Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati
IL PESO DELLE PAROLE ‘INEDUCATE’
Le parole hanno un peso essenziale, perché
trasmettono saperi, idee e pensieri. Le parole educano e forgiano
consapevolezze in bene e in male. Ripensando
alla discriminazione del genere, sappiamo bene il costo storico e morale di parole
spesso pericolose ed ‘ineducate’. E’ bene quindi, fare sempre attenzione a ciò
che si dice e a come lo si dice.
Dopo cena, un libro aperto è
posato sul tavolo della stanza degli educatori. Una ragazza mi chiede di
aiutarla nella stesura di una mappa concettuale su alcune pagine del testo di
alimentazione per l'interrogazione che l'attende l'indomani. Sfogliando tali
pagine, mi dico che questa è una materia molto interessante. L'overture del
nostro studio è meraviglioso: la definizione di cultura intesa come l'insieme
dei comportamenti, delle credenze e delle produzioni umane vincolate al
territorio di origine e/o di appartenenza, la critica alla globalizzazione, la
necessità di protezione e valorizzazione delle specificità culturali e quindi
anche gastronomiche dall'omologazione e dall'appiattimento di una società
consumistica e globale. Fin qui il testo pone condizioni di sperimentazioni del
pensiero, richiamando concetti importanti come unicità, specialità, rispetto
delle tradizioni. Sfogliando le pagine, man mano, il discorso fino ad ora
chiaro e ragionevole però si distoglie dalla salvaguardia della tradizione per volgere
l'attenzione sull'idea di "contaminazione", anche questa legittimamente
derivante dall'idea di un mondo sempre più globale di cui però si parla solo
nell'accezione negativa del termine; non si citano termini altrettanto
importanti come integrazione, pensiero migrante o incontro fra culture... Un
po' riduttivo come pensiero, mi dico; il discorso si volge poi ad una sola
parte del concetto che dovrebbe esprimere. Man mano nel testo si evidenziano
settorialità di preferenza di pensiero ben dichiarata e a cui sembra quasi non
ci si possa opporre e pertanto neppure aprirvi un discorso riflessivo e
pensante (cosa che un testo scolastico dovrebbe fare). Poi l'attenzione mi cade
su questo riquadro... <<La donna ( in grassetto) in genere ha il compito
di preparare le pietanze>>. Da educatrice ovviamente modifico
necessariamente il concetto qui espresso con frasi e parole "altre",
ossia: <<storicamente la cucina è STATA di ambito esclusivo della donna,
la quale era relegata alla sola sfera domestica che diventava l'unico campo di
competenza della stessa come condizione essenziale di vita.
Ad oggi la tavola è il punto di
incontro fra affetto e convivialità, fra dialogo e diletto. La cucina, che NON
ha un genere di riferimento, è il luogo d'incontro delle famiglie, delle
amicizie e finanche delle dinamiche professionali>>...Credo sia più
adatta questa definizione, o meglio più complessa.
Un semplice libro di testo è un
veicolo di trasmissione del sapere. Un semplice libro di testo del 2022
dovrebbe ben discostarsi da concetti stereotipati come questi, soprattutto
poiché si riferisce a giovani ragazzi e ragazze che si avviano alla professione
non solo culinaria o riferita all'accoglienza, ma alla propria essenza di vita
in perenne formazione. Declinare ambiti domestici al solo "femminile"
è la contrapposizione esatta al concetto di cultura che ci ha iniziate al
nostro studio anzi potrei dire che lo abbatte definitivamente relegandolo a
frasi insignificanti e privi di valore, appiattendo la condizione di genere che
di per sé è espressione massima della "differenza" e della
"specialità" al contempo della "parità". Vincolandolo ad
una consapevolezza limitata che racchiude l'uomo o la donna in ambiti di
competenza ben definiti.
Sono dell'idea che le parole
hanno un peso essenziale, perché trasmettono saperi, idee e pensieri. Le parole
educano e forgiano consapevolezze in bene e in male, consapevolezze che se
ancorate ad un pensiero così poco critico e selettivo radicano concetti che
vincolano il proprio modo di essere nel mondo, al modo di agire nel mondo, che
minacciano la possibilità di educare individui singoli prima e società pensanti
poi in grado di mettere in discussione dogmi pericolosi come quelli qui
esposti. Ripensando alla discriminazione del genere sappiamo bene il costo
storico e morale di tali e pericolose parole ineducate. Meglio fare attenzione.
Dalla cultura allo
stereotipo...basta un secondo.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
Paidòs
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‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta
fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi
parte di una casa, parte di una famiglia…
Un giorno abbiamo
deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una
giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i
giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose
giornate di pioggia.
Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di
rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo e danziamo col vento.
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