Paidos Onlus

Paidos Onlus
Paidos Onlus dalla parte dei bambini,SEMPRE

mercoledì 25 settembre 2019

Ma il benessere è veramente una conquista o è diventato una trappola?

BENESSERE: CONQUISTA O TRAPPOLA?
Mettere in dubbio il valore del benessere può apparire un pensiero di chi ha il cervello a corto di ossigeno. Invece, no! Anche il benessere può (e deve!) essere sottoposto a giudizio!

Intanto, sia subito chiaro: non abbiamo nessuna intenzione di tornare al pane nero, alle canottiere inzuppate di sudore dei contadini e degli operai dell'inizio del secolo scorso.
Il benessere ha il suo indubbio lato luminoso.
Ciò non toglie che possa nascondere insidie pericolose. Per farla breve, ci limiamo a tre.

Primo: il troppo benessere può indebolire la volontà.
Avere tutto significa non desiderare più nulla, non volere più nulla.
Una vita troppo facile prepara ragazzi ammalati di 'atonia psichica': ragazzi senza sprint, spenti, tiepidi. Ragazzi 'sdraiati' come li definisce lo scrittore Michele Serra.
Il più grave problema pedagogico, d'oggi, infatti, non è il bullismo, ma lo spegnimento quasi totale dell'abbrivio di troppi nostri ragazzi. Ragazzi con la grinta del pesce bollito o della mozzarella!

Secondo: pericolo del benessere: togliere il sapore delle cose.
Avere tutto significa gustare nulla!
Il proverbio parla chiaro: “Il passero ubriaco trova amare persino le ciliegie”.
Lo psicoterapeuta Paolo Crepet è stato efficacissimo quando ha sintetizzato: “Troppo benessere genera il malessere; genera i gaudenti scontenti: genera il disagio dell'agio”.
Verrebbe da dire che il piacere e la felicità stanno in una sottrazione, più che in un'addizione.

Resta una terza ragione che giustifica la nostra critica all'attuale benessere: l'ingolfamento di cose è ingiustizia.
È ingiusto che, mediamente, nella borsetta della donna europea vi sia l'equivalente di 1400 euro di merce. È ingiusto che nelle famiglie italiane vi siano milioni di abiti che non si usano e non si useranno mai più.
Non è accettabile che nel bagno vi siano otto paia di scarpe per due piedi soli! La situazione è così allarmante che gli stessi economisti cominciano a riflettere sul nostro meccanismo perverso che ci obbliga a 'crescere' all'infinito: il pianeta non ce la fa a reggere questi ritmi!
Dobbiamo invertire rotta.
Non per nulla sta crescendo il numero dei sostenitori della 'decrescita'. Insomma, dopo tanto benessere, non è tempo di lanciare una vigorosa campagna promozionale a favore della sobrietà, non solo per problemi di colesterolo?

L'INFINITAMENTE POCO
• Il più grande tesoro dell'uomo è vivere di poco ed esserne soddisfatto. Perché il poco non manca mai. La perfezione dell'uomo non sta in ciò che ha, ma in ciò che è. La ricchezza di un uomo si misura da quello di cui non ha bisogno.

• Consumiamo. Ogni giorno della nostra vita, dall'alba al tramonto, noi consumiamo: elettricità, acqua, prodotti di bellezza, detersivi, alimenti, farmaci... Compiamo un'infinità di piccoli gesti talmente familiari che nemmeno ci accorgiamo di farli. Eppure sarebbe facilissimo, esaminandoli uno per uno, sprecare meno, intossicarsi meno (di prodotti industriali) e ingombrarsi meno.

• I vantaggi dei negozietti. Gli ipermercati incoraggiano a iperconsumare. Nei negozietti si acquista sempre con più parsimonia. Alberghi, ristoranti, negozi di quartiere: perché privilegiare le multinazionali che realizzano profitti vergognosi con il nostro denaro con il quale speculano in Borsa? I piccoli punti vendita, invece, vivono direttamente grazie alla clientela. Servirsi unicamente da loro sarebbe un ottimo sistema per sabotare l'economia attuale.

Il tempo è il nostro capitale principale. Non possiamo né fermarlo, né metterlo da parte, né comprarlo. Ciò nonostante lo sprechiamo per colpa di abitudini inutili, per conformismo o ignoranza, quando, in realtà, sono pochissime le cose veramente utili da fare. Organizzarsi è l'arte di gestire il proprio tempo in maniera intelligente sprecando poche energie.

Il ricettacolo della felicità. Una vita semplicissima, senza orpelli, senza retorica e senza idee superflue. Secondo me, quella semplicità di vita assomiglia alla felicità. Noi eravamo contenti con poco o nulla. Intorno a me, oggi vedo gente che vuole sempre di più.

Fonte: www.biesseonline.org
Autore: Pino Pellegrino

Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE

Con l’Adozione a Distanza
accompagni un bambino nella sua crescita
donandogli un’infanzia felice
dona tramite bonifico su IBAN:
IT 51W 05385 78440 00000 0000 455

mercoledì 18 settembre 2019

Sei consigli per l'ascolto attivo

SEI CONSIGLI PER L'ASCOLTO ATTIVO

Spesso sentiamo dire che la chiave di una buona relazione è la comunicazione, ma non dimentichiamo che il segreto della comunicazione è l'ascolto.

Ecco 6 consigli per praticarlo e quindi capire meglio gli altri.

1. CREA IL CLIMA ADATTO

Le parole non sono l'unico elemento. Spesso non sono neanche il più importante. L'atmosfera, l'ambiente, i gesti, l'affettuosità, il silenzio, gli occhi, il viso non sono una semplice cornice. In un colloquio di lavoro, per esempio, l'aspetto esterno del candidato decide quasi sempre il risultato dell'incontro.

La maggior parte dei genitori crede di ascoltare i propri figli. Sembra un'attività semplice e scontata. Eppure quante volte mamma e papà ascoltano veramente e sinceramente, con piena attenzione ciò che i figli dicono o cercano di dire?

2. CONCENTRATI SULLE PAROLE DELL'ALTRO

Essere concentrati sulle parole dell'altro senza fare altro o pensare a un altro argomento è il modo migliore per ascoltare.

Uno dei segni della fretta che condiziona le persone del nostro tempo è l'incapacità crescente di comunicare con gli occhi. I contatti tra le persone si sono moltiplicati: internet, e-mail, telefonino... E ci stiamo dimenticando del contatto più semplice: il contatto visivo. Fondamentale è il modo di guardare, che deve comunicare: «Tu mi interessi davvero. Meriti tutta la mia attenzione».

3. SEI LÌ PER ASCOLTARE E NON PER RISPONDERE

Ascoltare attivamente significa anche imparare a tacere sul proprio discorso e concentrarsi sull'attenzione dell'altra persona e fare attenzione a non dare consigli o soluzioni quando lui o lei ha la parola.

Immagina un insegnante che deve rimotivare uno studente che ha abbandonato la lezione. Il consiglio di classe arriva e l'allievo in questione tenta di spiegare (con difficoltà) che cosa sta succedendo in lui. Ma gli insegnanti lo interrompono dandogli consigli a turno su che cosa avrebbe dovuto fare. In realtà lo studente vorrebbe semplicemente essere compreso in ciò che sta cercando di dire.

«Io parlo, parlo, ma nessuno mi ascolta» brontola Corinna (8 anni). E Giuditta (7 anni): «Allora, la sera, a letto, giro le spalle a tutti quanti, mi metto contro il muro e mi parlo, perché almeno io mi ascolto». Nella sala-colloqui di un istituto correzionale, un giovane disse amaramente al padre: «Papà, ti rendi conto che in vent'anni è la prima volta che mi stai ad ascoltare?».

4. ELIMINA I FILTRI PERCETTIVI

Significa mettere da parte emozioni e desideri personali. Il pericolo più grande è pensare di sapere già tutto. Per esempio: «È solo pigrizia... Ecco, sta mentendo... È pauroso...» Se siete arrabbiati, calmatevi. Se non vi stringe il cuore ciò che ascoltate, rimanete lucidi e mettete da parte delusione o preoccupazione.

5. RIFORMULA LE FRASI PIÙ IMPORTANTI DEL TUO INTERLOCUTORE

Resistete alla tentazione di essere rassicuranti, di ragionare, giustificare o fare prediche. Provate, invece, a immaginare le emozioni che il bambino sente in quel momento.

Non ripetete alla lettera le sue parole. Per esempio, se vostra figlia vi grida che siete la mamma più cattiva del mondo, non servirà a niente constatare: «Pensi che io sia la mamma più cattiva del mondo». Non lo crede veramente, lo dice per scatenare una reazione. Una risposta adatta potrebbe essere: «Forse ti sei arrabbiata perché non voglio farti mettere il vestito nuovo per andare a scuola». Non minimizzate. Non insistete. A volte, nonostante abbiate colto nel segno, il bambino non vuole ammettere una particolare emozione. Non vi intestardite. Non fa niente se è d'accordo con voi o no. Lo scopo dell'ascolto riflessivo non è strappare una confessione, ma aiutare l'altro a sentirsi ascoltato, compreso e accettato, a convivere con le emozioni e a esprimerle verbalmente, anziché con le azioni.

6. METTITI DALLA SUA PARTE E SE C'È UN PROBLEMA AFFRONTATELO INSIEME

È un passo prezioso. L'ascolto attivo consente di chiarire la situazione. L'interlocutore si sente capito e rassicurato. Di solito risponde positivamente alla domanda: «Che cosa pensi di fare?»

Fonte: www.biesseonline.org

Paidòs Onlus
dalla parte dei bambini, SEMPRE

Con l’Adozione a Distanza
accompagni un bambino nella sua crescita
donandogli un’infanzia felice
dona tramite bonifico su IBAN:
IT 51W 05385 78440 00000 0000 455