POCA PAZIENZA CON I BAMBINI?
ECCO LA
SFIDA DEI 2 MINUTI
La pazienza è la virtù dei forti, ma
non tutti siamo così forti. Ogni genitore, anche il più calmo, perde la
pazienza più o meno di frequente. Nessuno di noi è perfetto e, a complicare il
tutto, ci sono le frustrazioni date dal lavoro, dal poco tempo, dai conflitti
del mondo adulto che spesso ci portiamo dietro anche quando siamo con i nostri
bambini.
QUALI GENITORI SI INNERVOSISCONO E SI STANCANO? TUTTI!
Non cadete nel luogo comune di
pensare che gli altri siano più pazienti di voi: i bambini sono meravigliosi,
ma richiedono un concentrato di energie e pazienza da far invidia al Mahatma
Gandhi. Risultato? Tutti i genitori prima o poi perdono il controllo, si
sfiancano e si chiedono cosa stanno sbagliando di fronte a piccoli testardi,
cocciuti, spesso ribelli. Provate a pensare a queste situazioni:
Quando il bambino sbaglia e non fa le
cose come le avete in mente voi
Quando vostro figlio non vi ascolta
in nessun modo e non obbedisce
Quando non riuscite a sopportare le
frustrazioni e vorreste evitarle ai figli
La sera quando tornate stanchi dal
lavoro
Quando vi imponete di fare delle cose
con lui anche se non ne avete voglia e siete stanchi
Voi cosa fate? Vi capita di perdere
le staffe? Non colpevolizzatevi! In parte si tratta di circostanze in cui,
partendo dal conflitto, ci si più allenare a migliorare la propria
comunicazione e la propria efficacia.
Insomma, bisogna imparare a vedere il
lato positivo del perdere la pazienza: ci insegna che siamo umani, che abbiamo
dei limiti e che, se non impariamo a riconoscerli, difficilmente riusciremo ad
aiutare i nostri bambini a controllarsi a loro volta.
SPUNT-ESERCIZIO: La metafora della farfalla
La pazienza è soggettiva: c’è chi
resta imperturbabile anche di fronte alle circostanze più irritanti, chi invece
sbotta facilmente ed ha scarsa tolleranza allo stress e agli imprevisti. La
prima cosa da fare è interrogarsi su quanto si è pazienti, magari partendo da
una riflessione sincera sulle situazioni menzionate in precedenza. Dopo
un’attenta autoanalisi, probabilmente arriverete alla conclusione che no, non
siete per niente pazienti.
Però non colpevolizzatevi: tornate a
casa la sera stanchi dal lavoro, pieni di pensieri e nervosismo. Ci sta che non
siate propriamente un modello di serenità e che la tolleranza al capriccio sia
pari a zero. Provate ad allontanarvi mezzo minuto dalle urla e ammettere:
“Sento che mi sto arrabbiando, non c’è nulla di strano, come viene la rabbia se
ne va…”. Togliersi temporaneamente dal “campo di battaglia” non vuol dire
“estrarsi dalla lotta”, ma cercare di ridurre il rischio di farsi travolgere
dall’arrabbiatura.
Il consiglio che sentiamo di darvi è
di rinunciare all’ipercontrollo: se siete stati otto ore in ufficio, avete
praticato la pazienza tutto il giorno. Non potete pretendere di continuare a
farlo appena rientrati a casa. Per cui, non potendo consigliarvi di litigare di
più in ufficio o rivedere le vostre priorità (se poteste lavorare meno e in
modo meno stressante probabilmente lo avreste già fatto), vi suggeriamo un
consiglio tratto dal sito www.donothingfor2minutes.com che lancia la sfida “2
minuti senza fare niente”.
Sedetevi, rilassatevi e non fate
nulla, isolandovi dal mondo. Ce la fate a resistere? A volte ci creiamo l’alibi
del “Mi stanno chiamando”. E se fossi io a rispondere troppo in fretta, dando
agli altri l’occasione di pretendere troppo in fretta da noi? Insegnate a far
aspettare (un attimo!): imparerete anche voi ad avere più pazienza.
Ultimissimo spunto: la metafora della
farfalla per ricordarci che ogni cosa richiede tempo. Alcune volte non possiamo
agire per forzare le cose, ma dobbiamo lasciare che seguano il loro corso. Ci
lasciamo prendere dall’impazienza quando i risultati (anche con i bambini) non
arrivano subito. Quando diciamo “Smettila” e non otteniamo la risposta
desiderata.
Pensate a questo: avete mai cercato
di aiutare una farfalla a uscire dal bozzolo? Se lo faceste, magari con
l’intento di alleviare la farfalla dallo sforzo necessario per aprire un varco
e di velocizzare il processo, quella farfalla morirebbe. Il doloroso e faticoso
processo che il bruco attraversa per diventare farfalla in realtà dà
all’animale il tempo necessario per crescere le ali e lo sforzo necessario per
svilupparle.
Velocizzare questo processo creerebbe
solo danni. Cosa vogliamo dirvi? Semplicemente che essere pazienti è parte di
un lavoro di squadra e ha i suoi tempi. I bambini vi ascoltano se voi
ascoltate, vi considerano esempio se voi riuscite a esserlo. Non nel
controllarvi sempre o apparire perfetti, ma nel vostro lavoro costante per
crescere e migliorarvi. Questo, in definitiva, il valore più profondo
dell’allenare e capire la pazienza.
Autrice: Alessia de Falco
Fonte: portalebambini.it
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