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mercoledì 6 aprile 2022

Il peso delle parole ineducate

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

IL PESO DELLE PAROLE ‘INEDUCATE’

Le parole hanno un peso essenziale, perché trasmettono saperi, idee e pensieri. Le parole educano e forgiano consapevolezze in bene e in male.  Ripensando alla discriminazione del genere, sappiamo bene il costo storico e morale di parole spesso pericolose ed ‘ineducate’. E’ bene quindi, fare sempre attenzione a ciò che si dice e a come lo si dice.

Dopo cena, un libro aperto è posato sul tavolo della stanza degli educatori. Una ragazza mi chiede di aiutarla nella stesura di una mappa concettuale su alcune pagine del testo di alimentazione per l'interrogazione che l'attende l'indomani. Sfogliando tali pagine, mi dico che questa è una materia molto interessante. L'overture del nostro studio è meraviglioso: la definizione di cultura intesa come l'insieme dei comportamenti, delle credenze e delle produzioni umane vincolate al territorio di origine e/o di appartenenza, la critica alla globalizzazione, la necessità di protezione e valorizzazione delle specificità culturali e quindi anche gastronomiche dall'omologazione e dall'appiattimento di una società consumistica e globale. Fin qui il testo pone condizioni di sperimentazioni del pensiero, richiamando concetti importanti come unicità, specialità, rispetto delle tradizioni. Sfogliando le pagine, man mano, il discorso fino ad ora chiaro e ragionevole però si distoglie dalla salvaguardia della tradizione per volgere l'attenzione sull'idea di "contaminazione", anche questa legittimamente derivante dall'idea di un mondo sempre più globale di cui però si parla solo nell'accezione negativa del termine; non si citano termini altrettanto importanti come integrazione, pensiero migrante o incontro fra culture... Un po' riduttivo come pensiero, mi dico; il discorso si volge poi ad una sola parte del concetto che dovrebbe esprimere. Man mano nel testo si evidenziano settorialità di preferenza di pensiero ben dichiarata e a cui sembra quasi non ci si possa opporre e pertanto neppure aprirvi un discorso riflessivo e pensante (cosa che un testo scolastico dovrebbe fare). Poi l'attenzione mi cade su questo riquadro... <<La donna ( in grassetto) in genere ha il compito di preparare le pietanze>>. Da educatrice ovviamente modifico necessariamente il concetto qui espresso con frasi e parole "altre", ossia: <<storicamente la cucina è STATA di ambito esclusivo della donna, la quale era relegata alla sola sfera domestica che diventava l'unico campo di competenza della stessa come condizione essenziale di vita. 

Ad oggi la tavola è il punto di incontro fra affetto e convivialità, fra dialogo e diletto. La cucina, che NON ha un genere di riferimento, è il luogo d'incontro delle famiglie, delle amicizie e finanche delle dinamiche professionali>>...Credo sia più adatta questa definizione, o meglio più complessa.

Un semplice libro di testo è un veicolo di trasmissione del sapere. Un semplice libro di testo del 2022 dovrebbe ben discostarsi da concetti stereotipati come questi, soprattutto poiché si riferisce a giovani ragazzi e ragazze che si avviano alla professione non solo culinaria o riferita all'accoglienza, ma alla propria essenza di vita in perenne formazione. Declinare ambiti domestici al solo "femminile" è la contrapposizione esatta al concetto di cultura che ci ha iniziate al nostro studio anzi potrei dire che lo abbatte definitivamente relegandolo a frasi insignificanti e privi di valore, appiattendo la condizione di genere che di per sé è espressione massima della "differenza" e della "specialità" al contempo della "parità". Vincolandolo ad una consapevolezza limitata che racchiude l'uomo o la donna in ambiti di competenza ben definiti.

Sono dell'idea che le parole hanno un peso essenziale, perché trasmettono saperi, idee e pensieri. Le parole educano e forgiano consapevolezze in bene e in male, consapevolezze che se ancorate ad un pensiero così poco critico e selettivo radicano concetti che vincolano il proprio modo di essere nel mondo, al modo di agire nel mondo, che minacciano la possibilità di educare individui singoli prima e società pensanti poi in grado di mettere in discussione dogmi pericolosi come quelli qui esposti. Ripensando alla discriminazione del genere sappiamo bene il costo storico e morale di tali e pericolose parole ineducate. Meglio fare attenzione.

Dalla cultura allo stereotipo...basta un secondo.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

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