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giovedì 30 gennaio 2020

Genitori in disaccordo sull'educazione dei figli

GENITORI IN DISACCORDO SULL'EDUCAZIONE DEI FIGLI

Un’educazione contraddittoria o conflittuale pone le basi per una crescita caratterizzata da insicurezza e mancanza di punti di riferimenti precisi.

Cosa percepisce il bambino quando i genitori sono in disaccordo sulla sua educazione? Educare, cioè condurre fuori, permette di trarre dalla persona ciò che ha da sviluppare di reale, di proprio. Questo significa che viene sostenuta principalmente l’attitudine individuale verso un qualcosa che risulta compiuta.

Educare porta alla conoscenza di un valore che, una volta adulti, si decide di condividere o denegare. Ogni singolo individuo cresce attraverso le regole familiari, sociali e culturali e in questo modo viene plasmato. La devianza rappresenta, infatti, un’assenza di norme interiorizzate che veicolano il comportamento del soggetto e lo impostano coerentemente ai canoni collettivi. Già dalla nascita, quindi, il bambino viene educato all’alimentazione, all’affettività, alla socializzazione, alla cultura.

Differenze di stile educativo tra padre e madre

Trovare le linee guida per poter accompagnare un bambino alla crescita è complesso e per farlo si attinge prevalentemente dalla propria esperienza di vita o dall’educazione impartita e a volte “subita” dai propri genitori. Ed ecco che i sistemi familiari diversi dei due partner, e spesso contradditori tra loro, producono dei conflitti decisionali. Il bambino viene quindi gestito in maniera dissimile e ciò che può cogliere da un genitore non avviene dall’altro e viceversa. Ognuno segue una propria sensibilità, un proprio modo di osservare la realtà immedesimandosi, di fatto, nel figlio e nei suoi bisogni e proiettando parti di sé su di lui.

La mamma percepisce il legame con il figlio in maniera quasi esclusiva poiché, soprattutto dopo il parto e fino al periodo dello svezzamento, l’aspetto simbiotico tende ad escludere il compagno che vive la scena, se non coinvolto direttamente, come un osservatore esterno. E quindi il vissuto cambia. Una volta cresciuto, il piccolo si troverà ad interloquire diversamente con i genitori avvertendo le rispettive diversità e, allo stesso tempo, le relative opportunità in termini di “soddisfazione” dei propri capricci. Saprà difatti a chi rivolgersi nel momento in cui le sue richieste non saranno soddisfatte da uno dei due adulti.

Ma come vive il bambino queste discrepanze?

In realtà tutto ciò che lo condiziona è il percepire pienamente l’educazione singola e non della coppia. La conflittualità è evidente e quindi tenderà ad identificarsi col genitore che più soddisfa le sue richieste (se si rivolge alla mamma per soddisfare un capriccio e quest’ultima lo nega, chiederà al papà). Il vissuto in merito al genitore “cattivo” sarà di maggiore disistima assumendo peculiarità di non curanza nei suo confronti poiché non risponde ai suoi bisogni/capricci. Si verrà a creare, di conseguenza, una alleanza (figlio/genitore) che esclude il terzo deprivando il fanciullo del suo ruolo specifico all’interno della famiglia e estromettendo l’adulto dal suo.

Ma questa coalizione può modificarsi a seconda delle circostanze e dal modo di rispondere di ogni singolo genitore alle richieste del figlio. Cambia così la posizione del componente più piccolo che tenderà sempre a vedere realizzati i suoi desideri con la conseguente difficoltà della coppia sul piano relazione a gestire l’occasione di renderlo autonomo e autoreferenziato rispetto alle scelte che dovrà fare e alle regole da seguire. Tale dinamica non farà altro che confonderlo poiché vivrà continuamente il senso di ambivalenza e contrapposizione che le figure interiorizzate creeranno dentro di lui. Nei contesti sufficientemente buoni le dinamiche relazionali tendono ad essere leggermente differenti e sicuramente più blande rispetto a posizioni decisamente definite.

Alla base della percezione infantile un’educazione contraddittoria o conflittuale pone le basi per una crescita caratterizzata da insicurezza e mancanza di punti di riferimenti precisi che non favoriscono la strutturazione di una personalità adulta coerente con se stessa.

Cosa fare?

Le decisioni su come educare il bambino dovrebbero essere prese a priori e non discutere dinanzi a lui. Sollecitare il dialogo e la comunicazione tra i partner ed eventualmente riferire al piccolo la motivazione relativa al dissenso permette a quest’ultimo di accettare ed elaborare il contenuto senza nutrire rancore o rabbia. La coerenza è un elemento indispensabile per trasmettere sicurezza e stabilità al bambino che percepisce le regole in modo inequivoco. “L’unione fa la forza” significa che due partner che rispettano vicendevolmente le scelte dell’altro, anche se in quel momento non risultano concordi, trasmettono lo stesso messaggio al figlio, elemento importante poiché per quest’ultimo la chiarezza che passa tramite la coesione della coppia genitoriale gli permette di strutturarla interiormente facendolo crescere più sicuro di sé.

Autrice: Emmanuella Ameruoso

Fonte: www.pianetamamme.it

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