Paidos Onlus

Paidos Onlus
Paidos Onlus dalla parte dei bambini,SEMPRE

mercoledì 24 novembre 2021

Preferisco non illudermi

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

PREFERISCO NON ILLUDERMI, ALMENO COSI’ NON RESTO DELUSA

Queste ragazze ne hanno viste tante, il loro carattere è temprato dalle delusioni e spesso è la rabbia accudita e rafforzata dalla lamentazione che le istiga alla stasi e al non sperare nulla per il futuro. 

<<Chiara preferisco non credere e partire sconfitta in partenza, almeno non mi illudo; che chi si illude resta deluso due volte>>

Il mio turno inizia così, ammetto che sapevo che sarebbe iniziato così.

Il futuro è temibile tanto quanto il presente è statico agli occhi di queste ragazze. Il mondo le da per scontate e spesso loro si comportano come tutti credono sia giusto comportarsi. 

Il mio turno inizia così, ammetto che sapevo che sarebbe iniziato così.

Il futuro è temibile tanto quanto il presente è statico agli occhi di queste ragazze. Il mondo le da per scontate e spesso loro si comportano come tutti credono sia giusto comportarsi.

<<Odio quando mi gridano contro, odio. Io resto calma fino ad un certo punto, poi non ce la faccio più, non mi faccio trattare così>>

Insegnare ad una ragazza che, prima di potersi avvalere di questa frase, deve farsi una posizione, dimostrare che non è quel che viene descritta, che deve giocarsi le carte dell'educazione, dell'orazione, del carisma, dell'intelligenza, della sapienza e della gentilezza prima di difendersi con toni bruschi e cupi, anche di fronte alle parole più ingiuste non è facile.

Queste ragazze ne hanno viste tante, il loro carattere è temprato dalle delusioni e spesso è la rabbia accudita e rafforzata dalla lamentazione e dal "dato per scontato" che istiga alla non azione ed alla....stasi.

Ti arrabbi con loro come educatore perché sei cosciente del fatto che è ingiusto sentirle arrese alle parole degli altri, che hanno visto troppe schifezze per sentirsi dire certe cose, che è ingiusto dopo tutto il lavoro fatto lasciarsi andare così. La pigrizia e la stasi adolescenziale sono di per loro pericolose, specie se avvalorate dalle parole di professori che non sanno, di amici con altrettanti problemi che tradiscono alle spalle, di familiari che abbandonano le speranze di un futuro sparendo nel nulla.

Una discussione lunga sul futuro che dipende unicamente da loro, dalla loro capacità di scegliere chi essere, di cosa fare.

Tante scuse, tante frasi sciocche, punizioni ipotetiche ed imminenti che penzolano sulle loro teste se le cose non cambiano, fino a quando iniziano i discorsi produttivi, o meglio le riflessioni...

<<Stasera esco e non mangio>>

Vado in cucina, la bimba finalmente dorme, la ninna nanna ha avuto la meglio. C'è del pane duro che diventa panzanella con la rucola e molto altro.

Preparo i crostini al rosmarino e olio per la zuppa di lenticchie e crostini con la mozzarella e lo speck e con la mortadella.

<<Anche se non mangi, ti siedi a tavola>>

Il profumo dello speck ripassato in padella riempie la cucina.

A tavola ci sono tutte, il piatto suo è a posto. Lei lo prende in silenzio, lo posa sul tavolo, lo riempie di quel che c'è nei vari vassoi da portata ed inizia a mangiare velocemente finché il sapore non le riempie l'anima e le rallenta la masticazione.

Un'altra ragazza a tutta voce sommerge la silenziosa degustazione.

<<Chiara ora viene il mio compleanno, dobbiamo fare i rustici, tre feste e poi ci dobbiamo organizzare>>.

Un'altra adolescente richiede torte, rustici ed altro, il tutto mentre la mia mente richiama bisognosa l'organizzazione su Google calendar e di mille sveglie per ricordarmi di tutto quello che bisogna fare.

<<Poi viene halloween, che facciamo? I biscotti???>> 

Intanto la prima celebrità di questo turno:

<<Io non esco più. Ci vediamo un film?>>

Stasera in 3 sono sul divano a guardare Quo Vado e ridono. Ne manca solo una, ma va bene così.

Nessuna di loro usa il telefono. L'aria è calma.

Domani è un altro giorno...

L'ultima frase della discussione è stata la mia.

<<Chi sogna e non tenta resta deluso tre volte>>

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

Paidòs Onlus

dalla parte dei bambini, SEMPRE

 

Con l’Adozione a Distanza

accompagni un bambino nella sua crescita

donandogli un’infanzia felice

dona tramite bonifico su IBAN:

IT 51W 05385 78440 00000 0000 455

www.paidos.it

 

Ogni mercoledì si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 17 novembre 2021

L'occasione da prendere al volo

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

L’OCCASIONE DA PRENDERE AL VOLO

Quando una ragazza in Casa Famiglia,  da sempre oppositiva e riluttante alla condivisione, ti mostra uno spiraglio per entrare nel suo mondo, non puoi certo lasciarti scappare l’occasione

 

<<Chiara facciamo le crepes?>>

Sperimentazioni.

Oggi pensavo a quanto il lavoro e la voglia di impegnarsi riescano a nobilitare l'animo.

Eppure questa ragazza, da quando è arrivata, non ha mai voluto fare qualcosa assieme, è sempre stata oppositiva alla socializzazione; riluttante alla condivisione, estranea al movimento.

 Eppure questa ragazza oggi ha avanzato una richiesta d'azione.

"Cogliere l'attimo, osservazione e sperimentazione" diceva il mio manuale.

L'impasto era troppo liquido e con i grumi.

Aggiungiamo la farina e mescoliamo minuziosamente.

L'impasto non si cuoce, si attacca al fondo. Riduciamo la fiamma. Cambiamo la pentola.

Questa crepe è troppo grande e poco cotta, metteremo meno impasto.

Le prime crepes erano informi, crude.

Man mano la loro forma si è arrotondata, il giallino pallido si è imbrunito di vivaci macchiette di cottura.

Lo spessore si è assottigliato ad ogni nuovo tentativo.

Ultime crepes: Forma impeccabile, colore esatto, consistenza giusta.

Il tentativo di riuscita, ha dimostrato questa ragazza oggi, è possibilmente ipotizzabile lì ove vi sia la voglia di modellare il proprio agire.

Una ragazza che finora era rimasta in cucina solo per pranzare e cenare, azioni a cui è costretta, oggi ha posto una richiesta.

Oggi ha richiesto un tentativo di messa in gioco al rischio di non riuscire, al rischio di critica.

Il "provare" è il principio dell'autocorrezione e l'autocorrezione è il prologo della riuscita.

L'educazione passa attraverso il tentativo, la richiesta e la voglia di buono.

Un turno spesso inizia in un modo e si evolve in tutt'altro. Una merenda assieme di tre personcine  usualmente litigiose fra loro.

Litigheranno ancora, su questo non v'è dubbio.

Eppure in un neutro pomeriggio d'autunno questa casa eccheggiava di risate e serenità.

Ogni tanto queste ragazze meritano un "brava", meritano un tentativo.

Mi chiedo se qualcuno abbia mai detto alla nuova arrivata un "sei stata brava, continua così". La mente risuona delle parole delle relazioni e mi dico che forse la risposta è no...

Le adolescenti ai fornelli sporcano l'impossibile, ascoltano musica alternativamente piacevole, ben lontana dalle canzoni di Lucio Dalla, mentre fanno qualcosa che a loro piace. Anche se sbagliano tecniche, anche se i loro modi non sono propriamente ortodossi, meritano che ci sia qualcuno che dica loro di tentare. Anche se ci vogliono 25 minuti per preparare il piatto della presentazione perché è "importante" che sia bello, vale la pena aspettare.

Una merenda semplice ma serena.

Oggi per la prima volta, siamo state assieme. Questa ragazza mi ha concesso di entrare nel suo mondo attraverso le sue canzoni, mi ha concesso di ascoltarla mentre parlava delle sue passioni perché la cucina è questo che fa: crea possibilità.

Io Intanto osservo ed imparo qualcosa di nuovo.

Si, mi dico, questa è stata una merenda davvero importante. Golosa ed importante.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

Paidòs Onlus

dalla parte dei bambini, SEMPRE

 

Con l’Adozione a Distanza

accompagni un bambino nella sua crescita

donandogli un’infanzia felice

dona tramite bonifico su IBAN:

IT 51W 05385 78440 00000 0000 455

www.paidos.it

 

Ogni mercoledì si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 10 novembre 2021

La mancanza di cultura segna i ragazzi

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

LA MANCANZA DI CULTURA SEGNA SPESSO I RAGAZZI

Situazioni di profondo disagio spesso derivano da mancanze culturali, da genitori poco o affatto istruiti che non riconoscono il valore della scuola. Un ragazzo educato al pensiero non si omologherà alla massa che gli dirà di obbedire alle regole della strada, del dittatore di turno, della violenza di gruppo.


"La mancanza di cultura genera miseria".

Stasera rifletto su una delle principali motivazioni che spingono l'inserimento di un minore in comunità.

<<Il ragazzo o la ragazza dice parolacce, parla solo in dialetto, è oppositivo, fuma e fa uso di sostanze, ha atteggiamenti promiscui, vive in condizioni igieniche non adatte, abbandona la scuola, vive per strada. Nell'ipotesi più orribile il minore ha subito un abuso. Il minore è vittima di triangolazione genitoriale>>.

Molti dei nostri ragazzi derivano da situazioni di profonde mancanze culturali. Finanche i problemi economici hanno spesso una matrice sociale e culturale.

Genitori poco o affatto istruiti che non riconoscono il valore della scuola come istituzione che educa al "pensiero" poiché incapaci essi stessi di pensare. Genitori, deliranti di onnipotenza, poco o affatto in grado di gestire un conflitto sono in grado di smuovere universi pur di non ammettere un fallimento, piuttosto di ammettere "l'umiliazione" di una scusa, piuttosto che imparare a "litigare".

Genitori non educati all'igiene, al rispetto, alla "cura".

Molti dei nostri ragazzi sono cresciuti essendo figli di tutto questo.

Ricordo il manuale di Pedagogia Generale; recitava: "la famiglia è la prima e la più importante agenzia educativa".

La prima e la più importante agenzia educativa e spesso fa acqua da tutte le parti. Come può educare?

Figli della strada.

La strada, penso ai miei libri su Padre Pino Puglisi, istiga i ragazzi alla durezza, alla sopravvivenza, alla freddezza, all'odio verso le istituzioni da cui spesso si sentono abbandonati e non protetti, istiga i ragazzi alla delinquenza, quale facile inclinazione all'ottenimento di risorse economiche necessarie alla sopravvivenza e garanti di una vita degna di chi ha sofferto tanto. In strada si parla il dialetto perché quella è la lingua d'appartenenza; in strada non v'è bellezza. In strada gli adulti sono datori di lavoro del malaffare o nemici dell'infanzia che un tempo fu negata.

Molti dei nostri ragazzi derivano da ambienti di povertà economica derivanti dall'incapacità di genitori di rimboccarsi le maniche, dalla non voglia di agire, dalla voglia di lamentarsi del tutto.

Molti dei nostri ragazzi sono figli di genitori privi di cultura, che si annoverano fra la voglia di evadere dai doveri genitoriali e dalle regole. Privi di qualsivoglia gentilezza perché non sono anch'essi mai stati educati ad essa.

Un ragazzo abbandonato, che sa di essere solo, che ha vissuto per strada sa che deve sopravvivere non "vivere". Un ragazzo che vive per strada dipinge le strade dei suoi colori perché le pareti di casa sono i muri abbandonati delle periferie. Una ragazzo abbandonato parla il dialetto perché nessuno gli ha mai parlato del viaggio fantastico di Dante Alighieri, nessuno gli ha mai detto della voglia di Leopardi di scappare dai suoi genitori e da quella casa prigione, nessuno ha mai parlato dell'orgoglio di Socrate, nessuno gli ha mai detto il perché del definire la Guerra ed i totalitarismi pericolosi perché uccidono, il Perché il Brunelleschi realizzò una cupola impossibile, il perché l'arte dona all'uomo speranza di bellezza, il perché le poesie furono il principio della canzoni a cui ci si appiglia con forza, nella speranza di sentirsi meno soli..nessuno gli ha mai letto da bimbo un albo illustrato, e lasciato che si sognasse su quelle meravigliose immagini.

Ci sono casi e casi e su questo non v'è dubbio. Ma spesso i nostri ragazzi, con i loro racconti, dimostrano che la misera è figlia indiscussa della non conoscenza, della non cultura.

Il pensiero educa al confronto, educa alla messa in discussione, educa alla riprogettazione, educa alla non lamentazione, educa alla ricerca, educa alla bellezza.

In che modo vi chiederete?

Ebbene un ragazzo educato alla bellezza di perdersi in un quadro, non imbratterà mai un monumento. Un ragazzo educato alla buona musica saprà scegliere di non parlare male dei primi ribelli che scrissero le prime note della musica classica perché la ribellione insita in quella musica la sentirà vibrare nell'anima. Un ragazzo educato al pensiero non si omologherà alla massa che gli dirà di obbedire alle regole della strada, del dittatore di turno, della violenza di gruppo. Un ragazzo educato alla cultura del sesso non diventerà genitore in così tenera età, rischiando per questo di non essere in grado di gestire due o tre figli nati anch'essi nell'ignoranza che vivranno inevitabilmente per strada creando tortuosi circoli di continue ed inevitabili richieste d'intervento per il sostegno delle marginalità sociali.

Stasera ascoltavo una ragazza sbraitare contro un mondo di gente che non la comprende ed è colpevole gravemente di questo, ed è colpevole perché non è stata educata ad ascoltare il grido di una ragazza cresciuta troppo in fretta.

Il dialetto è meraviglioso quando è amore verso il proprio paese non quand'è difesa da un mondo per cui o sei così o sei fuori.

La non cultura genera miseria.

La cultura genera conoscenza, indipendenza, unicità, riconoscimento della specialità e della differenza, ricerca...

Ora mi chiedo se non siano queste le competenze in grado di combattere bruttezza, degrado ed abbandono...

Mi ostino all'idea che bisogna leggere libri, non arrendersi alla bruttezza di chi non conosce bellezza, insistere nella cultura perché educa alla vita.

Stasera pesco questo libro dalla libreria degli educatori.

Lo osservo e penso.

Penso che i nostri ragazzi sono attori itineranti su palcoscenici distrutti.

Il nostro lavoro è nascosto nel tentativo di donare loro gli strumenti per costruire teatri sempre più belli, in cui esibire la loro storia ed il proprio coraggio con orgoglio.

La cultura costruisce teatri, strade, musei, giardini, case, quartieri e speranze.

La cultura dona ad in nostri ragazzi la possibilità di esibirsi sul palcoscenico della vita con un copione differente da quello preimpostato, diverso da quello che ha visto i loro genitori crollare sotto il peso delle loro stesse scelte, della loro propensione a desistere, della loro lontananza dal bello, dal valore, dalla giustizia che un bambino merita.

Uno che racconti della complessità di un mondo che spesso si dimentica quanto sia difficile restare sotto i riflettori della vita mentre tutti ti osservano e nessuno ti guarda.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

Paidòs Onlus

dalla parte dei bambini, SEMPRE

 

Con l’Adozione a Distanza

accompagni un bambino nella sua crescita

donandogli un’infanzia felice

dona tramite bonifico su IBAN:

IT 51W 05385 78440 00000 0000 455

www.paidos.it

 

Ogni mercoledì si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 3 novembre 2021

Le parole che dovremmo dire ai nostri ragazzi

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

LE PAROLE CHE DOVREMMO DIRE AI NOSTRI RAGAZZI

Dovremmo dirgli che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare. Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico. Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.


Ci sono cose da dire ai nostri figli.

Come ad esempio che il fallimento è una grande possibilità. Si ricade e ci si rialza. Da questo s’impara. Non da altro.

Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono, non sono femminucce. Alle femmine che possono giocare alla lotta o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.

Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sé. Che esistono pensieri spaventosi, e di non preoccuparsi.

Dovremmo dire che si può morire, ma che esiste la magia.

Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita. Che ci sono giorni sì, e giorni no. E hanno tutti lo stesso valore.

Che bisogna saper stare, e basta. E che il dolore si supera.

Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno. Alle femmine che nessuno le salva, se non loro stesse. Altrimenti le donne continueranno a morire e gli uomini a uccidere.

Ai nostri figli dovremmo dire che c’è tempo fino a quando non finisce, e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.

Dovremmo dire che non ci sono né vinti né sconfitti, e la vita non è una lotta.

Dovremmo dire che la cattiveria esiste ed è dentro ognuno di noi. Dobbiamo conoscerla per gestirla.

Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro. Alcuni fari non riescono a fare luce.

Che senza gli altri non siamo niente. Proprio niente.

Che possono stare male. La sofferenza ci spinge in avanti. E prima o poi passa.

Dovremmo dire ai nostri figli che possono non avere successo e vivere felici lo stesso. Anzi, forse, lo saranno di più.

Che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Fino alla fine.

Bisogna dir loro che se nella vita non si sposeranno o non faranno figli, possono essere felici lo stesso.

Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.

Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.

Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.

Che esiste il perdono. E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.

Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano. Dove non li vediamo più.

E che noi saremo qui. Quando vogliono tornare.


Paidòs Onlus

dalla parte dei bambini, SEMPRE

 

Con l’Adozione a Distanza

accompagni un bambino nella sua crescita

donandogli un’infanzia felice

dona tramite bonifico su IBAN:

IT 51W 05385 78440 00000 0000 455

www.paidos.it

 

Ogni mercoledì si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.