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mercoledì 6 maggio 2015

Che cosa vuol dire educare?

CHE COSA VUOL DIRE EDUCARE?

Educare significa:
# Prevenire, è giocare d’anticipo investendo nei primi anni di vita
(dare al figlio un’infanzia felice ma non troppo facile).
# Essere punto di riferimento, modello identificabile perché il bambino vive a specchio.
# Desatellizare, ossia rendere autonomo il figlio.

Educare è desatellizzare, cioè rendere autonomi i figli gradualmente. Non è possedere il figlio ma tagliare il cordone ombelicale. Guardando ai nostri genitori diciamo adesso: "Grazie, mi hai dato la vita e mi hai permesso di viverla in proprio, non mi hai posseduto. Hai lasciato che io facessi la mia strada". Ciò che oggi non avviene più tanto, perché papà e mamma, soprattutto le mamme sono ammalate di mammismo, di figliolite, malattia terribile per cui pensano che il loro bambino sia sempre bambino e non lo lasciano crescere. Il fenomeno dei figli che a 35-40 anni con fidanzata e lavoro stanno ancora in casa si spiega anche con questo. Il ragazzo lavato, stirato, mantenuto sta benissimo ma non cresce. Ed i genitori hanno paura che se ne vada via.
Come si fa a desatellizzare un figlio?
1) Ci si abitua fin da quando è piccolo all’idea di perderlo perché il bambino non è nostro. Voi siete come le impalcature di un palazzo, ad un certo punto le impalcature vanno tolte. E quando i vostri figli si sposeranno non fateli abitare vicino, mandateli almeno a 3 Km. di distanza. Anche voi fate bene a tenere una certa distanza dai genitori per tagliare il cordone ombelicale. Ci sono delle mamme che continuano ad avere il controllo sulla nuova sposa e sul nuovo sposo.
2) Quando non facciamo tutto noi, ma lasciamo che questi figli facciano qualcosa. Si dice che una mamma troppo valente fa la figlia buona a niente. Molti bambini non crescono perché papà e mamma fanno tutto per loro. Il guaio è questo: quando i ragazzi vorrebbero fare, non li si lascia fare e quando diventano adolescenti non fanno più niente.
Altro esempio: a 4-5-6-7 anni hanno una voglia matta di parlare... non lo lasciamo parlare perché non abbiamo tempo. A 14 anni non ci dicono più niente.
Desatellizzare vuol dire anche non trattare il bambino da babbuino, da minorato. Desatellizzo quando parlo con lui, quando lo tratto come uno che ha il cervello in testa. Spesso capita di vedere in giro delle persone che comandano ai bambini, è difficile che facciano un ragionamento. Ragiona con il bambino perché ha tante possibilità, chiedi cosa ne pensa anche se piccolo! Noi invece comandiamo, non valorizziamo il loro cervello. Noi per parlare ai bambini usiamo 3-4 parole massimo: muoviti, sbrigati, non toccare, stai attento, lavati i denti... Questo è comandare non parlare!

# Far faticare un po’.
Educare è anche far faticare un tantino, mettendo qualche piccolo scoglio, qualche sacrificio perché solo gli scogli fanno crescere le onde. Si dice sempre Infanzia felice ma non troppo facile.

# Far diventare grande e non solo grosso
Educare è far diventare grande.
Educare è far diventare grande il figlio e non solo grosso. C’è una differenza fra grosso e grande. Chi è il più grosso fra noi? Semplice basta avere una bilancia e vedere chi pesa di più. Guai se si valutasse un bambino in base a quanto pesa!
Questo va bene per i vitelli, non per l’uomo. L’uomo non si misura in base a quanto è grasso. Chi è il più grande? La persona più grande in mezzo a noi è sicuramente la persona più onesta, più sincera, che sa amare meglio, più serena. E’ la persona che ha agganciato la vita ai valori, alla giustizia, all’onestà, all’amore, alla gioia. La persona più grande è quella che crede nei valori e li vive. Può anche non essere grossa, per niente.
Per esempio San Francesco d’Assisi (46 kg), niente grosso, quanto grande!
Ghandi un mucchio di ossa, niente grosso, quanto grande!
Madre Teresa di Calcutta, niente grossa quanto grande!
Ecco il cuore del mio discorso, che cosa vuol dire educare? Vuol dire offrire valori perché senza valori l’educare non esiste, diventa solo allevamento.
Oggi ci sono dei genitori, troppi, che sono solo genitori allevatori e non educatori. Ai figli non piace essere solo allevati. L’uomo non ama fare la bestia e ci sono dei genitori che trattano i figli come bestioline.
Guardate le domande dei genitori agli esperti di certe riviste che parlano di problemi familiari: tutte domande di allevamento, non una di educazione. "Quale merendina deve portare a scuola?" E’ la stessa cosa che dire "Quale mangime devo dare al mio coniglio?". "Quale acqua può bere?" "Il mio Bambino è allergico al pesce, come fare per dare una dieta equilibrata?". Domande di allevamento. Occorre allevare ma anche educare. Bisogna dare valori ai figli. Esempio: "Lavati i denti!" bisogna dirlo al bambino, ma siamo nell’allevamento. "Lavati le parole!", siamo nell’educazione. "Mangia, mangia, mangia!"  allevamento. "Ringrazia chi ti ha preparato da mangiare!" educazione. "Gioca!"  allevamento. "Fermiamoci un momento, facciamo un po’ di silenzio, preghiamo un poco!"  siamo nell’educazione.


# Lasciare un bel ricordo
Educare è lasciare un bel ricordo. Educare è lasciare un buon ricordo ai figli perché, comunque sia, un ricordo si lascia. È impossibile dimenticare papà e mamma. Voi sarete proiettati e presenti abbondantemente nel 2070-2090. Non voi come persone vive ma in qualcuno che vi ha dentro di sé. Quando mio nonno faceva qualcosa non vedeva che io lo stavo fotografando e che adesso nel 2001 sviluppo quella fotografia. Quando mio papà nel ‘37 sentiva Radio Londra a mezzanotte (io avevo 5 anni), lui non sapeva che quelle parole io le avrei memorizzate e che ancora oggi le tiro fuori e potrei ripeterle. Il ricordo è prevalentemente positivo.
Agli inizi del 1900 uno scrittore ha detto:
"Sapete perché Dio ha donato la memoria agli uomini? Dio ha dato al memoria agli uomini perché potessero avere le rose anche in dicembre."
Sono convinto che i vostri bambini un domani potranno dire:
"La memoria mi è stata data da Dio per ricordarmi di aver avuto un buon papà e una buona mamma."

Autore: Pino Pellegrino
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