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mercoledì 20 settembre 2023

Rimaniamo a casa a cucinare insieme

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

STASERA RIMANIAMO A CASA A CUCINARE QUALCOSA INSIEME

Osservo le bambine mentre mangiano golose quello che con cura hanno preparato. La verità è che penso immensamente a quanto vorrei che quel calore lo ricevessero dalle proprie "case". Vorrei che fossero felici nelle loro cucine con la loro TV e non qui... Certe volte vorrei che non sapessero il mio nome e chi io fossi, vorrei non sapessero chi sia l'educatore o cosa faccia o cosa sia una casa famiglia.

La sera, quando inizio il mio turno, chiedo sempre alle ragazze cosa preferirebbero fare di bello; mi interessa sapere se hanno voglia di fare una passeggiata oppure no, mangiare qualcosa di speciale oppure no. Stasera mentre rientravamo a casa per posare le buste della spesa, una di loro semplicemente richiede di non uscire:<<Io non voglio uscire, vorrei rimanere a casa a cucinare qualcosa di buono con te, potremmo cucinare un dolce e preparare la cena assieme>>. Ammetto che quando un bambino o una bambina si riferiscono alla comunità appellandola  "casa", come fosse un concetto normale e ormai proprio, resto sempre un po' sorpresa. Un'altra bimba aumenta l'intensità della richiesta <<Ho una voglia matta di cioccolata calda>>. 

<<Potremmo fare una serata film e qualcosa di goloso!>>.

Tornate a casa le cuochine corrono a farsi la doccia. Gli abiti ricoperti di polvere indicano con successo il loro pomeriggio di giochi.

Tornano accaldate ma soddisfatte in cucina con i loro pigiamini colorati. Iniziamo ad armeggiare con le pentole e gli attrezzi da cucina.

<<A questo punto...>> Osservo la panna solitaria nel frigo <<montiamo la panna da servire sulla cioccolata calda, e credo sia il caso di preparare dei biscotti al cioccolato e magari ci vediamo "Mamma ho perso l'aereo">>.

So che la mia proposta ha colto nel segno la loro golosità perché la loro mimica facciale esprime in ogni singola rughetta ed espressione il loro vivo interesse per quanto ho pronunciato. Alle volte mi sembra che basti pronunciare delle parole magiche o incantesimi che catturino la loro anima (credo che la cioccolata davvero sappia diventare magica).

Amido, cacao, cannella e latte diventano una cremosissima ed intensa cioccolata calda...

In breve la cucina profuma anche di Hamburger, tagliamo i paninetti tondi scaldati in padella, prepariamo le salse e montiamo delle pile di insalata e pomodori e carne finché non vengono fuori dei panini degni del Burger king. Orniamo i piatti di patatine fritte ed il gioco è fatto.

L'aria però profuma anche di cannella, cacao e biscotti. Adoro quando la casa profuma così, adoro quando la cucina è ricca così di allegria e voglia di darsi da fare.

Oggi è un sabato sera di un agosto assolato eppure per me potrebbe essere tranquillamente il 15 di dicembre, riesco a percepire persino le luci dell'albero che proiettano ombre colorate sul muro. Avverto lo stesso calore e la stessa voglia di preparare cose buone.

Le osservo mentre mangiano golose quello che con cura hanno preparato. La verità è che penso immensamente a quanto vorrei che quel calore lo ricevessero dalle proprie "case". Vorrei che fossero felici nelle loro cucine con la loro TV e non qui... Certe volte vorrei che non sapessero il mio nome e chi io fossi, vorrei non sapessero chi sia l'educatore o cosa faccia o cosa sia una casa famiglia.

Socchiudo gli occhi e ascolto l'intro del film cominciare e penso già a quell'albero e a tutta la luce che è riuscito a donare a tutte le dolci ospiti di questa casa.

Mi piace vederle così serene... È così che vorrei vedere i loro giorni futuri: sereni, sicuri ed allietati da persone care a cui voler bene.

<<Chiaranetta io ho sonno...>>

La più piccina protende le sue braccia verso di me ed i suoi occhi sonnacchiosi preannunciano la sola voglia di essere portati in culla.

Osservo il piccolo petto muoversi lentamente e quella manina che piano piano si allenta lasciando la mia; il carillon racconta con la sua musica di cieli stellati e prati colmi di fiori; così mi piace pensare siano i suoi ed i loro sogni. Spengo la luce il  più piano possibile ed esco dalla camera.

Il significato del termine "dolcezza" è custodito più in questa stanza che non in tutti i dolci che abbia preparato finora.

Stasera va così...

Romanticismo pre- ma molto pre- Natalizio.

Pensieri di un'educatrice

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.


mercoledì 23 agosto 2023

La violenza è violenza e non va mai giustificata

LA VIOLENZA E’ VIOLENZA, E NON VA MAI GIUSTIFICATA

I fatti di Palermo stanno facendo molto discutere, ma gli stupri non hanno necessità di essere parafrasati, filtrati o attutiti da motivazioni cuscinetto. Affrontare e discutere la gravità di quanto è accaduto "evita" che accadano in futuro altri avvenimenti come questi. Normalizzare, banalizzando l'accaduto, non fa che spalancare le porte ad altri episodi di violenza in quanto non percepiti come gravi, orripilanti, fautori di traumi che non guariranno mai.


Sto leggendo tante o forse troppe opinioni su quanto è accaduto a Palermo. La visione delle cose è talmente complessa quanto semplice.

<<Una ragazza è stata stuprata,  PUNTO>>.

Non ci sono scusanti; non esiste il "era ubriaca", non esiste era "una poco di buono", non esiste un "creiamo un gruppo Telegram per trovare il video dello stupro" così come non esiste "è una cosa da animali" e non esiste: "è una ragazzata".

Gli stupri non hanno necessità di essere parafrasati, filtrati o attutiti da motivazioni cuscinetto.

Sono tali in quanto violenti, in quanto umani e non animaleschi ed in quanto orripilanti.

La violenza da sempre appartiene alla "non cultura totalmente umana" della sopraffazione, della semplificazione, della mercificazione. Un evento così grave che viene spettacolarizzato è il frutto della normalizzazione della violenza che passa attraverso le frasi "banali" con cui vengono nutriti i figli:

 <<Sei un uomo perciò comportati come tale! Non fare la femminuccia>>.

<< Prenditi quello che devi, non piagnucolare come una femmina>>.

<<Un uomo non deve chiedere mai nulla>>.

<<Gli uomini non piangono e non hanno paura>>

La normalizzazione di un evento grave, che viene ricercato sui canali social in quanto spettacolo sollecitatore di curiosità e non come evento traumatico verso il quale provare disgusto e rabbia è indice di quanto un telefono, un social ai quali non si è stati "Educati" rendano commerciabile, fruibile e "normale" qualunque contenuto seppur aberrante.

La prima agenzia educativa è la famiglia, ed è lì che vanno educati i figli alla loro fragilità, alla NON onnipotenza, ai sentimenti ed alle emozioni.

La seconda agenzia educativa è la scuola che attraverso l'educazione civica, la storia, la letteratura e le scienze che rendono "umani" gli uomini e le donne. La storia educa ad avere paura della violenza, l'educazione civica e la letteratura educano alla differenza ed alla responsabilità civile e morale verso sé stessi e verso gli altri.

L'educazione sessuale educa a scoprire il sesso attraverso altri filtri forse un po' meglio del porno. Il sesso, è una tematica articolata e difficile e va spiegato, non può essere il porno a fare da insegnante.

Il porno fornisce una sola e "facile" interpretazione di quanto accade e mi chiedo se forse queste tematiche verso i quali gli adulti "moralmente sani e pudici" ( che sono forse gli stessi che si scandalizzano di un docente che parla di sesso e di differenza di genere, e che al contempo definiscono una vittima di violenza una "donnaccia che se l'è cercata") non debbano essere affrontate in classe ed in famiglia.

La terza agenzia è il gruppo dei pari e quest'ultimo è il prodotto del funzionamento in positivo o in negativo delle prime due ed è il riflesso di una società immensa che riflette in grande le proiezioni dei singoli. Se è andata bene nelle prime agenzie un ragazzo violento che cerca di istigare i compagni al compiere atti violenti viene lasciato da solo, viene allontanato, viene aiutato alla comprensione della gravità di quella idea. Se invece il branco è il prodotto del "posso fare quello che voglio perché IO comando" accade che di 7 ragazzi nessuno avrà lo scrupolo di pensare che quella è un'azione grave, schifosa e che non PUÒ e non DEVE essere compiuta. Accade che fra quei 7 ragazzi vi è anche chi penserà di riprendere quanto accade perché tanto è NORMALE.

Di questo episodio che se ne parli con i ragazzi, con gli adolescenti e soprattutto con gli adulti perché BISOGNA parlarne. Affrontare e discutere la gravità di quanto è accaduto "evita" che accadano in futuro altri avvenimenti come questi. Normalizzare, banalizzando l'accaduto, non fa che spalancare le porte ad altri episodi di violenza in quanto non percepiti come gravi, orripilanti, fautori di traumi che non guariranno mai e di gravi conseguenze giuridiche e morali

(<<Mi sono rovinato la vita>> ho letto; non ho letto però "ho rovinato una vita").

Se una ragazza violata, distrutta e sfinita che chiede aiuto non smuove la coscienza e l'emozione di un ragazzo dal fermarsi, dal soccorrere... Io ho paura.

<< Ieri sera niente, se ci penso un po' mi viene lo schifo perché eravamo 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l'avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi, sinceramente mi sono schifato un po', ma che dovevo fare?>>.

I ragazzi sono il prodotto delle nostre parole, dei nostri modi di esprimere o reprimere le emozioni ed i sentimenti, del nostro modo di guardare in maniera complessa o "semplice " le situazioni e le persone.

Se "abituiamo" i ragazzi alla logica della normalità della violenza,  poniamoci due domande su quello che può accadere.

<<La carne è carne>>. Perciò ogni cosa è lecita.

Non c'è niente di NORMALE nel banalizzare o giustificare la violenza.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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lunedì 3 luglio 2023

Festeggiamo insieme la muturità

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

 FESTEGGIAMO INSIEME LA MATURITA'

Una miriade di studenti si sono diplomati in questi giorni eppure ieri mi sembrava ci fosse stato il primo diploma nella storia dei diplomi. La verità è che in quel momento una ragazza riscattava la sua vita, riscattava l'ignoranza subita di chi aveva tradito i suoi sogni di bambina, riscattava la sua visione cupa delle cose. Oggi, finalmente, una ragazza ha raggiunto un grande traguardo: la presa di consapevolezza che può raggiungere i propri obiettivi, che può distinguersi dal loro passato, che può progettare il suo futuro.

Eravamo appoggiate al bordo della finestra del corridoio della scuola; nell'attesa osservavo le pareti bianche ed i pavimenti polverosi e di tanto rimiravo il suo volto nel vetro che dava sul cortile illuminato e mosso da una brezza dolce e fresca. Pazientavamo nell'attesa che fosse il suo turno. 

Lei era accanto a me, si rigirava le mani, muoveva la sua borsa, apriva e sbatteva le palpebre velocemente; di tanto mi guardava e abbozzava un sorriso ma il suo volto era concentrato, la sua mente colma di parole.

Una ragazza dai lineamenti gentili viene a chiamarla, muovendo le mani invitandola ad entrare. La seguiamo nella grande sala, lei si siede dinnanzi la commissione. Riesco ad ascoltare un profondo respiro e finalmente le mani smettono di torcersi. Inizia a parlare; non si ferma quasi mai, racconta i concetti studiati e ristudiati, illustra ai docenti il suo percorso multidisciplinare, racconta della sua alternanza scuola-lavoro, risponde disinvolta alle domande dei professori. Muove le dita sul portatile scorrendo le immagini che presentano il suo lavoro. Finisce di parlare, la commissione soddisfatta la invita a rivedere gli scritti corretti. Si alza dalla sedia e si gira a guardarci, non l'avevo mai vista sorridere così. "La dolce dama dei ghiacci", così l'avevo soprannominata in altri miei racconti, ieri non aveva quel consueto gelo nello sguardo e nelle movenze. Per una volta non vi erano pensieri cupi ad annebbiarle il sorriso, per una volta lei era felice. Le nostre mani sbattevano forte le une contro le altre ed un applauso forte si levava riecheggiando contro le pareti, anche la commissione applaudiva; sembrava che persino quella grande stanza bianca partecipasse allegra a quella gioia.

Ieri quella ragazza sorrideva come mai aveva fatto fino a quel momento. La abbracciammo forte forte sia il mio collega e sia io; quando mi accostai per darle un bacio, sentii qualche goccia calda muoversi dalla sua alla mia guancia ed in quel momento ero felice, si...felice immensamente anche io.

Una miriade di studenti si sono diplomati in questi giorni eppure ieri mi sembrava ci fosse stato il primo diploma nella storia dei diplomi.

La verità è che in quel momento una ragazza riscattava la sua vita, riscattava l'ignoranza subita di chi aveva tradito i suoi sogni di bambina, riscattava la sua visione cupa delle cose.

Pochi giorni prima un'altra ragazza si era diplomata raccontando alla commissione le fondamenta pedagogiche e giuridiche della comunità per minori, raccontava della casa famiglia e del ruolo dell'educatore...

La particolarità della scelta di portare quell'argomento era insita nel fatto che quella ragazza era stata una delle "utenti" (qual parola orribile ) della casa famiglia e ciononostante raccontava cosa essa fosse ad una commissione sconosciuta, raccontando al meglio e con sapienza la sua esperienza più complessa esponendosi al rischio del ricordo e del giudizio.

E mi chiedi a questo punto quale sia, se non questo, il principio o l'essenza del coraggio.

In una sola settimana mi sono sentita immensamente orgogliosa di questo coraggio, di queste donne, delle bimbe che vivono ancora dentro di loro e che hanno dovuto affrontare il peggio degli adulti.

In una settimana due ragazze hanno raggiunto un grande traguardo: la presa di consapevolezza che possono raggiungere i propri obiettivi, che posso distinguersi dal loro passato, che possono progettare il loro futuro.

In una settimana due ragazze hanno dato prova della forza e della volontà, trovando riscatto da tutte quelle frasi che raccontavano di notte, quelle orrende frasi degli adulti che scalfivano in mille modi la bellezza del loro animo.

Ripenso alla pagina esplicativa delle mansioni dell'educatore di cui mi aveva parlato qualche giorno fa e credo che vi aggiungerei una frase ulteriore:

L'educatore vive le emozioni assieme ai ragazzi e si sente immensamente fiero di loro.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

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mercoledì 31 maggio 2023

7 consigli per essere genitori migliori

 7 CONSIGLI PRATICI PER ESSERE ‘GENITORI MIGLIORI’

Partiamo dal presupposto che non esistono regole per essere bravi genitori. Essere mamma e papà è il mestiere più bello del mondo, ma anche il più complesso. Non c’è il manuale del genitore perfetto, e non si può non sbagliare. Anzi, spesso gli sbagli sono molto importanti, perché possono trasformarsi in preziosi alleati. E’ importante, infatti, riflettere sulle sfide quotidiane, cercando di diventare ogni giorno genitori migliori. 

Di seguito sette riflessioni per diventare genitori migliori. Sette punti su cui concentrarsi per cercare ogni giorno di educare i bambini con rispetto. Un’educazione positiva, infatti, permette di crescere bambini sereni ed equilibrati, che, un giorno, diventeranno adulti felici.

1. I GENITORI MIGLIORI SONO GENITORI AUTOREVOLI

Esistono diversi stili educativi. Possiamo riconoscere uno stile educativo autoritario, basato sul rispetto dell’autorità in quanto tale. Uno stile autoritario si basa sul “Si fa così perché lo dico io”. In questo sistema educativo vige la paura, e il comportamento dei bambini viene influenzato dal timore. Spesso si ricorre alla punizione, al fine di modellare il comportamento del piccolo. A volte, vengono utilizzate anche le punizioni fisiche, come sberle e sculacciate. All’opposto di uno stile autoritario possiamo identificare uno stile educativo di tipo permissivo, dove al bambino è concesso tutto. Un’educazione permissiva attribuisce al bambino il pericoloso potere di autoeducarsi, senza la presenza di un adulto di riferimento che possa fungere da guida.

Tra questi due sistemi educativi, gli studi dimostrano l’importanza di uno terzo modo di essere genitori. Per essere genitori migliori occorre, infatti, adottare uno stile educativo autorevole. Genitori autorevoli richiedono il rispetto delle regole stabilite, riconoscono i bisogni dei figli e sollecitano la loro opinione, riconoscendoli come persone. I genitori autorevoli rispettano sé stessi e il bambino, guidandolo nella crescita fisica, psicologica ed emotiva. 

2. I GENITORI MIGLIORI SONO COERENTI

E’ necessaria coerenza nell’educazione dei figli. Occorre stabilire poche regole semplici, chiare e, soprattutto, condivise. E devono essere rispettate. La coerenza educativa è alla base di uno stile educativo funzionale per i bambini. Se è no, è no. E c’è un motivo valido e condiviso. I bambini, spesso, mettono in atto dei comportamenti provocatori per sfidare gli adulti e per capire fino a dove si possono spingere. Le provocazioni dei bambini sono delle vere e proprie messe alla prova per i genitori. Spesso i bimbi fanno i capricci per provare a ottenere ciò che vogliono. E’ importante cercare di mantenere la calma e offrire ai bambini un contenimento solido. D’altronde, provare a sfidare le regole è il compito del bambino che cresce. Mantenere coerenza aiuta i bambini a muoversi in un contesto sicuro e prevedibile.

3. I GENITORI MIGLIORI FAVORISCONO L’AUTONOMIA

I tempi ristretti e le mille cose da fare costringono i genitori, a volte, a sostituirsi ai bambini. Preparare lo zaino o ritirare i giochi sono compiti che spesso gli adulti fanno per velocizzare i tempi. Si sa, infatti, che se l’attività viene richiesta al bambino ci vorrà molto più tempo per l’esecuzione. Basti pensare, ad esempio, alla preparazione al mattino prima di andare a scuola. I genitori migliori, però, si sforzano a promuovere l’autonomia e la responsabilità, facendo sentire i bambini protagonisti attivi della quotidianità.

Occorre prestare attenzione anche a non diventare genitori iperprotettivi. Per evitare che i bimbi sbaglino o si trovino in difficoltà, spesso i genitori si sostituiscono a loro. In questo modo, però, i bimbi faticano a sperimentare la loro autonomia. I bimbi, infatti, non hanno modo di scoprire i loro punti di forza e allenare i loro aspetti più sensibili. Favorendo l’autonomia, invece, i bambini imparano a conoscersi e a mettersi in gioco. In questo modo, ogni giorno i bambini tentano di crescere e migliorarsi.

4. I GENITORI MIGLIORI NON PUNTANO IL DITO

Tutti sbagliamo e commettiamo errori. Questo vale anche per i bambini. E’ importante accettare che anche i piccoli possano sbagliare. Ciò non significa negare l’errore, anzi. E’ importante riconoscere lo sbaglio, ma senza accusarli o colpevolizzarli. Le conseguenze di un errore il bambino le prova già sulla propria pelle. E’ meglio evitare di rimarcare continuamente lo sbaglio commesso. I bambini, infatti, necessitano di comprensione e incoraggiamento. Due paroline magiche che aiutano i piccoli a sentirsi amati ed accettati per quello che sono. Sentirsi compresi, accolti e sostenuti diventa fondamentale per uno sviluppo sereno e armonioso, consentendo un buon livello di autostima e fiducia nelle proprie capacità. E’ importante credere nei bambini e nelle loro potenzialità, aiutandoli a riconoscere i propri limiti e trovando insieme il modo di farvi fronte.

5. I GENITORI MIGLIORI FAVORISCONO IL DIALOGO

Quando ci sono fiducia e dialogo, si possono superare tutte le difficoltà. E’ importante ascoltare i bambini anche quando raccontano cose che, all’orecchio adulto, possono sembrare insignificanti. Non bisogna mai minimizzare i problemi che portano. Occorre, invece, accogliere le loro emozioni e cercare di capire insieme come affrontare ciò che li preoccupa. Frasi come “Questi non sono problemi” non aiutano a minimizzare le difficoltà, anzi. Frasi di questo tipo bloccano la comunicazione e la fiducia tra genitori e figli. 

Occorre ascoltare ciò che i bambini portano. Spesso, la tendenza dell’adulto è quella di proporre delle soluzioni. Questo, però, non sempre è sufficiente. I bambini, come gli adulti, necessitano di essere ascoltati e compresi. I piccoli, come i grandi, non vogliono essere giudicati, perché sanno che alcune loro paure sono irrazionali o alcuni pensieri che fanno non dovrebbero essere fatti. Per questo, i genitori migliori devono ascoltare i bambini, accogliendo le loro emozioni, e cercando di trovare insieme il modo di farvi fronte. Le soluzioni, infatti, devono essere costruite insieme, non calate dall’alto. In questo modo, inoltre, i bambini hanno modo di sperimentare quel senso di autoefficacia che permette loro di sviluppare autostima e fiducia nelle proprie capacità per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane.

6. I GENITORI MIGLIORI RIESCONO A GESTIRE L’ANSIA

L’ansia è contagiosa, si sa. Per questo è opportuno imparare a gestirla. Questo vale anche nell’educazione dei propri figli. Le cose che spaventano mamma e papà sono molte, e non si possono evitare. Allo stesso tempo, però, non è con l’eccessiva preoccupazione che si possono eliminare questi pensieri, anzi.

Questo non vuol dire che provare ansia sia sbagliato. Ciò significa che è importante imparare a gestire la propria preoccupazione, per evitare che essa si riversi sui bambini. Insegnare ai propri figli l’importanza del coraggio, della determinazione e del “provarci”, anche quando ci si sente bloccati, è fondamentale. Questo non solo a parole, ma con i fatti. L’esempio, infatti, è lo strumento educativo migliore che gli adulti hanno a loro disposizione. Passare  il messaggio che a volte si possono provare emozioni forti, ma che si possono gestire, è un’ottimo insegnamento per i piccoli.

7. ESSERE GENITORI MIGLIORI PER AVERE FIGLI SERENI

Come detto anche precedentemente, il miglior strumento educativo è l’esempio. Più che ogni spiegazione o predica. L’esempio di mamma e papà, infatti, funge da modello educativo più forte di ogni altro. Per questo è importante lavorare su di sé, mettersi in gioco, cercando di porsi sempre in discussione. Laddove c’è riflessione e pensiero dietro ad ogni scelta educativa, maggiori saranno le possibilità di muoversi in maniera adeguata. Questo, ovviamente, non vuol dire non sbagliare, anzi. Ciò significa dare un senso ai propri errori cercando di capire cosa non ha funzionato e come agire in futuro. Non è semplice. Si tratta di una sfida continua. Ma è l’unico modo per essere genitori migliori ogni giorno.

Autrice: dott.ssa Annabell Sarpato

Fonte: www.annabellsarpato.com

 

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mercoledì 24 maggio 2023

Quando una persona è cattiva, viene punita

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

QUANDO UNA PERSONA E’ CATTIVA, QUELLA PERSONA VIENE PUNITA! 

'STRANE' DISCUSSIONI IN CASA FAMIGLIA.

Senza volere, Harry Wormwood aveva dato a sua figlia il primo insegnamento pratico utile per lei. Lui voleva dire "quando una bambina è cattiva", invece aveva detto "quando una persona è cattiva", facendo così sorgere in lei l'idea rivoluzionaria che i bambini potevano punire i loro genitori, se questi l'avessero meritato, naturalmente.

Eravamo a tavola e stavamo guardando un film che ha accompagnato la mia infanzia: "Matilda sei mitica".

Quanto spesso ho condiviso la passione di Matilda per i libri; come lei ho navigato sulle parole di Hermann Melville alla ricerca della balena bianca e persa fra le strade dei racconti di Dickens. Come Matilda ho sempre serbato il dubbio, da bimba che andava a scuola, che spesso i bambini non vengano reputati all'altezza delle cose. All'università capii che quel pensiero incarnato nella terribile Signorina Trinciabue altro non fosse che una rappresentazione accentuata della pedagogia dell'"infante"; di colui che non parla, di colui che è incompleto, di cui che per dirla con le sue parole bofonchiate "Troppo piccolo, sbrigati a crescere!!!".

Adoravo la signorina Honey, la dolcezza con la quale si rivolgeva ai bambini, al mondo meraviglioso che sapeva intravedere negli occhi di un bimbo oltre la mera impossibilità percepita dagli adulti.

Il signor Wormwood era un adulto non tanto differente da quelli che ho imparato a conoscere da adulta. Uno fra quelli che guadagna lo stipendio con l'inganno e nell'ignoranza forgia la propria capacità di sentirsi superiore agli altri. Così la moglie così ahimè il figlio grande. Quell'adulità legata ai programmi televisivi fasulli, alla prepotenza, all'apparenza e alla mancanza di sostanza. <<Vivevano in una bella casa ma non erano belle persone...>>

<<Un libro??!, quello che puoi imparare da un libro puoi impararlo meglio e più in fretta dalla televisione... Quella Matilda una disgrazia>>

A tavola riflettevo su quanto fosse attuale ogni singolo aspetto raccontato dalla storia: la genitorialità decisamente non innata,  la didattica della sopraffazione e del trasferimento contenutistico, la speciale unicità dei bambini, il potere della cultura, l'adozione, la pedagogia della dolcezza e della "cura", della scoperta, della conquista e della rivincita della signorina Honey, l'ignoranza trapelata dalla voglia del vuoto trasmessa dalla TV...

Ero assorta nelle mie riflessioni insomma.

Una vocetta irrompe nel silenzio rumoroso dei miei pensieri.

<<Forse i bambini sono gli unici ad aver capito che anche gli adulti si possono educare?>>

Cerco con lo sguardo la provenienza di quella vocina. Lei mi osserva aspettando la mia attenzione.

<<La signorina Trinciabue deve aver avuto un'infanzia molto triste per essere diventata così cattiva con i bambini. E il padre di Matilda forse da bambino è stato cresciuto come un re...ecco perché parla così. Forse da piccolo gli è stato dato tutto quello che voleva e i genitori non gli hanno mai insegnato le cose belle...>>

Ascolto con rapimento quelle parole.

<< Matilda non ha i poteri...o meglio li ha rubati o imparati dai libri. Come nelle fiabe...insomma...nelle fiabe c'è sempre uno strumento magico...il suo è stato il libro per lei funziona come una spada magica>>

Un calore si diffonde nel mio petto.

<<Si...forse è così>> non volevo guastare con le mie parole l'effetto benefico di quel ragionamento tanto puro quanto arguto.

<<Se fossi come Matilda forse anche io darei una lezione ai grandi che fanno i cattivi...specie se sono cattivi con i bambini. E poi li chiuderei in una scuola e metterei davanti a loro mille libri per imparare, e ad insegnare dovrebbero essere i bambini.>>.

Si rigira verso la TV posando dolcemente la testa sulle sue mani. Lo sguardo era fisso sullo schermo ma era così chiaro che la sua mente fosse altrove. I gomiti sostenevano il peso di tutto quel pensiero.

Alla fine del film, non riuscivo a non smettere di pensare a quelle parole.

Si lava i denti, sistema le sue ciabattine accanto al letto. Racconto la storia dei Fiori di Ida. Ero sul punto di mettere al posto il libro quando sento di nuovo quella voce:

<<Chiara: Perché tu ci credi nei bambini?>>...

<<Forse perché non sono mai cresciuta del tutto o almeno spero>>.

Il suo viso dolce mi sorride e si nasconde per buona parte sotto la coperta.

Le faccio l'occhiolino e le do la carezza della sera rimboccandole le coperte.

L'altra sera a teatro ero intenta a fotografare un baule magico lasciato aperto sul palco. Mi piacevano i colori dei fiori riversati sul legno e le luci fioche che come in quadro illuminavano i dettagli preziosi lasciati incustoditi in quella scenografia malinconica che soffriva dell'assenza del suo mago.

<<Vedi quel baule, Chiara?>>

Mi giro e vedo quella faccetta che mi fissa.

<<Forse i bambini sono come quel baule, solo i maghi sanno tirarci fuori le magie o meglio...solo i maghi sanno vedere le magie che un bambino sa fare>>.

Quel baule diviene ancora più bello nei miei occhi. Lo immortalo cosi, come una dispensa fondamentale da memorizzare per un esame dell'università, un esame che non vedo l'ora di sostenere.

<<Quanto desiderava a volte avere una persona amica, una persona buona e coraggiosa come gli eroi dei suoi libri. Sospettava però, che come i draghi parlanti e le principesse dai capelli tanto lunghi da potercisi arrampicare, queste persone esistessero solo nei libri di favole. Ma presto avrebbe scoperto che poteva essere amica di se stessa, che possedeva una forza di cui non era consapevole.>>

Così raccontava il narratore mentre Matilda stringeva triste a sé la sua bambola di pezza.

"Punire" per una bimba della casa famiglia è un verbo convertibile in altri verbi quali: educare, insegnare, leggere.

Insegnare o rieducare finanche i propri genitori...

Solo i maghi o forse no...

Fatto sta che i bambini hanno tanto da insegnare, ne sono sempre più convinta.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 17 maggio 2023

Una sera al teatro con i nostri bambini

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

UNA SERATA AL TEATRO CON I NOSTRI BAMBINI

Il teatro è un luogo incantevole e magico...si proprio così: magico.

Gli occhi, nel momento in cui ci si addentra per la prima volta, si innalzano lentamente verso il soffitto per scorgerne i colori tenui e le raffinate figure che sembrano danzare e volare vanitose sugli spettatori ammaliati. Gli occhi così proseguono la propria lenta inquadratura e si muovono verso le pesanti tende porpora che incorniciano il palco come un prezioso orpello. Continuano il loro stupefacente viaggio, indugiano sui preziosi decori delle pareti, scivolano sul legno del palco, spiano curiosi oltre le quinte ed indugiano sulle luci che attendono caparbie quanto accadrà di lì a poco. Le poltroncine accolgono i piccoli spettatori, la musica si diffonde e la magia... ha inizio.

Il teatro è un luogo elegante che racchiude e diffonde bellezza. Ma perché è magico?

È magico perché vi sono maghi e luci incantate, è magico perché una volta basta per innamorarsene e per non abbandonarlo più; agisce imponente come un potente incantesimo. È magico perché diffonde dolcemente la passione per la teatralità delle cose della vita che si muovono piccole e veloci come pulci, maestose e sinuose come lo scivolio delle tende che si aprono e chiudono sul tempo degli eventi, divertenti o perigliose come gli aneddoti della quotidianità, dotte come i contenuti di cui arricchisce i suoi spettatori. Ieri sera erano in tanti gli occhietti vispi che si nutrivano della sapiente accoglienza del Teatro Garibaldi e di chi ci ha omaggiati di tanta accurata gentilezza. Gli occhi meravigliati e stupiti non erano solo quelli dei bimbi (ed è questa la più grande magia) ma anche degli adulti che come me erano meravigliati e grati di tanta bellezza.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 10 maggio 2023

Io posso scegliere

 IO POSSO SCEGLIERE

La vita ci da sempre l’opportunità di scegliere se amareggiarci o essere felici, sta a noi scegliere quali sentimenti o emozioni vogliamo tenere. 

C’era un professore molto impegnato e severo, ma che era anche conosciuto dai suoi alunni come uomo giusto e comprensivo.

Alla fine dell’anno, terminato il corso, mentre stava sistemando delle carte sulla cattedra, gli si avvicinò un suo alunno e con atteggiamento di sfida gli disse:
“Professore, sono contento di aver finito il corso, così non dovrò più ascoltare le stupidaggini che lei dice e starò benissimo senza più essere obbligato a vedere la sua faccia, che detesto. L’alunno se ne stava impettito, con aria di sfida aspettandosi che il professore si arrabbiasse. Invece, con sua grande sorpresa, il professore gli rispose con queste parole:
“Se qualcuno ti offre qualcosa che tu non vuoi, la prendi ugualmente?”
“No di certo!” rispose sorpreso l’alunno.
Bene, continuò il professore, quando qualcuno cerca di offendermi o mi dice cose sgradevoli, mi sta offrendo qualcosa. Nel tuo caso si tratta di un’emozione di rabbia e di rancore che io posso benissimo decidere di non accettare.

Se mi sento offeso e mi arrabbio, significa che sto accettando il tuo regalo. Ma io preferisco regalarmi distensione e serenità. Amico, continuò il professore, la vita ci dà la possibilità di scegliere se amareggiarci oppure essere felici.
La tua rabbia passerà, ma non cercare di lasciarla con me, perché non mi interessa.
Ogni giorno, in ogni momento, tu puoi scegliere quali emozioni o sentimenti vuoi tenere dentro di te. E qualsiasi cosa tu scelga resterà dentro di te finché tu stesso non decidi di cambiarlo. Perché è talmente grande la libertà che la vita ci dà che abbiamo perfino la possibilità di scegliere se amareggiarci o essere felici.

Nei Proverbi, si legge: “La risposta amabile calma la rabbia, ma quella aggressiva aggiunge legna al fuoco”.

Non dimenticare che sei tu che decidi se accettare o no la critica distruttiva, l’offesa e la presa in giro.
Mantieni sempre il controllo delle tue emozioni, non conservare amarezza nel tuo cuore contro nessuno e rispondi sempre con gentilezza, così che dalla tua sorgente sgorghi sempre acqua dolce.

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