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mercoledì 7 maggio 2025

Vivi autenticamente

 VIVI AUTENTICAMENTE

Una splendida lettera di un padre a suo figlio


Caro figlio,

mentre ti scrivo queste parole, il cuore è colmo di speranza e di amore. Spero che tu possa leggere tra le righe non solo consigli, ma anche il mio più profondo desiderio di vederti crescere come uomo integro, felice e realizzato.

1. Sii sempre fedele a te stesso

La vita ti metterà spesso alla prova, cercando di farti conformare a modelli che non ti appartengono. Ricorda: la vera forza risiede nell'autenticità. Non aver paura di essere diverso, di seguire il tuo cuore anche quando il mondo sembra andare in direzione opposta. La tua unicità è il tuo valore più grande.

2. Tratta gli altri con gentilezza e rispetto

La gentilezza non è mai sprecata. Ogni gesto di compassione, ogni parola di conforto, costruisce ponti tra le persone. Tratta gli altri come vorresti essere trattato, senza mai aspettarti nulla in cambio. La vera ricchezza si trova nelle relazioni sincere e nel rispetto reciproco.

3. Accogli le sfide come opportunità di crescita

La vita non è fatta solo di successi, ma anche di fallimenti. Non temere gli ostacoli; sono occasioni per imparare, per diventare più forte e più saggio. Ogni difficoltà superata ti avvicina alla persona che sei destinato a diventare.

4. Prenditi cura di te stesso

Il corpo e la mente sono i tuoi compagni di viaggio più fedeli. Nutri il tuo corpo con ciò che è sano, fai movimento, riposa quando necessario e, soprattutto, ascolta le tue emozioni. Solo prendendoti cura di te stesso potrai affrontare con energia e serenità le sfide della vita.

5. Coltiva relazioni sincere

La famiglia e gli amici sono il tuo rifugio nei momenti di tempesta e la tua gioia nei giorni di sole. Investi tempo ed energie nelle persone che ti vogliono bene e che ti sostengono. Le relazioni autentiche sono il tesoro più prezioso che puoi avere.

6. Segui le tue passioni

Non accontentarti di una vita che non ti appassiona. Cerca ciò che ti fa battere il cuore e dedicaci il tuo tempo. La felicità si trova nel fare ciò che ami, non nel fare ciò che gli altri si aspettano da te.

7. Gestisci le tue finanze con saggezza

Il denaro è uno strumento, non un fine. Impara a risparmiare, a spendere con consapevolezza e a non lasciarti sopraffare dal consumismo. La vera sicurezza si trova nella libertà di fare scelte indipendenti, non nell'accumulo di beni.

8. Esplora il mondo

Viaggiare ti arricchisce, ti apre la mente e ti fa comprendere la bellezza della diversità. Non limitarti al conosciuto; cerca nuove esperienze, nuove culture, nuovi orizzonti. Ogni viaggio è un'opportunità di crescita e di scoperta.

9. Pratica la gratitudine e il perdono

La vita è imperfetta, e anche tu lo sei. Impara a perdonare te stesso e gli altri. La gratitudine trasforma ciò che abbiamo in sufficienza e ci permette di vivere con serenità. Riflettere su ciò che di buono c'è nella tua vita ti aiuterà a mantenere la pace interiore.

Caro figlio, questi sono i miei consigli per te, frutto delle esperienze vissute e dell'amore che ti porto. Spero che tu possa portarli con te nel tuo cammino, come una bussola che ti guida verso una vita piena e soddisfacente.

Con tutto l'amore di un padre.

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martedì 29 aprile 2025

Quando un bambino viene criticato smette di amarsi

 QUANDO UN BAMBINO VIENE CRITICATO, NON SMETTE DI AMARE. SMETTE DI AMARSI.

Ci sono parole che restano incollate alla pelle.

Non si vedono, ma si sentono.

Crescono in silenzio e diventano voce interiore.

Quella voce che un giorno dirà:

“Non valgo abbastanza.”

“Non sono capace.”

“Non merito.”

Le neuroscienze oggi ci confermano ciò che il cuore già sapeva: il cervello dei bambini e delle bambine si sviluppa attraverso relazioni affettive sane, empatiche, rispettose.

Ogni parola, ogni sguardo, ogni tono di voce lascia una traccia.

La qualità dell’attaccamento influenza la percezione di sé, la capacità di apprendere, di fidarsi, di vivere.

Le sinapsi non si formano solo con stimoli “giusti”, ma con la qualità dell’affetto ricevuto.

Un bambino e una bambina criticati costantemente non smettono di amare chi li critica.

Smettono di fidarsi di sé.

Cominciano a dubitare del proprio valore.

E invece di crescere liberi, autonomi, sicuri, crescono in difesa.

I bambini e le bambine sono persone. Intere.

Degne di rispetto, da subito.

Non quando saranno più grandi, non quando “capiranno di più”.

Adesso. Qui. Come sono.

E allora chiediamoci, con coraggio:

Che impronta lasciano le nostre parole?

Cosa insegniamo con i nostri silenzi, con i nostri giudizi, con la fretta di correggere?

Educare non è aggiustare.

È accompagnare, proteggere senza soffocare.

È saper stare accanto con cura, anche quando si sbaglia, anche quando si cade.

Ogni bambino e ogni bambina hanno diritto a uno sguardo che dica “Tu vai bene così”

Uno sguardo che non misura, non corregge, non confronta.

Ma accoglie. 

Ogni bambina e ogni bambino hanno bisogno, prima ancora delle parole, prima ancora delle proposte educative, di essere sentiti e tenuti.

Sentiti e tenuti dentro una relazione sicura che faccia sentire interi, amati.

Perché solo quando ci si sente amati, si impara ad amarsi.

E da lì… tutto può fiorire.

Autori: Gianluca Lo Presti Ilenia Schioppetti

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giovedì 24 aprile 2025

Quando finirà tutto questo

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

QUANDO FINIRA’ TUTTO QUESTO?

Una bambina è triste, si chiede quando tutto tornerà a posto, quando tutto questo finirà, quando i suoi problemi svaniranno. Questo purtroppo non lo sappiamo, ma sicuramente non la lasceremo mai sola a navigare in questo mare in tempesta, noi ci saremo sempre al suo fianco.


Il rientro dalle vacanze non è mai una cosa semplice. Buffa l'idea che qualcuno desidera ardentemente di andare via da qui; al tempo c'è qualcuno che vorrebbe andare via ma non saprebbe dove e da chi e chi invece di andare via non è ha molta voglia o forse a pensarci bene di buffo qui... non c'è proprio nulla.

L'ambivalenza di una casa famiglia è spaventosa certe volte.

Stasera il suo sguardo, di solito così attento e vigile, è fisso su di me ma è volto verso il basso ed è così incredibilmente indifeso. Le lunghe ciglia avvolgono, come in un abbraccio, gli occhioni scuri inondati di lacrime.

L'ho già visto quello sguardo... Era di un'altra bimba.

La paura che questa fase della sua vita duri per sempre è tanta, troppa da reggere a questa età.

So che lei cerca oltre il mio sguardo la risposta o forse la data esatta in cui tutto questo finirà, in cui tutti i suoi problemi svaniranno, la gloriosa data entro il quale ogni cosa si rimetterà al suo posto. Scava con gli occhi nella mia mente per cercare questa risoluzione magica...

Ma io questa data non posso e non so dargliela perché mi è ignota esattamente come lo è per lei.

<<Perché i grandi sbagliano e io ci vado di mezzo... Che c'entro io? Io non ho fatto niente.>>

Le lacrime cadono lente sul pigiamino rosa.

<<Quando finisce tutto??!>>

Le parole in questi casi svaniscono dalla mia bocca. Sembra quasi che la mia voce si rintani da qualche parte nella gola per proteggersi da quelle domande.

Osservo la libreria e i libri che pian piano la stanno riempiendo.

Conosco la sua passione per i libri e per le storie e mi appello alla fantasia, perché forse solo quella può accorrere in nostro aiuto stasera.

<<Non sono mai gli eroi a cercare le avventure, è la vita che gliele propone o forse il fatto o forse un incantesimo o forse la sfortuna, pensaci. Tu sei come un'eroina dei tuoi libri. C'è una storia, dei personaggi e tutto procede tranquillo finché non accade un qualcosa che cambia tutto.

Quando senti che tutto è buio, che tutto è incerto, immagina di essere su una nave, immagina di essere una pirata. Ti ci hanno portato su questa nave, tu non sapevi nemmeno che esistesse e perché e non ci volevi e non vuoi neppure salirci. Ma ora ci sei dentro e per un tratto di tempo indefinito sarai parte di questa ciurma, affronterai mari sereni e tremende burrasche, sirene ammalianti e draghi dalle mille spire e la nave si incaglierà qualche volta su scogli aguzzi, sembrerà che stia per affondare ma l'equipaggio farà di tutto per riportare te e me in mari più sereni. Il tuo è un viaggio.

Si, un viaggio e tu sei un pirata proprio come me stanotte.>>

Non so come mai la voce è apparsa tutta d'un fiato.

<<La nostra nave prosegue il suo corso procedendo per le varie tappe... Vedremo le stelle nei cieli più bui e impareremo a seguire una rotta o a invertirla se necessario.

Un giorno tu arriverai al tuo porto e dovrai scendere, questa è la sola certezza che ho: si arriva sempre a un porto. Scenderai e chissà magari un domani tutto questo ti sembrerà sia stato solo un sogno. Arriverà quel momento. Arriva sempre ed è giusto così>>

Le sue manine sono strette attorno all'orsetto marrone. Sembra stia ascoltando anche lui palpitante la nostra avventura. I suoi occhi ora sono spalancati.

Le nostre figure proiettano getti di ombre sul muro e sembra quasi si scorgere il profilo di una nave ed il muoversi delle onde.

<<E tu resti sulla nave? O scendi?>>

L'immagine di un galeone dalle vele maestose che si muovono spostate dal vento inonda la mia fantasia.

<<No, io resto sulla nave assieme al resto dell'equipaggio per continuare il viaggio fra le tante isole che dovremo conoscere.>>

<<E io? Io che faccio?>>il suo sguardo è spaventato.

<<Non temere, sarai diventata una pirata con i fiocchi. Avrai imparato che devi imparare ancora, avrai imparato che la vita è come il mare: percossa dalle onde e dai venti che modificano e influenzano le sue giornate. Affronterai le tue avventure perché sarai abbastanza forte ed al contempo fragile per farcela perché avrai imparato che la vita è come il mare e il nostro compito è quello di imparare a danzare con i venti.>>

La sua fortuna è quella di essere stata amata quando era molto piccola ed è vero. L'infanzia felice protegge dalle paure come un talismano. È questa la sua protezione, ma lei è ancora troppo piccola per capire. Dal momento esatto in cui tutto è cambiato la sua storia è mutata, ma lei può farcela, deve farcela perché il suo coraggio è potente.

<<Arriverà il momento...>>

La sua mano è chiusa attorno alla mia. Gli occhietti sono finalmente chiusi e il respiro è lento.

La casa tace e respira lenta come le sue dolci ospiti.

So che nella sua mente sta navigando su mari profondissimi.

Siamo pirati... Mi dico.

Forse io, in realtà, sono solo una sguattera, un misero mozzo su questa nave. Serro le vele, di tanto sfioro il timone, sto di vedetta, ma i veri pirati sono loro...

Il giorno in cui la vedrò scendere con tutti i suoi libri e la sua curiosità da questa maledetta nave, saprò che a terra vi sarà una persona coraggiosissima.

Il tempo del viaggio...

Pirati...

Forse visto così questo tempo lungo e imprevedibile spaventa meno.

Stanotte siamo pirati...

Arriverà il momento dell'ormeggio...

Per adesso vento alle vele.

Il mare è sereno.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 9 aprile 2025

Seminare, la base dell'educare

  SEMINARE, LA MOSSA BASE 

DELL’ARTE DELL’EDUCARE

L'educatore semina. Il genitore è un bravo seminatore. Semina perché il seme è molto più di una speranza: è una garanzia. Lo diceva bene il poeta libanese Kahil Gibran: "La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di sradicare i semi". Però ricordate, come diceva San Bonaventura: "Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene".

Educare è un arte che richiede pazienza: oggi si getta un seme...domani si raccoglierà.

Hanno trovato in Egitto chicchi di grano risalenti ai tempi dei faraoni; qualcuno li ha seminati: dopo pochi mesi ondeggiavano spighe ripiene di ottimo frumento!

Potenza del seme!

Per questo l'educatore crede nel seme.

Poco, tanto..., non importa: lui semina.

Semina fin dai primi giorni della vita del figlio.

Semina l'amore perché senza amore non si vive.

Semina il coraggio perché la vita è sempre in salita.

Semina la speranza perché la speranza è la spinta per continuare.

Semina l'ottimismo perché l'ottimismo è il motorino d'avviamento di tutto.

Semina un buon ricordo perché un buon ricordo può diventare la maniglia a cui aggrapparsi nei momenti di sbandamento.

Semina Dio perché Dio è il basamento di ogni cosa.

L'educatore semina!

Semina perché il seme è molto più di una speranza: è una garanzia. Lo diceva bene il poeta libanese Kahil Gibran (1883-1931): "La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di sradicare i semi".

Al poeta libanese fa eco il grande scrittore russo Feodor Dostoevskij (1821-81): "Occorre solo un piccolo seme, un minuscolo seme che gettiamo nell'animo di un uomo semplice ed esso non morirà, ma vivrà nella sua anima per tutta la vita, resterà nascosto in lui tra le tenebre, tra il lezzo dei suoi peccati, come un punto luminoso, come un sublime ammonimento".

D'accordo al cento per cento!

Insomma il bravo genitore è un buon seminatore! Seminare è il suo primo dovere.

San Bonaventura (1217-1274) diceva: "Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene" (Grazie per l'incoraggiamento!).

Seminare è la sua prima responsabilità.

Il proverbio recita: "Chi semina chiodi, non vada in giro scalzo!".

I cinesi hanno questa bella immagine: il bambino è come un foglio bianco, tutti quelli che gli passano vicino gli lasciano un segno, gli gettano un seme.

PREZIOSA È LA SERA

Il momento più propizio per seminare è la sera!

Di sera è più facile avere pensieri miti, pensieri di pace. La sera è benigna, è tenera, è discreta.

Per questo è l'occasione magica dell'incontro e dell'intimità.

Di sera sentono anche i sordi, perché di sera si parla con il cuore.

Non sprechiamo la sera!

Lo scrittore tedesco Johann P. Richter (1763-1825) era convinto che "le parole che un padre dice ai figli, di sera, nell'intimità della casa, nessun estraneo le sente al momento, ma alla fine la loro eco raggiungerà i posteri".

BOUTIQUE PEDAGOGICA

• "I bambini d'oggi sembra sappiano tante cose, e le sanno, ma sotto il bambino tecnologico c'è quello eterno che non può vivere senza l'affetto e l'amore di qualcuno" (Mario Lodi, maestro scrittore).

• "Il bambino non è un animaletto da addomesticare. Insegnargli a fare riverenze, smorfie, salutini, è ridicolo ed inutile. Non manchiamogli di rispetto. Anche se piccolissimo ha la sua dignità" (Marcello Bernardi, pediatra).

• "Nei grandi allevamenti dell'Ovest americano non è permesso, nelle fattorie, adoperare nessuna espressione volgare. Se una 'pedagogia animale' ha simili esigenze nelle regioni selvagge del Far West, può la 'pedagogia umana' rimanere indietro?" (F.W. Foerster, pedagogista).

• "Alla larga dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dalla grandezza che non si inchina davanti ai bambini!" (Kahil Gibran, poeta libanese).

Autore: Pino Pellegrino

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mercoledì 2 aprile 2025

7 buoni consigli per essere genitori migliori

  7 BUONI CONSIGLI PRATICI 

PER ESSERE ‘GENITORI MIGLIORI’

Partiamo dal presupposto che non esistono regole per essere bravi genitori. Essere mamma e papà è il mestiere più bello del mondo, ma anche il più complesso. Non c’è il manuale del genitore perfetto, e non si può non sbagliare. Anzi, spesso gli sbagli sono molto importanti, perché possono trasformarsi in preziosi alleati. E’ importante, infatti, riflettere sulle sfide quotidiane, cercando di diventare ogni giorno genitori migliori. 

Di seguito sette riflessioni per diventare genitori migliori. Sette punti su cui concentrarsi per cercare ogni giorno di educare i bambini con rispetto. Un’educazione positiva, infatti, permette di crescere bambini sereni ed equilibrati, che, un giorno, diventeranno adulti felici.

1. I GENITORI MIGLIORI SONO GENITORI AUTOREVOLI

Esistono diversi stili educativi. Possiamo riconoscere uno stile educativo autoritario, basato sul rispetto dell’autorità in quanto tale. Uno stile autoritario si basa sul “Si fa così perché lo dico io”. In questo sistema educativo vige la paura, e il comportamento dei bambini viene influenzato dal timore. Spesso si ricorre alla punizione, al fine di modellare il comportamento del piccolo. A volte, vengono utilizzate anche le punizioni fisiche, come sberle e sculacciate. All’opposto di uno stile autoritario possiamo identificare uno stile educativo di tipo permissivo, dove al bambino è concesso tutto. Un’educazione permissiva attribuisce al bambino il pericoloso potere di autoeducarsi, senza la presenza di un adulto di riferimento che possa fungere da guida.

Tra questi due sistemi educativi, gli studi dimostrano l’importanza di uno terzo modo di essere genitori. Per essere genitori migliori occorre, infatti, adottare uno stile educativo autorevole. Genitori autorevoli richiedono il rispetto delle regole stabilite, riconoscono i bisogni dei figli e sollecitano la loro opinione, riconoscendoli come persone. I genitori autorevoli rispettano sé stessi e il bambino, guidandolo nella crescita fisica, psicologica ed emotiva. 

2. I GENITORI MIGLIORI SONO COERENTI

E’ necessaria coerenza nell’educazione dei figli. Occorre stabilire poche regole semplici, chiare e, soprattutto, condivise. E devono essere rispettate. La coerenza educativa è alla base di uno stile educativo funzionale per i bambini. Se è no, è no. E c’è un motivo valido e condiviso. I bambini, spesso, mettono in atto dei comportamenti provocatori per sfidare gli adulti e per capire fino a dove si possono spingere. Le provocazioni dei bambini sono delle vere e proprie messe alla prova per i genitori. Spesso i bimbi fanno i capricci per provare a ottenere ciò che vogliono. E’ importante cercare di mantenere la calma e offrire ai bambini un contenimento solido. D’altronde, provare a sfidare le regole è il compito del bambino che cresce. Mantenere coerenza aiuta i bambini a muoversi in un contesto sicuro e prevedibile.

3. I GENITORI MIGLIORI FAVORISCONO L’AUTONOMIA

I tempi ristretti e le mille cose da fare costringono i genitori, a volte, a sostituirsi ai bambini. Preparare lo zaino o ritirare i giochi sono compiti che spesso gli adulti fanno per velocizzare i tempi. Si sa, infatti, che se l’attività viene richiesta al bambino ci vorrà molto più tempo per l’esecuzione. Basti pensare, ad esempio, alla preparazione al mattino prima di andare a scuola. I genitori migliori, però, si sforzano a promuovere l’autonomia e la responsabilità, facendo sentire i bambini protagonisti attivi della quotidianità.

Occorre prestare attenzione anche a non diventare genitori iperprotettivi. Per evitare che i bimbi sbaglino o si trovino in difficoltà, spesso i genitori si sostituiscono a loro. In questo modo, però, i bimbi faticano a sperimentare la loro autonomia. I bimbi, infatti, non hanno modo di scoprire i loro punti di forza e allenare i loro aspetti più sensibili. Favorendo l’autonomia, invece, i bambini imparano a conoscersi e a mettersi in gioco. In questo modo, ogni giorno i bambini tentano di crescere e migliorarsi.

4. I GENITORI MIGLIORI NON PUNTANO IL DITO

Tutti sbagliamo e commettiamo errori. Questo vale anche per i bambini. E’ importante accettare che anche i piccoli possano sbagliare. Ciò non significa negare l’errore, anzi. E’ importante riconoscere lo sbaglio, ma senza accusarli o colpevolizzarli. Le conseguenze di un errore il bambino le prova già sulla propria pelle. E’ meglio evitare di rimarcare continuamente lo sbaglio commesso. I bambini, infatti, necessitano di comprensione e incoraggiamento. Due paroline magiche che aiutano i piccoli a sentirsi amati ed accettati per quello che sono. Sentirsi compresi, accolti e sostenuti diventa fondamentale per uno sviluppo sereno e armonioso, consentendo un buon livello di autostima e fiducia nelle proprie capacità. E’ importante credere nei bambini e nelle loro potenzialità, aiutandoli a riconoscere i propri limiti e trovando insieme il modo di farvi fronte.

5. I GENITORI MIGLIORI FAVORISCONO IL DIALOGO

Quando ci sono fiducia e dialogo, si possono superare tutte le difficoltà. E’ importante ascoltare i bambini anche quando raccontano cose che, all’orecchio adulto, possono sembrare insignificanti. Non bisogna mai minimizzare i problemi che portano. Occorre, invece, accogliere le loro emozioni e cercare di capire insieme come affrontare ciò che li preoccupa. Frasi come “Questi non sono problemi” non aiutano a minimizzare le difficoltà, anzi. Frasi di questo tipo bloccano la comunicazione e la fiducia tra genitori e figli. 

Occorre ascoltare ciò che i bambini portano. Spesso, la tendenza dell’adulto è quella di proporre delle soluzioni. Questo, però, non sempre è sufficiente. I bambini, come gli adulti, necessitano di essere ascoltati e compresi. I piccoli, come i grandi, non vogliono essere giudicati, perché sanno che alcune loro paure sono irrazionali o alcuni pensieri che fanno non dovrebbero essere fatti. Per questo, i genitori migliori devono ascoltare i bambini, accogliendo le loro emozioni, e cercando di trovare insieme il modo di farvi fronte. Le soluzioni, infatti, devono essere costruite insieme, non calate dall’alto. In questo modo, inoltre, i bambini hanno modo di sperimentare quel senso di autoefficacia che permette loro di sviluppare autostima e fiducia nelle proprie capacità per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane.

6. I GENITORI MIGLIORI RIESCONO A GESTIRE L’ANSIA

L’ansia è contagiosa, si sa. Per questo è opportuno imparare a gestirla. Questo vale anche nell’educazione dei propri figli. Le cose che spaventano mamma e papà sono molte, e non si possono evitare. Allo stesso tempo, però, non è con l’eccessiva preoccupazione che si possono eliminare questi pensieri, anzi.

Questo non vuol dire che provare ansia sia sbagliato. Ciò significa che è importante imparare a gestire la propria preoccupazione, per evitare che essa si riversi sui bambini. Insegnare ai propri figli l’importanza del coraggio, della determinazione e del “provarci”, anche quando ci si sente bloccati, è fondamentale. Questo non solo a parole, ma con i fatti. L’esempio, infatti, è lo strumento educativo migliore che gli adulti hanno a loro disposizione. Passare  il messaggio che a volte si possono provare emozioni forti, ma che si possono gestire, è un’ottimo insegnamento per i piccoli.

7. ESSERE GENITORI MIGLIORI PER AVERE FIGLI SERENI

Come detto anche precedentemente, il miglior strumento educativo è l’esempio. Più che ogni spiegazione o predica. L’esempio di mamma e papà, infatti, funge da modello educativo più forte di ogni altro. Per questo è importante lavorare su di sé, mettersi in gioco, cercando di porsi sempre in discussione. Laddove c’è riflessione e pensiero dietro ad ogni scelta educativa, maggiori saranno le possibilità di muoversi in maniera adeguata. Questo, ovviamente, non vuol dire non sbagliare, anzi. Ciò significa dare un senso ai propri errori cercando di capire cosa non ha funzionato e come agire in futuro. Non è semplice. Si tratta di una sfida continua. Ma è l’unico modo per essere genitori migliori ogni giorno.

Autrice: dott.ssa Annabell Sarpato

Fonte: www.annabellsarpato.com

 

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mercoledì 26 marzo 2025

Cosa si cela dietro uno sguardo

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

COSA SI CELA DIETRO UNO SGUARDO

Alcuni traumi sono come cancri che si diffondono a dismisura e contaminano, si nutrono delle cose belle della vita. I fantasmi del passato, che sembrano uscire dal miglior film dell'orrore, queste ragazze spesso li ritrovano rinchiusi nelle proprie teste e io non posso fare altro che cercare di fargli ritrovare le parole, di chiudere quelle stanze oscure che non svaniranno mai, di lenire le loro ferite e magari di insegnargli a sognare. 

Cosa si cela oltre uno sguardo apparentemente limpido?

Spesso mi dico che all'interno del nostro cervello vi siano delle stanze oscure. Stanze, dalle porte aperte, colme di un gas tossico che si dilaga sostituendosi all'ossigeno vitale delle adiacenti camere dei ricordi, sei sogni, dei desideri intaccandole e compromettendole, alcune in maniera irreparabile.

In alcune stanze è come se crescessero arbusti spessi e spinosi, la cui crescita sembra favorita e accelerata dalle condizioni offerte da questo orrido gas dilagante.

Gli arbusti crescono e proliferano contaminando gli organi vitali del nostro corpo; alle volte queste spine trafiggono il cuore e impediscono che batta all'impazzata per i tramonti o per un cielo stellato, altre volte compromettono la vista e impediscono di vedere correttamente la vita, altre volte si stringono attorno alle pareti della faringe e sembra quasi che quelle spine la pungano talmente forte che spesso impediscano il respiro.

Le camere dei sogni, della fantasia, del ricordi si svuotano a contatto con quest'aria tossica. I sogni si tingono di grigio e di nero, la fantasia si secca come le foglie in autunno, e i ricordi diventano scuri e torbidi.

La violenza subita o assistita da queste ragazze stasera la vedo come una profonda lacerazione osservando questo disegno. Le lacerazioni provocano la creazione di queste temibili camere oscure al punto che sembra impensabile e impossibile il passaggio della luce.

Cosa può significare vivere la parte più complessa e dolce della vita attanagliati dalla stretta mortale di questo buio e di quel maledetto gas?

Innamoramenti, spensieratezza, ambizioni, fantasie sono ostaggi golosi degli effetti delle violenze, dei traumi e delle brutture al sadico trascorso di queste ragazze. Certe volte vorrei insinuarmi attraverso quegli occhi verdi, marroni e neri e avventurarmi alla ricerca delle porta da chiudere, dalle luci da accendere.

So in partenza che non riuscirei a distruggerle quelle maledette camere perché ormai sono parte integrante della vita di queste ragazze, ed esisteranno per sempre. Però cosa darei per circoscrivere le fuoriuscite, per epurare quell'aria tossica, per sbarrare  le porte le serrature di traumi cicatrizzati che intaccano e anneriscono i tessuti vivi e rosei che raccontano di vita e non di morte.

Alcuni traumi sono come cancri che si diffondono a dismisura e contaminano, si nutrono delle cose belle della vita di queste ragazze e di questi ragazzi.

La cura... Quella maledetta cura vorrei stanotte mentre questo foglio vibra e si muove fra le mie mani e nella mia testa. Sento persino echeggiare le grida di un volto senza sguardo e di una voce che ha perso le parole.

Quanto vorrei un giorno che una fra loro mi dica che si è innamorata, come una qualsiasi ragazza della sua età. Quanto vorrei che un'altra mi dica che ha voglia di prendere finalmente la sua vita in mano e decidere di discostarsi da quanto ha vissuto perché quello è parte del passato e non per forza del presente e del futuro; quanto vorrei che non si sentissero sporche, macchiate, irrecuperabili...

Quanto vorrei vederle sognare.

I fantasmi del passato, che sembrano uscire dal miglior film dell'orrore, queste ragazze spesso li ritrovano rinchiusi nelle proprie teste. Alcune continuano la propria esistenza nella maniera peggiore: sminuendola, non considerandola, distruggendola perché è meglio qualsiasi cosa che possa tamponare quel dolore, quelle spine, quella paura e quei ricordi.

<<Chiara stasera posso fare un disegno...?>>

Avrebbe potuto rendere meglio quel che sente, quel che prova, quel che ha dentro?

Questo mostro certe volte mi sembra che divori tutto di questa ragazza, non solo l'anima... Ma il suo futuro.

Il male ha a che fare con la vita terrena più di quanto si creda. Non appartiene a chissà quale mondo lontano o etereo. Il male ha forme umane e molteplici: violenza, indifferenza, ignoranza, cattiveria, privazione, sopraffazione, silenzio e noncuranza delle proprie azioni.

Mentre sistemo questo disegno del suo fascicolo lo sguardo si posa su alcune parole del suo passato che raccontano i trascorsi violenti e più leggo più aumenta il volume delle grida di quel volto disegnato a matita, senza colori.

Persino la casa mi sembra abbia perso i suoi colori stasera...

All'improvviso una vocetta interrompe il mio pensieroso silenzio.

<<Chiaranetta?>>

La piccola era venuta a vedere cosa facessi.

Improvvisamente il colore o forse la dolcezza in persona si sono presentati ai miei occhi con un pigiamino blu come il mare e rosso come le fragole più dolci. Quegli occhi color caffè sono fissi su di me e mi accarezzano l'anima.

Chiudo l'anta del mobile e mi dedico a lei e a tutt'altro ma nel mentre del mio lavoro mi dico che quel disegno stia gridando con tutto il suo fiato per riavere indietro le sue parole perdute...

Qual è il ruolo di un educatore...?

Ritrovare le parole, chiudere stanze oscure che non svaniranno mai, ricercare i colori, lenire le ferite causate dalle spine, ricreare ossigeno...Imparare ed insegnare a cercare le stelle nel buio devastante.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 19 marzo 2025

I bambini imitano i nostri comportamenti

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

I BAMBINI IMITANO I NOSTRI COMPORTAMENTI

Essere genitori non è una competenza innata per la quale, al contrario, ci vuole un lavoro costante e tanto impegno, volontà e alle volte anche una buona dose di autocritica. I bambini assorbono tutto ciò che vedono e vivono: assorbono parole, assorbono gesti, consuetudini e modi di fare. Di tutti i casini che i ragazzi creano a scuola o per strada c'è anche una parte di comportamenti che sono stati indotti e causati da cattivi esempi ricevuti dagli adulti. Gli adulti possono influenzare l'autostima, la percezione di sé, la fragilità e l'autonomia dei ragazzi.

Mi capita spesso di osservare i suoi comportamenti; tende ad imitarci continuamente.

 <<Non preoccuparti amore>> dice alla sua bambola mentre la dispone sulla mensola.

<<Adesso tu mi guardi va bene? E mi ascolti e se sei arrabbiata ti stai un po' in stanza e ci pensi e quando hai bisogno di parlare io sono qui>>.

A tavola è un continuo di "Per favore, per piacere, scusatemi se ho fatto il ruttino, prego, ecco l'acqua, buon appetito".

La frase che mi colpisce di più stasera prima di andare a letto la dice nuovamente alla sua bambola "Buonanotte amore e fai sogni belli. Sei hai paura, mi chiami va bene amore?>>

"Se hai paura"

Prima di andare a dormire c'è l'ora della coccolite, poi la lettura del libro, poi la buonanotte.

<<Sogna tante cose belle, e mi raccomando Chiaranetta fai la brava. Ti voglio bene per sempre.>>

Assorbe: assorbe parole, gesti, consuetudini e modi di fare. Imita le educatrici e spesso nei suoi gesti vedo le mie colleghe, vedo le altre ragazze e vedo me e cosa più importante vedo lei che si appropria di quel che la circonda; vedo lei che cresce a partire da noi.

Quando era piccola piccola era terrorizzata dai cani, adesso quando i ragazzini fanno scoppiettare le botticelle per strada lei si volta verso la finestra ed esclama <<Oh, poveri cani, adesso hanno paura come Nemo, piccolo... Sono proprio scemi>>.

Si ammira nello specchio al mattino, osserva il grembiulino bianco, il tuppo, il fermaglio e mi chiede con fierezza sistemandosi il colletto: <<Sono bella, Chiaranetta dice che sono bellissima. Vero Chiaranetta?>>

Quando prepariamo un dolce lei muove il cucchiaio e mi osserva mentre preparo altro e adatta il suo mescolare alla velocità del mio movimento.

Osserva e assorbe e nel frattempo coltiva la propria forte personalità: le piacciono i fiori, guardare i film e questa cosa mi stupisce. Ultimamente ho notato che i bambini e gli adolescenti hanno difficoltà nel reggere i prolungati tempi d'attenzione di un film, preferiscono i video brevi, eppure lei adora guardarli a casa e al cinema. Adora il cinema, trattiene il fiato quando si spengono le luci e si gode con fierezza il suo crescere che le impedisce di cadere dalla sedia pieghevole. Le piace durante il film osservare l'adulto, cercare la mano e stringerla per poi riprendere soddisfatta la sua visione. Le piacciono gli animali, il colore rosa ed il fucsia. Le piacciono i vestiti e i colori a matita. Le piace giocare al negozio, le piace guardare le immagini e raccontarsi una storia. Adora i dolci ma non la cioccolata calda. Le piace assomigliare ai grandi.

Capta le informazioni e gli stimoli circostanti e si nutre delle parole e dei gesti propri della sua quotidianità.

Stasera, mentre la osservo, rifletto su quanto incida il comportamento adulto sul suo ed in generale su quello dei bambini; d'altronde questa casa riflette in ogni modo il comportamento degli adulti sulle scelte dei ragazzi.

Mi chiedo se quel buonanotte "amore", se quell'imparare a chiedere scusa, se quei libri, se quel "Se hai paura, sono qui" mancassero o fossero altro...cosa e chi diverrebbe questa bimba?

In quanto adulti temo, siamo facilmente portati a pensare che se c'è un problema comportamentale in un bambino e in un ragazzo sicuramente dipende esclusivamente da loro.

Questa casa racconta di ragazzi privi di fiducia, indotti al non rispetto delle regole, impassibili al cambiamento, fieri delle brutture della strada, della musica, del modo di divertirsi che io osservo essere proprio degli adulti. È Solo colpa dei ragazzi, allora mi dico, se odiano le regole, se non si fidano degli altri e se assumono comportamenti spesso irrispettosi?

I ragazzi hanno tante colpe. Eppure oltre alla loro personale capacità e volontà di scegliere un modo di vivere piuttosto che un altro io continuo a comprendere quanto sia centrale anche il contesto di riferimento, gli atteggiamenti e l'attribuzione di perfezione propria degli adulti.

Spesso l'inserimento in comunità induce alla rivalutazione della propria storia e del proprio vissuto; l'approccio educativo, in sé, tende alla messa in discussione di quanto sia stato propriamente appreso volontariamente e non nel contesto familiare e sociale, e questa cosa è difficile e spesso dolorosa perché porta all'acquisizione della consapevolezza che forse sono state prese scelte sbagliate, che ci sono stati e ci sono comportamenti sbagliati e che (cosa peggiore) essere genitori non è una competenza innata per la quale, al contrario, ci vuole un lavoro costante e tanto impegno, volontà e alle volte anche una buona dose di autocritica.

Di tutti i casini che i ragazzi creano a scuola o per strada c'è anche una parte di comportamenti che sono stati indotti e causati dalla mancanza di cultura di generazioni di adulti che, come chiunque al mondo, ogni tanto potrebbero comprendere il dovere morale di ricordare che siamo responsabili in una buona dose dei gesti dei ragazzi, delle loro scelte, del loro "essere e divenire".

Alle volte mi dico che se sostituissi con questa bimba la parola "Amore" con "Stupida," la dolcezza verso gli animali con un calcio dritto a quel cane o quel gatto, se sostituissi quel "Se hai paura, sta tranquilla, ci sono io"... In "Non fare la femminuccia, non essere sciocca e non avere paura"... Se sostituissi quel "Scusa" con "Te la vedi tu, lo voglio e me lo prendo e ti devi stare zitta", se sostituissi quel "sei bella così come sei" in "così come sei non vai bene, cambia", se togliessi da questa camera gli albi illustrati e quelle raffigurazioni tanto belle... Se le dicessi adesso che quei disegni che mi ha regalato sono privi di senso e che disegnare non fa per lei, che adulto plasmerei?

L'adulto del futuro si costruisce nitidamente nella mia mente e... Tremo.

L'altra sera, la piccola a tutti i costi voleva dare un bacio ad un'altra bambina che però non voleva riceverlo e le è stato spiegato che il bacio è un qualcosa di talmente intimo che si dona e si riceve con molta attenzione e che bisogna rispettare la volontà dell'altro di riceverlo o meno. Se invece le avessimo raccontato che quella bambina "doveva" farsi baciare per forza, cosa le avremmo insegnato?

Generazioni di ragazzi ad un certo punto della loro età scelgono la direzione del proprio futuro ma la loro scelta sarà ben influenzata dalle parole, dai gesti, dai modi di fare che gli adulti hanno avuto nei loro riguardi.

Potrà sembrare una deresponsabilizzazione dei ragazzi verso i loro sbagli? No di certo. I ragazzi debbono affrontare i propri errori, i propri cambi direzionali e la propria crescita ma allo stesso modo dovrebbero gli adulti.

Nutriamo generazioni di adolescenti e bambini dando loro tutto ciò che desiderano al punto che spesso non sappiano più neppure cosa sia il "Desiderio".

Se sono abituato ad avere tutto non mi meraviglierò di nulla e cosa peggiore sarò abituato ad avere ciò che voglio, a pretenderlo e a non essere mai contrariato; tutto mi scivolerà addosso e non mi farà il benché minimo effetto. Solo la deprivazione di quel qualcosa mi farà arrabbiare e ribellare. Lotterò per riaverla anche a costo di fare cose brutte.

Questo varrà per un oggetto, un animale e anche...per una persona e se non mi vorrà dovrà farselo piacere. Se sono abituato ad essere perfetto qualsiasi cosa non si rispecchierà in me, nel mio modo di pensare, di parlare, di essere mi farà ribrezzo...forse al punto da disgustarmi o da ritenere "necessariamente " inferiore.

Cresciamo ragazzi al ritmo veloce dei social e ci lamentiamo della loro pochezza contenutistica ma... Per accontentarli non diamo loro un telefono fin da piccoli? Ci lamentiamo dell'incomprensibile smania di articoli firmati e costosi eppure non badiamo a spese per le loro feste comuni che diventano cerimonie sfarzose?

Ci lamentiamo della loro musica eppure quanto tempo passiamo ad ascoltare con loro della musica?

Ci lamentiamo del fatto che non ci ascoltino, che siano ribelli, che impazziscano quando vengono rimproverati... Ma quando sono nell'attimo di follia ci fermiamo ad osservare e forse a comprendere che anche noi potremmo avere commesso degli errori in quel vortice di rabbia e forse paura?

Ci fermiamo ad insegnare che paura e fragilità sono parte integranti dell'essere umano, e così la rabbia e così l'incompletezza e così la ricerca di sé stessi perché è da questi elementi che si apprende che la vita è in perpetuo movimento, che è un girovagare, un raggiungere, un crollare e un nuovo rinascere?

Noi adulti osserviamo spesso gli adolescenti come fossero dei folli ribelli e scontrosi.

Lo scontro dell'adolescente con l'adulto presto o tardi arriva ed è normale perché l'adolescente è prossimo alla ricerca ed all'affermazione della propria essenza, della propria specialità, della propria unicità e avrà bisogno di distaccarsi con tutte le sue forze dall'adulto...ma l'adulto avrà costruito le basi e la consapevolezza del complesso edificio di un essere frangibile? Avrà allontanato i deliri di onnipotenza? Avrà costruito assieme a lui le fondamenta necessarie per reggere la movimentata, sussultoria e perpetua trasformazione che la vita impone e così a reggere la continua evoluzione del mondo?

Un genitore una volta mi disse:<< Quella ragazzina così com'è non la voglio.>>

Così com'è, non va bene: cambiatela!

Se educhiamo i nostri ragazzi ad incolpare sempre e solo gli altri quando ci rendiamo conto che non sappiamo gestire la frustrazione dei nostri errori e dei nostri limiti, cosa mai ne verrà fuori?

Stasera osservo lei, ascolto le sue parole; lei è l'esempio lampante di quanto gli adulti influenzino l'autostima, la percezione di sé, la fragilità e l'autonomia dei ragazzi.

<<Ah Chiaranetta, domani appena mi sveglio ti do un bacio e se non te lo do ricordami perché ti voglio bene.>>

Al di sotto di quelle coperte c'è una bimba che gioca da sola ma di tanto in tanto osserva, per controllare l'adulto, per valutare se la incoraggia, se la tranquillizza. C'è una bimba che cresce, per adesso non sapendo, che ogni cosa è in perenne movimento. C'è una bimba che si ammira e si inizia a piacere anche se non ha i capelli lisci come la compagna. C'è una bimba che sta imparando con estrema fatica che se quel gioco non le appartiene con rammarico dovrà restituirlo, anche se è bellissimo ma non essendo il suo dovrà imparare a chiedere scusa per quel che ha fatto, a sopportare il peso di quel rammarico e della vergogna di ammetterlo. C'è una bimba che ha bisogno dell'adulto per imparare a vivere da sé e per sé nel rispetto degli altri, per diventare la persona che è in tutta la sua unicità.

C'è una bambina che osserva le altre grandi fare i compiti e chiede anche lei di fare qualcosa, c'è una bambina che si prende il proprio tempo per crescere, per seguire i trattini che svelano l'immagine del gatto o forse il tutto filosofico. C'è una futura donna che spero avrà imparato a prendersi cura di sé e del mondo.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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