7 CONSIGLI PER GESTIRE LE
EMOZIONI DEI BAMBINI
Quando un genitore si trova
davanti a un'esplosione emotiva del proprio bambino: rabbia e paura, tristezza
e disgusto, sorpresa e felicità, spesso non sa come gestirla.
"Non esistono ricette per essere buoni genitori" scrive Alberto
Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, nel suo libro
"L'educazione emotiva" (Fabbri Editori), ma secondo
recenti ricerche scientifiche basate sulle neuroscienze quello che può far la
differenza è l'educazione emotiva: cioè far sentire il proprio
figlio compreso e accolto nelle sue emozioni. "L'adulto deve diventare un
allenatore emotivo" spiega Pellai.
Le emozioni primarie sono: rabbia, tristezza, disgusto, paura, sorpresa e
felicità, dalle quali poi derivano le secondarie che sono: ansia, timore, terrore,
angoscia, desolazione.
Ecco quindi sei esempi pratici su come un genitore deve gestire queste emozioni
e quali strategie mettere in atto per contenerle
1. Educazione
emotiva: il genitore deve "sentire" il proprio figlio
Il genitore, oltre
alle funzioni primarie di cura e accudimento, deve occuparsi della crescita
serena del proprio figlio. Per far questo è fondamentale che empatizzi con lui.
Il bambino deve essere "sentito e compreso" a livello profondo nella
mente dei suoi genitori. "Un bambino crescerà tanto più sicuro e protetto
quanto più avrà al suo fianco adulti capaci di sentire e pensare ciò che lui
sente e pensa e che, comprendendo i suoi stati mentali, forniranno risposte e
soddisfazione a quei bisogni che lui non sa esprimere".
2. Gestire la
rabbia: create in casa un "angolo" dove il piccolo possa sfogarsi
"Le basi per
una sana gestione della rabbia vengono costruite in età infantile e derivano
dalla competenza con cui gli adulti sanno dare risposta ai bisogni del bambino
sin da neonato".
Quando il bambino è in preda alla rabbia e
sta facendo un capriccio, il genitore emotivamente competente non deve cadere
nel copione "tu sei mio nemico", ma trasformare questa opposizione in
cooperazione.
Insomma davanti a un mega capriccio, il genitore anziché perdere il controllo a
sua volta deve dimostrare con i fatti che le emozioni forti sono gestibili e
noi adulti ne siamo capaci.
Pellai consiglia di stabilire in casa un
angolo dove accompagnare i bambini che stanno facendo i capricci,
un angolo dove l'emozione possa essere scaricata fino a esaurirsi, così che poi
in casa torni la calma e genitore e bambino possano sentirsi nuovamente
alleati.
Si trattata di uno spazio di decantazione. Il genitore, accompagnando il bambino,
può dire: "Visto che sei così arrabbiato, ora ti metto nell'angolo della
rabbia. Qui puoi urlare quanto vuoi, poi quando ti sei calmato puoi uscire,
così facciamo qualcosa di bello insieme".
Nell'angolo della rabbia il bambino impara a recuperare il controllo di sé:
questo processo si chiama autoregolazione emotiva.
3. Gestire la
tristezza: un massaggio al cuoricino
"Gli adulti
non amano vedere i bambini tristi. La tristezza è considerata una specie di
tabù".
E' per questo che
quando un bambino la sperimenta, tende a chiudersi in se stesso, mentre invece
dovrebbe essere aiutato a raccontarla e a condividerla.
Per esempio di fronte a un lutto si tende a dire al bambino che il nonno è
partito per un lungo viaggio... Il bambino sperimenterà comunque la tristezza di
non vedere più il nonno, in più sarà spaesato dalle false verità che lo
circondano.
"Il mondo è pieno di uomini che non sapendo gestire la tristezza diventano
violenti, oppure di persone che nascondono la propria tristezza buttandosi nel
lavoro o in altro pur di riempire un vuoto" .
Quindi se vediamo nostro figlio triste, anziché cercare di rallegrarlo,
abituiamolo a riconoscere questa emozione e aiutiamolo a superarla.
"La cosa migliore è un bel massaggio intorno
al suo cuoricino spiegando in modo preciso che cosa pensiamo lo renda così
triste! Ad esempio possiamo dirgli: "Piccolino, sei triste
perché hai perso il tuo giocattolo preferito, chissà dove si troverà ora?
Possiamo andare al parchetto a cercarlo, se poi non lo troviamo, andremo in un
negozio a sceglierne uno nuovo assieme".
Così il bambino avverte che la sua emozione viene riconosciuta e
compresa,intanto la mano che lo massaggia lo medica proprio là
dove sente il "dolore". Inoltre nella narrazione il genitore
propone una soluzione per superare il problema. In
questo modo la relazione genitore-figlio ne uscirà rafforzata sul piano della
competenza emotiva.
4. Gestire il disgusto: se a tavola non vuole mangiare,
provate il gioco del pranzo bendato
"Il disgusto è l'emozione
che si prova davanti a qualcosa che percepiamo come pericolosa per la nostra
sicurezza".
Le prime manifestazioni di disgusto i bambini le hanno in relazione al sapore
del cibo che portano alla bocca. E questa emozione viene espressa in modo
esagerata dai piccoli con l'espressione: "Che schifo".
Quando i bambini riportano questa frase a
tavola non è tanto perché trovano disgustoso il cibo, quanto perché vorrebbero
trovarvi alimenti più saporiti e appetitosi.
"Come genitori abbiamo il
dovere di aiutare i nostri bambini ad apprezzare tutti i gusti e tutti i sapori". Perciò, di
fronte a un bambino che a tavola ci dice "non mi piace, mi fa schifo"
dobbiamo chiarire che nessun cibo è schifoso in quanto è stato preparato con
amore da chi gli vuole bene. E che il nostro corpo ha bisogno non solo di cibi
golosi ma anche nutrienti e ricchi di vitamine.
Detto questo, provate con il gioco del pranzo bendato:
sistemate nel piatto cinque piccole porzioni di cibi differenti (anche quelli
non graditi), poi con gli occhi bendati chiedetegli di assaggiare tutto e
indovinare che cosa mette in bocca.
Così il piccolo imparerà che quel cibo che chiamava schifoso può essere,
invece, buono.
5. Gestire la paura
del buio: il gomitolo di lana
"La paura è
un'emozione che ha molti modi di manifestarsi. C'è chi ha paura del buio, chi
dei cani, chi del temporale..." Quasi tutti i bambini, nel corso della
prima e seconda infanzia hanno molte paure, ma la vicinanza
emotiva dell'adulto può aiutarli a superarle. Ed è uno dei
primi e più efficaci allenamenti emotivi.
Se un bambino ha una paura, anche molto irrazionale, il genitore
deve sforzarsi di entrare nella mente del figlio e comprendere questo terrore. Ad esempio se un piccolo ha paura del
temporale, dovete accettare questa emozione, ma anche trovare un modo per
gestirla e quindi controllarla.
Se per esempio vostro figlio ha paura del buio e quando va a nanna vuole che
gli rimaniate accanto fino a quando si addormenta, provate con il trucco del gomitolo di lana: vostro figlio a letto terrà in mano il
filo, mentre voi lo srotolate e vi sedete fuori dalla camera con il gomitolo in
mano. Quando il piccolo sente la paura arrivare potrà tirare il filo, in questo
modo avvertirà la vostra presenza.
Il filo simbolizza il legame che c'è con
i genitori anche quando sono lontani.
6. Gestire la
sorpresa: l'emozione che vi può aiutare a motivare vostro figlio
"La sorpresa è
l'emozione che ci coglie quando la vita ci pone di fronte a qualcosa di
imprevisto. Può essere una cosa positiva, ma esiste anche il versante
negativo".
I genitori possono però usare l'emozione
della sorpresa in modo costruttivo. Per esempio dire a un bambino: "Se sarai
bravo, poi ti darà una sorpresa" è una frase vincente per aiutarlo a
conquistare un traguardo e un obiettivo educativo condiviso. Al piccolo non
interesserà tanto l'oggetto ma la sorpresa in se stessa. La sorpresa è
qualcosa che uno non si aspetta e quindi sta a significare: "Ti ho
pensato, ti voglio bene, per me sei importante".
Un gioco che può aiutarvi a
motivare il piccolo è il sacchetto delle sorprese.
Se volete che il vostro bambino riesca a conquistare una tappa di autonomia che
vi sta a cuore (a nanna presto, lavarsi le mani prima dei pasti, mettere in
ordine i giochi...), promettetegli il suo sacchetto della sorpresa
una volta che avrà conseguito l'obiettivo proposto. Ogni giorno potete metterci
dentro un piccolo regalino che gli consegnerete alla sera se l'obiettivo
proposto e discusso con lui è stato conseguito.
7. La felicità: è
un'emozione che va condivisa
"La felicità è
un'emozione che ci spinge verso le esperienze più belle della vita".
Anche la felicità
è un'emozione che ha bisogno di condivisione. "Se mamma e papà partecipano alla
mia felicità, il mondo è un posto bello in cui vivere" pensa il bambino
felice.
Un bambino
che prova tanta felicità si sente disorientato se si trova davanti un adulto
incapace di cogliere e condividere con lui questa sua emozione.
"Non solo dobbiamo portare felicità nella vita dei nostri bambini, ma dobbiamo
anche riconoscere quando loro sono felici.
Un suggerimento per creare
condivisione è fare dei piccoli album fotografici dei ricordi
felici. "Sarà
bellissimo sfogliarli insieme ai figli e rivivere di nuovo insieme a loro gli
accadimenti in cui avete condiviso quella bellissima emozione".
L'albume dei ricordi felici sarà un tesoro da conservare preziosamente
del tempo.
Autrice: Federica Baroni
Fonte: www.nostrofiglio.it
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