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mercoledì 23 marzo 2022

Il valore dell'ingratitudine

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

IL VALORE DELL’INGRATITUDINE

La tentazione di aspettarci di essere riconosciuti nell’impegno che ci mettiamo con i bambini, è sempre dietro l’angolo, ma niente ha più valore della loro ingratitudine, perché gli permette  di essere se stessi fino in fondo, facendo sperimentare loro il diritto di essere amati e riconosciuti di valore a prescindere dai calci che ci tirano, dalle offese che ci rivolgono, dalle manifestazioni di rifiuto e inimicizia che pure non ci lasciano indifferenti.

La prima volta che mi sono confrontata con il vissuto del lavoro dell’accoglienza ho fatto un pensiero che è parso un po’ cinico ai miei stessi occhi: dietro ad ogni gesto che va verso l’altro c’è un egoismo nascosto. 

No, non sto delirando, e anzi quel pensiero mi ha riportato con i piedi per terra nella mia piccolezza umana e professionale, non perché il gesto sia insincero o opportunista, ma perché è a chi lo compie che “torna”, spesso con un senso di pacificazione e genuina gratificazione .

Ed è qui che ho percepito il pericolo che questo nutrimento personale azionasse poi, come è umanamente comprensibile, la costante aspettativa di ricevere in cambio di ciò che spesso con generosità e passione si dà.

Sia chiaro, questo riguarda tutti noi che operiamo nelle professioni d’aiuto, che ci siamo scelti non a caso per come siamo e per come abbiamo bisogno di essere e di sentirci.

Quando accogliamo i nostri bambini, ragazzi e ragazze, entriamo in contatto con un universo di mancanze, di privazioni, che ci fanno arrabbiare, ci fanno soffrire, ci fanno stare con loro che tanto hanno bisogno, di ciò che non hanno avuto o hanno avuto in modo sbagliato, insano, dannoso. E la tentazione di aspettarci di essere riconosciuti nell’impegno che ci mettiamo, nella pazienza, nella forza spesso indispensabile per esserci, è proprio dietro l’angolo. Quante volte ho colto la frustrazione nel non riuscire a far capire che con noi stanno meglio, che non c’è paragone con le mancanze vissute fino a quel momento, materiali, affettive educative, e nel percepire l’assenza di un grazie nelle varie forme possibili.

Ma io penso che non ci sia niente che ha più valore della loro ingratitudine, perché permette  di essere se stessi fino in fondo, con tutte le macerie che albergano nelle loro anime e nei loro cuori, e siamo noi che possiamo e dobbiamo essere quegli adulti che accolgono incondizionatamente, facendo sperimentare loro il diritto di essere amati e riconosciuti di valore a prescindere dai calci che ci tirano, dalle offese che ci rivolgono, dalle manifestazioni di rifiuto e inimicizia che pure non ci lasciano indifferenti.

E’ proprio in quel momento che posso esserci e condividere con la pelle e non solo con la mente quelle ferite che mi fanno sentire “insieme” a loro e non solo “per” loro. Voglio che i miei ragazzi e le mie ragazze mi mettano in crisi, mi facciano dubitare del mio operato, mi facciano perdere le certezze dietro cui mi nascondo, mettendo in dubbio ciò che so e ciò che credo di sapere e di capire, perché in gioco ci sono delle vite già tanto duramente provate da non aver bisogno di generosi palliativi atti a dare soddisfazioni e gratificare.

E quindi sono io che dico grazie, grazie del valore dell’ingratitudine, che mi riporta alla vera essenza del mio lavoro, che ha bisogno di spogliarsi dell’abito di aiuto per indossare quello di presenza.

Non so a voi ma a me fanno paura le persone piene di certezze: oggi voglio nutrirmi dei miei dubbi che mi permettono, forse, un gioco più sincero.

 

Dott.ssa Roberta Monda

(Psicologa-Psicoterapeuta della Paidòs)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

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