Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati
IL VALORE DELL’INGRATITUDINE
La tentazione di aspettarci di essere riconosciuti nell’impegno che ci mettiamo con i bambini, è sempre dietro l’angolo, ma niente ha più valore della loro ingratitudine, perché gli permette di essere se stessi fino in fondo, facendo sperimentare loro il diritto di essere amati e riconosciuti di valore a prescindere dai calci che ci tirano, dalle offese che ci rivolgono, dalle manifestazioni di rifiuto e inimicizia che pure non ci lasciano indifferenti.
La prima volta che mi sono confrontata con il
vissuto del lavoro dell’accoglienza ho fatto un pensiero che è parso un po’
cinico ai miei stessi occhi: dietro ad ogni gesto che va verso l’altro c’è un
egoismo nascosto.
No, non sto delirando, e anzi quel pensiero mi ha
riportato con i piedi per terra nella mia piccolezza umana e professionale, non
perché il gesto sia insincero o opportunista, ma perché è a chi lo compie che
“torna”, spesso con un senso di pacificazione e genuina gratificazione .
Ed è qui che ho percepito il pericolo che questo
nutrimento personale azionasse poi, come è umanamente comprensibile, la
costante aspettativa di ricevere in cambio di ciò che spesso con generosità e
passione si dà.
Sia chiaro, questo riguarda tutti noi che
operiamo nelle professioni d’aiuto, che ci siamo scelti non a caso per come
siamo e per come abbiamo bisogno di essere e di sentirci.
Quando accogliamo i nostri bambini, ragazzi e
ragazze, entriamo in contatto con un universo di mancanze, di privazioni, che
ci fanno arrabbiare, ci fanno soffrire, ci fanno stare con loro che tanto hanno
bisogno, di ciò che non hanno avuto o hanno avuto in modo sbagliato, insano,
dannoso. E la tentazione di aspettarci di essere riconosciuti nell’impegno che
ci mettiamo, nella pazienza, nella forza spesso indispensabile per esserci, è
proprio dietro l’angolo. Quante volte ho colto la frustrazione nel non riuscire
a far capire che con noi stanno meglio, che non c’è paragone con le mancanze
vissute fino a quel momento, materiali, affettive educative, e nel percepire
l’assenza di un grazie nelle varie forme possibili.
Ma io penso che non ci sia niente che ha più
valore della loro ingratitudine, perché permette di essere se stessi fino in fondo, con tutte
le macerie che albergano nelle loro anime e nei loro cuori, e siamo noi che
possiamo e dobbiamo essere quegli adulti che accolgono incondizionatamente,
facendo sperimentare loro il diritto di essere amati e riconosciuti di valore a
prescindere dai calci che ci tirano, dalle offese che ci rivolgono, dalle
manifestazioni di rifiuto e inimicizia che pure non ci lasciano indifferenti.
E’ proprio in quel momento che posso esserci e
condividere con la pelle e non solo con la mente quelle ferite che mi fanno
sentire “insieme” a loro e non solo “per” loro. Voglio che i miei ragazzi e le
mie ragazze mi mettano in crisi, mi facciano dubitare del mio operato, mi
facciano perdere le certezze dietro cui mi nascondo, mettendo in dubbio ciò che
so e ciò che credo di sapere e di capire, perché in gioco ci sono delle vite
già tanto duramente provate da non aver bisogno di generosi palliativi atti a
dare soddisfazioni e gratificare.
E quindi sono io che dico grazie, grazie del
valore dell’ingratitudine, che mi riporta alla vera essenza del mio lavoro, che
ha bisogno di spogliarsi dell’abito di aiuto per indossare quello di presenza.
Non so a voi ma a me fanno paura le persone piene
di certezze: oggi voglio nutrirmi dei miei dubbi che mi permettono, forse, un
gioco più sincero.
Dott.ssa Roberta Monda
(Psicologa-Psicoterapeuta della Paidòs)
Paidòs Onlus
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‘Danzanti col vento...storie e racconti
di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di
educatori appassionati
Da un po’
di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni
che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita
che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi
educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura
condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una
casa, parte di una famiglia…
Un giorno abbiamo deciso di raccontare
e di raccontarci per mostrare anche oltre le
nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni
di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei
giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.
Raccontare
è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e
comprendere che vi è sempre da imparare, perché
noi danziamo e danziamo col vento.
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