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mercoledì 29 novembre 2017

Poca pazienza con i bambini? Ecco la sfida dei 2 minuti

POCA PAZIENZA CON I BAMBINI? 
ECCO LA SFIDA DEI 2 MINUTI

La pazienza è la virtù dei forti, ma non tutti siamo così forti. Ogni genitore, anche il più calmo, perde la pazienza più o meno di frequente. Nessuno di noi è perfetto e, a complicare il tutto, ci sono le frustrazioni date dal lavoro, dal poco tempo, dai conflitti del mondo adulto che spesso ci portiamo dietro anche quando siamo con i nostri bambini.

QUALI GENITORI SI INNERVOSISCONO E SI STANCANO? TUTTI!
Non cadete nel luogo comune di pensare che gli altri siano più pazienti di voi: i bambini sono meravigliosi, ma richiedono un concentrato di energie e pazienza da far invidia al Mahatma Gandhi. Risultato? Tutti i genitori prima o poi perdono il controllo, si sfiancano e si chiedono cosa stanno sbagliando di fronte a piccoli testardi, cocciuti, spesso ribelli. Provate a pensare a queste situazioni:
Quando il bambino sbaglia e non fa le cose come le avete in mente voi
Quando vostro figlio non vi ascolta in nessun modo e non obbedisce
Quando non riuscite a sopportare le frustrazioni e vorreste evitarle ai figli
La sera quando tornate stanchi dal lavoro
Quando vi imponete di fare delle cose con lui anche se non ne avete voglia e siete stanchi
Voi cosa fate? Vi capita di perdere le staffe? Non colpevolizzatevi! In parte si tratta di circostanze in cui, partendo dal conflitto, ci si più allenare a migliorare la propria comunicazione e la propria efficacia.
Insomma, bisogna imparare a vedere il lato positivo del perdere la pazienza: ci insegna che siamo umani, che abbiamo dei limiti e che, se non impariamo a riconoscerli, difficilmente riusciremo ad aiutare i nostri bambini a controllarsi a loro volta.

SPUNT-ESERCIZIO: La metafora della farfalla
La pazienza è soggettiva: c’è chi resta imperturbabile anche di fronte alle circostanze più irritanti, chi invece sbotta facilmente ed ha scarsa tolleranza allo stress e agli imprevisti. La prima cosa da fare è interrogarsi su quanto si è pazienti, magari partendo da una riflessione sincera sulle situazioni menzionate in precedenza. Dopo un’attenta autoanalisi, probabilmente arriverete alla conclusione che no, non siete per niente pazienti.
Però non colpevolizzatevi: tornate a casa la sera stanchi dal lavoro, pieni di pensieri e nervosismo. Ci sta che non siate propriamente un modello di serenità e che la tolleranza al capriccio sia pari a zero. Provate ad allontanarvi mezzo minuto dalle urla e ammettere: “Sento che mi sto arrabbiando, non c’è nulla di strano, come viene la rabbia se ne va…”. Togliersi temporaneamente dal “campo di battaglia” non vuol dire “estrarsi dalla lotta”, ma cercare di ridurre il rischio di farsi travolgere dall’arrabbiatura.
Il consiglio che sentiamo di darvi è di rinunciare all’ipercontrollo: se siete stati otto ore in ufficio, avete praticato la pazienza tutto il giorno. Non potete pretendere di continuare a farlo appena rientrati a casa. Per cui, non potendo consigliarvi di litigare di più in ufficio o rivedere le vostre priorità (se poteste lavorare meno e in modo meno stressante probabilmente lo avreste già fatto), vi suggeriamo un consiglio tratto dal sito www.donothingfor2minutes.com che lancia la sfida “2 minuti senza fare niente”.
Sedetevi, rilassatevi e non fate nulla, isolandovi dal mondo. Ce la fate a resistere? A volte ci creiamo l’alibi del “Mi stanno chiamando”. E se fossi io a rispondere troppo in fretta, dando agli altri l’occasione di pretendere troppo in fretta da noi? Insegnate a far aspettare (un attimo!): imparerete anche voi ad avere più pazienza.

Ultimissimo spunto: la metafora della farfalla per ricordarci che ogni cosa richiede tempo. Alcune volte non possiamo agire per forzare le cose, ma dobbiamo lasciare che seguano il loro corso. Ci lasciamo prendere dall’impazienza quando i risultati (anche con i bambini) non arrivano subito. Quando diciamo “Smettila” e non otteniamo la risposta desiderata.
Pensate a questo: avete mai cercato di aiutare una farfalla a uscire dal bozzolo? Se lo faceste, magari con l’intento di alleviare la farfalla dallo sforzo necessario per aprire un varco e di velocizzare il processo, quella farfalla morirebbe. Il doloroso e faticoso processo che il bruco attraversa per diventare farfalla in realtà dà all’animale il tempo necessario per crescere le ali e lo sforzo necessario per svilupparle.
Velocizzare questo processo creerebbe solo danni. Cosa vogliamo dirvi? Semplicemente che essere pazienti è parte di un lavoro di squadra e ha i suoi tempi. I bambini vi ascoltano se voi ascoltate, vi considerano esempio se voi riuscite a esserlo. Non nel controllarvi sempre o apparire perfetti, ma nel vostro lavoro costante per crescere e migliorarvi. Questo, in definitiva, il valore più profondo dell’allenare e capire la pazienza.

Autrice: Alessia de Falco
Fonte: portalebambini.it

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