Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati
QUANDO CI ASSALE LO SCONFORTO
Cosa si dice ad una ragazza che trema e piange dall'ingiustizia di una vita come quella che le è capitata? Con che coraggio le si parla? Vorrei poter dire tante cose....eppure non ho niente da dire. Questi ragazzi hanno un cuore, Noi grandi onnipotenti spesso abbiamo una mente ... Ma spesso sappiamo usarla poco e male.
<<Mi manca l'aria...sta
andando tutto male, non ce la faccio più... Non ce la faccio più>>.
La linea sempre sottile
dell'eyeliner ora è una chiazza nera indistinta che macchia di nero il naso e
le sopracciglia del suo bel volto. Gli occhi grandi, di solito pieni di
energia, sono spenti. Velano ricordi di un'infanzia defunta e devastata in lei.
Nel suo sguardo i ricordi, come cenere, che si sgretolano nell'ormai antico
fuoco delle sue speranze che pure emana ancora qualche flebile fiammella. Il
fondotinta è ora quasi trasferito interamente sul mio maglione un tempo bianco.
Il suo volto si nasconde fra il mio petto e le mani stringono la mia vita.
Le lacrime riscaldano il suo
volto, i respiri sembrano privarla dell'aria invece che aiutarla a respirare.
La cucina che di solito
trasmette brio e allegria è cupa stanotte, sebbene la luce sia accesa. Sembra
quasi che le pareti si stringano attorno alle lacrime di questa giovane donna,
nel silenzio più assordante.
Il suo discorso procede a
tratti...
<< È passato più di un
anno e non è cambiato nulla, io non ci dovrei stare qui. Dovrei stare a casa
mia a fare le cose delle ragazze della mia età. Voi mi dite di essere un modo,
i miei genitori mi dicono che voi mi ficcate strane cose in testa...che volete
tutti da me???...che cosa ho fatto io di male...>>
Credevo di aver intravisto la
rabbia divampare nella sua anima, ora vedo solo la supplica di una ragazza
stanca della sua famiglia sgretolata, dell'attesa di una magia che risolva
tutto, di un mondo che non le appartiene. Stanca dell'attesa che questa calma
piatta cessi immediatamente. È una supplica la sua.
Cosa si dice ad una ragazza che
trema e piange dall'ingiustizia di una vita come quella che le è capitata? Con
che coraggio le si parla?
Ultimamente i suoi insegnanti mi
avevano detto che a scuola era assente, sembrava quasi che non ci fosse un
classe...
Cosa deve essere la sua mente.
Con garbo mi avevano detto che le prestavano un'attenzione
particolare...<<sembra così triste>> mi avevano detto. Mi chiedo se
quando è seduta al suo banco guarda oltre la finestra, mi chiedo cosa pensi,
cosa sogna...se desidera scappare lontano da tutto e da tutti.
Vorrei poter dire di essere
diventata grande abbastanza per non provare più lo sconforto dinnanzi a scene
simili...
Vorrei poter dire che ne sono
immune finalmente...
Vorrei poter dire che una
ragazza di 12 anni che si arrende al suo passato è normale per me.
Vorrei poter dire che una
ragazza di 16 anni che smette di sognare è un qualcosa di poco conto.
Vorrei poter dire che mi sono
arresa alla logica degli adulti che vincono sempre a scapito dei ragazzi.
Vorrei poter dire che spesso che
lacrime di una ragazza valgono più di tutte le parole degli adulti.
Vorrei poter dire tante
cose....eppure non ho niente da dire.
So di poter dire che una ragazza
che piange nelle braccia della sua educatrice (ossia di una sconosciuta), è il
fallimento di un mondo di grandi che crede di essere cresciuto al punto della
perfezione e dell'onnipotenza
Il mito dell'adultità... La
famosa frase: <<Io sono grande e tu sei piccolo>> qui la conoscono
bene. In famiglia si diceva spesso.
Il mito del non sbagliare mai.
Il mito di essere perfetti, il mito del non chiedere mai scusa, il mito di
gridare per avere ragione...questa idea malsana di essere perfetti mentre i
ragazzi sono sbagliati spiega la presenza di queste fanciulle e fanciulli in una
Casa Famiglia.
Mi fu insegnato che anche gli
adulti devono imparare, imparare a capire che forse sono proprio quei fanciulli
a cui spesso sottraiamo ogni cosa: un'idea, le foto della propria casa, del
primo carnevale, un disegno rimasto piegato nello zainetto senza mai che
qualcuno abbia detto che era bello...
Eppure proprio queste ragazze
stanno educando noi educatrici. Quel bel voto scritto a penna sul compito lasciato
a se stesso, invio ritratto di una bimba felice colorato dai pastelli sul
foglio bianco che veniva ricambiato dalla noncuranza mai dalla stima e
dall'affetto è lì sul suo tavolino, fra gli oggetti preziosi.
Spesso nel nostro mito di
adultità sottraiamo ai ragazzi speranze, ricordi...sogni.
Una ragazzina è triste in questa
casa...
Qualche giorno fa lei stessa
vedendo le immagini alla tv delle metro gremite di gente che si nasconde dalle
bombe aveva gridato con rabbia:.
<<Ci sono bambini li! Ci
sono bambini lì>>
...
Questi sono i ragazzi e hanno un
cuore.
Noi grandi onnipotenti spesso
abbiamo una mente ... Ma spesso sappiamo usarla poco e male
Una ragazzina è andata a dormire
ed il mondo con lei era stretto al suo dolore...
Alla sua paura dell'abbandono.
Un peluche la osserva dalla
mensola. Lo scelse fra i giocattoli il giorno del suo inserimento. Se lo mise
in camera proprio dinnanzi al suo letto.
Non le mancava solo l'aria
stasera...credo che le mancasse la terra sicura sotto i suoi piedi.
Sconforto...lo proviamo tutti...
Le ragazze di questa casa ..
troppo spesso.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
Paidòs
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‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita
vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a
sentirsi parte di una casa, parte di una
famiglia…
Un giorno abbiamo
deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una
giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i
giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose
giornate di pioggia.
Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di
rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo e danziamo col vento.
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