BAMBINI IPERATTIVI O GENITORI IPERPASSIVI
Il
termine iperattività è divenuto molto popolare. Molti genitori
pensano che i loro figli soffrano di questo problema, che
siano iperattivi. Rispettando i difensori e i detrattori dell’esistenza di tale
disturbo, sembra che non ci siano abbastanza bambini che ne soffrano a tal punto da
giustificare il gran numero di diagnosi. Vale a dire che parliamo di un
disturbo -se questo può essere considerato tale- sovradiagnosticato.
Ci sono molti genitori, anzi troppi, che si rivolgono a centri di
psicologia, psichiatria infantile o neurologia, in cerca di una diagnosi che
confermi i loro sospetti. Sospetti che secondo questi genitori indicano che i
loro figli sono iperattivi. Quel che è certo è che molte volte queste diagnosi non vengono
confermate e i genitori si sentono ancor più abbattuti dopo aver consultato uno
psicologo (per
quanto possa risultare contraddittorio); altre volte, la diagnosi viene
confermata, ma in maniera errata.
In un primo momento, dopo aver identificato il comportamento alla base
del problema, si realizza una valutazione del bambino e della dinamica
familiare. Se è necessario, si interviene in famiglia, al fine di
ottimizzare la dinamica familiare e la condotta del bambino.
Continuano a rivolgersi a diversi professionisti e specialisti con
l’obbiettivo di etichettare i propri figli come iperattivi, per sentirsi
tranquilli e, nel peggiore dei casi, somministrar loro dei farmaci. E, in
questo modo, agire in modo iperpassivo.
È vero
che i genitori non passano tutta la giornata seduti a guardare la TV o il
cellulare. Molti fanno più di un lavoro e devono svolgere anche le faccende
domestiche. Ogni giorno hanno molti
impegni, vivono stressati, vanno di fretta, sono molto occupati (e anche i
bambini) e arrivano tardi e stanchi a casa, passano poco
tempo con i propri figli e, il poco che dedicano a questi, è passivo.
I genitori e i bambini hanno così poche energie quando arrivano a casa, che non
hanno neppure la voglia di uscire a giocare per strada, cucinare insieme,
giocare in casa, farsi il solletico, giocare con le costruzioni, cantare o
ballare, ridere insieme, inventare storie con bambole o animali, raccontare le
favole, etc.
La tecnologia e i display occupano quei momenti condivisi. Così, i bambini non hanno la possibilità di scaricare le loro energie e
arrivano in alcuni casi a soffrire di ansia, stress o forte tristezza, noia o esaurimento.
E i genitori iniziano a preoccuparsi per questi sintomi.
“I genitori davvero felici non si incontrano spesso nei bar”
-Adolfo Kolping-
“In ogni giorno della nostra vita depositiamo qualcosa nella banca della memoria dei nostri figli.”
-Charles Swindoll-
Perché non ci sono poi così tanti figli iperattivi, né tanti bambini con problemi di condotta, ma tanti genitori iperpassivi, che non prendono sul serio il loro ruolo. Anche quando hanno scelto di essere tali, non sono consapevoli di cosa implica realmente essere genitori, delle energie che bisogna dedicar loro, del tempo da trascorrere in loro compagnia, di doversi occupare delle loro necessità. E anche delle soddisfazioni che si ottengono, dei momenti di felicità e di quanto si stringa tale vincolo che, senza dubbio, è alla base di un buono sviluppo psico-emotivo nei bambini.
Quando qualcosa a
casa non va o quando ci rendiamo conto che i nostri figli potrebbero avere
un problema, dobbiamo fermarci a pensare.
Fonte: lamenteemeravigliosa.it
Paidòs Onlus
dalla
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