoritario si basa sul “Si fa così perché lo dico io”. In questo sistema educativo vige la paura, e il comportamento dei bambini viene influenzato dal timore. Spesso si ricorre alla punizione, al fine di modellare il comportamento del piccolo. A volte, vengono utilizzate anche le punizioni fisiche, come sberle e sculacciate. All’opposto di uno stile autoritario possiamo identificare uno stile educativo di tipo permissivo, dove al bambino è concesso tutto. Un’educazione permissiva attribuisce al bambino il pericoloso potere di autoeducarsi, senza la presenza di un adulto di riferimento che possa fungere da guida.

Tra questi due sistemi educativi, gli studi dimostrano l’importanza di uno terzo modo di essere genitori. Per essere genitori migliori occorre, infatti, adottare uno stile educativo autorevole. Genitori autorevoli richiedono il rispetto delle regole stabilite, riconoscono i bisogni dei figli e sollecitano la loro opinione, riconoscendoli come persone. I genitori autorevoli rispettano sé stessi e il bambino, guidandolo nella crescita fisica, psicologica ed emotiva. 

2. I GENITORI MIGLIORI SONO COERENTI

E’ necessaria coerenza nell’educazione dei figli. Occorre stabilire poche regole semplici, chiare e, soprattutto, condivise. E devono essere rispettate. La coerenza educativa è alla base di uno stile educativo funzionale per i bambini. Se è no, è no. E c’è un motivo valido e condiviso. I bambini, spesso, mettono in atto dei comportamenti provocatori per sfidare gli adulti e per capire fino a dove si possono spingere. Le provocazioni dei bambini sono delle vere e proprie messe alla prova per i genitori. Spesso i bimbi fanno i capricci per provare a ottenere ciò che vogliono. E’ importante cercare di mantenere la calma e offrire ai bambini un contenimento solido. D’altronde, provare a sfidare le regole è il compito del bambino che cresce. Mantenere coerenza aiuta i bambini a muoversi in un contesto sicuro e prevedibile.

3. I GENITORI MIGLIORI FAVORISCONO L’AUTONOMIA

I tempi ristretti e le mille cose da fare costringono i genitori, a volte, a sostituirsi ai bambini. Preparare lo zaino o ritirare i giochi sono compiti che spesso gli adulti fanno per velocizzare i tempi. Si sa, infatti, che se l’attività viene richiesta al bambino ci vorrà molto più tempo per l’esecuzione. Basti pensare, ad esempio, alla preparazione al mattino prima di andare a scuola. I genitori migliori, però, si sforzano a promuovere l’autonomia e la responsabilità, facendo sentire i bambini protagonisti attivi della quotidianità.

Occorre prestare attenzione anche a non diventare genitori iperprotettivi. Per evitare che i bimbi sbaglino o si trovino in difficoltà, spesso i genitori si sostituiscono a loro. In questo modo, però, i bimbi faticano a sperimentare la loro autonomia. I bimbi, infatti, non hanno modo di scoprire i loro punti di forza e allenare i loro aspetti più sensibili. Favorendo l’autonomia, invece, i bambini imparano a conoscersi e a mettersi in gioco. In questo modo, ogni giorno i bambini tentano di crescere e migliorarsi.

4. I GENITORI MIGLIORI NON PUNTANO IL DITO

Tutti sbagliamo e commettiamo errori. Questo vale anche per i bambini. E’ importante accettare che anche i piccoli possano sbagliare. Ciò non significa negare l’errore, anzi. E’ importante riconoscere lo sbaglio, ma senza accusarli o colpevolizzarli. Le conseguenze di un errore il bambino le prova già sulla propria pelle. E’ meglio evitare di rimarcare continuamente lo sbaglio commesso. I bambini, infatti, necessitano di comprensione e incoraggiamento. Due paroline magiche che aiutano i piccoli a sentirsi amati ed accettati per quello che sono. Sentirsi compresi, accolti e sostenuti diventa fondamentale per uno sviluppo sereno e armonioso, consentendo un buon livello di autostima e fiducia nelle proprie capacità. E’ importante credere nei bambini e nelle loro potenzialità, aiutandoli a riconoscere i propri limiti e trovando insieme il modo di farvi fronte.

5. I GENITORI MIGLIORI FAVORISCONO IL DIALOGO

Quando ci sono fiducia e dialogo, si possono superare tutte le difficoltà. E’ importante ascoltare i bambini anche quando raccontano cose che, all’orecchio adulto, possono sembrare insignificanti. Non bisogna mai minimizzare i problemi che portano. Occorre, invece, accogliere le loro emozioni e cercare di capire insieme come affrontare ciò che li preoccupa. Frasi come “Questi non sono problemi” non aiutano a minimizzare le difficoltà, anzi. Frasi di questo tipo bloccano la comunicazione e la fiducia tra genitori e figli. 

Occorre ascoltare ciò che i bambini portano. Spesso, la tendenza dell’adulto è quella di proporre delle soluzioni. Questo, però, non sempre è sufficiente. I bambini, come gli adulti, necessitano di essere ascoltati e compresi. I piccoli, come i grandi, non vogliono essere giudicati, perché sanno che alcune loro paure sono irrazionali o alcuni pensieri che fanno non dovrebbero essere fatti. Per questo, i genitori migliori devono ascoltare i bambini, accogliendo le loro emozioni, e cercando di trovare insieme il modo di farvi fronte. Le soluzioni, infatti, devono essere costruite insieme, non calate dall’alto. In questo modo, inoltre, i bambini hanno modo di sperimentare quel senso di autoefficacia che permette loro di sviluppare autostima e fiducia nelle proprie capacità per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane.

6. I GENITORI MIGLIORI RIESCONO A GESTIRE L’ANSIA

L’ansia è contagiosa, si sa. Per questo è opportuno imparare a gestirla. Questo vale anche nell’educazione dei propri figli. Le cose che spaventano mamma e papà sono molte, e non si possono evitare. Allo stesso tempo, però, non è con l’eccessiva preoccupazione che si possono eliminare questi pensieri, anzi.

Questo non vuol dire che provare ansia sia sbagliato. Ciò significa che è importante imparare a gestire la propria preoccupazione, per evitare che essa si riversi sui bambini. Insegnare ai propri figli l’importanza del coraggio, della determinazione e del “provarci”, anche quando ci si sente bloccati, è fondamentale. Questo non solo a parole, ma con i fatti. L’esempio, infatti, è lo strumento educativo migliore che gli adulti hanno a loro disposizione. Passare  il messaggio che a volte si possono provare emozioni forti, ma che si possono gestire, è un’ottimo insegnamento per i piccoli.

7. ESSERE GENITORI MIGLIORI PER AVERE FIGLI SERENI

Come detto anche precedentemente, il miglior strumento educativo è l’esempio. Più che ogni spiegazione o predica. L’esempio di mamma e papà, infatti, funge da modello educativo più forte di ogni altro. Per questo è importante lavorare su di sé, mettersi in gioco, cercando di porsi sempre in discussione. Laddove c’è riflessione e pensiero dietro ad ogni scelta educativa, maggiori saranno le possibilità di muoversi in maniera adeguata. Questo, ovviamente, non vuol dire non sbagliare, anzi. Ciò significa dare un senso ai propri errori cercando di capire cosa non ha funzionato e come agire in futuro. Non è semplice. Si tratta di una sfida continua. Ma è l’unico modo per essere genitori migliori ogni giorno.

Autrice: dott.ssa Annabell Sarpato

Fonte: www.annabellsarpato.com

 

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