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mercoledì 29 settembre 2021

Le orme che ci lasciamo dietro

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

LE ORME CHE CI LASCIAMO DIETRO

Riflessioni notturne di un educatore follemente innamorato del proprio lavoro


Dopo 30 anni sono ancora qui ad interrogarmi la sera su cosa ho fatto durante la giornata per i nostri ragazzi, le nostre ragazze, i bimbi e le bimbe... mi guardo indietro e vedo tante orme sul terreno che hanno viaggiato di pari passo, in alcuni casi in fuga, in alcuni casi in affanno ma sempre cariche di emozioni e sentimenti condivisi. Guardo avanti e non sempre il futuro sembra roseo perché le difficoltà sono tante, i servizi per il sociale spesso in affanno e i ragazzi spesso dimenticati da adulti distratti. Allora mi concentro sul presente e ricordo con piacere l'incontro appena fatto con uno dei nostri ragazzi ormai padre, lavoratore che si danna per crescere bene la propria figlioletta…mentre controllo per la 70ma volta se la piccolina di casa dorme tranquilla, mi chiedo se sto interpretando correttamente il mio ruolo, ma io ho bisogno di non perdere il contatto con i ragazzi perché solo così posso cercare di capirli e di pensare a come aiutarli in maniera più efficace...e allora mi accingo a trascorrere questa notte mentre il venticello comincia a scorrere nella stanza e i miei pensieri si lasciano cullare...domani e' un altro giorno e si vedrà...e vado avanti per la mia strada conscio di stare facendo tutto il possibile e forse qualcosina in più...e penso di essere proprio fortunato.

Dott. Marco Di Sabato

(Educatore/Presidente  Paidòs Onlus)

 

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Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.


mercoledì 22 settembre 2021

Il duro lavoro dell'educatore

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

 IL DURO LAVORO DELL'EDUCATORE

<<Ciao Chiara, ti chiamavo per chiederti se avessi il piacere e la voglia di lavorare con noi. La casa famiglia femminile è rimasta scoperta di un'unità e abbiamo pensato a te. Fammi sapere se sei interessata e...spero tanto che l'idea di tornare a lavorare qui, ti faccia piacere>>

Credo che fu, senza prova di dubbio, l'anno più difficile della mia vita fino a questo momento. Fu un anno turbolento, insidioso. In quell'anno le possibilità di lavoro erano diventate sempre più complesse e, ahimè, ridotte. Per la prima volta in tutta la mia vita ero pronta per andar via dalla mia amata Lucera perché il non lavorare, per chi come me, aveva la testa piena di sogni, per chi in delirio di onnipotenza si era innamorata di quella cultura intrisa di lavoro e voglia di trovare il proprio posto nel mondo, la stessa cultura con la quale i sapienti libri avevano forgiato i miei ideali, il non avere un futuro...era una prospettiva terribile. In un solo anno avevo provato la gioia di avere un lavoro, l'angoscia di perderlo, il vuoto di frasi eteree che galleggiavano nell'aria sulle note impietose di "le faremo sapere" e l'amarezza per il nulla che appariva tetro e macchiava di scuro il mio futuro.

"Ti offriamo 100 euro al mese con prospettive di aumento. Non occorre la laurea, richiediamo dalle 8 alle 12 ore di lavoro ma potrebbe esserti richiesta maggiore disponibilità anche nei festivi. Tu non sei di qua vero? Comunque il trasporto è a carico tuo" Ricordo frasi di questo tipo e... quella stretta allo stomaco.

Piansi molto quell'anno... tutte le mia certezze stavano andando in fumo.

Avevo trascorso tutta una giovinezza a pensare alle cose straordinarie che la vita mi avrebbe riservato, eppure la vita, in quel momento, si stava prendendo beffa di me.

In poco tempo fui disoccupata, maestra d'asilo, ragazza alla ricerca e pronta ad andare via ed... educatrice.

In agosto Marco mi chiamò per chiedermi se avessi voluto lavorare in comunità. Ricordo che dissi: sì. Fu un "si" liberatorio, istintivo e ...felice.

<<Lavoro>>...qual parola complessa.

Ripensai al tirocinio che decisi di svolgere proprio in quella cooperativa, per conoscere quella realtà a cui ambivo, a Lucia che mi faceva da Tutor e sapientemente educava la mia mente a sperimentarsi e a correggersi; ripensai al volontariato, all'ADE che avevamo cercato di ripristinare in ogni modo...

Un lavoro, nella terra che ho sempre amato.

Un lavoro per il quale avevo studiato.

Era utopia...eppure ad un tratto era...vero.

Ricordo che il Presidente mi disse: << è un lavoro duro, impegnativo ma che, se fatto nel modo giusto e non so dirti quale sia perché lo scoprirai da te, darà soddisfazioni e certe volte tristezze e batoste. È un mestiere, quello dell'educatore, che prevede turni, notti e spesso festivi trascorsi a lavoro e talvolta emergenze...se scegli di farlo devi sapere che le condizioni sono queste.

Un ragazzo che piange di notte, beh quello è il tuo lavoro, vorrei saperti dire di più, ma è solo facendo che potresti comprendere>>

Il primo giorno mi accolse una signora gentile dai capelli corvini; mi accolse in quella casa che chiamavano: "casa famiglia" e mi spiegò cosa fosse e chi ci vivesse e ... perché.

Cosa fosse L'opera San Giuseppe, le idee e le speranze celate al di sotto di quei mattoni rossastri ed in quei campetti preservati con cura da abili mani, cosa fosse quella casa, chi fossero quelle ragazze e quei ragazzi erano una incognita per me.

La mia prima notte guardai fuori da questa finestra e mi sentii grata e ansiosa e timorosa di sbagliarle tutte.

Anche stanotte guardo quella finestra...

Ho messo a dormire la bimba piccola e le ho dato una carezza, ho cucinato le piadine per delle adolescenti affamate, ho parlato con le ragazze di tutto e di niente...abbiamo fatto una passeggiata ed una di loro ha chiesto: "torniamo a casa? Ho una voglia di stare nel mio letto col venticello".

Torniamo a casa....nel mio letto.

Queste parole mi hanno scaldato i ricordi delle ragazze e dei ragazzi che ho visto passare per di qui, incrociare le loro storie con le mie. Penso a quanti pannolini sono stati cambiati, a quanti bagnetti, allo zaino nuovo, appena comprato per il primo giorno di scuola, appeso nell'ingresso, a quanti compiti, a quante torte, alle chiacchiere di notte, agli incubi che l'oscurità porta con sé, ai progetti...

Sono trascorsi gli anni...ed io benedico ancora quella finestra che mi accolse benevola, il primo giorno, con la sua brezza.

Sono già trascorsi anni...e a poco a poco questa casa è diventata un po' anche la mia.

Il poeta Ligabue cantava:

"Una vita da mediano, a recuperar palloni....Una vita da mediano

Da chi segna sempre poco,

Che il pallone devi darlo

a chi finalizza il gioco".

Quella chiamata, quel contratto, quelle scelte all'epoca prive di senso, quel si...mi portarono qui, come Oriali a vincere...caso mai i miei mondiali.

Con l'università scelsi di giocare la mia partita...poi la vita fece il resto.

Ed io son qui...

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso Casa Famiglia Murialdo)

 

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mercoledì 15 settembre 2021

Perché un ragazzo viene definito difficile?

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

MA CHE SIGNIFICA DIFFICILE?

Ogni volta che arriva un ragazzo in Casa Famiglia, di solito viene etichettato come ‘difficile’, ma spesso ha solo bisogno di qualcuno che si dedichi a lui e lo aiuti a sbocciare.

 

Oggi ho conosciuto una nuova ragazza che sarà inserita in Casa Famiglia a breve. 

Mi sono presentata...non penso abbia memorizzato il mio nome. 

Non ha ascoltato la persona che lo diceva. Non mi ha guardata e per tutto il tempo mi ha ignorata.

Di striscio però un'occhiata l'ha buttata.

Io invece l'ho guardata bene, un piercing al naso, un jeans strappato alle ginocchia... chissà cosa pensava mentre la nonna diceva di non potersi occupare di lei, lei che non ubbidisce, che vuole fare quello che vuole, che pretende cose che  con la pensione del marito non può dare, lei che odia studiare, lei una ragazza difficile...difficile! Ma che significa difficile? Difficile per un genitore? Per una nonna? Ma perché difficile? Difficile da capire, da ascoltare o semplicemente da amare?

Il difficile che fa diventare un peso da scaricare senza ma e senza se.

Che fa alleggerire la coscienza o la anestetizza soltanto  relegando ad altri la responsabilità di un'adolescente di cui un genitore dovrebbe averne cura!

Nulla di nuovo per me che da quasi trent'anni ascolto la stessa storia e ogni volta mi viene un nodo alla gola e mi chiedo cosa sta pensando adesso, quali sono i suoi sentimenti verso la sua famiglia e verso di me che sto entrando nella sua vita.

Una sconosciuta che dovrà asciugare le sue lacrime, che dovrà invadere la sua privacy, che dovrà darle delle regole, che dovrà ascoltarla, che dovrà starle vicino nei momenti difficili, sostenerla ed eventualmente aiutarla a rialzarsi .

Ma lei non mi guarda, così io non esisto almeno per oggi!

Chi pensa di essere! Non sa con chi avrà a che fare. Se pensa di non farmi fumare o di togliermi il telefono si sbaglia.  Non ci è riuscita mia madre o mia nonna, figurati lei. Chi è? Chi la conosce? Alla prima occasione scappo. Glielo faccio vedere io chi dà le regole!

Sì, sarà difficile farle ingoiare l'abbandono e farle accettare che persone estranee, sono disposte ad accoglierla e a mettersi in gioco con lei e per lei.

Allora coraggio a noi, che ogni volta  ricominciamo con una nuova storia che ti sconvolge, ma che ti dà sempre nuovi stimoli e crea nuovi splendidi legami.

 

Dott.ssa Clemente Maria Letizia

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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mercoledì 8 settembre 2021

La ragazza alla finestra

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

LA RAGAZZA ALLA FINESTRA 

L'estate per alcuni ragazzi in Casa Famiglia


Certe volte mi chiedo cosa sia l'estate per questi ragazzi...

Da un lato è la piacevolezza della fine della scuola, l'andare a letto a notte inoltrata, svegliarsi più tardi, andare al mare, fare le uscite...vero.

D'altra parte però ci sono giorni che sembrano invernali per quanto sono piatti e certe volte... tristi.

Chi ha la possibilità dei rientri, rientra nella propria casa, se si è fortunati ed autorizzati ci si può recare presso una famiglia d'appoggio, o di affido.

Chi però non ha questa "fortuna" o ha altre situazioni spiacevoli sulle spalle, spesso osserva gli altri ragazzi andar via per un giorno o due o per una settimana.

Resta quindi in casa con l'educatore.

Qualche giorno fa giocavamo a carte e abbiamo svelato tutti i trucchi del tressette perfetto mentre ci divertivamo e ridevamo. Oggi ripenso a quelle carte e mi dico a quanto spesso la vita giochi con questi ragazzi e con le loro storie. Alle volte regala la fortuna di un asso, di un due e di un tre...altre volte solo ‘scartelle’ prive di qualunque valore.

Quando ho iniziato il turno, una ragazza mi è corsa incontro e mi ha stretta forte...molto forte.

Lei è rimasta qui in comunità mentre le altre hanno fatto rientro presso le proprie abitazioni.

Lei ha spesso l'abitudine di osservare la gente che passa dalla finestra. Osserva e spesso scosta le tendine per appoggiarsi con le mani ai vetri.

Si vede il suo fiato caldo avvampare la finestra ed il suo dito scorrervi lento sopra. Certe volte resta anche per un ora lì ferma ad osservare.

Stasera in quella stretta ho rivisto lei in inverno, in primavera, in autunno e di nuovo in estate...attendere un qualcosa, un qualcuno alla finestra.

Un amore che salvi, un genitore che venga a prenderla; una figura amica che vegli su di lei... chissà cosa sogna lì ad occhi aperti questa dolce fanciulla malinconica.

La ragazza alla finestra...

Sembra il titolo di un libro; eppure è reale, è qui innanzi a me.

Il turno procede nella cena, nel film, nella preparazione al letto... è tutto tanto tanto lento stasera.

Ripenso al cambio turno, a quell'accoglienza da mozzare il fiato. Era una morsa non un semplice abbraccio, un tentativo di percepire calore...non era un semplice saluto.

Ripenso alla partita a carte.

Si può essere ottimi giocatori...ma le sorti della partita spesso le designano le carte...

Un genitore sbagliato, una decisione non presa, una famiglia in pezzi, l'assenza di cultura, la mancata educazione alla "cura"...Scartelle che racchiudono la vita di un ragazzo che attende la giocata...quella buona sul suo destino.

L'educatore educa a prevedere le mosse, a prendere quante più carte di valore...ad imparare a giocare da soli...e sempre meglio. Certe volte deve educare anche ad imparare a perdere nella vita...

Certe volte mi chiedo, quando rileggo le consegne appena scritte sull'agenda, quale sia la sorte di questi ragazzi e perché le cose debbano andare così.

Un mazzo di carte, una casa, la vita di un ragazzo...

Dott.ssa Pittari Chiara

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