L'IMPORTANZA DEL PADRE PER I FIGLI
Consigli utili
Sono assolutamente convinto che ciò che lega una mamma ad un figlio, sia senza dubbio qualcosa che non può essere semplificato in spiegazioni tecnico-scientifiche. C’è qualcosa che va assolutamente oltre. La vita nella vita; un cuore che batte li dove c’è un altro cuore che batte. Una simbiosi di pulsazioni, nutrizione, emozioni, che si ripete ininterrottamente per nove mesi. Un embrione che diventa feto, poi, bimbo. Una vita che inizia e diventa autonoma quando si “stacca dalla vita”.
Si stacca…
Questo termine è ben preciso,indica un nuovo
inizio. Da questo momento, la dipendenza del nascituro si trasforma. La
mamma non è più sola.
Il neonato può contare sulla costante presenza oltre che della mamma, anche del papà.
Ma chi non ha mai sentito dire da una mamma: “Solo io posso capire mio figlio!”.
Solo io. Mio figlio.Ecco, fisicamente il distacco è avvenuto. Per il nascituro e per il papà è così; per la mamma, accettarlo diventa un po’ più difficile, spesso impossibile. Quel senso di protezione naturale, quell’attenzione necessaria soprattutto nei primi anni di vita di un figlio, si trasformano facilmente, spesso inconsapevolmente (…) in senso di proprietà esclusiva. La mamma accudisce; la mamma da il nutrimento; la mamma lava, veste, si preoccupa di tutto ciò che riguarda il figlio. Potrei continuare all’infinito l’elenco di cose a cui anteporre sempre “la mamma”.
Ma il papà…?
All’atto del concepimento, non erano in due i
futuri genitori? Vogliamo considerare i papà come semplici “inseminatori” che
una volta espletato il proprio compito, possono tranquillamente essere riposti
in un angolo, in un armadio o semplicemente davanti ad un televisore? Per esperienza,
vi dico che non è così: sono convinto che esistono delle eccezioni, ma queste
vanno considerate anche se si parla di mamme, ma la maggior parte dei padri, sono
volutamente messi fuori gioco dalla presenza ossessiva delle stesse nella vita
dei figli.
Ricordate…? “Solo io”; “Mio figlio”. Sono queste
le due principali affermazioni che devono far riflettere. Sono due paroline,
pronunciate con una tale convinzione e naturalezza che escludono
categoricamente dalla vita di un figlio chiunque altro. Padre compreso. Vi
assicuro che è l’errore più grande che una mamma possa fare. È la convinzione
più sbagliata che si possa avere. È il danno più grosso e grave che si possa
arrecare alla crescita di un bambino. Non è questo l’unico modo che una mamma
deve conoscere per infondere amore ai figli. Sono convinto che susciterò
qualche malcontento se vi dico che questo potrebbe non essere vero amore, bensì
egoismo.
“L’ho fatto io!”: un’altra bruttissima frase che
esclude ogni dubbio di esclusività. “L’ho fatto io, è figlio mio!” Che brutta
frase! Quanto è frustrante per un padre sentire questa frase e dannoso per
l’individualità di un figlio. Non ho assolutamente nessun dubbio sulla
genuinità del bene di una mamma, ma sappiate che già prima che avvenga quel
“distacco”:
- L’amore di un padre è assolutamente pari
all’amore che nutre la donna con cui quel figlio è stato concepito.- L’unilateralità non è il canale migliore per garantire ad un figlio, quell’amore e quelle attenzioni di cui ha bisogno. È bello sentirsi mamma, come è bello potersi sentire papà.
- Credetemi, per un figlio, potersi rivolgere
all’uno o all’altro genitore, come fosse la stessa cosa è il modo migliore per
crescere serenamente, ma soprattutto nel modo più equilibrato possibile.
Facciamo in modo che sia così! È questo il modo migliore per essere pronti, un
giorno a lasciare che il proprio figlio si senta libero di esprimere la volontà
di essere parte attiva della società, senza che nessuno ostacoli il suo volo…
Autore: Mario Cinieri
Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE
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