Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati
QUEL CAMBIAMENTO CHE SI CHIAMA CRESCITA
Sono trascorse mille udienze eppure ogni volta è come se fosse la prima, non ci si abitua mai. Mille domande, interrogativi, le paure, i dubbi e io che dico ad una ragazza che non deve cambiare perché ha sbagliato, deve solo prepararsi ad essere autonoma, indipendente, una mente pensante, una donna in grado di non lasciarsi influenzare, una donna con polso, una persona in grado di dire grazie, di chiedere scusa, di ricercare le verità del mondo.
Giorno d'udienza...<<Chiaraaaaaa...Ma a me quando tocca???? Ma è normale che devono
parlare così tanto gli adulti? Come minimo dovrei iniziare IO a parlare, ne ho
di cose da dire>>
Le spiego come ad ogni udienza che parlano prima i servizi, si spiega
la situazione, poi i minori e così tutto il resto.
<<Allora, io mangio ora. Ti prego cucina ora perché ho fame
sennò pranzo tardi e non ho voglia di mangiare tardi per colpa loro>>
Nel gergo dei nostri ragazzi quando si parla di "loro" in
quel tono ci si riferisce ai genitori.
Il mio inizio turno oggi è stato questo. La scena si apre, dopo il
passaggio delle consegne, con la vista di una ragazza vestita e truccata di
tutto punto, sistemata in ogni suo dettaglio tranne che per le scarpe, indossa
le sue pantofoline di peluche. Sono
trascorse mille udienze eppure ogni volta è come se fosse la prima, non ci si
abitua mai. Lei è diventata calma nel doverle affrontare, molto seria eppure la
prassi che la rappresenta è la medesima ogni volta. Mille domande,
interrogativi, vari. Le paure, i dubbi, le sicurezze su quel che bisogna
assolutamente dire. Vedo la sua testa andare in fumo per quanti pensieri
bruciano in quel calderone di idee, ricordi e previsioni finemente calcolate
che sa potrebbero svanire in pochi attimi. Mangia la sua pasta a grandi
cucchiaiate, finendola in pochi bocconi. Il piatto ormai desolato la osserva
vuoto e malinconico mentre lei intanto beve l'acqua così velocemente che sembra
scomparire in un secondo tanto velocemente viene risucchiata dai suoi grandi
sorsi. Posa i piatti in lavastoviglie. Si volta.
<<Tu resti?>>
Ma la risposta la conosce già, la sua domanda oscilla già fra la
rassegnazione e la consapevolezza.
<<No, io devo aspettare fuori, non posso assistere, devi esserci
solo tu quando parli >>
<<Non dovrei farle io le udienze, dovrebbero farle loro...che
poi LORO sono il problema, io in fondo che ho fatto?>>
Lo sguardo arrabbiato sembra posarsi sul tavolo che temo possa
sgretolarsi a furia di essere guardato a quel modo, poi si placa. Un velo di
preoccupazione oscura quegli occhi così meravigliosamente belli. Poi un attimo
di silenzio, si osserva i pantaloni.
<< Così che dici come sto?!! >>
Il fatto è che fa spavento per quanto sia bella, quel misto di
adultità forzata e dolce fanciullezza la rendono così forte, ma al tempo tanto
fragile. Il suo sguardo si aggancia al mio, e non da segnali di volersi
discostare.
<<Stai benissimo. Ascolta, tu ora per quanto ti sia possibile
rilassati, racconta quel che pensi, molto semplicemente. Sai già cosa dire
dopotutto e non dirmi che non è così>>
<<Ma non capisci, devono cambiare loro! Io sono così e così
rimango>>
... Le braccia incrociate sembrano voler porre fine una volta per
tutte al discorso. Ma gli occhi, quelli dicono altro..
<<Sugli altri non puoi comandare tanto meno puoi sovvertire
l'ordine del mondo. TU puoi nel tuo apporre i cambiamenti insiti nel TUO
percorso di crescita. Non lo fai per loro, lo fai per te. Per diventare grande
in maniera differente, per essere ragazza, un domani donna in maniera
differente. Quello che stai facendo tu ora è la normalità nella più ardua fra
le complessità. Il tuo cambiamento si chiama "crescere" solo che lo
stai facendo in una casa differente, con persone differenti, in un contesto
differente. Concentrati su di te, sulla tua storia, sul tuo presente e sul tuo
futuro. Allora che si fa? Perché questa è la tua storia devi essere così anche
tu? No, questo è quello che ti viene richiesto, di discostarti da questa
strada, da questi intrighi.
A te, a differenza loro, non è richiesto di cambiare perché hai
sbagliato. A te è richiesto di prepararti ad essere autonoma, indipendente, una
mente pensante, una donna in grado di non lasciarsi influenzare, una donna con
polso, una persona in grado di dire grazie, di chiedere scusa, di ricercare le
verità del mondo, di non lasciarsi andare se non alla bellezza di una canzone o
di un tramonto. A te è richiesto di progettare il tuo futuro, di vivere per
quanto sia possibile il presente, è richiesto di imparare a sognare, è
richiesto di imparare a capire che non hai imparato abbastanza, ecco a che ti
serve la scuola che snobbi così facilmente. A te è richiesto di imparare a
riconoscere le tue emozioni, a comprenderle. A te è richiesto di diventare grande...
perché è così che deve essere...ma rimanendo te stessa nella tua essenza. In
sostanza ti è chiesto di diventare chi già sei nel modo migliore possibile.
Pensi di poterlo fare?>>
A queste mie parole, in mente si presenta uno squarcio di ricordo. Un
piccolo quaderno rosso, colmo di appunti universitari...erano le prime lezioni
di Pedagogia generale, la mia penna nera correva veloce sul foglio per non
perdersi neppure una parola spiegata in fretta dalla professoressa. Sento
ancora l'eco della sua voce <<educare, educere...tirar fuori>>
Pochi istanti di silenzio...
Poi guardo il forno e penso...
<<Ora pensa solo a parlare di te, a dire quello che senti, che
provi...poi per merenda facciamo i bignè>>
Lei è troppo stanca per affaccendarsi in cucina...così l'altra
ragazza di buon grado (e santa direi,
specie oggi) impasta, mescola, cuoce inforna e farcisce...
Lo sguardo è più sereno...
Chissà che sarà...
Fiorella Mannoia mi sussurra la canzone che proviene da un lontano
angolo della mia mente:
"E tutti i figli insieme a purificare
E i nostri destini ad incontrare
Perfino il Padreterno da così lontano
Guardando quell'inferno dovrà benedire
Quel che non ha governo né mai ce l'avrà
Quel che non ha vergogna né mai ce l'avrà
Quel che non ha giudizio
Ah che sarà, che sarà"
Mi dico che le canzoni facciano parte del mondo dell'educazione, ce
n'è una per ogni situazione.
Ritorno alla realtà, mi capita spesso di evadere con la mente.
La donna adulta del pranzo è scomparsa per qualche minuto, una bambina
è rientrata nella sua adolescenza. Si sente lo scatto della sua porta, un getto
di luce squarcia il buio del corridoio.
<<Sono pronti?????? Aaaah si che sono pronti>>.
Si tira su le maniche neanche dovesse lanciarsi in una impresa. La
dimensione dei bignè gioca a suo favore. Sono così piccoli che uno tira
l'altro...( Concetto confermato largamente anche dai colleghi mentre si
preparano ad addentarli)
<<Oh...ora sono sazia>>
Durerà per mezz'ora la sua sazietà...
È arrivato il cambio turno, do le consegne, saluto e vado. Intanto penso...
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
Paidòs
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‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita
vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a
sentirsi parte di una casa, parte di una
famiglia…
Un giorno abbiamo
deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una
giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i
giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose
giornate di pioggia.
Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di
rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo e danziamo col vento.
È grave che tu, educatrice, non abbia potuto assistere la ragazza in tribunale. Poi che senso ha farla parlare se dei burocrati come i giudici decidono contro di lei, forse?
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