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mercoledì 30 novembre 2022

E' difficile dire 'NO' ai bambini

E’ DIFFICILE DIRE ‘NO’ AI BAMBINI

Non sempre è facile saper dire di no, spesso i genitori si sentono in colpa. Ma niente paura. Negare qualcosa ai propri figli può essere un vantaggio per la loro vita da adulti. Ecco alcuni consigli per dire quei ‘no’ che pesano tanto.

Essere genitori è difficile. I figli non nascono con un libretto delle istruzioni. Per questo, spesso, non si sa come porre limiti ai più piccoli, affinché crescano in un ambiente affettuoso ma anche con delle regole.

Dire sempre di "si", infatti, non fa bene ai bambini, sia perché non possiamo effettivamente realizzare tutte le loro richieste ma anche per questioni di sicurezza. In più è importante evitare di viziare nostro figlio che imparerà ad affrontare meglio i limiti esterni, a controllarsi e a capire che i suoi bisogni non sono sempre al centro del mondo.

Nonostante ciò, non sempre è facile saper dire di no, spesso perché gli stessi genitori per primi si sentono colpevoli. Niente paura. Negare qualcosa ai propri figli può essere un vantaggio per la loro vita da adulti, soprattutto se i rifiuti sono accompagnati da spiegazioni per evitare che i bambini inizino a non darci retta. Proibire costantemente può essere altrettanto negativo che dire sempre "si". Per questo, è necessario trovare un equilibrio e soprattutto dire di "no" senza pronunciare questa parola e facendolo in maniera positiva.

Ecco alcuni consigli per i genitori.

Le norme devono essere chiare

Per evitare di dire sempre di no, è indispensabile spiegare al bambino le norme fondamentali. Raccontiamogli il perché di queste regole e le eventuali conseguenze se non vengono rispettati i limiti. In questo modo instaureremo un dialogo con il bambino, aiutandolo a modificare autonomamente il proprio comportamento, con la possibilità di prevenire che si producano queste azioni, magari pericolose o negative.

Proporre un'alternativa

Se vogliamo impedire che il bambino svolga una determinata attività perché pericolosa o semplicemente perché non è il momento per farla, invece di pronunciare la parola "no", cerchiamo di proporre un'alternativa. Invece di dire: "No, non ti compro le merendine", perché non dire "Perché non prepariamo un dolce per la colazione insieme"? In questo modo, non solo si offre un'altra possibilità ma si rende partecipe il bambino delle decisioni. 

Rimandare a più tardi

Gli impegni di tutti i giorni non sempre ci danno la possibilità di fare tutto ciò che vogliamo e quando vogliamo. Per questo, è necessario che il bambino capisca che ci sono momenti in cui altri impegni ci costringono a rimandare attività più piacevoli. Invece di dirgli: "No, non posso giocare con te ora", perché non dire: "Aiutami con le faccende di casa e poi giocheremo insieme".

Mostrargli le conseguenze

I bambini devono imparare che ogni azione ha delle conseguenze. Invece di vietargli direttamente di fare qualcosa, spiegategli cosa può provocare quell'azione. Non dite: "No, non puoi attraversare la strada quando il semaforo è rosso" ma è preferibile spiegare "Se il semaforo è rosso, i pedoni devono rimanere sul marciapiede o rischiano di essere investiti". Non occorre spaventare il bambino, ma spiegargli quali sono le conseguenze in maniera tranquilla e decisa.

Usare il linguaggio e il tono adatti

Se perdiamo noi per primi il controllo, probabilmente non riusciremo ad ottenere i risultati sperati e avremo speso energie inutili gridando, rimproverando o lasciandoci andare alla rabbia. Cerchiamo di parlare con nostro figlio in maniera calma e assertiva. In questo modo, il bambino si sentirà accolto e magari compreso e probabilmente non metterà in atto comportamenti di tipo oppositivo.

«Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?», Gianni Rodari.

Fonte: www.guidapsicologi.it

 

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mercoledì 23 novembre 2022

Cosa faremo a Natale?

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

COSA FAREMO A NATALE?

Natale si avvicina e in Casa Famiglia sono tante le domande che si pongono le bambine. Per ora i decori fatti a mano adornano già tutta la casa, e questo è già un bel inizio.

‘’Cosa si fa a Natale? Ma davvero arrivano i regali a noi? Ma davvero abbiamo un albero? E a Natale chi ci sarà di turno? Ma quanto è grande il nostro albero? E cosa si mangia? Ma chi cucina? E quanti addobbi abbiamo? Ma davvero lasciamo i biscotti la vigilia di natale? E Babbo Natale poi viene davvero?’’

La mia domenica oggi è stata un tripudio di domande così come ogni domenica che precede le feste natalizie. Il fatto è che il Natale porta con sé un carico emotivo importante specie se è la prima volta che si affronta in un determinato modo...

Sarà l'effetto del Natale? Eppure questo tavolo esplode di addobbi fatti a mano per questo fatidico albero che ogni anno si arricchisce di un qualcosa di nuovo, del pensiero di ogni nuova bimba grande o piccola che arrivi qui.

 Non vedo l'ora di rivederlo...ogni anno è sempre più bello. Per ora i decori sono arrivati ad adornare finanche le stanze...direi che è una gran bella partenza. 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

martedì 15 novembre 2022

Il bambino tiranno

IL BAMBINO TIRANNO

La sindrome del bambino tiranno o del figlio imperatore: un problema comportamentale che riguarda i bambini da piccoli all'età dell'adolescenza. Come intervenire.

Addio autorità genitoriale: i piccoli arroganti tiranni crescono. E agiscono di conseguenza (tra le mura domestiche o in pubblico): comandando, facendo in modo di averla sempre vinta.

Utilizzano urla, insulti, umiliazioni, aggressioni anche fisiche nei confronti dei propri genitori (e poi, all’occorrenza, anche con gli altri adulti – come parenti, insegnanti o educatori – che entrano nella loro vita quotidiana).

Non si tratta di meri “capricci” ma di un disturbo del comportamento: la “sindrome del figlio imperatore”.

I dati, secondo alcuni studi condotti soprattutto in America e in Spagna, sono preoccupanti: il fenomeno riguarda un numero sempre più importante di bambini e adolescenti ed è in crescita anche in Italia.

Cos’è

Forte impulsività, scarso affetto per i genitori, mancanza di coscienza, poca empatia e motivazione, aggressività incontrollata, capacità di manipolare, insofferenza alle regole e al mancato soddisfacimento dei propri desideri: sono alcune delle manifestazioni tipiche di questa sindrome che assume picchi di violenza in particolare nell’adolescenza (periodo già di per sé “sensibile” a causa dei cambiamenti che avvengono – nei giovani – a livello fisiologico, sessuale, emotivo e psicologico e dei processi di ricerca di una propria identità e indipendenza rispetto ai genitori).

Secondo molti pediatri la sindrome deriva in parte da cause genetiche ma un ruolo importante lo giocano i fattori familiari e ambientali, tra cui l’imperante cultura materialista e consumistica, in cui si tende a fornire risposte materiali e si dà meno spazio a tempo, condivisioni affettive e un’educazione “approssimativa” e distante, che non accompagna e sostiene (gli studi rivelano che si tratta quasi sempre di famiglie con genitori troppo permissivi o disinteressati ai propri figli oppure, al contrario, iperprotettivi, che – per rendere felice il proprio bambino o per evitare qualsiasi conflitto o problema – non sanno dire di no).

Questa incapacità di fondo (o disattenzione o difficoltà) ad amare e sostenere i figli, in modo adeguato, nel loro processo di crescita conduce inevitabilmente ad una loro risposta che è, in fondo, di sopravvivenza: da “dittatori” ristabiliscono infatti, seppur in modo alterato e inappropriato, la centralità della loro richiesta di amore e autentica visibilità.

Come riconoscerla

La sindrome del bambino tiranno (o imperatore) evidenzia quindi:

-        un edonismo profondo: il bambino cerca il suo piacere, non ha sviluppato alcun senso del dovere e del rispetto degli altri o dei compromessi di una vita di comunità;

-        un grande egocentrismo che non si plasma e modifica crescendo: non sviluppano empatia e sentimenti verso gli altri;

-        una bassa capacità di tollerare le frustazioni e i fallimenti: per questo non sopporta che i suoi desideri non vengano soddisfatti e, in tal caso, può “esplodere” con comportamenti anche aggressività;

-        grande capacità di manipolazione dei genitori; abilità nell’individuarne i punti deboli per usarli a loro favore;

-        poco senso di responsabilità personale, incapacità di ammettere e imparare dai propri errori (e le loro conseguenze) e di farne tesoro, di apprendere dall’esperienza;

-        scarse abilità sociali;

-        aggressività anche fisica, specialmente nei confronti della madre

-        un’infelicità di fondo.

Come agire per arginarla

Come agire, in questi casi? In generale, per prevenire la sindrome del bambino imperatore è necessario ripristinare, con affetto e costanza, delle linee educative: un lavoro che i genitori dovranno fare insieme (senza contrasti o visioni differenti perché, se ce ne sono, il figlio ne approfitterà immediatamente), allargando questo nuovo “modello” anche alle persone che normalmente si prendono cura dei bambini.

In termini pratici, si può tradurre così:

-        stabilire regole e limiti (in base all’età e alla maturità del bambino)

-        creare nuove routine: orari per mangiare, fare i compiti, piccoli aiuti in casa in base all’età, andare a dormire

-        indicazioni precise su come regolare il tempo libero, le conseguenze di comportamenti sbagliati

-        insegnare a gestire le emozioni in modo assertivo

-        migliorare la loro autostima per aiutarli ad affrontare ogni situazione o problema in modo positivo.

Si tratta di un nuovo cammino verso i valori e l’amore, il rispetto della propria famiglia, l’appartenenza ad una comunità e la condivisione della solidarietà e dell’impegno reciproco. Non serviranno le minacce, le urla e tantomeno schiaffi: piuttosto sarà importante fissare delle regole, valide per ogni membro familiare, nel rispetto dei differenti ruoli e posizioni, che tutti devono iniziare a rispettare. Se la situazione fosse particolarmente impegnativa, occorrerà richiedere un supporto professionale di un educatore o uno psicologo.

Va da sé che la strada non sarà breve: l’educazione è “una gara di fondo”; ma attenzione, amore, presenza potranno piano piano realizzare la differenza e contribuire alla trasformazione del bambino: da tiranno a saggio imperatore di se stesso, pronto a rimettersi in discussione, in relazione empatica con gli altri. Più felice non solo nel presente ma anche, poi, da adulto.

Fonte: www.greenme.it

Autrice: dott.ssa Anna Maria Cebrelli

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giovedì 10 novembre 2022

Questa casa la sento sempre più mia

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

QUESTA CASA LA SENTO SEMPRE PIU’ MIA

Fare l’educatrice ti fa prendere consapevolezza che nei piccoli gesti è nascosta la più grande meraviglia. Dico sempre alle mie bimbe, che ogni compleanno merita di essere celebrato perché così facendo si crea un ricordo prezioso che risuonerà nella mente anche a distanza di anni. Oggi hanno festeggiato me, in questa casa che prima era un lavoro, ma che ora sento mia.

Andare a lavoro... Trovare la porta della cucina chiusa... Sentire una voce che tuona appena sfioro la maniglia: <<Chiara non devi entrare! Ti avvisiamo noi quando puoi>>... 

Aspettare un po' di tempo nella stanza educatori, mettere il pigiamino alle bimbe, farle addormentare intanto...con una delle due fallisco miseramente nell'intento, vuole solo giocare e avere attenzioni. Essere chiamata da una vocetta tutta agitata e fremente che mi dice: <<puoi entrare...ma lentamente eh>>... Si sente un profumo delizioso... 

C'è una tavola apparecchiata con gentilezza e cura, un piatto di paccheri allo scoglio (che adoro), delle pizze fritte ripiene e dorate di bontà, una cucina che mostra modi inconcepibili di essere sporcata... Ci sono volti che mi guardano... In attesa, frementi: <<alloraaaa? >>...Gli occhi, a mo' di videocamera stanno registrando quei volti e quei profumi, creano un ricordo che sto pregustando e riponendo, prezioso, nella mia memoria. Sono le 23:35....ed ho una fame da lupi...mangio tutto divertita e...grata. Tre ragazze stanno cucinando dalle 14 e 45 per me...mi fanno riuscire e rientrare in cucina... 

Spengono la luce, riaprono la porta e sul tavolo...appare una torta, la più dolce che abbia visto...<<è brutta lo so, non è come le tue torte... Però è blu e verde bosco... I tuoi colori preferiti. Forse è uscita un po' grigia ma doveva venire dei tuoi colori...è bagnata al limoncello ed è al limone... Come piace a te>>. Ne mangio 3 pezzi...il mio cuore fa un tonfo e si bea di queste parole...è la torta più buona del mondo. 

Oggi ne compio 29, ma non penso minimamente all'età... sono commossa...essere educatrice penso significhi anche sentirsi onorata di tanta bellezza ... Ho festeggiato il mio compleanno in una casa che in principio era solo lavoro... Ora però, è anche casa mia.

Dott.ssa Pittari Chiara

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venerdì 4 novembre 2022

Ogni ricorrenza merita di essere festeggiata

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

OGNI RICORRENZA MERITA DI ESSERE FESTEGGIATA

Il miglior modo di celebrare Halloween è dare  libero sfogo all’immaginazione ed al racconto. Queste due capacità assieme producono cose buonissime: un atmosfera magica, bambini felici ed una casa in fervente attività

Ogni ricorrenza ha un suo perché. Halloween crea un'ambientazione talmente e magica che vale la pena dedicarcisi. Zucche ridenti, castelli paurosi, pipistrelli e luoghi misteriosi...tutto questo mi ha sempre affascinato e adoro condividere con le ragazze grandi e piccole della Casa famiglia questa visione fantastica delle cose. Nel fare i biscotti inventiamo storie e narriamo, scopriamo la figura delle streghe, su cosa ci sia in questa parola così storicamente equivocata. Halloween per chi ha un po' di immaginazione nasconde tantissima bellezza.

La notte apriamo il libro di Hansel & Gretel e abbiamo paura della vecchina nascosta nella casa di zucchero e poi inventiamo storie e racconti...c'è molta narrazione in questa ricorrenza. Una casa oggi aveva un forno acceso, manine infarinate ed ombre proiettate sul muro di piccoli aiutanti che si muovevano per la cucina divertiti e saltellanti e di tanto in tanto si rubavano guardinghi e divertiti un dolcetto e poi un altro ancora. Non per forza sparando fastidiosi petardi o sporcando i portoni si può festeggiare, il miglior modo di celebrare questa festa è proprio l'immaginazione ed il racconto, queste due capacità assieme producono cose buonissime.

Prossimamente faremo i ceci cotti perché nella tradizione c'è molta narrazione, tanta cultura e tanto sapore. Insomma si è capito, per noi ogni scusa è buona per divertirci attorno a un tavolo fra forbicine, cartoncini, farina e uova...

Basta un po' di voglia di fare e ogni ricorrenza è un'occasione per stare assieme.

Dedicatevi ai bambini, alla loro fantasia ed alla loro voglia di raccontare. Ne viene sempre qualcosa di buono.

In cucina si disperde il profumo dell'arancia, del cacao e dei biscotti. La cioccolata risuona come melodia il suo profumo dai fornelli...questo è il bello di un dolce, in qualunque ricorrenza crea la vera e propria festa.

Aspettando Natale...

 

Dott.ssa Pittari Chiara

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