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mercoledì 18 ottobre 2023

L'importanza di avere qualcuno che crede in te

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

L’IMPORTANZA DI AVERE QUALCUNO CHE CREDE IN TE

La cucina, come l'arte, la musica o un buon libro, è una fantastica via di fuga dalle realtà dal sapore cattivo. E’ un fantastico modo per disconnettersi dalla realtà piena di casini e problemi per entrare nel proprio personalissimo mondo delle cose belle. Un piccolo forno può diventare un fantastico strumento pedagogico capace di sfornare piccole dosi di felicità. 

L'altra sera eravamo intenti a cucinare per tutti in casa famiglia; lui accoglie con entusiasmo e con un po' di ansia qualunque cosa gli proponga di cucinare. Quella sera avevo una voglia matta di preparare la parmigiana, come quella che un tempo preparava mia nonna. Avevo voglia di provare la ricetta della pizza parigina, della pizza con zucca e gorgonzola, lui aveva voglia di cimentarsi con il casatiello. Avevamo iniziato dalla mattina a friggere le melanzane, preparare il sughetto al basilico, tagliare la mozzarella e preparare gli impasti dei lievitati. Mentre friggevo osservavo sott'occhio la sua premura nel controllare e ricontrollare mille volte la ricetta mentre affondava concentrato le mani nell'impasto morbido. Di tanto si fermava, osservava la consistenza dello stesso e continuava. Se potessi descrivere il modo in cui assemblava la parmigiana forse descriverei così: le sue mani lente adagiavano le melanzane nella grande teglia, distribuivano in ogni direzione e piano il sugo, ponevano le foglioline di basilico con estrema delicatezza, allo stesso modo poneva i cubetti di mozzarella ed il parmigiano.... Una vera poesia!

Il suo sguardo di solito è sempre giudicante, normalmente rimprovera tutti per qualunque cosa e tende ad avere un espressione seria e rigida... Ma non mentre cucina; mentre cucina, i suoi occhi vispi scrutano l'impasto che cresce e si dora in forno con estrema e divertita attenzione; le pupille si dilatano quando assaggia il sugo di pomodoro e le guance si distendono in un dolce sorriso mentre pregusta quel sapore caldo, avvolgente e leggermente acidulo. Sforma il casatiello e lo assaggia con estrema e critica curiosità ma basta guardargli l'espressione del volto per comprendere che quella ricetta è stata eseguita con successo. Per esultare definitivamente chiede sempre che vengano assaggiati i suoi piatti e spera sempre in un giudizio buono, richiedendo di essere precisi e critici nel commento.

Ora, lui non lo sa... ma quel casatiello conteneva tutta la sua minuziosa attenzione per il dettaglio, tutta la sua precisione e tutta la sua passione per la cucina ed aldilà del giudizio culinario (che non poteva che essere positivo) quella preparazione era perfetta, proprio perché il risultato perfetto di cura e tenacia.

Anche io quando cucino o preparo un dolce temo sempre la critica e cerco sempre di capire dalle facce se piaccia o meno. Ma lui non è inquieto solo per il giudizio...credo che la sua ansia riguardi più la necessità e l'importanza del sentirsi dire: "Bravo! Sei in gamba!". Questa forse è la differenza fra un adulto ed un ragazzo: per un ragazzo conta davvero l'opinione di un adulto perché è sinonimo del suo riconoscimento come persona, come unicità e come capacità.

A tavola gustava felice tutte le preparazioni, prendeva diversi pezzi di pizza e con un sguardo adorabile assaggiava e mangiava quello che c'era nei vassoi da portata mentre parlava allegro con gli altri commensali.

Qualche giorno fa guardavo il film "Julia&Julia". C'è una frase che adoro di questo film; una delle due protagoniste risponde alla domanda:<< Cosa ti piace fare?>> con la più spettacolare delle risposte per me ossia: <<Mangiare>>.

Credo che l'altra sera il nostro giovane amico fosse immensamente simile a Julia. La sua espressione dura cambia per addolcirsi in quel modo solo quando è in cucina ed è intento a preparare qualcosa di buono. La cucina è il suo piccolo regno in cui si sente al sicuro e desideroso di imparare. Adoro guardarlo cucinare e mangiare, mi rasserena. Certe volte sembra quasi che si disconnetta dalla realtà piena di casini e problemi per entrare nel suo personalissimo mondo delle cose belle.

La cucina, come l'arte, la musica o un buon libro, è una fantastica via di fuga dalle realtà dal sapore cattivo.

Spesso mi dico che un domani, durante una mia ipotetica giornata nera di pioggia e brutti pensieri, vorrei entrare nel suo ristorante; osserverei la gente che attende il suo turno di accomodarsi mentre legge divertita e affamata i menù del giorno. Entrerei, mi siederei e lo saluterei con affetto, poi senza indugiare ordinerei proprio a questo giovane chef di portarmi il suo piatto del giorno capace di ridarmi il sorriso e so che ci riuscirebbe.

Immagino e fantastico spesso sul futuro di questi ragazzi, o forse creo per loro scenari futuri da vera egoista.

Pregusto già il sapore di questo mio sogno e nel frattempo mi godo il casatiello più buono che abbia mai mangiato e sorrido...

La cucina profuma di zucca, di pizza ed è colorata dalle risate dei bambini che mangiano allegri... è una vera delizia.

Cosa riesce a fare un piccolo forno... Alle volte mi dico che sia un vero e proprio strumento pedagogico e magico in grado di sfornare piccole dosi di semplice "Felicità".

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 11 ottobre 2023

Ti auguro tempo

 TI AUGURO TEMPO

Non ti auguro un dono qualsiasi,

ti auguro soltanto quello che i più non hanno.


Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;

se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

 

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non

solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.

ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,

ma tempo per essere contento.

 

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,

ti auguro tempo perché te ne resti:

tempo per stupirti e tempo per fidarti

e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

 

Ti auguro tempo per toccare le stelle

e tempo per crescere, per maturare.

 

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.

 

Non ha più senso rimandare.

 

Ti auguro tempo per trovare te stesso,

per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.

 

Ti auguro tempo anche per perdonare.

 

Ti auguro di avere tempo,

tempo per la vita.

 

Elli Michler (1923- 2014)  

poetessa tedesca

 

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giovedì 5 ottobre 2023

Come gestire la rabbia nei bambini

COME GESTIRE LA RABBIA NEI BAMBINI 

Sembra tanto un argomento da adulti, ma la gestione della rabbia è molto comune e sentito dai genitori. Oggi viviamo più a contatto tra genitori e figli, viviamo in spazi chiusi e spesso ci restiamo. Vogliamo calma, perfezione, tutto e subito. Tutto questo – scoprirai – non agevola affatto l’educazione alla gestione della rabbia dei nostri figli.

Vediamo insieme qualche indicazione da tenere conto per aiutarli a imparare a gestire la rabbia da negazione, frustrazione, competizione.

1. Cerca uno sfogo quotidiano

Hai mai notato che i figli parlano più a bassa voce quando sono fuori che in casa? Hai mai notato come bambini piccoli e meno piccoli siamo più tranquilli all’aria aperta? Ai giardinetti pubblici, nei campi o al mare hanno la possibilità di sfogarsi, di correre, di respirare, di guardare grandi distanze. Dopo la scuola un’oretta al giorno: fallo. Andate a scuola a piedi, aiuta a gestire in generale l’equilibrio emotivo del proprio sistema nervoso. Trova occasioni quotidiane (tranne quando piove certo o c’è tanto vento) per sfruttare la nostra Terra, tra natura, prati, passeggiate, aria e la gestione della rabbia in certi episodi prima eclatanti, sarà più facile.

2. Sin da piccoli aiutali a gestire la rabbia da frustrazione

Quella frustrazione di non venire immediatamente in braccio se piange, ma dopo un minuto magari. La mamma è lì ma ora sta finendo di piegare i panni, il bimbo la vede e vuole andarle in braccio. La mamma amorevolmente fa sentire la sua presenza, che tutto va bene, pur non prendendolo subito in braccio. Questo semplice gesto pare innocuo ma poi avrà conseguenze extra positive sulla sua gestione della frustrazione, delusioni e rabbia. Vuole una cosa ma tu ora non puoi o non vuoi concedergliela. Se è “no”, resta “no”. Dapprima urlerà, si dimenerà e si agiterà per terra (classico dei terrible twos) ma poi capirà e finirà per dire «D’accordo». Ritornerà a chiedere? Ma certo, è umano, furbetto e simpatico. Continuerai a dire “no” o proporrai una alternativa per dopo o un’altra occasione. Userai un tono gentile e accogliente, nonostante dirai di “no”.

3. Se è il classico capriccio per terra?

Non cercare di fermarlo (come facevo io con la mia prima!), lascialo sfogare, restagli accanto. Quando avrà sfogato la forte emozione che ha nel corpo e che non riesce a contenere, ti chiederà un abbraccio, vorrà contenimento e accoglienza. Fagli sapere che tu sei lì, lo ami sempre, anche quando urla come un pazzo per un capriccio senza logica sul pavimento.

4. Respira e la gestione della rabbia sarà migliore

Qui mi rivolgo a te, solamente a te. Respira, guarda a lungo termine, considerala tenacia, intelligenza, furbizia o semplicemente stanchezza. Considera che sono esseri imperfetti, il loro cervelli è immaturo quando nascono. Idem per il loro sistema nervoso. Provano emozioni e non sanno gestirle, sta a noi insegnarglielo. Guarda lontano, alla loro maturazione e gestione emotiva e accogli il loro sentimento di rabbia.

5. Se sono violenti, che fare?

Ferma il gesto contro di te o contro fratelli. Il rispetto è importantissimo in casa e deve essere reciproco. Non alzare le mani su di lui e lui imparerà a non farlo con te. Un buffetto sul culetto per segnare una parola, con dolcezza o fermezza, non è mettere le mani addosso ai figli. Tutto il resto sì. Se mordono e hanno due anni è perché sono solo curiosi di sapere ciò che accadrà. Sanno che fanno male ma non ne sono convinti, e allora ci provano ancora per esserne sicuri. Sii fermo sia nelle parole che nel tono di voce: «No». Blocca il movimento, negalo, rimproveralo. Per quei 2 secondi e poi passa ad altro.

6. Ignora atti stupidi di violenza

C’è una tecnica che propongo ai genitori in Figli Felici che è quella dell’“Attending & Ignoring”: dai attenzione alla persona e ignora quel comportamentino stupidino e sciocchino che non vuoi sottolineare. Ignora che sbatta il piede per terra, che manifesti rabbia in modo esagerato. Dai importanza alla persona, cambia il focus, fai domande. E se insiste? Se insiste, DOPO, in tranquillità, potrai spiegargli che non si fa. Ancora meglio, potrai chiedergli «Cosa potresti fare per dire che non sei d’accordo in modo corretto?» Invitalo a trovare altre soluzioni, quando siete tranquilli e ne potete parlare serenamente.

Autrice: Debora Conti

Fonte: www.figlifelici.deboraconti.com

 

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