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mercoledì 23 agosto 2023

La violenza è violenza e non va mai giustificata

LA VIOLENZA E’ VIOLENZA, E NON VA MAI GIUSTIFICATA

I fatti di Palermo stanno facendo molto discutere, ma gli stupri non hanno necessità di essere parafrasati, filtrati o attutiti da motivazioni cuscinetto. Affrontare e discutere la gravità di quanto è accaduto "evita" che accadano in futuro altri avvenimenti come questi. Normalizzare, banalizzando l'accaduto, non fa che spalancare le porte ad altri episodi di violenza in quanto non percepiti come gravi, orripilanti, fautori di traumi che non guariranno mai.


Sto leggendo tante o forse troppe opinioni su quanto è accaduto a Palermo. La visione delle cose è talmente complessa quanto semplice.

<<Una ragazza è stata stuprata,  PUNTO>>.

Non ci sono scusanti; non esiste il "era ubriaca", non esiste era "una poco di buono", non esiste un "creiamo un gruppo Telegram per trovare il video dello stupro" così come non esiste "è una cosa da animali" e non esiste: "è una ragazzata".

Gli stupri non hanno necessità di essere parafrasati, filtrati o attutiti da motivazioni cuscinetto.

Sono tali in quanto violenti, in quanto umani e non animaleschi ed in quanto orripilanti.

La violenza da sempre appartiene alla "non cultura totalmente umana" della sopraffazione, della semplificazione, della mercificazione. Un evento così grave che viene spettacolarizzato è il frutto della normalizzazione della violenza che passa attraverso le frasi "banali" con cui vengono nutriti i figli:

 <<Sei un uomo perciò comportati come tale! Non fare la femminuccia>>.

<< Prenditi quello che devi, non piagnucolare come una femmina>>.

<<Un uomo non deve chiedere mai nulla>>.

<<Gli uomini non piangono e non hanno paura>>

La normalizzazione di un evento grave, che viene ricercato sui canali social in quanto spettacolo sollecitatore di curiosità e non come evento traumatico verso il quale provare disgusto e rabbia è indice di quanto un telefono, un social ai quali non si è stati "Educati" rendano commerciabile, fruibile e "normale" qualunque contenuto seppur aberrante.

La prima agenzia educativa è la famiglia, ed è lì che vanno educati i figli alla loro fragilità, alla NON onnipotenza, ai sentimenti ed alle emozioni.

La seconda agenzia educativa è la scuola che attraverso l'educazione civica, la storia, la letteratura e le scienze che rendono "umani" gli uomini e le donne. La storia educa ad avere paura della violenza, l'educazione civica e la letteratura educano alla differenza ed alla responsabilità civile e morale verso sé stessi e verso gli altri.

L'educazione sessuale educa a scoprire il sesso attraverso altri filtri forse un po' meglio del porno. Il sesso, è una tematica articolata e difficile e va spiegato, non può essere il porno a fare da insegnante.

Il porno fornisce una sola e "facile" interpretazione di quanto accade e mi chiedo se forse queste tematiche verso i quali gli adulti "moralmente sani e pudici" ( che sono forse gli stessi che si scandalizzano di un docente che parla di sesso e di differenza di genere, e che al contempo definiscono una vittima di violenza una "donnaccia che se l'è cercata") non debbano essere affrontate in classe ed in famiglia.

La terza agenzia è il gruppo dei pari e quest'ultimo è il prodotto del funzionamento in positivo o in negativo delle prime due ed è il riflesso di una società immensa che riflette in grande le proiezioni dei singoli. Se è andata bene nelle prime agenzie un ragazzo violento che cerca di istigare i compagni al compiere atti violenti viene lasciato da solo, viene allontanato, viene aiutato alla comprensione della gravità di quella idea. Se invece il branco è il prodotto del "posso fare quello che voglio perché IO comando" accade che di 7 ragazzi nessuno avrà lo scrupolo di pensare che quella è un'azione grave, schifosa e che non PUÒ e non DEVE essere compiuta. Accade che fra quei 7 ragazzi vi è anche chi penserà di riprendere quanto accade perché tanto è NORMALE.

Di questo episodio che se ne parli con i ragazzi, con gli adolescenti e soprattutto con gli adulti perché BISOGNA parlarne. Affrontare e discutere la gravità di quanto è accaduto "evita" che accadano in futuro altri avvenimenti come questi. Normalizzare, banalizzando l'accaduto, non fa che spalancare le porte ad altri episodi di violenza in quanto non percepiti come gravi, orripilanti, fautori di traumi che non guariranno mai e di gravi conseguenze giuridiche e morali

(<<Mi sono rovinato la vita>> ho letto; non ho letto però "ho rovinato una vita").

Se una ragazza violata, distrutta e sfinita che chiede aiuto non smuove la coscienza e l'emozione di un ragazzo dal fermarsi, dal soccorrere... Io ho paura.

<< Ieri sera niente, se ci penso un po' mi viene lo schifo perché eravamo 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l'avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi, sinceramente mi sono schifato un po', ma che dovevo fare?>>.

I ragazzi sono il prodotto delle nostre parole, dei nostri modi di esprimere o reprimere le emozioni ed i sentimenti, del nostro modo di guardare in maniera complessa o "semplice " le situazioni e le persone.

Se "abituiamo" i ragazzi alla logica della normalità della violenza,  poniamoci due domande su quello che può accadere.

<<La carne è carne>>. Perciò ogni cosa è lecita.

Non c'è niente di NORMALE nel banalizzare o giustificare la violenza.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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