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mercoledì 28 febbraio 2018

L'importanza dell'abbraccio

L'IMPORTANZA DELL'ABBRACCIO

L'abbraccio è tra le più tenere manifestazioni d'affetto.
Una ragazza era di pessimo umore. Aveva tutte le sue spine fuori, proprio come un porcospino tormentato da un cane. Troppi compiti a casa, troppe interrogazioni, troppo tutto... ecco! La madre le ripeteva la solita predica, con ragionamenti, spiegazioni e raccomandazioni. 
La ragazza si fece ancora più scura. Poi guardò la madre dritta negli occhi e scandì: «Mamma, sono stanca e stufa delle tue prediche. Perché invece non mi prendi tra le tue braccia e mi tieni stretta? Nessun consiglio potrà mai farmi altrettanto bene!». 
La madre rimase a bocca aperta. Gli occhi della figlia imploravano un abbraccio. Con la voce rotta dalla voglia di piangere, disse: «Vuoi... vuoi che ti abbracci? Ma lo sai che anch'io... anch'io voglio che tu mi abbracci?». Accolse la figlia nelle braccia aperte e la strinse a sé, come fosse ancora una bimba. E tutte le tensioni svanirono.
 
«Per favore, abbracciami!» L'abbraccio è una preghiera, una supplica, tanto ci è indispensabile. 
Pochi mesi prima di morire, la scrittrice Natalia Ginzburg (1916-1991) confidava: “Il mio mestiere è quello di scrivere”, ma, subito dopo, abbracciando il piccolo pronipote aggiungeva: “Questa è la vita! Non i libri!”. 
Non c'è dubbio che basta essere uomini per aver bisogno della tenerezza di qualcuno. 
Giacomo Leopardi (1798-1837) in una lettera del novembre 1822 gridava al fratello Carlo: 
Amami, per Dio! Ho bisogno di amore, amore, amore!”. 
Ancora nel luglio 1828 ripeteva vanamente: “Io non ho bisogno di gloria, né di stima, né di altre cose simili, ma ho bisogno di amore!”. 

Bisogno di abbracci 
Oggi i sociologi ci fanno notare che “non è bastato liberare il sesso e rimuovere il concetto di morte per avere un popolo felice” (Sabino Acquaviva 1927-2015). 
Che cosa manca, dunque? 
Manca la tenerezza, manca l'abbraccio. 
Scavando alle pendici dei vulcani, l'archeologo sovente ritrova scheletri abbracciati: uniti dal terrore della lava. Abbracciati è più leggero vivere e fa meno paura morire! 
A proposito di abbracci, in America è stata pensata un'iniziativa forse discutibile, certo originale. Si tratta della “Festa delle coccole” (il 'Cuddle Party'). In un appartamento privato, si è liberi di coccolare, di abbracciare chi si vuole per tre ore e mezza (costo: venti euro). Le regole sono molto chiare: ci si distende sul pavimento, indossando il pigiama. Sono ammessi cuscini e peluche. Il sesso è vietato. Prima di baciarsi è necessario chiedere il permesso. Se qualcuno allunga le mani, appositi buttafuori riportano immediatamente l'ordine. 
Secondo gli ideatori i 'Cuddle Party' sono un modo per guarire dall'alienazione metropolitana. Sono validissimi per ritrovare l'umanità, dopo tanti incontri con sole macchine, con soli oggetti. Perché questo è il punto: l'uomo ha bisogno dell'uomo, del profumo dell'uomo, del contatto dell'uomo. Le cose, da sole, non bastano mai: possono riempire il cuore, ma non soddisfarlo.
 
A costo di ripeterci, riportiamo ancora una volta la testimonianza di un medico. 
La maggioranza degli alcolizzati si sono abbandonati al vizio del bere per superare un turbamento infantile, per cancellare una ferita che si è aperta e non si è più rinchiusa. Si attaccano al collo della bottiglia perché non hanno potuto attaccarsi al collo della mamma”. 
Dunque, perché non riportare, senza se e senza ma, l'abbraccio nell'arte di educare? Siamo convinti che sarebbe la più intelligente e benefica rivoluzione della misericordia intesa per quello che è: non compassione, non commiserazione, ma capacità di sintonizzarsi con i bisogni profondi del cuore umano.

IL SEGRETO 
Da piccolo, Mordecai era una vera peste. Così i suoi genitori lo portarono da un sant'uomo a cui tutti ricorrevano per chiedere consigli nei casi più difficili. 
«Lasciatemelo qui un quarto d'ora» disse il sant'uomo. 
Quando i genitori furono usciti, l'anziano chiuse la porta. 
Mordecai sentì un po' di timore. 
Il sant'uomo si avvicinò al bambino e, in silenzio, lo abbracciò. 
Lo abbracciò in modo intenso. 
Quel giorno, Mordecai imparò come si convertono gli uomini.

A LORO LA PAROLA 
“Il mio papà non mi abbraccia più come una volta. 
Non so se lui pensi che io non ne abbia più bisogno. 
Però i suoi abbracci mi mancano” (Marianna, 15 anni). 
“So che a volte è difficile vivere con me. I miei genitori devono adattarsi ai miei vari stati d'animo..., ma quando mi abbracciano o mi mettono anche solo una mano su un braccio, mi sembra che tutto vada bene” (Lorena, 13 anni).

Autori: P.Pellegrino
Fonte: biesseonline.sdb.org
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mercoledì 21 febbraio 2018

L'educazione danese per crescere bambini felici

L’EDUCAZIONE DANESE PER 
CRESCERE BAMBINI FELICI
 10 semplici consigli per crescere bambini felici e genitori sereni

Bambini felici, tranquilli e ben educati: potrebbe essere questo il segreto del paese più felice al mondo, la Danimarca. Senz'altro un obiettivo a cui tutti i genitori tendono, ma pare che qui il metodo educativo funzioni a meraviglia. Jessica Alexander e Iben Sandahl parlano di un metodo danese per crescere bambini felici e genitori sereni.
È il risultato di 13 anni di esperienze, ricerche, studi e fatti concreti che si ritrovano nella vita di tutti i giorni. È un'eredità che si tramanda. Bambini che sono resilienti, emotivamente sicuri e felici diventano adulti resilienti, sicuri e felici che crescono a loro volta bambini felici: ecco banalmente il segreto della felicità dei danesi, da più di 40 anni dichiarati il popolo più felice della terra dall'Ocse.
Cosa fanno allora di tanto diverso da noi? Partiamo con la resilienza, la capacità di riprendersi, di saper gestire le emozioni e controllare lo stress. "Oggi sappiamo che la resilienza è importante per prevenire l'ansia e la depressione – spiegano le autrici de "Il metodo danese per crescere bambini felici" di Newton Compton Editori-, ed è una cosa che da anni i danesi instillano nei loro figli. E uno dei modi in cui lo fanno è dando una grande importanza al gioco".
I bambini hanno bisogno dei loro spazi. Perché se vengono spinti o trattenuti troppo la loro autostima comincia a vacillare. Così la prossima volta che vedremo i nostri bambini fare la lotta con gli amici e avremo il desiderio di intervenire per proteggerli, tratteniamoci. Quello è il momento in cui impareranno quanto stress sono in grado di tollerare, le strategie di autocontrollo e di negoziazione. Più giocano con gli altri e più diventeranno resilienti e abili nella socializzazione.
Da qui in poi le cose da fare sono molte, almeno dieci.
  1 - Lasciateli esplorare all’aria aperta
Portateli fuori quanto più possibile per giocare in mezzo alla natura – nei boschi, al parco, sulla spiaggia, ovunque. Cercate aree sicure dove non abbiate paura di lasciarli liberi di esplorare l’ambiente circostante. Sono quelli i posti nei quali possono veramente usare la loro immaginazione e divertirsi. Non hanno bisogno di un’attività che sia guidata da un adulto o da giocattoli particolari. Più lasciate che siano loro a controllare il gioco più lo faranno bene.
2         2 - Usare l’arte
Il cervello dei bambini cresce quando creano. Quindi, non mostrate loro come devono fare, tirate semplicemente fuori gli strumenti necessari e lasciateli creare spontaneamente. Gli studi dimostrano che un ambiente ricco di stimoli, associato al gioco, aiuta la crescita della corteccia cerebrale. L’immaginazione è l’ingrediente fondamentale perché il gioco abbia i suoi effetti positivi.
 3 - Fateli giocare da soli
Giocare da soli è estremamente importante per i bambini. Questo è il momento che usano per rielaborare le nuove esperienze, i conflitti, e gli eventi quotidiani della loro vita. Impegnandosi in giochi di fantasia e usando voci diverse, sono in grado di riprodurre quel che succede nel loro mondo, e ciò è immediatamente terapeutico. È anche molto importante per sviluppare la fantasia e l’immaginazione.
4 - Raccontategli di quando eravate piccoli voi
Che vi troviate nello studio di un medico o in una situazione difficile, ma anche in un momento divertente, ai bambini piace sentire le vostre esperienze e come vi sentivate quando eravate piccoli. Soprattutto quando raccontate una cosa vera e sincera. Ciò dà loro una comprensione più profonda di chi siete e permette loro di capire che la situazione che vivono è normale, anche quando sono spaventati, felici o tristi.
5 - Insegnate l’onestà
Parlate ai vostri figli di quanto sia importante l’onestà nella vostra famiglia. Fatene un valore. Fate loro capire che considerate più importante l’onestà che la punizione per un cattivo comportamento. Se vi ponete nei confronti dei vostri figli in modo accusatorio o minaccioso e li punite quando si comportano male, potrebbero col tempo aver paura di dire la verità. Se li fate sentire al sicuro, saranno sinceri. Non giudicate, questo tipo di rapporto se ben incoraggiato sarà importantissimo durante l’adolescenza.
6 - Leggete storie che abbraccino tutte le emozioni
Leggete qualunque tipo di racconto ai vostri bambini. Non vi preoccupate del fatto che non abbiano tutti un lieto fine. Scegliete volontariamente anche storie che trattino temi difficili, e storie che non si concludano con un finale classico. I bambini imparano tanto dalle storie tristi o tragiche, ovviamente adatte alla loro età. Apriranno la strada ad una comunicazione sincera tra voi su vari aspetti della vita. Essere esposti alle cose belle come a quelle brutte promuove l’empatia.
7 - Il metodo della ristrutturazione
I genitori danesi tendono a concentrarsi di più sull’uso di un linguaggio valutativo, che porti i bambini a capire le ragioni che ci sono dietro alle loro emozioni e azioni. Se sono turbati e arrabbiati per esempio, cercano di aiutarli a diventare consapevoli del perché si sentono così invece di dire come dovrebbero o non dovrebbero sentirsi. Meglio aiutarli a concettualizzare le loro emozioni, portarli a trovare un aspetto più costruttivo, al posto di una convinzione denigratoria o limitata. Con la pratica diventerà sempre più facile esaminare un contesto e trovare quei particolari nascosti che ristrutturano una situazione rendendola più costruttiva.
8 - Insegnate l’empatia
Uno dei pilastri del metodo danese per insegnare l’empatia è non giudicare. I danesi cercano di non giudicare in modo troppo severo i figli, i loro amici, i figli degli amici, o i loro famigliari. Essere tolleranti verso se stessi e verso gli altri è importantissimo. Promuovendo in famiglia uno stile più empatico, meno umiliante, in cui ci siano più fragilità e autenticità, alla lunga aiuterete i vostri figli a crescere meno critici verso gli altri e verso di voi.
9 - No agli ultimatum
Il modo in cui decidete di vedere i vostri bambini fa grande differenza nel modo in cui reagite. Se li vedete come disobbedienti e bugiardi, reagirete di conseguenza. Se li vedete come creature innocenti che fanno esattamente ciò che è insegnato loro, è molto più probabile che reagirete prendendovene cura e perdonandoli, addirittura aiutandoli invece che punirli. Si ricorre molto di più facilmente alla pazienza quando si vedono le intenzioni inoffensive e la bontà in un bambino altrimenti considerato irritante. È una ruota che gira. La bontà genera bontà.
1   10 - Fate gioco di squadra
Lo spirito di squadra e di cooperazione si vede in tutti gli aspetti della vita danese, dalla scuola al luogo di lavoro, alla vita famigliare. Intendere la famiglia come una squadra alimenta un profondo senso di appartenenza. Cucinare insieme, pulire insieme, prendersi del tempo per godere della reciproca compagnia: sono questi i modi in cui ogni giorno le famiglie danesi aumentano il senso di benessere.
Autrice: Nicoletta Moncalero
Fonte: Huffington Post
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mercoledì 14 febbraio 2018

Bambini senza infanzia che fanno tutto troppo presto

BAMBINI SENZA INFANZIA

Ai bambini, oggi, succede tutto troppo presto: troppo presto assistono a scene di violenza, a scene erotiche; troppo presto sentono parole che sanno di fogna, troppo presto sono costretti a fare le ore piccole.
Il bambino è accelerato: a tre anni deve leggere, a quattro deve ballare, a cinque deve suonare, sciare, nuotare e smanettare sul tablet.

Il secolo che abbiamo chiuso appena sedici anni fa doveva essere “il secolo del bambino”.
Lo aveva annunciato la pensatrice svedese Ellen Key all'inizio del 1900; in realtà si è rivelato il secolo della “Scomparsa dell'infanzia” come nota Neil Postam nell'omonimo libro e come sottolinea Marie Winn autrice di “Bambini senza infanzia”.

 Con ciò non vogliamo negare che il 1900 sia stato anche il secolo della “Scoperta dell'infanzia” (1950) per usare il titolo di una famosa opera di Maria Montessori.
Neppure vogliamo negare che il 1900 sia stato il secolo dei diritti del fanciullo proclamati nel 1959 nella “Dichiarazione dei diritti dell'infanzia”.
Però la scoperta dell'infanzia fu presto dimenticata, però i diritti del fanciullo vennero presto calpestati.

 Il bambino “accelerato”
Per farla breve, ci pare di non sbagliare a sostenere che mai come oggi si sono consumati tanti misfatti nei confronti dei piccoli.
E così, dopo la “morte di Dio” annunciata dal filosofo tedesco Friederich W. Nietzsche e dopo la “morte dell'uomo” proclamata dal saggista francese Michel Foucauld oggi si può parlare della “morte del bambino”.
Sì, “morte del bambino” perché la nostra è una società adultocentrica: centrata sull'adulto.
Ai bambini, oggi, succede tutto troppo presto: troppo presto assistono a scene di violenza, a scene erotiche; troppo presto sentono parole che sanno di fogna, troppo presto sono costretti a fare le ore piccole. Il bambino è accelerato: a tre anni deve leggere, a quattro deve ballare, a cinque deve suonare, sciare, nuotare.
Uno studioso dei problemi dell'infanzia un giorno ha terminato la sua conferenza dicendo: “Se andiamo avanti di questo passo, i bambini della Scuola dell'Infanzia finiranno con il giocare in Borsa!”. 

Le conseguenze?
Pesantissime, dal punto di vista sia personale sia sociale.
Dal punto di vista personale, la scomparsa dell'infanzia ci regala bambini spenti, senza giochi, senza sogni; bambini stanchi, stressati.
Un piccolo di sette anni alla domanda: “Che cosa farai da grande?” ha risposto: “Da grande mi riposo!”.
Non meno pesanti sono le conseguenze della “morte del bambino” sul piano sociale.
Ormai tutti gli studiosi sono concordi nel dire che un'infanzia riuscita è il miglior modo di partire per la vita.
Un bambino tutto bambino oggi, sarà tutto uomo domani; un bambino fallito sarà un uomo mal riuscito!
Già il noto padre della psicanalisi lo aveva intuito benissimo: “Il bambino è il padre dell'uomo”.
Un indovinato proverbio persiano recita: “Se hai piantato un cardo non aspettarti che nasca un gelsomino”. Sulla stessa linea è la psicanalista svizzera Alice Miller: “Tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita si ripercuote inevitabilmente nella società: psicosi, droga, depressione e criminalità sono l'espressione cifrata delle primissime esperienze”.
Riassumiamo: investire sul bambino è creare civiltà

Ripuliamo le nostre idee sull'infanzia, a partire da quella che riteniamo la più importante: essere un bambino non è un difetto, non è un peccato, non è un gioco per i grandi.
Essere bambino è un'occasione unica che non si ripeterà mai più per tutta la vita.
L'infanzia è la parte buona dell'esistenza umana. Guai a sprecarla, guai a sporcarla! Sporcare l'infanzia è sporcare la sorgente. I bambini sono pezzi di paradiso da salvare ad ogni costo!

È SOLO UN BAMBINO...
Un giorno il grande pittore Marc Chagall accompagnò il nipotino in libreria per comprargli un libro sugli animali.
L'anziano pittore voleva acquistare una lussuosa edizione di alcune tavole di Albert Dürer.
Non ne vale la pena”, intervenne la madre, “le sciuperebbe subito!”, e acquistò un album di disegno da colorare.
Arrivati a casa, Chagall invitò il nipotino a pranzo.
Al momento della frutta, scelse la mela più piccola e più brutta e la mise sotto il naso del nipotino.
La madre si mostrò contrariata.
È solo un bambino!”, commentò ironicamente Chagall.

AMATE I BAMBINI!
“Fratelli, amate tutta la creazione divina, nel suo insieme e in ogni grano di sabbia.
Amate ogni fogliuzza,
ogni raggio di sole.
Amate le piante,
amate ogni cosa.
Amate le bestie, ma specialmente
amate i bambini
perché essi vivono per purificare
e commuovere i nostri cuori”
(Feodor Dostoevskij).

Autore: P. Pellegrino
Fonte: biesseonline.sdb.org
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mercoledì 7 febbraio 2018

Un bambino creativo è un bambino felice

UN BAMBINO CREATIVO E’ UN BAMBINO FELICE

Creativi non si nasce, si diventa. La creatività è sicuramente un dono, sviluppato in maniera differente in ciascuno di noi. E’ tuttavia possibile stimolarla, sin da piccoli, incoraggiando i bambini a esprimere la propria personalità e lasciandoli liberi nell’utilizzo delle forme espressive.

L’importante è non dare giudizi di merito sulla qualità del lavoro svolto: non conta sapere che il proprio bambino è un Caravaggio in erba, l’importante è che trovi un modo appassionante per raccontarsi e conoscersi.

La psicoterapeuta francese Michèle Freud, sulla rivista “Parents” ha dato qualche tempo fa alcuni consigli su come aiutare i bambini a sviluppare il loro potenziale creativo. Ve li proponiamo di seguito, come spunto di riflessione per il week end.

SPUNT-ESERCIZIO: 10 IDEE PER STIMOLARE LA CREATIVITÀ

·         Dategli libertà totale
Lasciate che il bambino possa sperimentare tutte le forme espressive a sua disposizione: colori, scrittura, disegno, danza, sport, giardinaggio, poesia, teatro, pasta di sale, costruzioni …

·         Incoraggiate le predisposizioni di ogni bimbo
La creatività è legata allo spirito di iniziativa ed il bambino deve avere un ruolo attivo. Cerchiamo di non cadere nella trappola di far vivere a qualcun altro i nostri sogni.

·         Non giudicate le creazioni
Creare non significa riprodurre l’esistente. Non conta la bella immagine, ma l’immagine che ciascuno sente.

·         Incoraggiate la sensibilità emozionale
Ogni genitore ha il compito di insegnare al bambino a superare le proprie paure e vivere a pieno le emozioni. Facciamoci aiutare dalla narrazione a verbalizzare i sentimenti.

·         Aiutate lo svilippo sensoriale
Lo sviluppo sensoriale è una tappa fondamentale della crescita e dello creatività. I bambini beneficiano di esperienze varie e legate ai sensi. Sperimentate tutto ciò che è possibile: odori, colori, sapori … tutto fa esperienza.

·         Lasciate libero corso alla sua inventiva
Spesso i bambini vengono intrattenuti con oggetti studiati appositamente per loro. In realtà la conoscenza ha bisogno di spaziare ed essere creativi significa anche poter utilizzare un gioco in un modo per il quale non è stato progettato.

·         Consentitegli di essere originale
La creatività è la possibilità di sviluppare una personalità originale. Non stupitevi se ogni tanto il vostro bambino vi chiederà di mettere gli stivali di gomma d’estate o qualche cappello strano. Sta soltanto facendo esperimenti creativi, senza nemmeno saperlo!

·         Rispettate il suo pensiero divergente
      Nei primi anni di vita, realtà e finzione si mescolano. Noi adulti abbiamo perso questa dimensione fantastica, focalizzandoci sul pensiero unico, stereotipato. Pensiamo sempre a quando un bambino ci chiede cos’ha detto il suo peluche preferito. Per lui è davvero importante la nostra risposta, proiettata nel mondo dell’immaginazione.

·         Vivete nella natura e trascorrete tempo all’aperto
Basta una piantina da coltivare, una passeggiata al parco, qualche domanda: come vivono gli insetti nei prati? Cosa fanno gli animali nel bosco? La natura è creativa di per sé …

·         Stimolate la sua immaginazione
La narrazione, il racconto, sono importanti momenti di crescita e uno stimolo per la creatività. Chiedete al vostro bambino di raccontarvi lui una storia. O cercate insieme un altro finale per una favola nota.

Fonte: portalebambini.it

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