ABBIAMO BISOGNO DI TENEREZZA
E’ impossibile
che esista 'umanità', se non esiste la tenerezza. Togli la tenerezza ed hai il
freddo, l'asociale, l'indifferente, il crudele, il disumano.
In
treno una donna fissa con tristezza la borsa che tiene sulle ginocchia, quando,
parlando con l'amica, dice, quasi angosciata: «So che mio marito può essere
buono, affettuoso! Con il cane si comporta così... Con il cane, non con me!».
Una
madre sta facendo ragionamenti, raccomandazioni, 'prediche' alla figlia (terza
liceo). La ragazza ascolta con espressione dura e tesa. Poi guarda la madre
dritta negli occhi e scandisce: «Mamma, sono stufa e stanca delle tue prediche!
Perché, invece, non mi prendi tra le tue braccia e mi tieni stretta? Nessun
consiglio potrà mai farmi tanto bene. Per favore, abbracciami!».
Ecco
che cosa manca oggi: manca la tenerezza! Manca il gheriglio dell'umano!
Sì,
perché la tenerezza non è tenerume, non è melassa. 'Tenerezza' è parola di nove
lettere, ma di spessore enorme.
Tenerezza è:
rimanere
in silenzio per ascoltare l'altro,
rispondere
con un sorriso,
preferire
accarezzare la mano del malato che subissarlo di parole,
salutare
per primo,
dare
una coperta a chi ha freddo,
telefonare
per rompere la solitudine di qualcuno,
essere
presenti senza essere pesanti.
La
tenerezza addolcisce la vita e la tiene in piedi, più del pane e del
companatico, sostengono gli psicologi. La tenerezza è un nostro bisogno
assoluto.
Tanto
che in America hanno addirittura inventato la Festa delle coccole ('Cuddle
Party').
Secondo
gli ideatori i 'Cuddle Party' sono un modo per guarire dall'alienazione
metropolitana. Sono validissimi per ritrovare l''umano' dopo tanti incontri con
sole macchine, con soli oggetti.
Non è
il caso di partecipare ad un incontro del 'Cuddle Party' per incontrare la
tenerezza. La possiamo gustare a casa nostra se le apriamo al porta e la
facciamo entrare. Le vie per introdurla non mancano. Ci limitiamo a due.
L'importanza della sera
La
prima è quella di non sprecare la sera. La sera è il momento che, più d'ogni
altro, è adatto a seminare tenerezza. La sera è benigna, è tenera, è discreta.
Prima
di andare a letto c'è nell'aria voglia di calore, di affetto, di stringersi
insieme. La notte incombe e fa paura: si desidera che qualcuno ci tenga per
mano. Il calore della sera fa dimenticare le impazienze e le tensioni della
giornata.
Don
Bosco, che di educazione si intendeva, ha capito che le ore della sera sono
importanti. Per questo ha voluto la 'Buona notte'. Cioè quel discorsetto
affettuoso che nelle Case salesiane il Direttore rivolge alla sua 'famiglia'
per chiudere la giornata. Don Bosco aveva capito che di sera si aggiustano i
cuori!
I
genitori che rincalzano le coperte ai loro piccoli, non solo mantengono la
giusta temperatura della famiglia, ma fanno sì che la terra continui ad essere
abitata da uomini che ancora conoscono la tenerezza e i sentimenti, abitata da
uomini che non sanno solo accumulare, ma anche ardere. Traguardo saggio come
nessun altro. Mettere al mondo figli e non umanizzarli tanto vale (scusate!)
fabbricare robot o coltivare funghi!
Il tono della voce
La
seconda via alla quale qui vogliamo accennare per introdurre in casa la
tenerezza è il tono della voce. Il tono non è il volume e neppure il timbro.
Il
volume dipende dalla capacità polmonare, il timbro dal patrimonio cromosomico
genetico.
Il
tono è il calore e il colore che l'anima mette nelle parole.
Il
tono della voce umana ha sfumature amplissime per comunicare mille sentimenti:
amore, passione, gioia, dolcezza, delusione, speranza, coraggio...
Per
questo lo proponiamo come ottima strategia per innaffiare le radici della
tenerezza.
D'altronde
lo sanno bene le mamme che, fin dalla nascita, parlano al bambino con tono
dolce, affettuoso, tenero, lieve, accogliente, rassicurante, accattivante...
Tutti
gli psicologi concordano nel dire che i piccoli sono sensibili al tono delle
parole ben più che al loro contenuto.
La
loro sensibilità è così elevata da renderli tutti ostili all'urlo.
L'urlo
crea tensione e irritazione.
L'urlo
è la sponda opposta della tenerezza.
Dunque
da bandire da chi vuole un mondo di umani e lasciarlo alle belve della foresta.
Fonte: www.biesseonline.org
Autore: Pino Pellegrino
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