PERCHE' IL TEATRO FA BENE AI BAMBINI
Il Teatro offre un’occasione straordinaria
per educare ad un’autentica vita emotiva. Io sono una di quelle persone che
vorrebbe il Teatro come materia scolastica al pari di matematica o scienze. Le
potenzialità del Teatro infatti sono infinite. Lo penso da pedagogista (e la
pedagogia ha studiato molto la valenza del Teatro) che lo applica in molte
sessioni di lavoro con bambini e ragazzi, lo penso da attrice amatoriale, lo
penso da mamma che ha preso spunto dalle molte attività/gioco del Teatro per
stare con il proprio bambino.
Il Teatro aiuta. Vediamolo insieme in
particolare cosa fa:
1. tocca la sfera fisica perché il
Teatro è attività fisica, movimento, gioco, stimolazione dei cinque sensi,
presa di coscienza della propria postura, dello spazio. Nel teatro si occupa
uno spazio. Che è uno spazio fisico, ma è anche uno spazio psicologico, emotivo
e relazionale.
2. tocca la sfera cognitiva perché il
Teatro è curiosità, scoperta, esplorazione, ricerca, invenzione e creazione,
confronto tra esperienze diverse, elaborazione e ragionamento, deduzione,
immaginazione e creatività, gioco, comunicazione (e qui apro una breve
parentesi sulla valenza del teatro anche nello sviluppo del linguaggio e in
tutte quelle situazioni problematiche come balbuzie, mutismo, insicurezza e via
dicendo);
3. tocca la sfera affettiva perché il
teatro è ascolto, comprensione, affetto, fiducia, allegria, relazione e
comunicazione, autonomia, espressione e creatività, sicurezza e stabilità;
4. tocca la sfera sociale perché il
teatro può e deve essere per il bambino, contatto con gli altri e relazione,
partecipazione, confronto, integrazione, cooperazione, competizione,
comunicazione, gioco, rispetto ed accettazione degli altri, rispetto di regole
collettive, autonomia, emulazione e soprattutto, educazione.
Da questo breve elenco possiamo capire
quanto il Teatro sia un’occasione importante per una crescita armoniosa. Non
dobbiamo pensare al Teatro necessariamente come rappresentazione teatrale e
pensare “alla recita della scuola” che nulla ha a che vedere con il Teatro.
Allontaniamo questo modo di fare teatro. Sbagliato. Inutile. Frustrante.
Innanzitutto il Teatro, soprattutto con i bambini, lo devono fare
professionisti formatori ed educatori esperti che hanno acquisito metodi e
tecniche e soprattutto non hanno l’obiettivo di mettere in scena una
rappresentazione basata sulla ripetizione estenuante di frasi. Questo non è
Teatro. E di conseguenza non serve a nulla se non a mostrare un prodotto
confezionato e servito. Il Teatro è gioco, è vita. E’ divertente, ma anche
faticoso.
Vi lascio con un’ultima riflessione.
Torniamo alle radici dell’esperienza teatrale. Aristotele,nella sua Poetica,
riflette sul significato della tragedia, massima espressione del grande teatro
greco, ed afferma che essa produce nello spettatore due fortissime emozioni
passioni (in greco c’è una parola sola, “pathos”), cioè lo spavento (“phobos”)
e la pietà (“èleos”). Alla fine, però, dallo spettacolo teatrale lo spettatore
ricava una purificazione di (o da) queste passioni (kàtharsis tòntoiouton
pathemàton). Questa espressione non è di facile interpretazione: potrebbe
significare che alla fine lo spettatore si libera da queste passioni, oppure
che le può vivere in una forma diversa, purificata. Questa seconda
interpretazione è più suggestiva. Se si scava nell’etimo della parola “pathos”
si scopre che deriva dalla radice “path” (la stessa del latino “patior”), che
significa “subire”, “essere passivi”. La passione/emozione, dunque, è quella
condizione interiore che prende l’uomo e lo domina, senza che questo possa in
qualche modo controllarla. Vivere in modo purificato la passione significa,
però, sottrarsi alla sua signoria assoluta, diventare dunque attivi. È
Aristotele stesso ad insegnarci che il pensiero è la più alta forma di
attività: dunque la passione purificata è una passione permeata di pensiero,
una passione che non è semplice emotività, semplice stato d’animo, ma anche
riflessione e consapevolezza. A questo educa il teatro, innanzitutto, sia che
lo si pratichi, sia che si assista alla rappresentazione: educa a vivere la
passione non come esperienza intessuta di semplici emozioni, ma come dimensione
nella quale il conoscere si fa più profondo, le cose assumono un rilievo che di
solito sfugge, la condizione umana si presenta nella sua forma essenziale.
Acquisire il senso della misura e dell’armonia.
Fonte: giovannagiacomini.wordpress.com
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