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martedì 25 maggio 2021

Me ne voglio andare da questa casa

 Rubrica: Danzanti col vento...storie di educatori appassionati

ME NE VOGLIO ANDARE DA QUESTA CASA!!!

Una ragazza è stanca delle regole piombate come bombe sulla sua vita, è stanca della gente che prende le decisioni per lei, è arrabbiata con gli educatori perché si fanno gli affari suoi e non devono, è arrabbiata perché non è colpa sua tutto quel che le sta accadendo; la colpa è "dei grandi"...

 

<<Io me ne voglio andare da questa casa!!!!>>

In questo lavoro, ogni turno non è mai identico a quello precedente. Mille sono le variabili in gioco che modificano le ore e colorano i minuti in innumerevoli sfumature di rabbia, grida, pianto e risata dei tratti delle mie ore trascorse qui. Questo lavoro può presentarsi attraverso un turno "tipo" che inizia in un modo e termina nel modo esattamente opposto.

Il mio turno di stasera è iniziato fra le grida.

Una ragazza è stanca delle regole piombate come bombe sulla sua vita, è stanca della gente che prende le decisioni per lei, è arrabbiata con gli educatori perché si fanno gli affari suoi e non devono (in fondo fin’ora mai nessuno si è preoccupata di lei); loro non possono capirla perché sono estranei e non possono, non devono capire. Il mio turno è iniziato fra le grida al telefono di una ragazza che affronta i suoi genitori. La sua rabbia viene gettata come colore vivido e lucente su di un muro bianco ed è così forte in contrasto con la calma delle altre stanze della casa che silenti ascoltano l'uragano abbattersi oltre il corridoio.

<<Non è colpa mia se sono in comunità; voi che siete i "grandi" avete sbagliato tutto ed ora io ne pago le conseguenze, io non cambierò perché non sono io a dover cambiare ma VOI! Ed è inutile che pure questi qua, questa specie di educatori ci provino, sono inutili, siete inutili e state sbagliando tutto>>.

Ora questo discorso ahimè è una pietra miliare nel repertorio di questi ragazzi ed onestamente non sempre riesco a considerarlo sbagliato. Spesso basta un nulla per farlo esplodere. Stasera si è riversato con particolare forza, chissà avvalorato forse da una cotta andata male, dalla bugia di un amica, da una giornata storta, da una parola sbagliata o forse da una domanda non dovuta?

Il tempo in comunità trascorre lento e non sempre le risposte a quel che si vorrebbe sono veloci.

A tratti il tempo della comunità è un "non tempo" trascorso nell'attesa di un decreto, nell'attesa che un genitore cambi...nell'attesa di qualcosa le porti via da questa casa, via da questi pensieri.

... In testa una serie di emozioni avvampano...comprendo in ultima analisi di sentirmi un'idiota che non sa cosa dire ed al tempo stesso una persona che purtroppo sa parte della sua storia...

Una ragazza piange, si dimena e si arrabbia cercando di gridare al mondo che non è colpa sua tutto quel che le sta accadendo; la colpa è "dei grandi"... Al suo posto, io mi sentirei incazzata nera o forse delusa o forse sconfitta da tutto...che cosa posso fare?

Posso fare un respiro e scendere in battaglia... perché è questo che sarà per i primi minuti...

Riusciamo a parlare...a fatica. È una ragazza cresciuta così in fretta...sembra tanto...troppo grande per la sua età.

"Il cambiare non ha a che fare in tutto con gli sbagli dei genitori...il cambiare ha a che fare con la vita; è la vita, è la crescita a richiedere il modellamento di chi siamo. Crescere equivale a cambiare. Non perdiamo la nostra essenza, la arricchiamo in meglio ed in peggio...

Nei miei amati libri c'era scritto che i palazzi non sono costruiti per non crollare MAI; sono costruiti in modo da resistere agli urti per danzare scossi assieme ai nemici terremoti."

Se fossimo in un film sarebbe tutto più facile.. ma il suo volto affranto e quegli occhi orgogliosi che fissano il muro...come si fa a dedicare loro queste parole?

Lei riesce a stento a perdonare il mio essere "adulta" e quindi complice della sua storia in comunità. Perdona il mio essere umana nel comprendere che mi sento... muta innanzi a lei. La mia voce è bassa nel rispondere o ascoltare quella rabbia, quello sfogo. Il mio sopracciglio inarcato e le labbra tirate sono il campanello d'allarme che lei monitora per capire quando sta andando oltre con le parolacce, oltre con le colpe, oltre con la sfrontatezza...si placa. Devo parlare sottovoce perché NON è vero che i grandi gridano per forza; devo parlare sottovoce perché questa volta non deve essere una lotta alla supremazia ma l'invito all'ascolto delle parole che le pause ed il silenzio, che distinguono l'una e l'altra frase, sottendono. Sono in posa da ascolto e lei lo sa...il suo racconto è prezioso per me per capire, per lei per ascoltare le parole nascoste fino in fondo alla sua anima.

Questo lavoro è una scalata ai vertici del silenzio più rumoroso e delle grida più tacite...ancora una volta non ho soluzioni magiche, posso solo usare le parole...non ho altro.

Così trascorrono 50 minuti...minuti carichi di intrecci di storie, bugie, verità, mezze verità e voglia di distruggere tutto...Le parole placano un po' quel vulcano in azione.

Sopraggiunge la fame...il buon cibo è sempre un valido alleato in questa casa.

Il cibo sazia, rifocilla e fa bene all'anima. A tavola mi sorride vergognosamente qualche volta; mentre beve l'acqua però abbassa lo sguardo. Vi è un nonché di scuse misto all'orgoglio più sfrontato in quegli occhi.

<<Devo finire un compito...ti va se lo fai con me? voglio mostrarti una cosa>>.

In questa casa ci si siede a tavola e si parla...Quando ci si arrabbia si grida forte, già...ma poi si abbassa la voce.

È trascorsa un'altra ora ed il computer muove lento la ventola che sembra volersi fermare stanca come se lavorasse da milioni di anni. La ragazza è stanca...tanto stanca. Mi dona uno sguardo al limite fra la richiesta di pazienza e la foga di sfogo e di vendetta. Mi dà una pacca sulla spalla, ad un certo punto stringe debolmente il braccio quasi volesse porsi come una ‘vecchia commare’ ed arrancare verso la chiesa in paese.

La merenda per l'indomani è pronta vicino la cartella, gli abiti sono piegati sulla sedia. Il tavolo è colmo di fogli scritti, matite e tante altre cose.

Dorme...o almeno fa finta...credo sia immobile nel letto e stia navigando nei pensieri.

Spero che almeno in sonno si conceda qualche ora di quiete.

Sono quasi le 23:00...la piccola dorme da un pezzo e beata.

Io sono seduta nella stanza degli educatori con un'altra ragazza sveglia.

Ogni ragazza qui richiede il suo tempo.

Parliamo di futuro e progetti...la mia paura su di lei è tanta...Stiamo giungendo al limite del nostro tempo e ho paura del domani.

Lei parla, parla...

(Non sopporto le promesse, nella mia vita le trovo terribilmente prive di contenuto e valore) Però stasera ad una ragazzina ne chiedo una... le chiedo di promettermi che non mollerà. Stiamo lavorando assieme incessantemente da qualche mese a questa parte dopo anni di stasi, di "la mia vita tanto è questa", "è inutile provarci tanto già lo so"...

Il nostro discorso è durato quasi 2 ore che si sommano alla lotta di parole avviata con l'altra ragazza diventando un cumulo di pensieri che la mia mente accantona nel magazzino polveroso ed affollato dei ricordi.

È sopraggiunta da un pezzo l'una e la notte ci ascolta assonnata.

In due ore abbiamo ripercorso tutta una vita, gli sbagli, gli errori anche dei "grandi", educatori compresi, le storie vere presenti nei fascicoli asettici di chi per questa casa ci è già passato e ha scelto la propria vita e a quali conseguenze.

<<Promettimi che ci lavoreremo...promettimi che non mollerai la presa>>.

<<Ti prometto che ci penserò...>>.

È una risposta onesta se non altro...i miracoli non ci riguardano purtroppo, qui si parla di progetti.

Tutte dormono e viaggiano nei propri mondi alla ricerca di risposte.

Il letto degli educatori mi chiama e mi ci appoggio.

Il libro nella mia borsa sordamente mi ricorda, richiamandomi di leggerlo...ma stasera, stanotte non riesco...la mente mi riporta due volti che mi osservano in modo tanto differente e tanto simile ed io penso.

Come sarà il prossimo turno?

Che ne sarà di loro?

Io ho quasi 30 anni, mi dico, non sono proprio adulta adulta...eh no...non mi ci posso appigliare ahimè. Faccio parte comunque della categoria...

La mente si calma dal suo movimento ondoso...ma mi ripropone le immagini dei quasi tre anni trascorsi qui...sono già tre anni eppure spesso al cospetto di queste ragazze...io non ho ancora le parole preziose che vorrei saper donare loro.

Dopo tre anni ho solo il silenzio da poter loro concedere...

Un silenzio colmo di parole, di ricordi e di canzoni.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso Casa Famiglia Murialdo)

 

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Ogni mercoledì si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 19 maggio 2021

I primi amori

 Rubrica: Danzanti col vento...storie di educatori appassionati

 

I PRIMI AMORI

Le cotte non hanno età, colpiscono, a volte radono al suolo, altre creano. Questo è il giorno della paura dell'innamoramento qui in casa famiglia.

<<Chiara...che faccio? ci vado o non ci vado all'appuntamento?

L'innamoramento...non è mai facile. Le cotte non hanno età, colpiscono, a volte radono al suolo, altre creano. Questo è il giorno della paura dell'innamoramento qui in casa famiglia. Gli stati di Instagram, i messaggi, il chattare con le amiche per chiedere come comportarsi con quel ragazzo che da il tormento all'anima...beh questo è l'argomento di oggi.

Inizio il turno di notte e una ragazza è decisamente giù di morale. Dobbiamo caricare i compiti su classroom, le ultime ricerche della giornata e poi si stacca.

Sguardo perso nel vuoto, sospiri, e (cosa decisamente insolita per lei) silenzio...

Sono due giorni che trascorriamo tra domande del tipo <<Gli mando un messaggio? sono ridicola se glielo mando? Chiara mi sta scrivendo!!! Che gli scrivo? Mi ha mandato un vocale... ora lo sento prima io poi lo senti tu...Secondo te che significa?>>

Stasera, seduta dietro la scrivania con lo sguardo perso sulla ricerca invisibile da consegnare l'indomani...in preda alla malinconia più profonda, lei irrompe fra i discorsi ad alta voce dell'altra tipetta che sta usando il mio portatile per caricare l'ultimo file per la scuola: <<Questo è il periodo più brutto della mia vita, maledetti anni...>>

Circa mezz'ora è invasa dall'attività che tutti sappiamo fare eccelsamente bene...maledire; in questo caso maledire l'adolescenza e le sue malinconie, ed i suoi colpi bassi e le sue cotte e le cose che vorremmo aver fatto in passato per modificare gli eventi del futuro.

Maledire l'incapacità e la vergogna di chiedere <<Ti andrebbe di uscire con me?>>...AH...la Timidezza, temo da sempre ed in prima persona che per chi la possegga non ve ne sia rimedio neppure col trascorrere del tempo.

Spara domande, mille domande al secondo su come uscire da questa situazione senza scalfiture...

Questa volta non c'è una formula magica scritta su qualche manuale di Pedagogia o Antropologia o Sociologia; nessun concetto base da andar a ricercare sotto la scritta "Come affrontare un cuore ed una mente in subbuglio per via dei sentimenti, Cap. 1" (sono concetti che vorrei in primis ed egoisticamente io per me ma mannaggia...se li cerco... nulla).

Sono disarmata ( come la quasi totalità delle volte in questo mestiere) e sono certa ormai che le scalfiture fanno parte del pacchetto standard dei sentimenti.

<<Io non so che cosa fare...se lui mi vede e poi mi ignora me ne farò una ragione, ma io poi ci starò malissimo o se non ci vado e poi non ci saranno più altre occasioni... O Dio... come ne esco da questa situazione???...a pezzi>>

Questo è poco ma sicuro...e non è perché siamo in comunità, non è perché qui ci sono ragazzine con le sembianze di bellissime donne, ma perché è così, l'innamoramento distrugge in pezzi tutti...ma caspita...qual meraviglia è il sentirsi così avviliti e grintosi, vivi e morti, in preda alla paura ed in preda all'eccitazione più spaesante in una sola occasione? Ancor più in adolescenza perché sono sensazioni intrise di un valore speciale, di chi a piccoli passi e con mille insicurezze, prova ad affacciarsi sul mondo.

Cosa si può dire ad una ragazza che in testa sua sta pensando a cosa mettersi ad un ipotetico incontro (<<Chiara mi devi aiutare, andiamo a comprare qualcosa ti prego, ti prego, non so cosa mettere e non voglio essere brutta>>), ad una ragazza che sogna quel momento magico che spera si realizzi nei dettagli che la sua testa ha descritto nel suo copione fantastico? (probabilità 50 e 50, o 70 e 30 o 30 su 70 che vada bene e che vada male. Chi lo sa?)

<<A te va di vederlo?>>

Finalmente parlo ( temevo di non avere più parole da pronunciare )

...

<<Si...>> il suo sguardo si posa su di me speranzoso di ricavare dalla mia "onniscienza" le istruzioni esatte sul cosa fare.

<<Allora abbi il coraggio di parlargli, non far finta di essere quella ragazza che vuole tutto sotto controllo, che progetta nel minimo dettaglio cosa fare...Magari scrivigli...andrà male? Beh pazienza, andrà bene? Vacci cauta...(anche perché dobbiamo stare attenti ai baci, alle mascherine a questo orribile momento) ma se non altro fai che legga il tuo nome su quel messaggio e che riconosca chi sei non per i trucchi o gli escamotage...ma perché un tempo vi piaceva parlare più di ogni altra cosa prima che le cose prendessero tutta un'altra piega e vi allontanaste. Se rifiuterà beh...avrai un aneddoto  da raccontare un giorno, ma almeno avrai tentato la fortuna e magari se ti vedrà penserà "mamma mia quanto è bella". O magari ti snobberà o magari avrà in testa altro, ma dopotutto è legittimo anche questo. È un terno al lotto>>.

Mi ha ascoltata ma è delusa, perché sa non c'è una risposta di pronto intervento nella mia risposta...lo so.

Domani intanto...credo proprio che andremo a comprare qualcosa da indossare perché in simili occasioni non c'è mai nulla da indossare a casa; dopotutto di questi tempi è concesso il solo vedersi, se non altro il sentirsi belle è già un ottimo punto di partenza per creare un bel ricordo di noi stessi da rammentare in futuro.

<<Andiamo davvero?>>.

<< Si, se mi lasci la stanza pulitissima, se fai tutti i compiti e se riesci a rispettare gli orari (cosa difficilissima)>>.

Sorriso pieno....dura pochi secondi poi diventa di nuovo triste.

<<E se poi non gli piaccio? E se poi mi vergogno troppo e non ci vado più? e se...>>

<<Vorrà dire che un pomeriggio usciamo a prenderci un gelato ed indossiamo i vestiti nuovi appena comprati>>

Finalmente un po' di apparente quiete le cosparge il volto.

<<Ho caricato tutto, andiamo a mangiare? Ho fame>>.

A tavola si fa a gara per parlare prima e di più per raccontare la propria giornata.

Ora dormono e chissà sognano, sento di tanto in tanto il cigolio dei letti che mi racconta dei sogni irrequieti e della mancanza di sonno...Io intanto penso, scrivo e mi dico che non so come poter rispondere alle loro domande, non so cosa dir loro quando hanno il cuore ferito o sognante o a nudo. "So di non sapere", diceva Socrate, e come dargli torto? L'unica cosa che so è che l'adolescenza o l'innamoramento non sono parole da maledire...Queste ragazze riescono ad innamorarsi dopo tutto quel che hanno passato, riescono ad avere paura dopo essere entrate in comunità come Vip dei quartieri popolari, da luoghi in cui la certezza e la corazza erano gli ingredienti fondamentali del successo e del rimanere a galla. Riescono a parlare di cose che io all'età loro cercavo solo di nascondere da tutti perché ero certa che nessuno avrebbe capito. Io nascosi tutto di me, loro invece coinvolgono e ricercano e si scervellando cercando di cavarne la giusta risposta.

Prima lezione di Progettazione educativa: noi educatori non siamo qui per salvare, non siamo dispensatori di risposte...siamo ballerini danzanti su di un filo ed ondeggiamo col vento.

Stasera una ragazza dal cuore pulsante a vista, mi ha fatto danzare con lei sulle note del suo prezioso innamoramento...io nel frattempo osservo, imparo.

Innamorarsi in tempo di Covid e la missione di domani: riuscire ad abbinare con gusto un outfit alla mascherina.

La bimba piccola dorme nella culla, le ho rimboccato già due volte le coperte ma senza successo a lungo termine. Tutto tace...

Dott.ssa Pittari Chiara

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 12 maggio 2021

Certe notti...in casa famiglia

 Rubrica: Danzanti col vento...storie di educatori appassionati

 

CERTE NOTTI…IN CASA FAMIGLIA

Ci sono notti in cui il silenzio lascia riemergere le parole nascoste nei cassetti della memoria più lontana. In serate come queste, vi è chi, nel silenzio dei suoi pensieri e senza saperlo...sta crescendo.

Ci sono serate in cui sembra che tutto sia fermo, immobile. Finanche il tempo rallenta per ossequiare  il silenzio delle mie ragazze.

Ci sono serate come questa in cui non si ha gran voglia di parlare. Ognuna fra le ragazze si è celata in gran segreto in una propria sacrale contemplazione. C'è chi fra loro sogna di quel ragazzo che vorrebbe rivedere, chi ha il cuore frammentato in mille e mille pezzi perché non sempre gli innamoramenti sono come ci si aspetta che siano; c'è chi scruta l'orizzonte e so che vorrebbe essere da tutt'altra parte, ovunque...ma non qui. Ci sono serate in cui non si ha fame, serate in cui l'unica cosa che davvero può servire è la musica...solo quella magia sa attutire gli urti dei sentimenti accarezzando dolcemente l'anima mentre attraversa le cuffiette per entrare docile nella mente e nei ricordi.

Ci sono serate in cui l'aria è ferma ed immobile... Persino la piccina della casa è silenziosa. Si è addormentata presto, la sua manina è poggiata dolcemente sul suo orsacchiotto rosa e di tanto in tanto lo stringe.

Stasera siamo uscite fuori per una passeggiata. Avevamo bisogno del tramonto...

Eravamo assieme fisicamente ma ognuna era nel proprio mondo, osservava l'imbrunire e lo ridisegnava con i propri pensieri. Credo che qualcuna l'abbia trasformato in notte per non goderne più della luce...e chi invece abbia fatto di tutto per evitare che quel flebile bagliore svanisse così presto.

Stasera le mie ragazze non avevano una gran voglia di ridere, di scherzare ma in fondo certe volte il silenzio è la più dolce ed amara medicina.

Il silenzio lascia riemergere le parole nascoste nei cassetti della memoria più lontana.

<<Chiara dimmi ora come faccio a smettere di pensarci!!! Come faccio a sentirmi bene, dimmi cosa devo fare...non voglio sentirmi così>>

Quanto vorrei saperti dire la cosa giusta, quanto vorrei farti sentire bene (ah, delirio onnipotente)...eppure e mio malgrado so che il massimo che posso e che devo fare è lasciarti pensare...lasciare che la mente navighi nel suo mare in tempesta.

Il più grande ed avventuroso dei viaggi lo si fa proprio in notti come queste, in quelle notti in cui si combatte contro i propri mostri, in cui si raccolgono i brandelli delle proprie speranze sparpagliati sul pavimento della realtà e si impara a navigare nel buio senza paura...inseguendo le stelle.

<< Stasera credo che ti serva Spotify ed una lunga serie di playlist di canzoni che ti facciano sentire meno sola al mondo. Credo che solo nei testi di chi si è sentito perso come te puoi trovare un po' di pace.

Per quel che serva...io vedo una donna straordinaria qui davanti a me, che sta scoprendo all'improvviso cosa siano i sentimenti dopo averli soffocati in un baule per una vita intera. Imparare a "sentire" è una scelta di vita perché significa imparare a prepararsi all'urto violento della rabbia, al pianto doloroso della tristezza, al sapore tremendo del disgusto, al tremolio della paura...al calore dolce della gioia>>

Di adulti che hanno smesso di sentirne la bellezza ce ne sono tanti... Eppure queste meravigliose ragazze sono ancora qui e pensano e con coraggio e con fatica "sentono"...

Gli occhi sono socchiusi ma so che altrove una ragazza sta sfidando se stessa ed il mondo alla ricerca di un perché.

In serate come questa, in questa casa...vi è chi nel silenzio dei suoi pensieri e senza saperlo...sta crescendo.

Ligabue lo chiamava "il giorno di dolore che uno ha" e credo proprio che avesse ragione.

Dott.ssa Pittari Chiara

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

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