EDUCARE PER ISTRUIRE
Investire sul capitale umano
Nel
diciottesimo secolo il filosofo ed economista Adam Smith, oltre a gettare le
basi dell’economia politica classica, fu il primo a dare una definizione di capitale
umano. Nella sua opera “La Ricchezza delle Nazioni” propose infatti
l’analogia tra gli uomini e le macchine produttrici, sostenendo che lo sviluppo
degli uomini, come la produzione delle macchine, richiede l’impiego di risorse
economiche, quindi risulterebbe errato considerare per il calcolo della ricchezza
nazionale il valore di queste ultime e trascurare quelle degli uomini.
Oggi, a quasi
due secoli e mezzo di distanza, ancora una volta il concetto di capitale umano
è al centro di svariate indagini economiche, come il report dell’OECD
dal titolo “The High Cost of Low Educational Performance”. La ricerca
dimostra come investire sul capitale umano, sull’educazione e poi
sull’istruzione delle nuove generazioni e non solo, sia lo strumento attraverso
il quale sviluppare tendenze economiche positive.
Educare non
significa solo istruire, a volte l’etimologia delle parole può aiutare a vederci più chiaro e
comprendere il significato più intrinseco di alcuni concetti. Educare,
ha come radice latina ex-ducere, ovvero condurre fuori, far venire fuori le
risorse interiori e le potenzialità di un individuo. Invece il verbo istruire,
sul quale è incentrata la ricerca dell’OECD, deriva dal latino instruere,
ovvero disporre, organizzare una serie di conoscenze.
Seguendo
l’etimologia dei due termini possiamo notare delle piccole ma significative
differenze, che ci aiutano a comprendere come, per parlare di pieno sviluppo
del capitale umano, dobbiamo necessariamente considerare entrambi gli
aspetti, il far venire fuori le potenzialità di un individuo e
l’organizzare conoscenze. Il primo e più importante aspetto da chiarire è che i
due concetti non sono posti sullo stesso piano.
L’educazione,
infatti, è un processo più ampio e più lungo che contiene e comprende
l’istruzione. La contiene perché è la categoria generale alla quale fa
riferimento e la comprende perché la mette in relazione con l’ambiente e il
contesto con i quali si confronta. L’educazione è il processo che sin dalla
nascita ci permette di sviluppare le nostre skills, quelle abilità cognitive,
emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con
competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. Questo ci permette
di comprendere noi stessi facendo riferimento alla nostra storia personale e
sociale che si sviluppa nello spazio e nel tempo, di prendere
consapevolezza di quelle che sono le nostre capacità, competenze e possibilità,
di ciò che abbiamo e di ciò che ci manca.
Questo profondo
percorso interiore è quello che ci dà la possibilità di avere una visione più
ampia di noi stessi in relazione con il mondo che ci circonda, di tirare fuori
le nostre potenzialità finalizzandole ad azioni orientate verso i nostri
obiettivi. In quest’ottica il processo educativo è quella risorsa che
permette anche a persone con bassi livelli d’istruzione di riuscire, facendo
leva sulle proprie capacità migliori, a raggiungere eccellenti risultati sia
dal punto di vista lavorativo che sociale.
All’interno
di quest’ampio processo l’istruzione è uno strumento attraverso il quale
acquisire le competenze specifiche necessarie ad evolversi culturalmente e ad
essere più pronti a confrontarsi con il contesto sociale. Assumendo questa
visione più ampia, il processo educativo può essere inteso come un percorso
continuo, perché segue tutto il corso della vita e complesso, perché consta
di differenti fasi.
La completezza
del processo educativo, infatti, prevede sì una fase di organizzazione e
trasferimento di nozioni, competenze e concetti (istruzione), ma non può
prescindere dal sollecitare l’alunno a lavorare sulle proprie risorse interiori
per esplorare il proprio potenziale. Questo processo si potrebbe spiegare
meglio con uno dei concetti cardine della pedagogia montessoriana, che si
sintetizza con la frase “aiutami a fare da me”.
Gli
insegnanti hanno infatti l’importante ruolo di mediatori tra il bambino,
l’ambiente e la società, offrendogli spazi di esperienza e creatività. Il
loro compito è quello di aiutare, consigliare, ma non sostituirsi a lui. In tal
modo l’organizzazione delle conoscenze non viene proposta come uno schema
rigido che resta difficilmente applicabile all’esterno del suo contesto
culturale, ma come un’esplorazione delle proprie capacità e conoscenze messe in
relazioni con l’ambiente che lo circonda.
La ricerca
dell’OECD dimostra come che un paese che investe maggiormente nel proprio
capitale umano dà un’importante spinta alla propria produttività
incoraggiando l’innovazione. Le proiezioni dell’OECD però non danno indicazioni
su come la scuola dovrebbe essere o su quali politiche economiche dovrebbero
essere applicate, ma ci pone semplicemente di fronte al grande costo
dell’inattività.
L’investimento
sul capitale umano da questo punto di vista è rappresentato proprio dal
processo educativo inteso come abbiamo fatto fino ad ora. Investire sulle
risorse interiori del capitale umano di un paese significa tirare fuori le
potenzialità di ogni persona rispetto alle sue capacità, competenze,
bisogni e possibilità. Un’azione orientata in tal senso, darebbe la possibilità
di avere una società più capace sia individualmente che collettivamente di
comprendere cosa sta accadendo, di individuare i bisogni del momento e
rispondere in maniera pronta.
Pensiamo ad
esempio a problematiche come l’accettazione delle diversità all’interno di un
determinato contesto sociale. La consapevolezza da parte dei membri della
società in primis di se stessi, permette loro di comprendere e accogliere
l’altro, con le sue risorse, capacità e potenzialità integrandosi
vicendevolmente in un’ottica di vantaggio reciproco. Una società con queste
risorse può riuscire a comprendere il problema e ad orientare le proprie azioni
andando verso la soluzione.
Potremmo
dire, infine, con le parole di Pedagogia per il Terzo Millennio, che
“educare” significa offrire la possibilità acquisire quella risorsa
fondamentale per vivere nella società moderna definita come prefigurazione,
ovvero quella capacità che permette di proiettarsi verso il futuro e le sue
possibilità, di cavalcare il cambiamento e le innovazioni tecnologiche, di
vedersi cambiare nel mondo che cambia.
Fonte: www.fondazionepatriopaoletti.org
Paidòs Onlus
dalla
parte dei bambini, SEMPRE
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