LE FAMIGLIE TOSSICHE CHE CAUSANO SOFFERENZA
Famiglie unite, famiglie divise, genitori più democratici e genitori più autoritari, complicità tra le generazioni, relazioni che incoraggiano il doppio vincolo familiare, genitori iperprotettivi, abbandono, negligenza, ecc. Sono molti i fenomeni studiati che collegano alcune malattie mentali all'ambiente e alle relazioni familiari.
Perché
è tanto difficile affrontare questo argomento?
Se c’è un aspetto particolarmente difficile in questo tema,
riguarda il giusto modo in cui affrontarlo, spiegarlo e trattarlo, soprattutto
quando, in alcune società, alcune idee sono considerate verità assolute che,
purtroppo, non sempre si compiono. Il sangue rende parenti, ma non significa
molto di più. Viene dato per scontato, come fanno anche alcune frasi del tipo
“non c’è niente come la famiglia”, “la famiglia non vuole mai fare del male” o
“tra parenti bisogna perdonare qualsiasi cosa”.
Tutto ciò è fonte di grande dolore, senso di colpa e
confusione per le persone che pensano che i loro parenti non abbiano saputo
rispondere a quella “incondizionalità” che, secondo la società, dovrebbero
rappresentare, che sono state vittime di maltrattamenti fisici o psicologici o
che credono che il modo in cui sono state cresciute abbia impedito il loro
pieno sviluppo e la loro indipendenza emotiva.
Ci sono famiglie che hanno fatto del male in modo
intenzionale e altre che lo hanno fatto senza saperlo, dando l’amore, i
consigli e l’educazione che ritenevano giusti e necessari, ma senza curarsi del
fatto che i loro figli non desideravano il futuro che avevano immaginato per
loro.
Con questo articolo, non vogliamo certo segnalare chi ha
cresciuto bene i propri figli e chi no, ma tenteremo di dimostrare alcuni miti
per spiegare la realtà, ovvero che ci sono famiglie che guariscono e famiglie
che fanno ammalare.
Ruoli
assegnati ed etichette che segnano
Dalla frase “è un bambino vivace” alla frase “ha un
carattere difficile”, esiste una catena impercettibile di piccole frasi che,
dette e ripetute all’interno del nucleo familiare, possono colpire duramente
chi le ascolta. In fondo, è un modo di dare un’identità a ognuno dei propri
figli, di risparmiarsi delle spiegazioni o, in alcuni casi, di nascondere le
proprie carenze come genitori che crescono un bambino.
Etichettare un bambino è un modo di immortalare il suo
comportamento. Ciò che ascolta dagli altri gli fa credere di avere un
comportamento “incorreggibile”, intrinseco al suo essere. Queste etichette
vengono trasmesse dai genitori, dai professori e dai conoscenti, penetrando
l’ambiente diretto che circonda il bambino.
Come dicevamo, le etichette imposte ai figli non si limitano
all’ambiente interno della famiglia, ma raggiungono anche i professori e i
conoscenti del bambino. Quando il bambino stesso vuole cambiare il proprio
comportamento, si trova di fronte un muro di diffidenza.
Amore
frainteso
Quante volte abbiamo sentito ripetere la frase “come ti
vuole bene la tua famiglia, non ti vuole bene nessuno”? Questa frase ferisce i
sentimenti di molte persone che non hanno avuto una vita facile nella loro
famiglia, rendendo difficile l’identificazione e persino la denuncia di alcuni
comportamenti abusivi. Non possiamo nemmeno dimenticare che questo
maltrattamento può andare in entrambe le direzioni, dalle generazioni più
anziane a quelle più giovani o da quelle più giovani a quelle più anziane.
Che qualcuno abbia “il vostro stesso sangue”, non significa
che non possa ferirvi con il suo comportamento. La parentela è una questione
biologica, genetica, ma un buon legame è affettuoso, comunicativo e soggetto
alla variabilità degli individui, che ha poco a che fare con l’eredità
genetica.
I geni stabiliscono un legame ereditario che non deve per
forza essere accompagnato da un legame affettivo soddisfacente. Queste massime
adottate dalla società rendono molto difficile individuare le nostre necessità
e i nostri veri interessi come individui.
L’iperprotezione
che soffoca e impone limiti
Non basta amare senza limiti, perché persino in amore è
necessario fare uso della virtù dell’equilibrio. Nelle prime fasi dello
sviluppo del neonato è possibile osservare il suo bisogno di esplorare
l’ambiente che lo circonda, avendo una figura rilevante di riferimento, un
fatto dimostrato dagli psicologi John Bowlby e Mary Ainsworth.
Gli studi sulle scimmie condotti da Harry Harlow mettono in
evidenza che l’affetto e l’amore che il neonato prova nei confronti della madre
è fondamentale per sviluppare un legame sicuro che gli permetta di esplorare il
mondo in modo indipendente. Nonostante ciò, questo attaccamento non deve essere
confuso con l’iperprotezione.
Vegliare sulla sicurezza di un bambino non deve interferire
con la sua assoluta libertà di esplorare l’ambiente che lo circonda. Queste
prime esperienze di interazione con il mondo determineranno la sua forza e la
sua sicurezza nell’affrontare le sfide che il futuro gli riserverà
Le
aspirazioni incomplete proiettate sui figli
Il fatto che la maggior parte delle persone scelga di avere
figli e che svolgano il loro ruolo di genitori con naturalezza, non significa
che, da decisione, debba trasformarsi in un obbligo. La pianificazione
familiare e l’incorporazione di massa delle donne al mondo del lavoro hanno
ridotto il numero di figli per coppia e hanno portato alcune coppie a difendere
pubblicamente la scelta che hanno fatto: quella di non avere alcun figlio.
Poiché si tratta ormai di un’opzione e non più di un
obbligo, come accadeva invece in passato, ci ritroviamo in uno scenario più
complesso e che richiede una responsabilità e un’onestà maggiori: i figli non
devono essere l’ultima risorsa per la coppia, non sono un modo di validazione
personale e non devono sopportare il peso della frustrazione dei genitori.
Desiderare per i propri figli un’infanzia migliore di quella
vissuta, forse piena di carenze emotive o difficoltà economiche, fa molto
onore. Tuttavia, se desiderate proiettare su vostro figlio tutto ciò che non
avete potuto o non avete avuto il coraggio di fare, vi state sbagliando.
Imporre ai nostri figli mete a seconda di ciò che hanno
ottenuto o meno, paragonare e fare pressione sulla scelta di una certa strada
significa minare la loro individualità. Il nostro ruolo in quanto persone che
li amano è quello di aiutarli a trovare il loro cammino ed incoraggiarli ad
ottenere gli strumenti migliori per poterlo percorrere.
Dobbiamo sempre ricordare che i figli non sono una nostra
proprietà, la loro unica padrona è la vita, una volte che viene loro donata
Fonte: lamenteemeravigliosa.it
Paidos Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE
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