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mercoledì 18 maggio 2016

La resilienza nei bambini

LA RESILIENZA NEI BAMBINI

Quest’estate ho letto un libro che mi ha aperto un mondo, quello della resilienza e di come favorirla nei bambini. Il libro è in inglese e ancora non esiste la traduzione in italiano; l’autore è Kenneth Ginsburg, pediatra specializzato all’ospedale per bambini di Philadelphia e professore universitario “pluri titolato” e soprattutto molto attivo nel sostegno a bambini e ragazzi, con l’obiettivo di aiutarli a diventare più resilienti.
Il libro è straordinario: definisce i fattori di cui si nutre la resilienza, racconta esperienze vissute e dà ai genitori e agli educatori consigli molto pratici.
Che cos’è la resilienza? Ginsburg la descrive così:
La resilienza è la capacità di risollevarsi da circostanze difficili, la dote che ci permette di esistere in questo mondo non perfetto, mentre ci muoviamo nel futuro con ottimismo e fiducia.
Il sogno di ogni genitore è crescere figli che conducono vite felici e affascinanti, senza sofferenza, preoccupazioni, problemi emotivi.
Ci piacerebbe vivere in un mondo idilliaco, in cui i bambini non devono preoccuparsi della pressione dei pari, del bullismo, dei conflitti dei genitori, del divorzio, di estranei pericolosi, di malattia o morte, povertà, crimini, terrorismo e guerra. Fantastichiamo di poterli salvaguardare da ogni possibile perdita, paura o pericolo.
Vorremmo avvolgerli in un morbido piumino e isolarli da qualsiasi sfortuna o dispiacere.
Ma anche se potessimo, sarebbe davvero un bene per loro?
Se potessimo immunizzare i bambini da tutte le delusioni e dallo stress, avrebbero mai la possibilità di fare esperienza della soddisfazione di affrontare una sfida, di riprendersi e scoprire che sono in grado di affrontare situazioni difficili?

Se avessimo una bacchetta magica per isolare i bambini dal dolore intorno a loro, non produrremmo individui freddi e incapaci di empatia, di provare ed esprimere amore, compassione, o il desiderio di aiutare gli altri? Sarebbero preparati a rendere il mondo un posto migliore?
Nessun genitore augura a suo figlio le avversità, ma dobbiamo essere realistici e aspettarci di avere dei problemi.
Non possiamo crescere bambini totalmente invulnerabili. Il nostro scopo deve essere quello di crescere bambini che sanno gestire gli alti e bassi che il mondo ha in serbo per loro.
Dobbiamo aiutarli a trovare la felicità anche quando le cose non vanno come vorrebbero.
Se vogliamo che nostri bambini vivano il mondo il più pienamente possibile, sfortunatamente con tutto il suo dolore, e grazie al cielo con tutta la sua gioia, il nostro obiettivo sarà la resilienza.
La resilienza viene comunemente definita come l’abilità di riprendersi dalle difficoltà, la qualità di rialzarsi.
La resilienza è una mentalità. Le persone resilienti vedono le sfide come opportunità.
Non cercano problemi, ma capiscono che alla fine i problemi li rafforzeranno. Piuttosto che cominciare dubitare di se stessi, a fare pensieri catastrofici, a sentirsi vittime e a chiedersi: perché a me?, loro cercano soluzioni.
Le persone resilienti hanno più successo nella vita, perché cercano di superare i propri limiti e imparano dai loro errori.
La resilienza potrebbe essere un fattore essenziale nel determinare non solo chi si adatterà alle circostanze, ma chi ne uscirà vincitore.
In termini di resilienza, alcuni bambini sembrano naturalmente dotati dell’abilità di riprendersi dagli ostacoli, mentre altri hanno bisogno di un supporto in più. Tutti i bambini, tuttavia, possono diventare più resilienti.
Ora ti chiedo: per caso ti senti stressato??
Siamo eternamente di corsa.
I bambini sono oberati di attività scolastiche ed extra curricolari.
Gli amici a volte li spingono a fare cose rischiose.
I genitori e gli insegnanti li spingono ad avere voti più alti.
Gli allenatori chiedono performance migliori.
I media bombardano i giovani con messaggi che dicono che non sono magri abbastanza, intelligenti abbastanza o attraenti abbastanza.
In questa atmosfera così pressante,
I bambini hanno bisogno di potersi immergere nelle loro forze.
Hanno bisogno di acquisire specifiche abilità per fronteggiare e riprendersi dalle avversità, e per essere preparati per le sfide future.
Non possono farlo completamente da soli, però. I genitori devono assumere la guida nel costruire la resilienza, ma l’abilità dei bambini di affrontare gli ostacoli è profondamente influenzata anche dalla comunità di adulti che li circondano.
E di che cosa hanno bisogno i bambini prima di tutto per sviluppare la resilienza? Di avere un forte senso di competenza personale.
La competenza è l’abilità o il know how necessario per gestire le situazioni in modo efficace.
Non è un vaga sensazione che mi fa dire “Posso farlo”. La competenza si acquisisce attraverso l’esperienza concreta. Per questo, i bambini non possono diventare competenti senza prima sviluppare un insieme di abilità che permette loro di fidarsi del proprio giudizio, di fare scelte responsabili e di affrontare situazioni difficili.
Pensando alla competenza di tuo figlio e a come puoi rafforzarla, Ginsburg ci consiglia di farci queste domande:
1. Aiuto mio figlio a concentrarsi sui suoi punti di forza e a sfruttarli?
2. Gli faccio notare quello che sa fare bene o mi focalizzo solo sui suoi errori?
3. Quando devo fargli notare uno sbaglio, sono chiaro e specifico o gli comunico che secondo me non ne fa mai una giusta?
4. Lo sto aiutando a costruire le abilità sociali e di controllo dello stress necessarie per renderlo competente nel mondo reale?
5. Gli parlo in un modo che lo stimola a prendere decisioni personali o mino il suo senso di competenza comunicandogli messaggi che non riesce a comprendere? In altre parole, gli faccio la paternale o favorisco la sua capacità di pensiero?
6. Gli permetto di commettere errori – in sicurezza – così che abbia modo di aggiustare il tiro, o cerco di proteggerlo da qualunque caduta o delusione?
7. Mentre cerco di proteggerlo, gli comunico che “Non penso tu possa farcela da solo?”
8. Se ho più di un figlio, riconosco le competenze di ognuno senza fare paragoni tra i fratelli?
Tu come rispondi a queste domande?
Fonte: www.mammeimperfette.com

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