Rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
PER TANTO
TEMPO MI HANNO VIETATO DI SCRIVERE
‘Mi hanno sempre detto di
non scrivere. Spesso non riuscivo a
scrivere perché ero arrabbiata, ma ora ho capito che dovevo scrivere perché così
mi passava’. Ora qualcosa è cambiato, sente un desiderio irrefrenabile di scrivere
per dimostrare di essere capace, di scrivere perché ha un sacco di cose da
dire... di scrivere perché le avevano detto di non farlo.
A volte mi dico che l'ordine cosmico si muove affinché le cose
accadano nel posto giusto al momento giusto.
Alle volte mi dico che una giornata che parte con le preoccupazioni di
una casa in costruzione ha il diritto se non il DOVERE di finire con la poesia.
Alle volte mi dico che la sera è fatta per mettere a lievitare il pane
e le brioches e per riflettere da soli e in compagnia sui concetti più profondi
dell'esistenza umana.
Alle volte mi dico che la sera è fatta per risolvere i dilemmi della
vita attraverso il pensiero.
La mia compagna di pensiero stasera ne ha mille di domande da fare
sulla vita; io la ascolto e rifletto perché lei insegna con la profondità e la
lucidità proprie dei bambini.
<<La scrittura>> dice assorta <<mi si era bloccata
ad un certo punto. Mi dicevano di smettere perché sennò mi stancavo. La
scrittura non mi usciva perché ero arrabbiata e invece DOVEVO scrivere perché
così mi passava. Ma non avevano capito niente!>>
Riflettiamo a lungo sulle cose che nella sua storia non sono andate
per il verso giusto. Non ne parliamo dando un nome ai volti o ai problemi; non
stiamo colpevolizzando, stiamo analizzando il passato attraverso le parole
generiche che raccontano gli errori che un domani non vorrebbe nel suo mondo.
Il tappo della sua penna blu viene mangiucchiato fra una pausa e
l'altra del suo discorso e dei suoi pensieri quasi fosse colpevole degli errori
del suo passato.
Stamattina ha composto una poesia che le ha fatto guadagnare un
"Bravissima"; la valutazione brilla sul quaderno, è stata scritta in
corsivo con penna verde dalla sua maestra. Il voto però le interessa
relativamente; oggi le interessa capire il PERCHÉ ha avuto il BISOGNO di
scrivere quei versi.
Mi chiedo se quella poesia l'abbia scritta come inno alla vita o forse
come protezione per il domani; racconta di amore, di famiglia, di speranza. In
calce, in un angolino del foglio, vi ha adagiato un piccolo cuore rosso
contornato di nero.
Oggi era una giornata NO. Pienamente NO... il bel voto ottenuto non è
bastato per attenuare la nube grigia che grava sulla sua testa. Ogni cosa nel
suo mondo oggi è pesante, grave, insostenibile come le pareti della casa
famiglia, come la sua storia, come il suo bisogno di "normalità".
Questa sera l'ordine cosmico le ha sussurrato attraverso intrecci e
indovinelli, libri e biglietti speciali, gesti straordinari e parole gentili
che la scrittura può essere la sua isola sicura e immaginifica e lei sta
accogliendo con suo stesso stupore la proposta celestiale e lo fa con tutto
l'ardore di questo mondo.
Riflette proprio su QUEL mondo che spesso la preoccupa; sugli adulti,
sul suo futuro e sulla "scrittura".
<<Sai credo proprio che scriverò un'altra poesia... Anzi dammi
un foglio, per favore, così la scriviamo ora.>>
Nella mia mente mi sembra di vivere la scena della Gabbianella e il
gatto, quando la bimba fa i compiti mentre il papà poeta scrive la sua poesia
solo che mi sembra di viverla al contrario. Stasera la bimba sono io e svolgo i
compiti di queste ragazze mentre tento di fare ordine fra i loro fascicoli di
vita mentre lei è intenta a pensare per LEI e per tutti noi le rime più giuste
per...sistemare le cose.
Stasera il tema è: "la felicità". Non è un compito per
scuola. In lei è nato un progetto: <<Scrivere!>>. Scrivere per
dimostrare di essere capace, scrivere perché ha un sacco di cose da dire...
Scrivere perché le avevano detto di non farlo.
<<La felicità è dormire, la felicità è saggia perché è in
continua ricerca, la felicità è il sole, la felicità è una passeggiata sotto la
pioggia con l'ombrello trasparente, la felicità è IL pigiama caldo d'inverno,
la felicità è MANGIARE.>>
Mentre scrive freneticamente mi dico che stia cercando mille e UNO
motivi per i quali essere felice.
Credo stia analizzando le profondità della vita perché credo stia
cercando le risposte o forse le certezze per il suo futuro. La osservo mentre
impasto le brioches per la colazione. Mi sembra di osservare una giovane donna
che scrive il suo primo e definitivo manuale di vita: <<Cento e UNO modi
per essere felice>>. Chissà forse sarebbe un bel titolo per la sua opera.
Sono le 23:00 passate; di solito a quest'ora dorme già da un pezzo ma
stasera no! Stasera le cose da fare sono tante e bisogna farle subito. Una fra
le tante è il tessere le corde invisibili che reggeranno il suo disordine, il
suo caos...la sua vita.
<<La felicità è un istante>>... racconta muovendo la penna
colpevole. Credo si stia raccontando che la felicità esiste ma è talmente
impercettibile che non sa distinguerla dalla frenesia delle sue giornate.
L'istante in cui accade il tutto blocca la mia rumorosa e silente
riflessione: lei spalanca gli occhi e sussurra:
<<Allora sono stata felice NONOSTANTE TUTTO ma forse non ci ho
fatto caso...Peccato però>>
... Sospira...
Mi siedo perché l'aria è talmente ricca di contenuti e di significati
e le mie gambe non reggono più il suo peso.
L'ordine cosmico si sta muovendo, movimentando le mie giornate.
Un libro che inneggia alla poesia è arrivato da poco devastandomi con
domande del tipo: "A che serve la poesia?".
A che serve la poesia?
A che serve la poesia?
Una bambina ritrova il suo bisogno di scrivere.
Scrive una poesia. Anzi due, forse tre.
Una bambina si auto racconta attraverso la poesia...
Scopre di essere stata felice "nonostante tutto".
La poesia serve a raccontare il "vero", a ritrovare la
propria parte mancante...forse?
In casa famiglia stasera la luce è rigorosamente accesa perché STASERA
una bambina sta crescendo attraverso l'inchiostro di una penna e non può essere
spenta.
Sento il bisogno di ascoltare Mannarino e sento il bisogno che lei lo
ascolti con me, ora.
...Vivere la vita...
Ascoltiamo in silenzio la canzone mentre il foglio della poesia,
appena scritta, brilla sotto i nostri occhi illuminato dal monitor che ci
parla, anzi che canta.
..."A cosa servono le poesie?"...
..."Sono stata felice"...
Si addormenta soddisfatta della sua produzione artistica. Mi dà un
bacio e chiude i grandi occhi scuri, stanchi ma soddisfatti e pienissimi di
nuove ardite domande.
<<Allora sono stata felice... Nonostante tutto, ma forse non ci
ho fatto caso. Peccato però>>
Queste parole risuonano nella mia testa e mi dico di non aver sentito
mai nulla di più poetico in una frase pronunciata da una bambina che cerca
nella sua storia frammenti di felicità...nonostante tutto. Una bambina
comprende che attraverso la scrittura può trovare sé stessa.
Ora sono seduta dinnanzi al PC e penso...penso.
Mannarino canta intanto.
L'ho cercato stasera in ogni sua singola strofa perché stasera la
risposta conclusiva l'aveva lui:
<<Posso dirti una cosa da bambino?
Esci di casa, sorridi, respira forte.
Sei vivo, cretino>>
Una sera con lei e credo di aver vissuto una vita intera a partire da
un foglio che racconta cosa e dove sia la felicità.
Essere felici? È un diritto poetico...o forse una ricerca, o forse un
ricordo o magari una speranza.
Vorrei solo che per lei non fosse più "peccato" ma
"finalmente".
Ora lo so.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
Paidòs
Onlus
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crescita
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Mercoledì prossimo si rinnoverà l’appuntamento con
‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita
vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a
sentirsi parte di una casa, parte di una
famiglia…
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