Rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
SARAI PER
SEMPRE PARTE DI ME
Sono arrabbiata perché questa
bambina dovrebbe essere a casa sua, nel suo letto, circondata da tutto l'amore
del mondo. Il mondo però ha previsto altro per lei e pertanto la scoperta
dell'amore, del gioco, della bellezza avviene con estranei capitati per caso,
estranei come me. Presto però, andrai per la tua strada ed io sarò la persona
più felice del mondo.
La sera è l'insieme di tante cose. Spesso inizio il turno pensando a
cosa preparare per la cena; risolto quel problema bisogna preparare i vestiti
per la piccolina della casa, bisogna assicurarsi che tutte abbiano sistemato le
cartelle per la scuola. E così: prepara la merenda, il pasto per il rientro,
sistema la cucina.
La casa della sera risuona di imperativi che si muovono nell'aria come
noiosi sonetti. <<Levati il piatto, lavati i denti, togli i calzini,
metti a lavare, vai a dormire.>>
La melodia ridondante della nenia di un educatore è la medesima di
ogni sera.
La parte che mi piace di più (non è un mistero) è la lettura dei
nostri albi e libri prima di andare a letto. La piccola ha fra le mani un libro
di favole. Ammetto che il libro non mi fa impazzire; i colori sono troppo
accesi e i disegni per nulla raffinati eppure quelle manine poggiate sulla
superficie cartonata lo rendono migliore. Leggiamo dell'uva troppo alta e
quindi troppo acerba per una volpe affamata, di una cicogna dal lungo becco che
insegna le buone maniere ad un ospite ingrato, di una lepre che si crede più
veloce e scaltra di una tartaruga.
<<Voglio restare con te per sempre.>>.
Questa frase viene pronunciata così, netta.
Mi sembrava che finanche la lepre rallentasse la sua corsa per
comprenderla. I suoi occhi di caffè sono fissi su di me.
<<Voglio restare con te.>>
In questi momenti credo che questo mestiere, se così si può chiamare,
non può durare per sempre. Ha un impatto emotivo troppo forte.
<<Ma io sono qui. Vicino a te, mi vedi?>>.
Il suo sguardo è serio. Le manine sono conserte, non sono più poggiate
sul libro.
<<Domani vai via, non sei con me>>
L'aria mi sembra pesante eppure respirare in questa camera era così
facile. Respirare in generale era facile... Prima.
<<Vado via ma ritorno al prossimo turno, e ti aspetto, mi
aspetti.>>
Provo a rasserenarla ma lei è seria. Molto, troppo seria per la sua
età.
<<Portami a casa tua dai tuoi cani così giochiamo con loro e poi
io dormo lì e la mattina mi sveglio con te.>>
La parola casa può avere una infinità di significati. Chissà lei cosa
intende per "Casa". Le prometto che qualche volta faremo una
passeggiata con i cani, quando uscirà un po' di sole e le giornate saranno più
miti. Ma so che non farò presa su di lei.
Le manine non sono più conserte.
Il mio collo si adorna del suo abbraccio.
Questo mestiere non può durare per tutta la vita. Ha un impatto
emotivo fortissimo, continuo a pensare.
Per la prima volta, questo esserino risulta pesante per le mie
braccia. Da quando è arrivata ho sempre pensato fosse leggerissima da prendere
in braccio, leggerissima da sollevare per saltare le onde del mare,
leggerissima sulle spalle fra la folla durante le uscite... Questa sera questa
bimba è pesante, come pesante è la sensazione che mi sfiora, perforandolo, il
petto. Non pesa se non per via del fatto che sia cresciuta. Eppure anche le sue
parole credo che riempiano finanche l'aria gravando sulle mie braccia come
macigni.
Non basta l'abbraccio, non basta quella camera colorata o i peluches
sulle mensole, non basta un turno a completare quel "Per sempre".
Ho sempre pensato che questo lavoro, nella sua complessità,
arricchisca l'anima. Non l'anima in senso figurato, arricchisce l'anima perché
modifica interamente i codici di analisi di una intera vita. Quell'abbraccio
rende ricca la mia persona perché sta colmando o ferendo (ancora non so dirmi
quale sia il verbo esatto) la mia umanità. Se si è ricchi quando si possiedono
possibilità di crescita...allora si, io sono ricca. Sono però al tempo stesso
vuota e arrabbiata perché una bimba non dovrebbe essere qui ma a casa sua, nel
suo letto circondata da tutto l'amore del mondo. Il mondo però ha previsto
altro per lei e pertanto la scoperta dell'amore, del gioco, della bellezza
avviene con estranei capitati per caso, estranei come me. La mancanza d'amore
in lei si sta tramutando in "ricerca"... Ricerca d'amore.
Non so quanti abbracci ho dato o ricevuto in vita mia ma so che pochi
sono stati e saranno autentici come questo.
Quando era più piccola nelle notti buie sentivo il suo cuore sbattere
contro il mio quando la cullavo stretta sul mio petto perché le sue... erano
notti tormentate. Batteva forte in quelle notti, sbatteva contro il mio petto e
mi chiedevo se battesse così forte nel tentativo o nella richiesta spaventata
di ricevere protezione.
<<Sono qui, mi vedi?>>
La mia mano sfiora quel nasino dritto e delicato. La manina sfiora il
mio ben più grande e curvo.
<<Si>>
Le faccio il solletico e lei sorride.
<<Allora mi vedi? Sono qui con te?>>
Il solletico aumenta e finalmente quello sguardo serio si allenta e la
bocca serrata lascia il posto alla risata.
Per sempre...
Per sempre cantava Liga nella canzone che dedicava ai suoi genitori.
<<Per sempre, solo per sempre
Cosa sarà mai portarvi dentro solo tutto il tempo?
Per sempre, solo per sempre
C'è un istante che rimane lì piantato eternamente
Per sempre, solo per sempre>>
De Gregori raccontava <<Ricordati
dovunque sei,
se mi cercherai sempre e per sempre dalla stessa parte, mi
troverai>>.
Gli Oasis e la loro <<Stop crying you Heart out>>
raccontavano di alzarsi, di non avere paura, di stelle e destini.
George Harrison cantava "Isn't It A Pity" e si raccontava di
quando sia ingiusto prendersi l'amore degli altri senza pensarci troppo per poi
dimenticarsi di restituirlo...
L'amore di un bambino, quanto vale? Quanto vale quell'abbraccio? Saprò
restituirlo nel modo giusto?
Mentre tutta questa musica e tutte queste parole risuonano nelle mie
orecchie lei si è addormentata.
Esco ferita da questa stanza come non mai. Sono ferita da quel per
sempre che è così immenso. Come posso dirle che io vorrei per lei un "Per
sempre" diverso? Come posso dirle che vorrei solo che un giorno
dimenticasse tutto questo? Come potrei dirle che questa non è la sua casa del
"Per sempre?"...?
Nel frattempo sulla scrivania è comparsa una scatola di cartone. Al
suo interno vi sono due sagome femminili ritagliate con delicatezza e
precisione. Due figure si erigono verso di me sorridendo e si raccontano di
volersi bene. Un foglio racconta parole sulla ricchezza, su quel mio modo di
autodefinirmi "Ricca" ogni qualvolta ricevo un regalo da queste dolci
compagne di viaggio.
Il biglietto recita in un punto: << Tu sei ricca perché noi
facciamo regali >>.
Sono ricca della ricchezza più pura; quella intangibile fatta di
ricordi e lavoretti, di primi tuffi nel mare, di viaggi nei libri di antologia,
di torte della merenda... Sono arricchita e distrutta da un "per
sempre" che stasera mi stravolge l'anima.
Forse questo dono mi serviva, mi serviva immensamente per addolcire il
boccone amaro dell'impotenza.
È arrivato il momento della lettura con l'altra piccolina di casa. La
mia dolce poetessa che distribuisce i suoi preziosi doni. Ascolto mentre legge
fiera i suoi libri. Sta perfezionato la sua lettura della punteggiatura e
adesso si ferma ai punti e fa le giuste pause al momento delle virgole.
Sentendola leggere mi dico che l'aver imparato a leggere la punteggiatura la
educhi alle pause che la vita esige, ai respiri, al bisogno di andare a capo
dopo una situazione pesante. Leggiamo di un libro che racconta della bellezza
di imparare l'arte di stare da soli e al contempo di essere parte di un
insieme.
Quell' "insieme" da quando lavoro qui, in casa famiglia, ha
assunto un significato fondamentale:
Insieme, si impara a scoprire che il mondo non è solo quello che
conosci tu, c'è dell'altro.
Insieme, arriverai a segnare il goal della vita se vuoi, dopo averne
sbagliati mille. Insieme ti vedrò andar via e se hai imparato che l'amore, il
rispetto, il tentativo, la conoscenza, la
sconfitta e il successo fanno parte della vita, starò comunque malissimo quando
ti vedrò partire.
Insieme cadrai e cadrò.
Insieme capiremo che è difficile, difficilissimo ma non per forza
impossibile.
Insieme mi insegnerai a capirti.
Insieme potrai fidarti di me ed io di te.
Insieme mi educherai a conoscerti se vorrai, se sarò brava, se metterò
in discussione me stessa e così tu.
Ma se è così, se le cose intorno sono state affrontate, se gli adulti
hanno compreso e modificato i loro comportamenti sbagliati, se il passato, nei
limiti del possibile, è stato affrontato, risolto... Allora va bene.
Se gli adulti hanno imparato a litigare, a chiedere scusa, allora sto
bene.
Se si è optato per il "Basta" e se finalmente è stato deciso
di non affidarsi a persone sbagliate, se si è deciso di non continuare ad
affidare il futuro alle persone sbagliate che non hanno voglia di futuro o
forse non sono in grado, non sono degne neppure del presente...sono sicura.
Se tu davvero hai imparato a camminare da solo/a, se ti sei
innamorato/a della vita e se, se hai imparato a pensare con la tua testa a
prescindere dal passato e dalle amicizie, se sei in cerca di futuro...andrai da
solo per la tua strada e quando questo accadrà io educatrice starò malissimo
perché ti vedrò andare via ma sarò la persona più felice del pianeta.
E tu sarai "Per sempre" parte di me.
Dott.ssa
Pittari Chiara
(Pedagogista,
Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)
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Mercoledì prossimo si rinnoverà l’appuntamento con
‘Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati’
Cos’è la rubrica: Danzanti col
vento...storie e racconti di educatori appassionati
Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma
di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi
salvataggio indelebile, la messa al
sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.
Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita
vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a
sentirsi parte di una casa, parte di una
famiglia…