ROBA DA MASCHI, ROBA DA FEMMINA
Non è il tingere di rosso una panchina, non è il porre le scarpe con il tacco per le vie delle città, non sono i progetti volanti che salvano dalla violenza... è l'educazione. È quella che rende "umani".
Ripensavo ad un episodio a cui assistetti qualche mese fa; un bambino,
poteva avere una decina d'anni, voleva tanto acquistare un braccialetto dalle
sfumature rosa e celesti da una bancarella. Chiese di poter avere quello invece
che quello di cuoio che i suoi genitori volevano per lui. Entrambi i genitori
con profondo divertimento e disprezzo esordirono un secco "NO" a
quella richiesta: <<È roba da femmine, che sei impazzito!?, smetti di
frignare come una femminuccia e prenditi quello da maschio!>>. Il bambino
si rigirò fra le mani quel braccialetto in cuoio e guardò con passione ed al
tempo disprezzo quello rosa e celeste che tanto avrebbe voluto. In quel momento
credo che quel bambino abbia compreso che la roba da "femmine" fosse
qualcosa da detestare nel momento stesso in cui quella stessa cosa tanto ambita
non poté essere sua.
Ripensavo quando all'asilo una madre strappò dalle mani l'albo
illustrato che spiegava i sentimenti dalle mani di un bambino perché non si
poteva abituare a quelle cose "sdolcinate", doveva pensare alle cose
serie; ricordo ancora che andò a protestare dal titolare per le mie incapacità
"didattiche".
Ora a distanza di mesi, rileggo una notizia come tante, l'ennesima ma
non l'ultima e ripenso a quello sguardo.
Da un po' di tempo, da quando sono educatrice e soprattutto dopo gli
ultimi anni della mia vita mi sono resa conto dei danni reali, effettivi, gravi
che generano gli approcci DISeducativi centrati nella differenziazione (non in
positivo) dei comportamenti "ottimali" per un maschio e per una
femmina e soprattutto all'analisi di cosa accade se non si rientra in quei
canoni comportamentali.
Se la "femmina" non è prodiga all'ammonimento sacrale che la
invoglia ad un atteggiamento mansueto e sottomesso, se ha un passato, se ha
esperienza, se è colta, se sa riconoscere il sbagliato è...un pericolo; un
pericolo serio da nascondere perché ribelle.
Se il "maschio" non è prodigo ai solidi atteggiamenti
militareschi, prevaricanti, privi di "sentimentalismi"( così li
chiamano con disprezzo), se ha avuto tante esperienze con tante donne ( tutte
necessarie per capire quanto fossero "poco di buono" e non adatte
alla protezione ed al controllo che invece il grande uomo sa dispensare) allora
è "frocio, debole, si fa mettere la gonnellina, non è un vero uomo, un
mezzo uomo, un omuncolo, uno che frigna come una femmina".
Educare i bambini alla gestione dei sentimenti, delle emozioni,
educare i bambini ai "No", educarli in modo che non si credano esseri
onnipotenti, prevaricanti, patriarchi, oppressori, è necessario tanto quanto
educare le bambine alla rivoluzione, alla sapienza, alla libertà. Solo uno dei
due approcci non basta. Non è il tingere di rosso una panchina, non è il porre
le scarpe con il tacco per le vie delle città, non sono i progetti volanti che
salvano dalla violenza... è l'educazione.
È quella che rende "umani".
Pubblichiamo ogni giorno immagini di donne con il volto coperto che
piangono per la violenza subita e però a scuola ci sono ancora i giochi
"da maschio e da femmina". (Altre reminiscenze dei libri didattici
dell'asilo: disegna nel cerchio i giochi da femmina e quelli da maschio; inserisci
nell'elenco i mestieri da femmina e quelli da maschio).
A casa si gioca ancora a crescere piccoli re che debbono avere tutto e
subito.
La politica racconta ancora che c'è un solo tipo di famiglia e di sana
genitorialità.
Il solo pensiero che ai bambini "maschi" venga
"indottrinata" l'educazione all'affettività o che l'educazione
sessuale si insegni a scuola è ancora aberrante per le famiglie "per bene,
quelle con sani principi di moralità".
Per strada una ragazza giace a terra infreddolita violentata da 7
ragazzi contemporaneamente ed esposta al delirio mediatico come quella che
"se la va a cercare perché ubriaca".
Una signora in un film viene presa a calci e pugni mentre "danza
nella normalità dell'equilibrio domestico con suo marito".
Una ragazza giace sul fondo di un lago priva di vita.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
Paidòs
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