EMERGENZA
EDUCATIVA: PREVENZIONE DEL BULLISMO
E FATICA DI CRESCERE
La vita oggi è una straordinaria corsa. Per arrivare alla meta occorrono
capacità, passione, creatività, merito e non solo furbizia. Ai giovani vengono
invece proposte molteplici scorciatoie. Gli educatori sono chiamati pertanto ad
invertire la rotta con una educazione al difficile, alla libertà ed
all’autonomia.
Ai genitori, in particolare, è chiesta una presa di coscienza delle
responsabilità educative mediante seminari, conferenze e focus group organizzati dalle stesse
scuole. E’ in gioco il rapporto tra le generazioni ed un futuro migliore per
tutti. Troppe famiglie registrano un fallimento nell’educazione dei propri
figli che appaiono viziati dal troppo benessere. Bisogna ripartire dalla
comunicazione emotiva e dai legami affettivi per affrontare il terremoto
attuale nella relazione tra genitori e figli. La famiglia di oggi è troppo
fragile. Occorre una politica organica per la famiglia ed un serio progetto di
scuola per genitori.
Obiettivo comune delle agenzie educative non può non essere la crescita
del senso di responsabilità dei giovani. Ad essi vengono riconosciute oggi
enormi libertà. Si tratta però di una evoluzione che anticipa le tappe della
crescita. In altri termini la crescita non corrisponde a maturazione e responsabilità.
Aumentano le aspettative nei loro confronti e diminuiscono le opportunità di
inserimento stabile nel mondo del lavoro e nella vita pubblica. Da qui una
gigantesca solitudine che deriva da una grande sproporzione tra aspettative e
quotidianità. Il risultato finale è l’incomunicabilità in un deserto di
relazioni superficiali. Il mondo si è ristretto emotivamente e sullo sfondo
appaiono sempre più adulti egoisti e lontani dalle giovani generazioni.
Di fronte ai molti ragazzi viziati dobbiamo interrogarci sulle enormi
facilitazioni esistenziali che non incoraggiano l’autonomia e la crescita dei
figli. Dobbiamo comprendere le cause della incomunicabilità emotiva tra le
generazioni. Essendo troppo fragile la comunicazione emotiva in famiglia e
nella scuola, dobbiamo avviare veri e propri percorsi formativi per apprendere
a comunicare. All’amore latino, di tipo egoistico urge sostituire un serio
accompagnamento lungo le vie difficili della vita per aiutare una piccola
persona a crescere con i suoi tempi.
Serve una grande iniezione di autorevolezza. Quanto sono patetiche
certe figure genitoriali e di alcuni docenti inesperti! Non c’è progetto
educativo senza regole e senza l’autorevolezza necessaria a declinarle. Essere
adulti implica credibilità, coerenza, buon senso, autorevolezza. Dobbiamo
ricreare spazi per un dialogo educativo: oratori, scuole aperte di pomeriggio
con attività interessanti, aule didattiche decentrate nel territorio.
Rimane importante l’educazione fra pari ma determinante è dare l’esempio
nel rispetto delle regole da parte degli adulti.
Contro l’omologazione culturale e degli stili di vita serve poi una
forte educazione al pensiero critico, alla libertà reale, al sogno, alla
curiosità, all’utopia. Troppo appiattimento educativo si può notare con il
rischio della sclerotizzazione della personalità dei ragazzi. Dobbiamo farli
uscire dalla normalizzazione del gruppo, ascoltarli, entrare in sintonia,
simpatia, empatia con loro.
La scuola , in particolare, oltre a diventare attraente attraverso cospicui
investimenti in strutture sportive, tecnologiche ed in risorse professionali,
deve esigere impegno e risultati di qualità. Così si aiutano i
ragazzi a crescere con personalità forti , capaci di affrontare le situazioni
sfavorevoli della vita e, nello stesso tempo, si aiuta l’Italia a vincere le
sfide della competizione internazionale per riposizionarsi nel mondo
globalizzato. Senza merito e fatica non si ottengono risultati stabili. Questo
è un messaggio educativo elementare.
Esaminiamo ora le linee di indirizzo per la prevenzione e la lotta al
bullismo.( Direttiva ministeriale n. 16 del 5 febbraio 2007)
I fatti di bullismo degli ultimi mesi si inquadrano nel contesto culturale
sopra analizzato.
Obiettivo principale è “ la valorizzazione della persona, la crescita e
lo sviluppo educativo, cognitivo e sociale del singolo discente mediante
percorsi di apprendimento individualizzati e interconnessi con la realtà
sociale del territorio, la cooperazione, la promozione della cultura della
legalità e del benessere dei bambini e degli adolescenti”. L’azione di
contrasto al bullismo appare come una tipica azione di sistema in cui è
fondamentale l’alleanza tra le diverse agenzie educative, ma che vede la scuola
in particolare interrogarsi sulla sua proposta educativa verso i giovani.
Maturazione degli adolescenti significa “ introiezione lenta e profonda
della conoscenza che acquista significato se diventa contemporaneamente
opportunità per l’assunzione di comportamenti consapevoli e responsabili, dando
luogo a quel processo, progressivo e “faticoso”, di assimilazione critica del
reale.” Il problema è come calare questo approccio nella proposta didattica
quotidiana dei nostri docenti spesso chiusi in una visione parcellizzata delle
loro discipline con l’assenza della cura degli obiettivi trasversali e senza la
consapevolezza del progetto educativo comune. Ad esempio, l’educazione alla
legalità interessa un singolo progetto o responsabilizza tutti i docenti della
classe? Quali strumenti mette concretamente a disposizione delle scuole il
Ministero per una seria azione interistituzionale capace di sostenere lo
sviluppo armonioso delle personalità dei ragazzi e di realizzare il successo
formativo? Sono sufficienti campagne di informazione, numeri verdi, osservatori
regionali ed inasprimento delle sanzioni? E’ evidente che la risposta efficace
al fenomeno è collocata in alto, al livello di un curricolo di qualità in un
ambiente di apprendimento attraente e significativo. Questo richiede massicci
investimenti per anni come risultato di una chiara volontà politica tesa a fare
dell’educazione e della formazione la vera priorità del Paese.
Il bullismo è un fenomeno complesso che si situa nel gruppo dei pari e che si manifesta
con atti di prepotenza e sopraffazione e di tacita accettazione degli stessi.
Il bullo individua la vittima con il chiaro obiettivo di danneggiarla facendo
del male. Si tratta di prepotenze fisiche e/o verbali oppure di dicerie sul
conto della vittima per escluderla dal gruppo, anche attraverso forme elettroniche.
E’ difficile sfuggire alla persecuzione pervasiva dei nuovi strumenti
tecnologici capaci di veicolare parole ed immagini in tempo reale.
Le scuole devono interrogarsi inoltre sulle finalità educative delle
sanzioni disciplinari. Sulla base dello Statuto delle studentesse e degli
studenti ( DPR 249/1998) e del Regolamento d’Istituto, gli studenti
protagonisti di atti di bullismo sono chiamati a comportamenti attivi tesi a “
riparare” il danno arrecato. Quando i fatti sono particolarmente gravi è inevitabile
il ricorso all’autorità giudiziaria. Certezza e tempestività degli interventi
disciplinari sono determinanti per indurre le vittime del bullismo a superare
il timore di denunciare i soprusi subiti. Bene quindi la funzione educativa
delle sanzioni ma anche tolleranza zero verso ogni forma di prepotenza.
Indubbiamente va superato un certo lassismo/buonismo serpeggiante in molte
scuole. Spetta poi ai Regolamenti d’Istituto graduare le sanzioni in modo
proporzionale rispetto alla gravità delle varie forme di bullismo.( art. 4 DPR
249 del 1998)
Naturalmente bisogna avere cura della natura personale della
responsabilità , del principio di separazione della condotta dalla valutazione
del profitto, della facoltà dello studente di esporre le proprie ragioni,del
principio della riparazione del danno, della convertibilità delle sanzioni in
attività a favore della comunità scolastica, della collegialità delle sanzioni.
Purché viva la certezza della sanzione e la tolleranza zero di ogni tipo di
violenza. Importante è avere un repertorio condiviso di sanzioni a livello
nazionale tra le scuole oltre ad una semplificazione nelle procedure per
l’irrogazione delle sanzioni. Non serve allontanare i ragazzi dalla scuola ma
avviare seri percorsi di recupero e sanzioni esemplari nei casi più gravi.
Fare della scuola un luogo di aiuto reciproco, di cooperazione, di
prosocialità, tradurre i saperi della scuola in saperi di cittadinanza non è
un’impresa facile. Tuttavia è solo attraverso la partecipazione studentesca, la qualità
dell’insegnamento, la prevenzione del disagio giovanile che è possibile
contrastare violenza, bullismo ed illegalità. Se questo avviene ha allora un
senso la campagna nazionale avviata dal ministro Fioroni contro il bullismo,
avvalendosi di numero verde ed osservatori regionali permanenti. In questo
quadro non è secondario rivedere la programmazione televisiva e cinematografica
per arginare i modelli travolgenti di violenza propinati ai giovanissimi.
Resta sullo sfondo il problema principale che è alla base del disagio
giovanile: ogni progetto di crescita implica fatica e dolore ineliminabili
.Il messaggio che arriva agli adolescenti è invece del tutto illusorio come se
fosse possibile anestetizzare la vita. Da qui traggono origine un senso di
onnipotenza ed una certa irresponsabilità. Il disastro educativo nasce
da questa pretesa di eliminare la fatica di crescere. Una fatica che implica
anche uno svincolo progressivo dalla comodità del dipendere dai genitori.
Aumento di autonomia e di autostima rappresentano vie obbligate. I genitori
devono riappropriarsi con determinazione della loro funzione educativa
soprattutto sul piano della educazione emotiva, per far crescere figli forti,
capaci di far fronte ad eventi buoni e cattivi (coping).In termini molto semplici
dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a veleggiare nella vita.
Quale educazione proporre oggi?
Innanzitutto dobbiamo credere nelle potenzialità dei ragazzi. Ogni allievo
ha un talento. Questo può essere coltivato tra punti di forza e di debolezza in
un contesto di libertà, creatività, autonomia ed autostima. All’interno di una
pedagogia della libertà i nostri ragazzi devono essere aiutati ad osare, a non
porsi troppi limiti, per lasciarsi guidare da una sana ambizione, dalla
fantasia e non rimanere prigionieri di una visione ragionieristica della vita.
Quanti studenti vivono nella frustrazione, causa non ultima della violenza
attuale? Da dove scaturisce questa frustrazione se non da una incapacità di
osare ?
E’ il grande vuoto esistenziale in cui vivono immersi gli
adolescenti il problema da risolvere da parte di amministratori locali,
genitori e docenti. Quando si confrontano con gli adulti i nostri ragazzi?
Chiusi nella tristezza del loro mondo virtuale, essi raramente si confrontano
con gli adulti. Pertanto è urgente riaprire centri di aggregazione giovanile
in orario pomeridiano, la scuola stessa aperta di pomeriggio con attività
interessanti, gli oratori, i centri comunali con gli animatori. I giovani
devono vivere in spazi aperti e tranquilli, anche attraverso percorsi di
educazione ambientale, campetti di calcio per partite non strutturate, visite
guidate. Troppo tempo passano attualmente in spazi chiusi come le loro
camerette , le discoteche rumorose, pub ecc Questa è una delle cause della loro
aggressività che può sfociare nel bullismo.
Non possiamo trascurare il fatto che ragazzi, anche di ambienti familiari
sani, non riuscendo ad emergere attraverso l’impegno nello studio con giuste
ambizioni si mettono in evidenza con atti di bullismo o di vandalismo ( es.
allagamento della scuola) con la certezza della visibilità che l’evento procura
nella società della comunicazione. Pur di sfuggire alla noia quotidiana ,
scatta nella chimica del cervello il piacere della ribalta, in presenza poi di
sanzioni blande e di un clima permissivo. La trasformazione della violenza in
forme sempre più telematiche, più simboliche e sadiche, rispetto alla pura
forza fisica, finisce poi per attrarre sempre più ragazze.
Che fare?
Una buona pratica potrebbe essere rappresentata da un dialogo aperto,
a 360 gradi con il Dirigente scolastico, almeno una volta a settimana, sulle
problematiche giovanili e sul loro disagio, in modo da disinnescare il
potenziale aggressivo e orientarlo verso le espressioni creative. Chi lo desidera
può partecipare a questo confronto profondo con un adulto, fuori dagli schemi
rigidi di una classe. Anche i docenti ovviamente devono tenere aperto un
dialogo educativo dentro le loro ore di lezione, senza lasciarsi prendere
troppo dall’ansia del programma.
I politici sono chiamati a risolvere il problema di come proteggere i
nostri adolescenti dalla pedagogia nera dell’orrore via Internet,
playstation e Tv-spazzatura.
E’ ora di prendere coscienza della necessità di applicare le regole con
fermezza. I padri, gli insegnanti devono riapparire sulla scena
dell’educazione, dopo una assenza troppo prolungata.
Famiglie consapevoli dell’essere primariamente gruppo sociale educativo
devono chiedere ai figli impegno domestico, anche manuale, spezzando pericolosi
cordoni ombelicali falsamente protettivi. La famiglia non è una sommatoria di
individui ma gruppo affettivo complesso. E’ essenziale allora il dialogo, la
verbalizzazione dei sentimenti, delle esperienze e delle emozioni, soprattutto
nella ritualità quotidiana della tavola.
Quale scuola?
E’ una scuola bella, accogliente, aperta di mattino e di pomeriggio, con
docenti esperti e valutati nelle loro capacità didattiche e relazionali. Quanta
strada devono fare le organizzazioni sindacali per superare una difesa
pericolosa dell’esistente, senza avviare una giusta differenziazione della
carriera! Quanta responsabilità in più devono assumere i genitori, anche con
riunioni periodiche a casa di qualcuno per discutere di obiettivi, attività,
risultati, problemi, coesione educativa con i docenti! La coesione
docenti-genitori con direttive chiare ai genitori sarà il fulcro della nuova
scuola. Il tempo educativo dovrà essere sempre più coniugato negli spazi della
scuola, in collaborazione con associazioni sportive e culturali ( sussidiarietà
orizzontale), liberando i genitori e gli alunni dai ritmi imposti da agenzie a
scopo di lucro legittimamente operanti nel mercato .Genitori- taxisti, figli
stressati, scuola sempre meno attraente: occorre spezzare questa spirale investendo
importanti risorse finanziarie ed umane nella scuola del futuro. D’altronde
l’Italia, povera di materie prime, potrà raggiungere gli obiettivi di Lisbona
solo mettendo la scuola, la formazione e l’educazione in cima all’agenda
politica, investendo massicciamente in capitale umano. Se i governanti non
faranno questo ( per ora si limitano a predicarlo) il Paese rischierà una seria
retrocessione nel mercato globale dei processi e dei prodotti, dominato
dall’economia della conoscenza e delle competenze.
La crescita della personalità, della serenità dei nostri ragazzi attraverso
un nuovo modello di scuola più flessibile nel curricolo, più ricca di strumenti
tecnologici e di insegnanti professionisti sarà, accanto alla preparazione
disciplinare, l’obiettivo principale dei prossimi anni. Curare la sfera
cognitiva liberando le aule dalla frantumazione dei progetti, accanto alla
sfera emotiva, affettiva, corporea e della responsabilità civica: questo il
compito principale dei docenti e dei dirigenti scolastici. Vivendo accanto ai
suoi allievi, anche durante il pranzo o una gara sportiva, il docente potrà
comprenderne la maturazione e non limitarsi a sentirlo solo se interrogato.
Ogni ragazzo dovrà avere almeno un adulto di riferimento( tutor) che ne segue
l’intero percorso e che segnala le manifestazioni di disagio per dare
tempestive risposte. Cinema, teatro, sport , laboratori e non solo discipline
serviranno a rendere attraente lo stare a scuola, avvalendosi dei migliori
esperti presenti in città. Il tempo serale, il sabato e la domenica serviranno
poi a vivere pienamente il rapporto con i genitori . Anche una diversa
articolazione delle vacanze potrebbe consentire di rafforzare il rapporto con
le famiglie armonizzandole con le ferie dei genitori e rendendo possibile la
progettazione di campi estivi di studio e di vacanza .Il ragazzo vivrebbe così
in quanto persona gran parte del suo tempo in un centro unitario di
educazione, fondato sulla forte alleanza tra scuola e famiglie.
La Costituzione attribuisce ai genitori il diritto-dovere di educare ed
istruire i figli, ma, a sessantanni di distanza, non si sono trovate ancora
modalità soddisfacenti per realizzarlo. E’ ora di uscire da una insufficiente
partecipazione con la riforma degli organi collegiali e con l’assunzione piena
di una responsabilità educativa, sanzionabile in caso di trasgressioni gravi e
prepotenze.
La scuola da sola non è autosufficiente ma con il sostegno morale ed
operativo dei genitori può farcela come insegnano molte esperienze positive.
Autore:
Silvio Minnetti
Fonte:
www.edscuola.it
Paidòs Onlus
dalla
parte dei bambini, SEMPRE
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