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mercoledì 13 marzo 2019

Bambini al guinzaglio

BAMBINI AL GUINZAGLIO
NON STIAMO ESAGERANDO?

Vi sono piccoli che indossano un braccialetto. No, non è un cinturino o un orologio, ma un sensore. Quando il pargolo si allontana dal campo visivo il ricevitore di cui è munita la mamma, si mette a suonare. Allarme rosso! La madre scatta e intercetta il piccolo che voleva godersi uno spicchio di mondo.
Purtroppo non è fantascienza. Un celebre marchio di apparecchi elettronici di casa, ha pubblicizzato il braccialetto elettronico per piccoli. Bambini pilotati, diretti, dipendenti al 100%!
A tutti è noto il guinzaglio del cane che si allunga - non più di tanto! - regalando un breve spazio di libertà all'animale. Alcuni criminali recidivi sono, oggi, muniti di un bracciale per controllarne gli spostamenti.
Ebbene, anche se può essere urtante, l'onestà ci impone di dire che siamo arrivati a trattare i bambini come i criminali ed i cani!

Ragioniamo
Non è tempo di dire che le mamme 'elicottero', le mamme ' vinavil', anche se pensano di amare il loro bambino, in realtà, lo annientano?
Non è tempo di smettere di trattare i piccoli come le statuine del presepio che possono godersi un po' di luce solo una quindicina di giorni all'anno?
“C'è in Italia un piagnisteo sui pericoli dei bambini che rasenta l'idiozia”, sostiene Roberto Volpi.
Questo per il guinzaglio elettronico.
In realtà vi è un secondo tipo di guinzaglio non meno inaccettabile: si tratta del 'guinzaglio verbale': il guinzaglio delle parole.
“Non toccare!”. “Non correre!”. “Sta' al sole!”. “Non stare al sole!”. “Attento che cadi!”: “Te l'avevo detto che cadevi!”. “Mettiti la maglia!”. “Togliti la maglia!”.
Ecco: bambini pilotati dal tassativo guinzaglio verbale.
A questo punto il ragionamento arriva al sodo.
Privare il piccolo di ogni forma di autonomia, è rubargli la vita!
Tutti sanno che il bambino è avido di vivere.
Ha gli occhi e vuole vedere.
Ha le orecchie e vuole aprirle.
Ha mani e vuole manipolare.
Ha gambe e vuole usarle.
Dire ad un bambino “Non muovere!”, “non toccare!” è come dirgli “Muori!”.
Ha tutte le ragioni la psicologa Anna Oliverio Ferraris a sostenere che “In nessun'epoca il bambino è stato tanto inattivo come oggi!”.

Il bambino ha diritto all'aria libera: in gabbia muore!

Il risponditore automatico
L'esperto Jesper Juul sostiene che i genitori devono abbandonare il “risponditore automatico”, lo strumento che, appena i figli sono a portata di orecchio, attacca con i soliti commenti educativi, di aiuto o di consiglio. È evidente che la maggior parte dei figli già all'età di tre anni smette di ascoltare la macchina parlante, mentre la maggior parte dei genitori dimentica per quali risposte l'aveva programmata. Di solito il nastro contiene un'accozzaglia di “saggezza ricevuta”, che ci arriva dai nonni, frammista a consigli più o meno attuali letti su qualche rivista o sentiti in televisione.
«Ma il fatto che lo strumento sia automatico non significa che sia innocuo; tutt'altro. Le parole in sé possono sembrare abbastanza inoffensive, ma il messaggio sottostante è distruttivo: “Tu non sei in grado di funzionare come un figlio decente/responsabile/beneducato/collaborativo se io non ti metto in testa ogni minuto quello che devi fare!”. O, come dicevano i miei genitori: “Dovresti ringraziare il cielo che ci siamo noi! Altrimenti come finiresti?!”. E quanto più il nastro lo ripete, tanto più il messaggio viene registrato.
La capacità dei figli di esprimere e praticare il loro senso di responsabilità cresce con l'età, e la stessa cosa avviene per gli adulti, i migliori dei quali sono pronti a riconoscere le proprie competenze e quelle dei loro figli».
Tra le nostre tante convinzioni, che da sempre portiamo con noi, la più radicata è questa: se i nostri piccoli si sentissero più volte dire dai genitori: “Corri a giocare!”, avremmo bambini meno tesi, meno tristi, meno violenti, meno annoiati, meno delusi dalla vita.
È la prova della sapienza del proverbio: “La catena, non ha mai fatto un cane bravo e felice”.

«TUTTO DA SOLO!»
In un corridoio di un centro di rieducazione per bambini affetti da disabilità più o meno gravi, un bambino con le gambe inerti, imprigionate da ingombranti tutori di metallo, si trascinava rimanendo seduto sul pavimento, sbuffando e piagnucolando.
«Tiziana, tirami su!» frignava stizzito verso la giovane volontaria che lo guardava sorridendo al fondo del corridoio, a braccia spalancate.
«Aiutami!» piangeva il bambino. Ma la ragazza sorrideva e non si muoveva.
Furioso, con le lacrime agli occhi, il bambino puntò le braccia con tutte le sue forze, con uno sforzo immane costrinse le sue gambe a piegarsi finché si alzò in piedi e traballando, a passo di formica, cominciò a percorrere il corridoio.
Dopo un tempo interminabile, arrivò dalla ragazza che lo aspettava sempre sorridente, con le braccia aperte.
Il bambino si buttò in quelle braccia gridando: «Tutto da solo! Hai visto? Ho fatto tutto da solo!».
La ragazza lo strinse a sé piangendo e rimasero così un bel po'. Tutti quelli che passavano guardavano stupiti quel momento di pura felicità di una ragazza e un bambino che piangevano abbracciati.

Fonte: www.biesseonline.org
Autore: Pino Pellegrino

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mercoledì 6 marzo 2019

Diamo la giusta libertà ai bambini

DIAMO LA GIUSTA LIBERTÀ AI BAMBINI
Dare libertà al bambino non significa lasciargli decidere e fare tutto ciò che vuole 

La libertà, è senz'altro uno degli obiettivi che molti genitori si prefissano per i propri figli. Quando nascono infatti li vogliamo sani, forti e liberi.

Però non è che sia proprio chiaro cosa si intenda per libertà e come vi si possa giungere, la confusione talvolta è così elevata da rischiare di confondere il fine con lo strumento per ottenerlo.

Quindi, laddove si cercava, per amore, di sostenere il bambino in un processo di libertà, ci si ritrova con un figlio ingestibile.

Non raccogliete la parola ingestibile come un giudizio negativo sul bambino, ma come una condizione dell’adulto che perde di vista il proprio ruolo.

Grazie Honegger Fresco, allieva diretta della Montessori, sosteneva che la libertà è un cerchio che cresce attorno al bambino, piccolissimo all’inizio, man a mano si allarga accompagnando il bambino nella crescita.

La libertà è perciò fatta di passaggi graduali, proporzionati all’età e alle competenze del bambino e la caratteristica che la identifica, è la percezione di confine che il bambino riceve dagli adulti.

Laddove il confine si è smarrito e la libertà diventa totale, lo scenario che si palesa è quello di inversione dei ruoli genitore-figlio, richieste pretenziose verso il bambino e de-responsabilizzazione educativa del genitore.

Per i bambini è fondamentale avere regole, che non devono essere assurde e tiranniche, al contrario devono essere ben ponderate, coerenti tra i coniugi, che permettano al bambino di esprimere se stesso chiarendo i confini che lo facciano sentire sicuro.

Non averne mette il bambino in una situazione di eccitazione, scarso ascolto del mondo circostante, ma a volte anche paura. Dobbiamo stare attenti, non è che siamo alla ricerca della nostra libertà e per farlo stiamo utilizzando i nostri figli?
L’impressione rimanda un’immagine spesso simile ad un transfert che il genitore fa sul figlio. Siccome non sente di aver ricevuto in dono libertà dai propri genitori, perché magari si è sentito sempre vincolato in un percorso stretto, in regole troppo rigide, in compiti da dover portare a termine, in frasi tipo “prima il dovere poi il piacere”, decide di “utilizzare” il figlio per riscattarsi. In pratica mette in atto con il figlio l’esatto opposto di quello che è stato fatto con lui, in un distorto principio logico in cui se rigidità priva della libertà, libertà sfrenata la salvaguarda. Inconsciamente, sta usando il figlio per farsi vedere dai genitori e dire “ora con lui faccio quello che mi pare perché sono libero, libero da voi”. Guardando il genitore, perde immediatamente controllo visivo con il figlio e la distorsione che ne deriva è che più mette in atto pratiche educative in opposizione alla famiglia di origine, più paradossalmente vi si avvicina.

Un bambino è per definizione, una creatura perfetta, che abbisogna del sostegno degli esseri adulti per procedere nel cammino della propria costruzione, da loro dipende la sua sopravvivenza e nell’asimmetria del rapporto ne trae sicurezza e serenità.

Qualora nessuno mettesse più in atto il ruolo genitoriale del prendersi cura, creare confini sicuri e situazioni chiare e prevedibili, il bambino vedrebbe la propria armonia evolutiva sgretolarsi e la terra tremargli sotto i piedi.

Alcuni esempi per farvi capire:
IL PASTO: chiedere costantemente ad un bambino cosa vuole mangiare, deresponsabilizza l’adulto dal suo ruolo di educatore anche in ambito alimentare. Un bambino potrebbe scegliere menù poco sani o bilanciati. Se volete coinvolgerlo nel processo decisionale, fategli scegliere tra un ventaglio di possibilità che avete già valutato, oppure fategli scegliere la ricetta dopo aver chiarito quali sono gli ingredienti. Siete voi i responsabili della sua salute, siete voi che dovete stabilire in che direzione procedere (senza dogmatismi sia chiaro).

INSERIMENTO: al nido o alla materna, è necessario un periodo iniziale di ambientamento in cui il bambino venga messo nelle condizioni di costruire una relazione di fiducia con le figure di riferimento educative. Dire al bambino frasi come “dimmi quando posso andare”, lo mette nella spiacevole condizione di dire al genitore di allontanarsi, cioè di assumersi la responsabilità di andare via. Per il bambino questo può essere avvertito come un carico gravoso, eccessivo, tale da richiedergli uno sforzo superiore del dovuto. La verità spesso è “siccome io genitore faccio fatica ad andare via perchè è la prima volta che ci separiamo e vorrei solo piangere, ti prego di gestire tu questa fase al posto mio”. Per gestire al meglio la situazione affidatevi alla professionalità delle maestre, che vi sosterranno per salutare il bambino nel momento e modo più idonei. Al di là dei tempi (che contano moltissimo sia chiaro), la cosa importante in questo esempio è inviare al bambino un messaggio di ruolo. Io sono l’adulto, mi prendo cura di te e salutandoti ti mostro che anche se ho paura mi assumo la mia responsabilità inviandoti un messaggio chiaro, la chiarezza sarà la tua ancora.

La lista degli esempi potrebbe continuare con altre situazioni e titoli (SUPERMERCATO, VESTITI, GIOCHI, FESTA DI COMPLEANNO, ecc..)

Il punto chiave è che, la libertà non è fare ciò che si desidera, non consiste nel disporre di ogni mezzo, strumento e risorsa in qualsiasi momento, non riguarda la semplice scelta di oggetti o situazioni, non è tenere in scacco gli altri con le proprie decisioni che rischiano di diventare dispotismo.

La libertà in ambito educativo, è soprattutto libertà di pensiero, libertà dai condizionamenti, libertà dalle aspettative. Libertà di essere se stessi andando contro qualsiasi previsione e sogno genitoriale, libertà di vedere infrangere le preghiere notturne dei familiari, perchè nessuno dovrebbe nascere per soddisfare qualcun altro. Nessuno ha diritto nè potere sulla vita di qualcun altro, neppure se questo è suo figlio. Libertà è dire grazie per la vita, ora me ne vado e non so se tornerò. Libertà è non sentirsi in colpa per le sofferenze dei genitori. Libertà è poter dire la verità senza paura di sentirsi giudicati. Libertà è spendere le proprie energie per realizzare il proprio talento, la propria spinta vitale.

E questa libertà non si ottiene trattando il bambino come un selvaggio, lasciando che rompa oggetti, che sporchi senza pulire, che vada in giro nudo in inverno, che si riempia di fango sporcando la macchina, che sputi sul muro e dipinga con la saliva, che usi il cellulare quanto vuole, che beva bibite a richiesta, che non vada a letto fino all’una di notte, che strappi i suoi libri. Questo può capitare, fa tutto parte del meraviglioso gioco dell’infanzia, il problema nasce quando qualcuno inconsciamente, o non, desidera proprio queste azioni, come prova della libertà del proprio figlio.
Amateli i figli, lasciateli sperimentare, lasciateli esprimere, ma ricordate l’importanza che i confini hanno durante la crescita. Non schiacciate quel cerchio che cresce attorno a loro e non fatelo diventare abnorme, altrimenti i bambini rischiano di smarrirsi.

E a te genitore chiedo, sei libero?


Ricorda, che non possiamo chiedere niente ai bambini che non siamo in grado di fare e che il miglior strumento educativo, è l’esempio.

Fonte: www.hundredsofbuddhas.com

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mercoledì 27 febbraio 2019

Dieci propositi per un anno felice

DIECI PROPOSITI PER UN ANNO FELICE
«Non sempre si è felici quando si è buoni; ma si è sempre buoni quando si è felici»

Fate quello che “dovete” fare!
Mettete più energia in tutto e risolvete finalmente le piccole seccature. Affrontate con decisione l'aspetto fisico e quello mentale. Camminate di più e andate a dormire prima. Mettete ordine nei cassetti e buttate via tutte le cose e i vestiti che non usate più. Sbrigate le faccende antipatiche che state rimandando. Rispondete a tutte le email.

Date dimostrazioni d'amore
Non esiste l'amore; esistono solo le dimostrazioni d'amore. La gentilezza è l'amore dato a buffetti. Ingoiate la voglia di criticare tutto e non scaricate sugli altri le vostre tensioni. Dite spesso «Ti voglio bene», abbracciate e baciate le persone care. Salutate sempre con cordialità e chiamate le persone per nome. Non intestarditevi nelle discussioni.

Mettete entusiasmo nel lavoro
La tecnica migliore consiste nell'organizzare meglio le giornate. Proponetevi un compito ogni giorno e tenete duro finché non l'avete portato al termine. Ogni lavoro ha qualche aspetto gradevole.

Sorridete di più
In una giornata ci sono tante preoccupazioni o situazioni spiacevoli, ma ci sono anche tanti momenti divertenti e piacevoli. Decidete di ricordare soprattutto questi. Giocate di più in famiglia e festeggiate tutti i compleanni, gli anniversari e gli onomastici con un po' di fantasia. Raccontate a figli e nipoti i ricordi della vostra giovinezza.

Trovate tempo per gli amici
Ricordate le date importanti. “Fatevi vivi”: invitate gli amici e accettate volentieri i loro inviti. Non spettegolate. Più spesso vedete una persona, più la troverete interessante e intelligente. Ascoltate volentieri i ricordi degli altri. Consolate gli amici nei momenti difficili.

Tenete in forma e in buona salute il vostro corpo
Che tenersi in esercizio faccia bene è dimostrato da un numero incredibile di prove. Oltre a godere di altri benefici, chi fa movimento è più sano, ragiona più lucidamente, dorme meglio e mostra un'insorgenza della demenza senile ritardata. Allenarsi regolarmente accresce il livello di energia; nonostante qualcuno pensi che sia semplicemente stancante, in realtà tenersi in esercizio incrementa l'energia, specialmente negli “animali da divano”. Camminare aiuta a pensare. Anche Nietzsche scrive: «Tutte le idee veramente grandi si concepiscono camminando».

Stimolate la mente in modo nuovo
Conquistate l'abitudine alla consapevolezza. Prestate attenzione al momento presente: vivetelo pienamente e gioiosamente. Non tornerà mai più. Le giornate sono lunghe, ma gli anni sono brevi.
Un poeta latino, Orazio, scrisse: «A mano a mano che passano, gli anni ci tolgono una cosa dopo l'altra». Aggiornatevi sulla tecnica, la musica, i libri, il cinema. Cercate sempre almeno cinque alternative ad ogni problema o difficoltà.

Siate tolleranti
La flessibilità è una forma di saggezza pratica, è l'intelligenza che vive nel presente e che ha la disponibilità e la fluidità necessarie per adattarsi al nuovo. Chi non cede mai e vuole essere il più forte a tutti i costi è in realtà il più debole, e appare spesso ridicolo e patetico. Accettate le piccole contrarietà di cui la vita ogni giorno è piena.

Partecipate
Il senso di appartenenza, cioè la convinzione di essere parte di un'entità più grande di noi, con cui abbiamo un coinvolgimento fisico, emotivo, mentale e spirituale, è un fattore necessario al nostro benessere. Se manca ci sentiamo male. La quasi totalità degli studiosi sostiene che quando questo bisogno non è soddisfatto siamo più vulnerabili alla depressione. Ricordate spesso, quando incontrate degli sconosciuti, che «sono tutte persone come noi».
Leggete molto, tenetevi informati e guardate la televisione con intelligenza critica.

Aprite la porta all'Infinito
Pregate ogni giorno. Nel profondo del nostro essere c'è una fonte inesauribile di felicità. Pensate alla tenera testimonianza di un uomo: «Mia moglie morì durante l'attentato dell'11 settembre 2001. Ricordo che quando tornai a casa buttai tutto ciò che le apparteneva e che mi faceva pensare a lei. L'unica cosa che decisi di tenere fu una palla gonfiabile da spiaggia. Perché lì dentro c'era ancora il suo respiro».
Dice la Bibbia: «Dio, il Signore, prese dal suolo un po' di terra e, con quella, plasmò l'uomo. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo diventò una creatura vivente» (Genesi 2,7).
Non dimenticatelo mai: in voi, e in ogni persona che incontrate c'è il respiro di Dio.

Fonte: www.biesseonline.org

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mercoledì 20 febbraio 2019

I piedi vanno dove li porta il cervello...riprendiamo a ragionare!

I PIEDI VANNO DOVE LI PORTA IL CERVELLO…
RIPRENDIAMO A RAGIONARE COSI' LASCEREMO MENO SPAZIO AI FOLLI E AGLI STUPIDI
Il tracollo morale che è sotto gli occhi di tutti, è la logica conseguenza del tracollo mentale.

Quando si dice 'ragionare', si parla di un verbo incandescente, dirompente. Non è un'affermazione d'un cervello a corto di ossigeno: quando la mente è sotto pressione (quando 'ragiona', appunto) produce 'materiale' che lascia il segno o nel bene o nel male.
Una cosa è certa: fino a questo momento non si è ancora trovato il pensiero inutile.
Ne era convinto, ad esempio, lo stesso Benito Mussolini, il quale, parlando del pensatore e uomo politico Antonio Gramsci era tassativo: «Bisogna impedire a quel cervello di pensare!».
In Russia (ci spiace portare un secondo esempio per nulla piacevole), dopo la morte di Stalin (1953) i dissidenti non venivano più spediti nei campi di concentramento, come prima, ma venivano rinchiusi in ospedali psichiatrici diagnosticando che le loro idee critiche nei confronti dell'utopia comunista erano sintomi di disturbi mentali.
Chiaro, no? Le idee mettono paura. È naturale che sia così: I pensieri fanno nascere le cose.
Forse non l'abbiamo mai pensato, ma i pensieri sono i veri protagonisti di tutto.

I piedi vanno dove li porta il cervello
“Quelle che conducono il mondo non sono le locomotive, ma le idee”, notava già, a suo tempo, lo scrittore francese Victor Hugo.
Saper risolvere problemi nel più ampio senso della parola: in questo consiste concretamente l'intelligenza. È per questa capacità di risolvere una più vasta serie di problemi più rapidamente ed efficacemente di altre specie viventi, che l'uomo ha - almeno entro certi limiti - acquisito il potere di dominare il mondo.
La selezione naturale, ossia il processo per cui tutte le specie viventi si evolvono, è stata definita «la sopravvivenza del più adatto» ma sarebbe più esatto parlare di «scomparsa del meno adatto», dal momento che la natura non favorisce le specie più riuscite ma porta a rapida estinzione quelle incapaci di adeguarsi alle mutate esigenze ambientali.
I dinosauri vissero e prosperarono per milioni di anni, eppure, a quanto pare, scomparvero nel giro di una generazione quando il clima cambiò e le loro risorse alimentari incominciarono a scarseggiare. Lo sfortunato uccello dodo, con il suo corpo goffo e le sue ali inservibili, sopravvisse felicemente nelle isole Mauritius fino all'arrivo di predaci esseri umani che lo trovarono buono da mangiare. Incapace di lottare o di volare, la povera bestia scomparve, divorata via, dalla faccia della terra.
L'intelligenza, ovvero la capacità di imparare e di adattarsi; di fare scelte piuttosto che subirle; di risolvere e vedere i problemi, si è dimostrata la più efficace strategia di sopravvivenza mai conosciuta su questa terra. Essa potrà, certo, non risultare la strategia vincente a tempo indefinito, perché non appare troppo improbabile la possibilità di un autoannientamento della razza umana. Ma per quanto riguarda il passato, e per un futuro più ottimisticamente previsto, si tratta di un metodo indubbiamente efficacissimo per affrontare ogni sorta di mutamenti. Mutamenti così spettacolari che una specie dotata di minor flessibilità intellettuale sarebbe stata ormai da tempo sopraffatta.
Così la tragedia assurda, allucinante, dello squarciamento delle Torri Gemelle di New York (11 Settembre 2001) non l'hanno provocata gli aerei, ma la follia di cervelli plagiati.
Ecco; le idee fanno nascere le cose! Sta qui il loro potere dirompente.
Le camere a gas le hanno inventate coloro che le hanno pensate. Hitler ha solo aperto il rubinetto e acceso il fiammifero.
Insomma (e siamo al punto cui miravamo) la mancanza di teste ben fatte porta alla malora perché è pericoloso lasciar vincere i folli e gli stupidi.
A questo punto possiamo scoprire qual è la nostra interpretazione del mondo d'oggi: il tracollo morale che è sotto gli occhi di tutti, è la logica conseguenza del tracollo mentale!
In altre parole vogliamo dire che il dramma di fondo dell'oggi è il fatto che mentre le teste ben piene sono cresciute a dismisura, sono paurosamente diminuite le teste ben fatte.

La rana distratta
C'era una volta una rana che saltellava lieta tra fossi, risaie e fresche foglie di ninfea. Inseguendo un paio di ronzanti insetti volanti, arrivò balzo dopo balzo nell'aia di un cascinale. In un angolo discreto e riparato, la rana curiosa scoprì un pentolone. Saltò sull'orlo e vide che era pieno di acqua limpida e fresca.
«Una magnifica piscina tutta per me!» pensò.
Si tuffò con una elegante piroetta e, alternando tutti gli stili di nuoto in cui eccelleva, cominciò a sguazzare allegra e spensierata.
Ma una mano distratta accese il fuoco sotto la pentola. L'acqua si riscaldò pian piano. Presto divenne tiepida. La rana trovò la situazione piacevole: «Di bene in meglio! La piscina è riscaldata» e continuò a nuotare.
La temperatura cominciò a salire.
L'acqua era calda, un po' più calda di quanto piacesse alla rana, ma per il momento non se ne preoccupava più di tanto, soprattutto perché il calore tendeva a stancarla e stordirla.
L'acqua ora era davvero calda. La rana cominciò a trovarla sgradevole ma era talmente indebolita che sopportava, si sforzava di adattarsi e non fece nulla.
La temperatura dell'acqua continuò a salire progressivamente, senza bruschi cambiamenti, fino al momento in cui la rana finì per cuocere e morire senza mai essersi tirata fuori dalla pentola.
Immersa di colpo in una pentola d'acqua a cinquanta gradi, la stessa rana sarebbe schizzata fuori con un salutare salto da record olimpico.
Di questi tempi, la temperatura della stupidità sta pericolosamente aumentando. Saltiamo fuori finché siamo in tempo. Per farla breve: non c'è alternativa: o bolliti o pensanti!


Fonte: www.biesseonline.org
Autore: Pino Pellegrino

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mercoledì 13 febbraio 2019

Abbi cura di me, un messaggio d’amore scritto da Cristicchi

ABBI CURA DI ME, UN MESSAGGIO D'AMORE SCRITTO DA CRISTICCHI E DA LEGGERE TUTTO

«Ci siamo trovati entrambi in un periodo di riflessione, in cui avevamo la necessità di pensare a cose profonde. Siamo bombordati da notizie terribili ogni giorno e così con Simone ci siamo detti che non volevamo più guardarci i piedi, ma volevamo cominciare a guardare il cielo». Parola di Nicola Brunialti, autore del testo insieme allo stesso Simone Cristicchi e Gabriele Ortenzi, che ha raccontato a Leggo come nasce il testo della canzone "Abbi cura di me", in gara a Sanremo 2019.
«Un giorno feci un tweet secco: "Abbi cura di me". Simone mi chiamò subito e mi disse, deve partire tutto da qui», racconta Brunialti, che ha scritto insieme a Cristicchi anche il suo ultimo spettacolo teatrale. «Sia io sia Simone siamo in una fase in una fase di ricerca, che potremmo definire spirituale. Volevamo rispondere alle notizie negative da cui siamo continuamente schiacciati, con una riflessione più profonda. Abbi cura di me nasce da qui». Nicola Brunialti ha perso suo fratello 3 anni fa. Una tragedia che ha probabilmente influito in questa sua ricerca.
La forza del testo di "Abbi cura di me" è anche che ognuno può trovarci dentro un pezzetto di sé. «Può essere letto come un testo rivolta alla compagna, ma anche ad un amico. Oppure come le parole che un padre dedica al figlio» spiega Brunialti, che racconta di quando una suora, ascoltando la canzone, gli disse che sembrava: «Una preghiera che Dio rivolge agli uomini».
Simone Cristicchi ha definito il testo una "preghiera d'amore universale".

ABBI CURA DI ME SIMONE CRISTICCHI

Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare
sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
più che perle di saggezza sono sassi di miniera
che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso
anche in un chicco di grano si nasconde l’universo
Perché la natura è un libro di parole misteriose
dove niente è più grande delle piccole cose
è il fiore tra l’asfalto lo spettacolo del firmamento
È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento
è la legna che brucia che scalda e torna cenere
la vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere
perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi
E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri
Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo
E dai valore ad ogni singolo attimo
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrò paura di cadere
Che siamo in equilibrio
Sulla parola insieme
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
L’amore è l’unica strada, è l’unico motore
È la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicità semmai proteggila
È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima
È una manciata di semi che lasci alle spalle
Come crisalidi che diventeranno farfalle
Ognuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarà pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Che tutto è così fragile
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perché mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me

Fonte:www.ilgazzettino.it

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mercoledì 30 gennaio 2019

Tempo di qualità con i figli: 5 consigli

TEMPO DI QUALITÀ' CON I FIGLI: 5 CONSIGLI UTILI
È importante assicurarsi di trascorrere abbastanza tempo con i propri figli.
Certo, alcuni giorni non è per nulla facile!

Un genitore sa quanto sia difficile dividere il proprio tempo tra più figli, quando ne hai più di uno…  Seduti a tavola mentre il più piccolo sta mangiando e l’altro cerca attenzione  perché in forte crisi per problemi a scuola.. Quante volte vorremmo poterci separare in più parti?


Ecco quindi 5 Consigli per gestire meglio il tuo tempo e star bene con loro:

1. Rendi i tuoi figli parte della tua routine
Daniela, mamma di un bambino e una di una bambina, suggerisce che i genitori nella stessa casa debbano “Dividere e Conquistare!”
 ” Con due bambini, ne prendiamo uno ciascuno per fare commissioni il sabato. Tutto viene eseguito in metà tempo e tutti ottengono una grande attenzione da uno dei genitori. Poi il pomeriggio si fanno tante cose tutti insieme! “


2. Impegnarsi nelle loro attività preferite
Caterina, assistente sociale e genitore di tre figli piccoli, è d’accordo e condivide un ulteriore suggerimento: “Prestate molta attenzione alle cose che piacciono e sedetevi con loro, piuttosto che portarli sempre con sé a fare le nostre commissioni Anche se questo significa guardare 30 minuti di video di YouTube su Minecraft (!!) o un film animato per la miliardesima volta”


3. Nutri le passioni di tuo figlio
E’ importante anche capire e sviluppare le loro passioni in modo da poter trascorrere del tempo insieme. Edoardo, padre di due figli, afferma: “Sono un grande sostenitore dell’importanza di trovare ciò che interessa ai tuoi figli e nel coltivarlo con loro. Quindi se i tuoi figli hanno interessi e passioni, trova tanti modi per portarli a lezioni, incontri, giochi, pratiche o audizioni, e questo permetterà di costruire ricordi speciali che saranno solo Vostri”


4. Pianifica serate regolari
Crea per i tuoi bambini degli appuntamenti speciali. Lisa, madre di tre bambini piccoli, afferma: “abbiamo programmato serate speciali con ciascun figlio, una volta alla settimana. Penso che sapere che ci sarà un “turno” in arrivo che è nel mio calendario li aiuti a sentirsi meno ansiosi o gelosi del tempo trascorso con gli altri ”


5. Passa dei bei momenti ogni giorno con loro, per dormire bene la notte
Concentrasi sulla qualità rispetto alla quantità di tempo passato insieme. L’obiettivo è quello di riempire il serbatoio del bambino ogni giorno, anche se è solo per pochi minuti con una lotta di solletico, cucinare insieme, pulire insieme, parlare della giornata e altro ancora. Più attenzione darai durante il giorno, minore sarà l’attenzione che il tuo bambino ti chiederà la notte quando invece dovrebbero dormire.

Dobbiamo accettare nel profondo che nessuna relazione è perfetta e non saremo in grado di assecondare tutti i bisogni dei nostri figli in ogni momento della giornata. Tuttavia, con un piccolo sforzo, ed eventualmente anche qualche pianificazione e programmazione da parte nostra, i nostri figli sapranno sempre che possono avere un po’ di tempo con noi quando ne hanno bisogno.


Fonte:www.casatabata.com

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mercoledì 9 gennaio 2019

Il 90% di ciò che ci succede nella vita dipende da noi, ricordatelo sempre!

IL 90% DI CIO' CHE CI SUCCEDE NELLA VITA DIPENDE DA NOI, RICORDATELO SEMPRE!
La regola del 90/10: il cambiamento inizia dentro di noi

In psicologia esiste una regola soprannominata la “regola del 90/10” che ci dice che la nostra reazione agli avvenimenti che ci capitano nella vita ha un peso molto maggiore rispetto agli avvenimenti in sé. Di fatto, soltanto il 10% della nostra vita viene determinato da ciò che ci succede, per esempio aver commesso un errore, trovarsi imbottigliati nel traffico e arrivare tardi al lavoro, che l’aereo che abbiamo preso sia in ritardo.

Il 90% di ciò che influenza la nostra vita, invece, riguarda il modo in cui reagiamo alle situazioni che ci si presentano quotidianamente. È stato dimostrato, infatti, che diverse persone, nella stessa identica situazione, reagiscano in modi estremamente vari. In base alla loro reazione primaria di fronte alla situazione in cui si ritrovano, la loro giornata potrà prendere una piega più o meno gradevole e positiva.

Tutto questo significa che è la nostra reazione nei confronti di un’avversità ad avere il potere di migliorare o peggiorare una giornata, settimana o persino un intero anno. Dipende tutto da noi.
Avere questa regola ben presente è importante, perché ci rende consapevoli di quanto controllo abbiamo sulla maggior parte della nostra vita: il 90%. E ci libera anche da emozioni inutili, perché ci dimostra che ci sarà sempre un 10% della nostra vita su cui non avremo alcun controllo.

Se siamo in grado di affrontare questa questione con una grande forza di volontà, una cosa che potrebbe sembrare molto negativa può trasformarsi in un semplice avvenimento occasionale. Anzi, potremmo addirittura decidere di osservarla guardandone il lato positivo. Volete sapere come riuscirci? Continuate a leggere questo articolo!

Un esempio del 90/10
Perché risulti chiaro come possiamo mettere in pratica questa meravigliosa regola, vogliamo proporvi un esempio in cui speriamo possiate identificarvi. Immaginate di aver passato tutta la giornata a lavorare ad un progetto che vi ha assegnato il vostro capo. Dovete consegnarlo a breve, finalmente state per finire. Proprio quando state per salvare il tutto, salta la corrente e il computer vi si spegne di botto.

La colpa è di vostra moglie, che ha acceso troppi elettrodomestici insieme e ha fatto saltare la luce. Vi arrabbiate moltissimo, siete in preda all’ansia, pensate che sia la fine del mondo e verrete licenziati. Andate da vostra moglie e finite col litigare furiosamente con lei.

Visto che siete nervosi, correte in cucina e, mentre state per prendere un bicchiere d’acqua, fate cadere una tazza che era sul ripiano. È proprio la vostra preferita, quella che usate ogni mattina per bere il caffè, e ora è rotta. La vostra rabbia aumenta e date la volpa a vostro figlio che l’ha usata nel pomeriggio e l’ha lasciata in mezzo.

Dopo qualche minuto tornate al computer e cercate in tutti i modi di recuperare il vostro lavoro, ma non ci riuscite. Avete perso tutto. Infuriati, maledite ogni santo possibile e decidete di uscire a prendere una boccata d’aria. Sbattete la porta e continuate a rimuginare su tutto quello che vi è successo. Siete arrabbiati con vostra moglie e vostro figlio, la vostra tazza preferita si è rotta e non potrete consegnare il lavoro in tempo: è senz’altro una pessima giornata.

Che cos’è successo? Come potete vedere, c’è un evento scatenante che rappresenta il 10%: il fatto che gli elettrodomestici accesi abbiano fatto saltare la corrente. Si tratta di qualcosa che non dipende da voi, di una reazione incontrollabile causata da un’azione compiuta da un’altra persona che non aveva cattive intenzioni. Un semplice errore.

Ciò che invece dipendeva da voi era tutto quello che è successo dopo. È il 90% ad aver trasformato una giornata normale in una giornata orribile. Da un solo problema ne sono nati molti di più.

Invece di concentrare tutte le sue energie nel recuperare o ricominciare il progetto, di domandare aiuto alla moglie o di raccontare l’imprevisto al capo e chiedere un po’ di tempo in più, il protagonista della nostra storia ha avuto una reazione poco utile. Ha finito col litigare con tutta la famiglia per colpa di un evento puntale e incontrollabile. Ne valeva la pena?

Quando si può mettere in pratica la regola del 90/10?
Ci sono moltissime situazioni quotidiane che possono rappresentare potenziali eventi scatenanti di reazioni disfunzionali. Quando ci capitano, è bene ricordarsi di questa regola e fare tutto il possibile per non farci trascinare dall’emozione. In realtà, il segreto è accettare la frustrazione come una componente inevitabile del gioco della vita.

Se venite giudicati – Non potete controllare i giudizi e le critiche degli altri, perché hanno il diritto di pensare ciò che vogliono. Potete, però, controllare il valore che conferite a quei giudizi, l’importanza che date essi. Se non avete potere di controllo su ciò che gli altri pensano di voi, vale la pena sprecare tante energie arrabbiandovi?

Se commettete un errore – Non potete controllare i vostri errori. Potete, però, imparare da essi. Continuerete comunque a commetterne, perché è nella natura umana sbagliare. Ma riuscirete a tenere a bada la vostra reazione quando sbagliate, ad accettare che non è la fine del mondo, a non auto-punirvi o demoralizzarvi, a diventare capaci di tollerarli.

Se gli altri non fanno ciò che vorreste – Le reazioni degli altri sono impossibili da controllare. Chiedere a qualcuno di essere diverso a tutti i costi è una richiesta irrealizzabile, e l’unica cosa che otterremo è un aumento della frustrazione e una diminuzione della qualità della nostra relazione con gli altri.

Se vi capita un imprevisto o un’avversità – La vita porta con sé numerose avversità. Secondo gli studi, ad ognuno di noi capiteranno circa 20000 incidenti nell’arco della sua vita: dai più leggeri, come pestare la cacca di un cane, fino ai più gravi, come la perdita di una persona casa. È una cosa di cui dobbiamo tener conto nella vita e che è impossibile da controllare. L’unica cosa di cui siamo responsabili è l’influenza che queste avversità hanno su di noi.

La prossima volta che vi ritroverete in una situazione che sapete essere incontrollabile, quindi, mettete in pratica la regola del 90/10. Sapete che il 90% dipende solo da voi e che, se sarete in grado di non lasciarvi trasportare da quel 10%, tutto quello che vi succede non sarà altro che un granello di sabbia e riuscirete a non trasformarlo in una montagna.

Fonte:www.lamenteemeravigliosa.it

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