EDUCAZIONE E ISTRUZIONE = SVILUPPO ECONOMICO
“Se tu hai
una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre
una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo,
allora abbiamo entrambi due idee”.
Con questa
celebre intuizione, lo scrittore irlandese George Bernard Shaw sottolineava,
con un certo grado di genialità, come l’economia sia indissolubilmente
correlata alle conoscenze, alle idee e ai valori dei singoli individui. Lo
scambio di cui parla Shaw, è infatti lo scambio economico fondato sul capitale
umano, quell’insieme di facoltà e risorse umane acquisite durante la vita
dalla persona che danno luogo alla capacità dell’uomo di trasformare l’ambiente
in cui vive per raggiungere il un maggior grado di benessere, del singolo come
della collettività.
L’economia,
prima che lo sfruttamento delle risorse e dei capitali tangibili, è economia
della conoscenza. E come possono crescere le conoscenze se non attraverso
l’educazione e l’istruzione?
Lo ha ben
compreso il Consiglio Europeo quando, all’inizio di questo terzo
millennio, ha indicato con il Trattato di Lisbona come determinante il ruolo
svolto dall’istruzione e dall’educazione continua nel processo di crescita
della competitività dell'Europa nel mondo, oltre che in quello di rafforzamento
della coesione sociale e del benessere individuale dei cittadini.
Come indicato
dal Ministero dello Sviluppo Economico italiano, gli effetti socio-economici
generati in un Paese da maggiori investimenti in educazione e istruzione
possono essere condensati in tre tipologie:
- effetti
immediati sui rendimenti privati individuali, ed in particolare sulle
prospettive occupazionali e di reddito, e sulle occasioni ulteriori di
accumulazione di conoscenza e capacità (life-long learning);
- esternalità sui rendimenti sociali, la produttività e su altre componenti dello sviluppo, come quelli sulla crescita complessiva, ma anche quelli sulla salute, sulla riduzione della criminalità e sulla partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale e ai processi di sviluppo: tutte componenti che influenzano in senso ampio lo sviluppo e il benessere della collettività;
- effetti innovativi e di rottura: l’istruzione incoraggia l’imprenditorialità, la creatività e la predisposizione all’innovazione e al cambiamento. Può interrompere una catena ereditaria di insuccesso tramandata da genitori ai figli.
- esternalità sui rendimenti sociali, la produttività e su altre componenti dello sviluppo, come quelli sulla crescita complessiva, ma anche quelli sulla salute, sulla riduzione della criminalità e sulla partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale e ai processi di sviluppo: tutte componenti che influenzano in senso ampio lo sviluppo e il benessere della collettività;
- effetti innovativi e di rottura: l’istruzione incoraggia l’imprenditorialità, la creatività e la predisposizione all’innovazione e al cambiamento. Può interrompere una catena ereditaria di insuccesso tramandata da genitori ai figli.
E’ attraverso
l’educazione che un Paese integra la sua organizzazione economica e i
suoi principi etici. Un maggior livello di istruzione incoraggia la
libera iniziativa, la cooperazione e lo scambio, senza perdere di vista valori
come la fiducia, l’equità, la tolleranza e la nonviolenza. E’ ampiamento
dimostrato, inoltre, che laddove aumentano le scuole e gli insegnanti, diminuiscono
la povertà e le guerre.
Ecco perché, guardando ai 57 milioni di bambini che nel mondo ancora oggi non possono accedere neanche alla scuola primaria, a quel 64% di bambini e a quel 70% di bambine che nei Paesi in via di sviluppo non riescono a frequentare la scuola secondaria, ai 30 milioni di bambine in età scolare ancora analfabete, oggi è così importante ribadire ciò che affermava Benjamin Franklin già 3 secoli fa: “Il rendimento dell’investimento in conoscenza è superiore ad ogni altro investimento. È la radice del progresso umano e sociale, la condizione per lo sviluppo economico”.
Ecco perché, guardando ai 57 milioni di bambini che nel mondo ancora oggi non possono accedere neanche alla scuola primaria, a quel 64% di bambini e a quel 70% di bambine che nei Paesi in via di sviluppo non riescono a frequentare la scuola secondaria, ai 30 milioni di bambine in età scolare ancora analfabete, oggi è così importante ribadire ciò che affermava Benjamin Franklin già 3 secoli fa: “Il rendimento dell’investimento in conoscenza è superiore ad ogni altro investimento. È la radice del progresso umano e sociale, la condizione per lo sviluppo economico”.
Fonte: www.fondazionepatriopaoletti.org
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parte dei bambini, SEMPRE
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