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lunedì 18 dicembre 2023

Lettera di un adolescente ai genitori

LETTERA DI UN ADOLESCENTE AI GENITORI

Perché la vita con gli adolescenti sembra sempre un estenuante tiro alla fune? Possibile che i genitori siano sempre sbagliati ai loro occhi? Questa lettera è stata scritta da Gretchen L Schmelzer, una psicologa e scrittrice statunitense, e dovrebbe essere inserita tra le letture obbligatorie del manuale del genitore dell’adolescente.

Caro Genitore,

Questa è la lettera che vorrei poterti scrivere.

Questo conflitto in cui siamo, ora. Ne ho bisogno. Ho bisogno di questa lotta. Non te lo posso dire perché non ho il lessico per farlo e comunque non avrebbe senso quello che direi. Ma ho bisogno di questa lotta. Disperatamente. Ho bisogno di odiarti ora, e ho bisogno che tu sopravviva a questo odio. Ho bisogno che tu sopravviva al mio odiare te, e al tuo odiare me. Ho bisogno di questo conflitto anche se pure io lo detesto. Non importa neanche su cosa stiamo litigando: l’ora di rientro a casa, i compiti, i panni sporchi, la mia stanza incasinata, uscire, restare a casa, andare via di casa, vivere in famiglia, ragazzo, ragazza, non avere amici, avere cattivi amici. Non importa. Ho bisogno di lottare con te su queste cose e ho bisogno che tu lo faccia con me.

Ho disperatamente bisogno che tu mantenga l’altro capo della corda. Che ti ci aggrappi forte mentre io strattono il capo dalla mia parte, mentre cerco di trovare appigli per vivere questo mondo nuovo cui sento di affacciarmi. Prima sapevo chi fossi io, chi fossi tu, chi fossimo noi. Ma ora, non lo so più. In questo momento sto cercando i miei confini, e a volte riesco a trovarli solo quando tiro questa fune. Quando spingo tutto quello che conoscevo al suo limite. Allora io mi sento di esistere, e per un minuto riesco a respirare. E lo so che ti manca tantissimo il bambino dolce che ero. Lo so, perché manca anche a me quel bambino, e a volte questa nostalgia è quello che rende tutto doloroso per me al momento.

Ho bisogno di questa lotta e ho bisogno di vedere che, non importa quanto tremendi o esagerati i miei sentimenti siano, non distruggeranno me, né te. Ho bisogno che tu mi ami anche quando sono pessimo, anche quando sembra che io non ti ami. Ho bisogno che tu ami te stesso, e me, che tu ci ami entrambi e per conto di tutti e due. Lo so che fa male essere antipatici, avere etichette di quello marcio. Anche io provo la stessa cosa dentro, ma ho bisogno che tu lo tolleri, e che ti faccia aiutare da altri adulti per farlo. Perché io non posso in questo momento. Se vuoi stare insieme ai tuoi amici adulti e fare un “gruppo-di-mutuo-supporto-per-sopravvivere-al-tuo-adolescente”, fa’ pure. O parlare di me alle mie spalle, non ho problemi. Basta che non rinunci a me, che non rinunci a questo conflitto. Ne ho bisogno.

Questo è il conflitto che mi insegnerà che la mia ombra non è più grande della mia luce. Questo è il conflitto che mi insegnerà che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione. Questo è il conflitto che mi insegnerà come ascoltare me stesso, anche quando sono una delusione per gli altri.

E questo conflitto particolare, finirà. Come ogni tempesta, sarà spazzata via. E io dimenticherò, e tu dimenticherai. E poi tornerà da capo. E io avrò bisogno che tu regga la corda di nuovo. Di nuovo e di nuovo, per anni.

Lo so che non c’è nulla di intrinsecamente soddisfacente in questa situazione per te. Lo so che probabilmente non ti ringrazierò mai per questo, o neanche te ne darò credito. Anzi probabilmente ti criticherò per tutto questo duro lavoro. Sembrerà che niente che tu faccia sia mai abbastanza. Eppure, io faccio affidamento interamente sulla tua capacità di restare in questo conflitto. Non importa quanto io polemizzi, non importa quanto io mi lamenti. Non importa quanto mi chiuda in silenzio.

Per favore, resta dall’altro capo della fune. E lo so che stai facendo il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per me in questo momento.

Con amore, il tuo teenager.


Fonte: genitori crescono.com

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martedì 28 novembre 2023

La paura da non fuggire

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

LA PAURA DA NON FUGGIRE

Giulia poteva essere mia figlia, ma anche Filippo poteva essere mio figlio, ognuno con le sue fragilità, diverse ma tutte straordinariamente importanti, ed ho avuto paura!

All’inizio sono rimasta turbata, e questo non mi ha sorpreso: l’attesa, il timore di un epilogo drammatico, la speranza di una risoluzione che tranquillizzasse tutte le nostre coscienze al riparo dall’orrore.

Poi sono rimasta sconvolta, e  anche questo non mi ha sorpreso: il clamore mediatico, l’indignazione collettiva, l’onda emotiva che ci restituisce alla nostra umanità certa, al sicuro dalle mostruosità altre.

Alla fine ho avuto paura, e questo mi ha sorpreso: perché paura al sicuro della “normalità” dei miei affetti, delle mie certezze?

E quante volte ho ascoltato storie, condiviso vite trasudanti sofferenza, dolore, ferite sanguinanti di traumi passati e presenti. E ogni volta facendo il mio poco, il mio piccolo, quella goccia insignificante alla ricerca di un senso. E ogni volta quella timida certezza di riconoscere le dinamiche, gli ambienti, i presupposti di vita e di condizioni che possono generare la violenza, subita ed agita, vicina ma sempre lontana, non appartenente.

Ma questa storia no, fuori dagli schemi a cancellare certezze: giovani universitari “normali”, ragazzi che si affacciano alla vita pieni di progetti e di speranze, senza degrado, senza ambienti malsani.

Giulia poteva essere mia figlia, ma anche Filippo poteva essere mio figlio, ognuno con le sue fragilità, diverse ma tutte straordinariamente importanti. Quanto riusciamo a intravederle? Quanto le filtriamo attraverso la paura di non riuscire ad affrontarle e i sensi di colpa placati dall’autorassicurazione sull’età, sull’esserci passati tutti, sul tempo che guarisce? Dove finisce la paura e comincia la speranza?

Dove il senso di impotenza e la fiducia?

Sono inchiodata qui, a chiedermi se i miei occhiali mi permettono di vedere ancora, a interrogarmi su cosa ci manca per esserci e per restare nelle vita dei nostri figli, perché ora l’ho capito che è giusto avere paura:  perché Giulia sono io, perché Filippo sono io.

Dott.ssa Roberta Monda

(Psicologa, Cooperativa Paidòs)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia


mercoledì 22 novembre 2023

Roba da maschi, roba da femmine

 ROBA DA MASCHI, ROBA DA FEMMINA

Non è il tingere di rosso una panchina, non è il porre le scarpe con il tacco per le vie delle città, non sono i progetti volanti che salvano dalla violenza... è l'educazione.  È quella che rende "umani". 

Ripensavo ad un episodio a cui assistetti qualche mese fa; un bambino, poteva avere una decina d'anni, voleva tanto acquistare un braccialetto dalle sfumature rosa e celesti da una bancarella. Chiese di poter avere quello invece che quello di cuoio che i suoi genitori volevano per lui. Entrambi i genitori con profondo divertimento e disprezzo esordirono un secco "NO" a quella richiesta: <<È roba da femmine, che sei impazzito!?, smetti di frignare come una femminuccia e prenditi quello da maschio!>>. Il bambino si rigirò fra le mani quel braccialetto in cuoio e guardò con passione ed al tempo disprezzo quello rosa e celeste che tanto avrebbe voluto. In quel momento credo che quel bambino abbia compreso che la roba da "femmine" fosse qualcosa da detestare nel momento stesso in cui quella stessa cosa tanto ambita non poté essere sua.

Ripensavo quando all'asilo una madre strappò dalle mani l'albo illustrato che spiegava i sentimenti dalle mani di un bambino perché non si poteva abituare a quelle cose "sdolcinate", doveva pensare alle cose serie; ricordo ancora che andò a protestare dal titolare per le mie incapacità "didattiche".

Ora a distanza di mesi, rileggo una notizia come tante, l'ennesima ma non l'ultima e ripenso a quello sguardo.

Da un po' di tempo, da quando sono educatrice e soprattutto dopo gli ultimi anni della mia vita mi sono resa conto dei danni reali, effettivi, gravi che generano gli approcci DISeducativi centrati nella differenziazione (non in positivo) dei comportamenti "ottimali" per un maschio e per una femmina e soprattutto all'analisi di cosa accade se non si rientra in quei canoni comportamentali.

Se la "femmina" non è prodiga all'ammonimento sacrale che la invoglia ad un atteggiamento mansueto e sottomesso, se ha un passato, se ha esperienza, se è colta, se sa riconoscere il sbagliato è...un pericolo; un pericolo serio da nascondere perché ribelle.

Se il "maschio" non è prodigo ai solidi atteggiamenti militareschi, prevaricanti, privi di "sentimentalismi"( così li chiamano con disprezzo), se ha avuto tante esperienze con tante donne ( tutte necessarie per capire quanto fossero "poco di buono" e non adatte alla protezione ed al controllo che invece il grande uomo sa dispensare) allora è "frocio, debole, si fa mettere la gonnellina, non è un vero uomo, un mezzo uomo, un omuncolo, uno che frigna come una femmina".

Educare i bambini alla gestione dei sentimenti, delle emozioni, educare i bambini ai "No", educarli in modo che non si credano esseri onnipotenti, prevaricanti, patriarchi, oppressori, è necessario tanto quanto educare le bambine alla rivoluzione, alla sapienza, alla libertà. Solo uno dei due approcci non basta. Non è il tingere di rosso una panchina, non è il porre le scarpe con il tacco per le vie delle città, non sono i progetti volanti che salvano dalla violenza... è l'educazione.

È quella che rende "umani".

Pubblichiamo ogni giorno immagini di donne con il volto coperto che piangono per la violenza subita e però a scuola ci sono ancora i giochi "da maschio e da femmina". (Altre reminiscenze dei libri didattici dell'asilo: disegna nel cerchio i giochi da femmina e quelli da maschio; inserisci nell'elenco i mestieri da femmina e quelli da maschio).

A casa si gioca ancora a crescere piccoli re che debbono avere tutto e subito.

La politica racconta ancora che c'è un solo tipo di famiglia e di sana genitorialità.

Il solo pensiero che ai bambini "maschi" venga "indottrinata" l'educazione all'affettività o che l'educazione sessuale si insegni a scuola è ancora aberrante per le famiglie "per bene, quelle con sani principi di moralità".

Per strada una ragazza giace a terra infreddolita violentata da 7 ragazzi contemporaneamente ed esposta al delirio mediatico come quella che "se la va a cercare perché ubriaca".

Una signora in un film viene presa a calci e pugni mentre "danza nella normalità dell'equilibrio domestico con suo marito".

Una ragazza giace sul fondo di un lago priva di vita.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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mercoledì 15 novembre 2023

Il film della Cortellesi è tremendo, ma va assolutamente visto

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

IL FILM DELLA CORTELLESI E’ ‘TREMENDO’ MA VA ASSOLUTAMENTO VISTO

Nel film c'è la musica che attutisce il colpo di uno schiaffo, c'è la danza che rende meno grave l'impatto delle botte, eppure quelle scene sono il racconto di una bimba che in preda agli incubi, raccontava di un mondo senza musica, senza danza, senza libertà, di un mondo in cui non aveva diritto di contare.

Ho iniziato ad osservare la piacevolezza di una proiezione in bianco e nero al cinema e mi sono sentita entusiasta; ho sempre adorato i film in bianco e nero, ne ho visti a iosa ma è rara, per la mia età, la possibilità di vederli al cinema.

Ho iniziato a guardarlo a cuore leggero, sapendo per sommi capi la tematica trattata, però immaginavo fosse attenuato dall'ironia, dalle battute o non so cos'altro.

La verità è che nel mentre la storia si addentrava fra le parole "stai zitta", "ma che ne vuoi sapere tu", "tu sei femmina, a scuola ci va lui che è maschio" risentivo le parole delle mie nonne, di mia madre...delle ragazze della Casa Famiglia.

L'ironia c'è, c'è la musica che attutisce il colpo di uno schiaffo, c'è la danza che rende meno grave l'impatto delle botte, eppure quelle scene erano il racconto di una bimba nel pieno della notte che in preda agli incubi raccontava di un mondo senza musica, senza danza e senza la bellezza del bianco e nero.

"Scappa, ti prego, scappa" è quello che pensavo mentre la storia proseguiva nel suo racconto, mentre nella mia mente frammenti di immagini di nonne che raccontavano il perché non potevano andare a scuola, il perché da bambine non dovevano imparare a capire, "Ero femmina, non spettava a me studiare". Ricordo lo sguardo delle mie nonne quando studiavo all'università, forse era la loro parte bambina e recondita che urlava a squarcia gola quanto valesse quel mio studio. Ricordo il modo in cui una di loro mi stringeva il braccio sorridendomi quando le dicevo di aver passato un esame. Una di loro collezionava libri, libri di ogni tipo: di filosofia, antropologia, romanzi, trattati di politica, riempiva la casa di libri e forse quello era il suo modo silente per rivalersi su quel sistema che voleva allontanarla dallo studio ad ogni costo. Pensavo alla presa di posizione di mia madre che a 18 anni da sola se ne partiva per un lavoro al nord, indossava la minigonna, lavorava giorno e notte con il pancione al nono mese di gravidanza e non aveva sconti sulla sua mole di lavoro.

Pensavo alle bimbe che sono accolte fra le mura della Casa Famiglia, e a tutte quelle storie di violenza che sono passate per di là.

Le lacrime sgorgavano come non vi fosse un "domani".

Forse sono lontani i tempi della guerra in Italia, forse sono lontani i tempi dei cortili, dell'impostazione sociale patriarcale... Ma non sono lontani i tempi della violenza, del "tu non puoi", del "tu non devi" "del tu sei MIA e fai quello che dico IO", "te ne pentirai se OSI disubbidire", "con le amiche non esci", "hai avuto esperienze, sei stata una poco di buono", "non sei essenziale", "avrai delle conseguenze ", "fai le cose SOLO per farti vedere", "Ti trucchi e ti metti i tacchi perché così gli uomini ti guardano", "prendi esempio dalle altre "QUELLE sono DONNE, stanno al loro posto, non TU"... Non c'è ironia capace di tamponare le frasi che scorrevano impietose nella mia mente e nei miei ricordi.

<<Stringiamo le schede, come lettere d'amore...>> Quanto doveva valere quella scheda, quel momento, quel "potere" di decidere, forse non riesco neanche lontanamente a comprenderlo.

È inutile dire che la Cortellesi è straordinaria in tutto ciò che la rappresenta, eppure questa volta e se possibile è riuscita a salire un gradino più su della spettacolarità.

È solo un voto.

Nei miei libri si chiamava il diritto di "contare".

Questo film è TREMENDO, ed è proprio per questo che BISOGNA vederlo.


Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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mercoledì 8 novembre 2023

9 consigli per fare i compiti con i figli

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

9 CONSIGLI PRATICI PER FARE I COMPITI CON I FIGLI 

Fare i compiti è un'attività che può essere molto stressante sia per i bambini che per i genitori. I bambini spesso si lamentano di non avere voglia di studiare, di trovare i compiti difficili o di non sapere come svolgerli. I genitori, invece, possono sentirsi frustrati nel dover aiutare i figli e nel non essere sempre in grado di capire cosa sta succedendo.

Alcuni dei problemi più comuni che i genitori si trovano ad affrontare quando i figli devono fare i compiti sono:

  • Il bambino non vuole fare i compiti. Questo è un problema molto comune, soprattutto nei bambini più piccoli. I bambini possono trovare i compiti noiosi, difficili o semplicemente non avere voglia di studiare.
  • Il bambino non sa come svolgere i compiti. Anche questo è un problema molto comune, soprattutto nei bambini che stanno imparando nuove cose. I bambini possono avere difficoltà a capire le istruzioni, a trovare le informazioni necessarie o a risolvere i problemi.
  • Il bambino si distrae facilmente. I bambini hanno una soglia di attenzione limitata, quindi possono facilmente distrarsi quando devono fare i compiti. Le distrazioni possono essere di qualsiasi tipo, come la televisione, i videogiochi, i fratelli o le sorelle. 

Ma come possiamo aiutare i bambini a fare i compiti evitando capricci e inutili tensioni? Ecco alcuni consigli pratici.

  • Crea un ambiente di studio tranquillo. Il bambino dovrebbe avere un posto dove studiare senza essere disturbato da rumori o distrazioni.
  • Stabilisci una routine. I bambini hanno bisogno di sapere quando e dove dovranno fare i compiti. Stabilendo una routine, il bambino imparerà a concentrarsi e a essere più autonomo.
  • Aiuta il bambino a capire i compiti. Se il bambino non capisce le istruzioni o ha difficoltà a risolvere un problema, offrigli il tuo aiuto.
  • Fai delle pause. I bambini non sono in grado di concentrarsi per troppo tempo senza fare una pausa. Fai delle pause di 5-10 minuti ogni 20-30 minuti di studio.
  • Non essere troppo critico. Se il bambino sbaglia, non arrabbiarti. Aiutalo a capire dove ha sbagliato e a correggere l'errore.
  • Fai in modo che fare i compiti sia un'esperienza positiva. Premia il bambino per aver fatto i compiti in modo corretto e in tempo.

Seguendo questi consigli, puoi aiutare il tuo bambino a sviluppare le abilità necessarie per fare i compiti in modo efficace e autonomo.

Non sei ancora convinto? Ecco dei suggerimenti aggiuntivi che ti possono essere utili:

  • Coinvolgi il bambino nella scelta del luogo e dell'orario in cui fare i compiti. Questo lo aiuterà a sentirsi più coinvolto e motivato.
  • Fai in modo che il bambino si senta a suo agio nel chiedere aiuto. Spiegagli che non ci sono domande stupide e che puoi aiutarlo a capire qualsiasi cosa non capisca.
  • Incoraggia il bambino a fare i compiti da solo, ma offrigli il tuo aiuto quando ne ha bisogno. Questo lo aiuterà a sviluppare l'autonomia e la fiducia in se stesso.

Fare i compiti è un'abilità importante che i bambini devono imparare. Con l'aiuto dei genitori, i bambini possono sviluppare le competenze necessarie per avere successo a scuola e nella vita, ma soprattutto per vivere con serenità il momento dello studio.

Dott. Di Sabato Stefano

(Educatore presso il Centro Educativo Diurno Murialdo)

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

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giovedì 2 novembre 2023

La danza dell'educatore

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

LA ‘DANZA’ DELL’EDUCATORE

Ogni qualvolta un bimbo o una bimba svela un po' della propria spensieratezza, della propria saggezza e del proprio affetto ad un ingrato educatore; è a tutti gli effetti una danza che ti sfiora l’anima, in cui i protagonisti svolazzano con un movimento dolce e leggero. 

Ogni volta che lascio alle mie spalle un turno mi ritrovo con mia sorpresa sommersa di tesori, neanche fossi un pirata che scopre il suo bottino d'oro e gioielli sopra un'isola deserta.

La parte più bella di questo lavoro è la "danza" che si viene a creare ogni qualvolta un bimbo o una bimba svela un po' della propria spensieratezza, della propria saggezza e del proprio affetto ad un ingrato educatore; è a tutti gli effetti un movimento dolce e leggero che rende svolazzanti i protagonisti di un episodio tenero che resta alla memoria. La danza in questione è un rituale magico che lega per un istante, avvolgendole, due o più persone in un momento unico al mondo.

Il momento prima della nanna, quel frangente prima del rimbocco delle coperte nelle serate ventose, quel momento tenero dell'ultimo abbraccio della sera, quel momento dei bigliettini nascosti sotto il cuscino così che si possano trovare come se fossero capitati lì per via di un incantesimo... Quella è la danza dell'educatore, il momento esatto in cui la semplicità di un bambino ti sfiora l'anima.

Ho appena finito di leggere il libro sulle leggende delle montagne. Sono in procinto di alzarmi quando mi rammento la promessa di aprire i fogliettini nascosti da quelle due birbanti.

Mentre mi accingo ad aprire quei fogli colorati so che lei mi sta osservando; sento il suo respiro muoversi lento e mi accorgo dell'occhio vispo che si muove sfiorando il bordo della coperta.

<<Sai perché ti ho disegnata così?>>

Resto muta ed in silenzio al cospetto di quella domanda che volteggia riecheggiando nella cameretta silenziosa.

Lei sbadiglia e si accoccola ancora di più sotto le coperte, sorride dolcemente e prosegue:

<<Sei l'unica persona che conosco che guarda il cielo alla ricerca di stelle...mi piace quando lo fai. E poi è la prima cosa che io e te abbiamo fatto insieme>>

Credo che il mio cuore abbia fatto un tonfo ad un certo punto...

Osservo quel disegno, osservo quelle scritte colorate, scorro le mie dita sul volto di Harry Potter disegnato perché: <<Lo so che ne vai matta! Ne parli sempre>>...

Si, mi dico...il mio cuore ha fatto un tonfo.

Questi ragazzi sanno leggerti nel profondo e spesso riescono a cogliere parti di te in modi che nessuno saprebbe mai fare.

Le mostro la mia gratitudine, accarezzo quella testolina talvolta dispettosa e spengo la luce.

<<Buonanotte Chiaretta>>

La più piccina dorme, la manina è ancora posata sul piccolo manuale per "Streghette", la luce è accesa.

Prima di addormentarsi pone sempre le stesse domande e sempre con il medesimo ordine:

<<Mi sposti la coperta così posso abbracciarti meglio?>>

<<Mi metti bene la coperta?>>

<<Domani mi svegli con il latte al cioccolato?>>

<<Non spegnere la luce, solo quando dormo dormo mi dai la carezza e la spegni, ok?>>.

Rispetto ligia il programma richiesto con tale precisione.

In camera degli educatori osservo per qualche secondo quei disegni, li piego con delicatezza e li depongo nella tasca della mia borsa.

Basta poco o forse pochissimo... O forse certe volte basta il disegno di un bambino.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

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mercoledì 18 ottobre 2023

L'importanza di avere qualcuno che crede in te

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

L’IMPORTANZA DI AVERE QUALCUNO CHE CREDE IN TE

La cucina, come l'arte, la musica o un buon libro, è una fantastica via di fuga dalle realtà dal sapore cattivo. E’ un fantastico modo per disconnettersi dalla realtà piena di casini e problemi per entrare nel proprio personalissimo mondo delle cose belle. Un piccolo forno può diventare un fantastico strumento pedagogico capace di sfornare piccole dosi di felicità. 

L'altra sera eravamo intenti a cucinare per tutti in casa famiglia; lui accoglie con entusiasmo e con un po' di ansia qualunque cosa gli proponga di cucinare. Quella sera avevo una voglia matta di preparare la parmigiana, come quella che un tempo preparava mia nonna. Avevo voglia di provare la ricetta della pizza parigina, della pizza con zucca e gorgonzola, lui aveva voglia di cimentarsi con il casatiello. Avevamo iniziato dalla mattina a friggere le melanzane, preparare il sughetto al basilico, tagliare la mozzarella e preparare gli impasti dei lievitati. Mentre friggevo osservavo sott'occhio la sua premura nel controllare e ricontrollare mille volte la ricetta mentre affondava concentrato le mani nell'impasto morbido. Di tanto si fermava, osservava la consistenza dello stesso e continuava. Se potessi descrivere il modo in cui assemblava la parmigiana forse descriverei così: le sue mani lente adagiavano le melanzane nella grande teglia, distribuivano in ogni direzione e piano il sugo, ponevano le foglioline di basilico con estrema delicatezza, allo stesso modo poneva i cubetti di mozzarella ed il parmigiano.... Una vera poesia!

Il suo sguardo di solito è sempre giudicante, normalmente rimprovera tutti per qualunque cosa e tende ad avere un espressione seria e rigida... Ma non mentre cucina; mentre cucina, i suoi occhi vispi scrutano l'impasto che cresce e si dora in forno con estrema e divertita attenzione; le pupille si dilatano quando assaggia il sugo di pomodoro e le guance si distendono in un dolce sorriso mentre pregusta quel sapore caldo, avvolgente e leggermente acidulo. Sforma il casatiello e lo assaggia con estrema e critica curiosità ma basta guardargli l'espressione del volto per comprendere che quella ricetta è stata eseguita con successo. Per esultare definitivamente chiede sempre che vengano assaggiati i suoi piatti e spera sempre in un giudizio buono, richiedendo di essere precisi e critici nel commento.

Ora, lui non lo sa... ma quel casatiello conteneva tutta la sua minuziosa attenzione per il dettaglio, tutta la sua precisione e tutta la sua passione per la cucina ed aldilà del giudizio culinario (che non poteva che essere positivo) quella preparazione era perfetta, proprio perché il risultato perfetto di cura e tenacia.

Anche io quando cucino o preparo un dolce temo sempre la critica e cerco sempre di capire dalle facce se piaccia o meno. Ma lui non è inquieto solo per il giudizio...credo che la sua ansia riguardi più la necessità e l'importanza del sentirsi dire: "Bravo! Sei in gamba!". Questa forse è la differenza fra un adulto ed un ragazzo: per un ragazzo conta davvero l'opinione di un adulto perché è sinonimo del suo riconoscimento come persona, come unicità e come capacità.

A tavola gustava felice tutte le preparazioni, prendeva diversi pezzi di pizza e con un sguardo adorabile assaggiava e mangiava quello che c'era nei vassoi da portata mentre parlava allegro con gli altri commensali.

Qualche giorno fa guardavo il film "Julia&Julia". C'è una frase che adoro di questo film; una delle due protagoniste risponde alla domanda:<< Cosa ti piace fare?>> con la più spettacolare delle risposte per me ossia: <<Mangiare>>.

Credo che l'altra sera il nostro giovane amico fosse immensamente simile a Julia. La sua espressione dura cambia per addolcirsi in quel modo solo quando è in cucina ed è intento a preparare qualcosa di buono. La cucina è il suo piccolo regno in cui si sente al sicuro e desideroso di imparare. Adoro guardarlo cucinare e mangiare, mi rasserena. Certe volte sembra quasi che si disconnetta dalla realtà piena di casini e problemi per entrare nel suo personalissimo mondo delle cose belle.

La cucina, come l'arte, la musica o un buon libro, è una fantastica via di fuga dalle realtà dal sapore cattivo.

Spesso mi dico che un domani, durante una mia ipotetica giornata nera di pioggia e brutti pensieri, vorrei entrare nel suo ristorante; osserverei la gente che attende il suo turno di accomodarsi mentre legge divertita e affamata i menù del giorno. Entrerei, mi siederei e lo saluterei con affetto, poi senza indugiare ordinerei proprio a questo giovane chef di portarmi il suo piatto del giorno capace di ridarmi il sorriso e so che ci riuscirebbe.

Immagino e fantastico spesso sul futuro di questi ragazzi, o forse creo per loro scenari futuri da vera egoista.

Pregusto già il sapore di questo mio sogno e nel frattempo mi godo il casatiello più buono che abbia mai mangiato e sorrido...

La cucina profuma di zucca, di pizza ed è colorata dalle risate dei bambini che mangiano allegri... è una vera delizia.

Cosa riesce a fare un piccolo forno... Alle volte mi dico che sia un vero e proprio strumento pedagogico e magico in grado di sfornare piccole dosi di semplice "Felicità".

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 11 ottobre 2023

Ti auguro tempo

 TI AUGURO TEMPO

Non ti auguro un dono qualsiasi,

ti auguro soltanto quello che i più non hanno.


Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;

se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

 

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non

solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.

ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,

ma tempo per essere contento.

 

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,

ti auguro tempo perché te ne resti:

tempo per stupirti e tempo per fidarti

e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

 

Ti auguro tempo per toccare le stelle

e tempo per crescere, per maturare.

 

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.

 

Non ha più senso rimandare.

 

Ti auguro tempo per trovare te stesso,

per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.

 

Ti auguro tempo anche per perdonare.

 

Ti auguro di avere tempo,

tempo per la vita.

 

Elli Michler (1923- 2014)  

poetessa tedesca

 

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giovedì 5 ottobre 2023

Come gestire la rabbia nei bambini

COME GESTIRE LA RABBIA NEI BAMBINI 

Sembra tanto un argomento da adulti, ma la gestione della rabbia è molto comune e sentito dai genitori. Oggi viviamo più a contatto tra genitori e figli, viviamo in spazi chiusi e spesso ci restiamo. Vogliamo calma, perfezione, tutto e subito. Tutto questo – scoprirai – non agevola affatto l’educazione alla gestione della rabbia dei nostri figli.

Vediamo insieme qualche indicazione da tenere conto per aiutarli a imparare a gestire la rabbia da negazione, frustrazione, competizione.

1. Cerca uno sfogo quotidiano

Hai mai notato che i figli parlano più a bassa voce quando sono fuori che in casa? Hai mai notato come bambini piccoli e meno piccoli siamo più tranquilli all’aria aperta? Ai giardinetti pubblici, nei campi o al mare hanno la possibilità di sfogarsi, di correre, di respirare, di guardare grandi distanze. Dopo la scuola un’oretta al giorno: fallo. Andate a scuola a piedi, aiuta a gestire in generale l’equilibrio emotivo del proprio sistema nervoso. Trova occasioni quotidiane (tranne quando piove certo o c’è tanto vento) per sfruttare la nostra Terra, tra natura, prati, passeggiate, aria e la gestione della rabbia in certi episodi prima eclatanti, sarà più facile.

2. Sin da piccoli aiutali a gestire la rabbia da frustrazione

Quella frustrazione di non venire immediatamente in braccio se piange, ma dopo un minuto magari. La mamma è lì ma ora sta finendo di piegare i panni, il bimbo la vede e vuole andarle in braccio. La mamma amorevolmente fa sentire la sua presenza, che tutto va bene, pur non prendendolo subito in braccio. Questo semplice gesto pare innocuo ma poi avrà conseguenze extra positive sulla sua gestione della frustrazione, delusioni e rabbia. Vuole una cosa ma tu ora non puoi o non vuoi concedergliela. Se è “no”, resta “no”. Dapprima urlerà, si dimenerà e si agiterà per terra (classico dei terrible twos) ma poi capirà e finirà per dire «D’accordo». Ritornerà a chiedere? Ma certo, è umano, furbetto e simpatico. Continuerai a dire “no” o proporrai una alternativa per dopo o un’altra occasione. Userai un tono gentile e accogliente, nonostante dirai di “no”.

3. Se è il classico capriccio per terra?

Non cercare di fermarlo (come facevo io con la mia prima!), lascialo sfogare, restagli accanto. Quando avrà sfogato la forte emozione che ha nel corpo e che non riesce a contenere, ti chiederà un abbraccio, vorrà contenimento e accoglienza. Fagli sapere che tu sei lì, lo ami sempre, anche quando urla come un pazzo per un capriccio senza logica sul pavimento.

4. Respira e la gestione della rabbia sarà migliore

Qui mi rivolgo a te, solamente a te. Respira, guarda a lungo termine, considerala tenacia, intelligenza, furbizia o semplicemente stanchezza. Considera che sono esseri imperfetti, il loro cervelli è immaturo quando nascono. Idem per il loro sistema nervoso. Provano emozioni e non sanno gestirle, sta a noi insegnarglielo. Guarda lontano, alla loro maturazione e gestione emotiva e accogli il loro sentimento di rabbia.

5. Se sono violenti, che fare?

Ferma il gesto contro di te o contro fratelli. Il rispetto è importantissimo in casa e deve essere reciproco. Non alzare le mani su di lui e lui imparerà a non farlo con te. Un buffetto sul culetto per segnare una parola, con dolcezza o fermezza, non è mettere le mani addosso ai figli. Tutto il resto sì. Se mordono e hanno due anni è perché sono solo curiosi di sapere ciò che accadrà. Sanno che fanno male ma non ne sono convinti, e allora ci provano ancora per esserne sicuri. Sii fermo sia nelle parole che nel tono di voce: «No». Blocca il movimento, negalo, rimproveralo. Per quei 2 secondi e poi passa ad altro.

6. Ignora atti stupidi di violenza

C’è una tecnica che propongo ai genitori in Figli Felici che è quella dell’“Attending & Ignoring”: dai attenzione alla persona e ignora quel comportamentino stupidino e sciocchino che non vuoi sottolineare. Ignora che sbatta il piede per terra, che manifesti rabbia in modo esagerato. Dai importanza alla persona, cambia il focus, fai domande. E se insiste? Se insiste, DOPO, in tranquillità, potrai spiegargli che non si fa. Ancora meglio, potrai chiedergli «Cosa potresti fare per dire che non sei d’accordo in modo corretto?» Invitalo a trovare altre soluzioni, quando siete tranquilli e ne potete parlare serenamente.

Autrice: Debora Conti

Fonte: www.figlifelici.deboraconti.com

 

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