GENITORI IN DISACCORDO SULL'EDUCAZIONE DEI FIGLI
Un’educazione contraddittoria o conflittuale pone le basi per una
crescita caratterizzata da insicurezza e mancanza di punti di riferimenti
precisi.
Cosa percepisce il bambino
quando i genitori sono in disaccordo sulla sua educazione? Educare,
cioè condurre fuori, permette di trarre dalla
persona ciò che ha da sviluppare di reale, di proprio. Questo significa che
viene sostenuta principalmente l’attitudine individuale verso un qualcosa che
risulta compiuta.
Educare porta alla conoscenza di un valore che, una volta adulti, si decide di condividere o
denegare. Ogni singolo individuo cresce attraverso le regole familiari, sociali e culturali e
in questo modo viene plasmato. La devianza rappresenta, infatti, un’assenza di
norme interiorizzate che veicolano il comportamento del soggetto e lo impostano
coerentemente ai canoni collettivi. Già dalla nascita, quindi, il bambino viene
educato all’alimentazione, all’affettività, alla socializzazione, alla cultura.
Differenze di stile educativo tra padre e madre
Trovare le linee guida per poter accompagnare un bambino alla crescita è
complesso e per farlo si attinge
prevalentemente dalla propria esperienza di vita o dall’educazione impartita e
a volte “subita” dai propri genitori. Ed ecco che i sistemi familiari diversi
dei due partner, e spesso contradditori tra loro, producono
dei conflitti decisionali. Il bambino viene quindi
gestito in maniera dissimile e ciò che può cogliere da un genitore non avviene
dall’altro e viceversa. Ognuno segue una propria sensibilità, un proprio modo
di osservare la realtà immedesimandosi, di fatto, nel figlio e nei suoi bisogni
e proiettando parti di sé su di lui.
La mamma percepisce il
legame con il figlio in maniera quasi esclusiva poiché, soprattutto dopo il
parto e fino al periodo dello svezzamento, l’aspetto simbiotico tende ad
escludere il compagno che vive la scena, se non coinvolto direttamente, come un
osservatore esterno. E quindi il vissuto cambia. Una volta cresciuto, il
piccolo si troverà ad interloquire diversamente con i genitori avvertendo le
rispettive diversità e, allo stesso tempo, le relative opportunità in termini
di “soddisfazione” dei propri capricci. Saprà difatti a chi rivolgersi nel
momento in cui le sue richieste non saranno soddisfatte da uno dei due adulti.
Ma come vive il bambino queste discrepanze?
In realtà tutto ciò che lo
condiziona è il percepire pienamente l’educazione singola e non della coppia. La conflittualità è evidente e
quindi tenderà ad identificarsi col genitore che più soddisfa le sue richieste
(se si rivolge alla mamma per soddisfare un capriccio e quest’ultima lo nega,
chiederà al papà). Il vissuto in merito al genitore “cattivo” sarà di maggiore
disistima assumendo peculiarità di non curanza nei suo confronti poiché non
risponde ai suoi bisogni/capricci. Si verrà a creare, di conseguenza, una
alleanza (figlio/genitore) che esclude il terzo deprivando il fanciullo del suo
ruolo specifico all’interno della famiglia e estromettendo l’adulto dal suo.
Ma questa coalizione può
modificarsi a seconda delle circostanze e dal modo di rispondere di ogni
singolo genitore alle richieste del figlio. Cambia così la posizione del
componente più piccolo che tenderà sempre a vedere realizzati i suoi desideri
con la conseguente difficoltà della coppia sul piano relazione a gestire
l’occasione di renderlo autonomo e autoreferenziato rispetto alle scelte che
dovrà fare e alle regole da seguire. Tale dinamica non farà altro che
confonderlo poiché vivrà continuamente il senso di ambivalenza e
contrapposizione che le figure interiorizzate creeranno dentro di lui. Nei
contesti sufficientemente buoni le dinamiche relazionali tendono ad essere
leggermente differenti e sicuramente più blande rispetto a posizioni
decisamente definite.
Alla base della percezione
infantile un’educazione contraddittoria o conflittuale pone le basi per una
crescita caratterizzata da insicurezza e mancanza di punti di riferimenti
precisi che non favoriscono la
strutturazione di una personalità adulta coerente con se stessa.
Cosa fare?
Le decisioni su come educare il bambino dovrebbero essere prese a priori
e non discutere dinanzi a lui. Sollecitare il dialogo e la comunicazione tra i partner ed eventualmente riferire al piccolo la motivazione
relativa al dissenso permette a quest’ultimo di accettare ed elaborare il
contenuto senza nutrire rancore o rabbia. La coerenza è un elemento indispensabile per trasmettere sicurezza e
stabilità al bambino che percepisce le regole in modo inequivoco. “L’unione
fa la forza” significa che due partner
che rispettano vicendevolmente le scelte dell’altro, anche se in quel momento
non risultano concordi, trasmettono lo stesso messaggio al figlio, elemento
importante poiché per quest’ultimo la chiarezza che passa tramite la coesione
della coppia genitoriale gli permette di strutturarla interiormente facendolo
crescere più sicuro di sé.
Autrice: Emmanuella Ameruoso
Fonte: www.pianetamamme.it
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