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giovedì 27 febbraio 2025

Sarai per sempre parte di me

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

SARAI PER SEMPRE PARTE DI ME

Sono arrabbiata perché questa bambina dovrebbe essere a casa sua, nel suo letto, circondata da tutto l'amore del mondo. Il mondo però ha previsto altro per lei e pertanto la scoperta dell'amore, del gioco, della bellezza avviene con estranei capitati per caso, estranei come me. Presto però, andrai per la tua strada ed io sarò la persona più felice del mondo. 

La sera è l'insieme di tante cose. Spesso inizio il turno pensando a cosa preparare per la cena; risolto quel problema bisogna preparare i vestiti per la piccolina della casa, bisogna assicurarsi che tutte abbiano sistemato le cartelle per la scuola. E così: prepara la merenda, il pasto per il rientro, sistema la cucina.

La casa della sera risuona di imperativi che si muovono nell'aria come noiosi sonetti. <<Levati il piatto, lavati i denti, togli i calzini, metti a lavare, vai a dormire.>>

La melodia ridondante della nenia di un educatore è la medesima di ogni sera.

La parte che mi piace di più (non è un mistero) è la lettura dei nostri albi e libri prima di andare a letto. La piccola ha fra le mani un libro di favole. Ammetto che il libro non mi fa impazzire; i colori sono troppo accesi e i disegni per nulla raffinati eppure quelle manine poggiate sulla superficie cartonata lo rendono migliore. Leggiamo dell'uva troppo alta e quindi troppo acerba per una volpe affamata, di una cicogna dal lungo becco che insegna le buone maniere ad un ospite ingrato, di una lepre che si crede più veloce e scaltra di una tartaruga.

<<Voglio restare con te per sempre.>>.

Questa frase viene pronunciata così, netta.

Mi sembrava che finanche la lepre rallentasse la sua corsa per comprenderla. I suoi occhi di caffè sono fissi su di me.

<<Voglio restare con te.>>

In questi momenti credo che questo mestiere, se così si può chiamare, non può durare per sempre. Ha un impatto emotivo troppo forte.

<<Ma io sono qui. Vicino a te, mi vedi?>>.

Il suo sguardo è serio. Le manine sono conserte, non sono più poggiate sul libro.

<<Domani vai via, non sei con me>>

L'aria mi sembra pesante eppure respirare in questa camera era così facile. Respirare in generale era facile... Prima.

<<Vado via ma ritorno al prossimo turno, e ti aspetto, mi aspetti.>>

Provo a rasserenarla ma lei è seria. Molto, troppo seria per la sua età.

<<Portami a casa tua dai tuoi cani così giochiamo con loro e poi io dormo lì e la mattina mi sveglio con te.>>

La parola casa può avere una infinità di significati. Chissà lei cosa intende per "Casa". Le prometto che qualche volta faremo una passeggiata con i cani, quando uscirà un po' di sole e le giornate saranno più miti. Ma so che non farò presa su di lei.

Le manine non sono più conserte.

Il mio collo si adorna del suo abbraccio.

Questo mestiere non può durare per tutta la vita. Ha un impatto emotivo fortissimo, continuo a pensare.

Per la prima volta, questo esserino risulta pesante per le mie braccia. Da quando è arrivata ho sempre pensato fosse leggerissima da prendere in braccio, leggerissima da sollevare per saltare le onde del mare, leggerissima sulle spalle fra la folla durante le uscite... Questa sera questa bimba è pesante, come pesante è la sensazione che mi sfiora, perforandolo, il petto. Non pesa se non per via del fatto che sia cresciuta. Eppure anche le sue parole credo che riempiano finanche l'aria gravando sulle mie braccia come macigni.

Non basta l'abbraccio, non basta quella camera colorata o i peluches sulle mensole, non basta un turno a completare quel "Per sempre".

Ho sempre pensato che questo lavoro, nella sua complessità, arricchisca l'anima. Non l'anima in senso figurato, arricchisce l'anima perché modifica interamente i codici di analisi di una intera vita. Quell'abbraccio rende ricca la mia persona perché sta colmando o ferendo (ancora non so dirmi quale sia il verbo esatto) la mia umanità. Se si è ricchi quando si possiedono possibilità di crescita...allora si, io sono ricca. Sono però al tempo stesso vuota e arrabbiata perché una bimba non dovrebbe essere qui ma a casa sua, nel suo letto circondata da tutto l'amore del mondo. Il mondo però ha previsto altro per lei e pertanto la scoperta dell'amore, del gioco, della bellezza avviene con estranei capitati per caso, estranei come me. La mancanza d'amore in lei si sta tramutando in "ricerca"... Ricerca d'amore.

Non so quanti abbracci ho dato o ricevuto in vita mia ma so che pochi sono stati e saranno autentici come questo.

Quando era più piccola nelle notti buie sentivo il suo cuore sbattere contro il mio quando la cullavo stretta sul mio petto perché le sue... erano notti tormentate. Batteva forte in quelle notti, sbatteva contro il mio petto e mi chiedevo se battesse così forte nel tentativo o nella richiesta spaventata di ricevere protezione.

<<Sono qui, mi vedi?>>

La mia mano sfiora quel nasino dritto e delicato. La manina sfiora il mio ben più grande e curvo.

<<Si>>

Le faccio il solletico e lei sorride.

<<Allora mi vedi? Sono qui con te?>>

Il solletico aumenta e finalmente quello sguardo serio si allenta e la bocca serrata lascia il posto alla risata.

Per sempre...

Per sempre cantava Liga nella canzone che dedicava ai suoi genitori.

<<Per sempre, solo per sempre

Cosa sarà mai portarvi dentro solo tutto il tempo?

Per sempre, solo per sempre

C'è un istante che rimane lì piantato eternamente

Per sempre, solo per sempre>>

De Gregori raccontava <<Ricordati

dovunque sei,

se mi cercherai sempre e per sempre dalla stessa parte, mi troverai>>.

Gli Oasis e la loro <<Stop crying you Heart out>> raccontavano di alzarsi, di non avere paura, di stelle e destini.

George Harrison cantava "Isn't It A Pity" e si raccontava di quando sia ingiusto prendersi l'amore degli altri senza pensarci troppo per poi dimenticarsi di restituirlo...

L'amore di un bambino, quanto vale? Quanto vale quell'abbraccio? Saprò restituirlo nel modo giusto?

Mentre tutta questa musica e tutte queste parole risuonano nelle mie orecchie lei si è addormentata.

Esco ferita da questa stanza come non mai. Sono ferita da quel per sempre che è così immenso. Come posso dirle che io vorrei per lei un "Per sempre" diverso? Come posso dirle che vorrei solo che un giorno dimenticasse tutto questo? Come potrei dirle che questa non è la sua casa del "Per sempre?"...?

Nel frattempo sulla scrivania è comparsa una scatola di cartone. Al suo interno vi sono due sagome femminili ritagliate con delicatezza e precisione. Due figure si erigono verso di me sorridendo e si raccontano di volersi bene. Un foglio racconta parole sulla ricchezza, su quel mio modo di autodefinirmi "Ricca" ogni qualvolta ricevo un regalo da queste dolci compagne di viaggio.

Il biglietto recita in un punto: << Tu sei ricca perché noi facciamo regali >>.

Sono ricca della ricchezza più pura; quella intangibile fatta di ricordi e lavoretti, di primi tuffi nel mare, di viaggi nei libri di antologia, di torte della merenda... Sono arricchita e distrutta da un "per sempre" che stasera mi stravolge l'anima.

Forse questo dono mi serviva, mi serviva immensamente per addolcire il boccone amaro dell'impotenza.

È arrivato il momento della lettura con l'altra piccolina di casa. La mia dolce poetessa che distribuisce i suoi preziosi doni. Ascolto mentre legge fiera i suoi libri. Sta perfezionato la sua lettura della punteggiatura e adesso si ferma ai punti e fa le giuste pause al momento delle virgole. Sentendola leggere mi dico che l'aver imparato a leggere la punteggiatura la educhi alle pause che la vita esige, ai respiri, al bisogno di andare a capo dopo una situazione pesante. Leggiamo di un libro che racconta della bellezza di imparare l'arte di stare da soli e al contempo di essere parte di un insieme.

Quell' "insieme" da quando lavoro qui, in casa famiglia, ha assunto un significato fondamentale:

Insieme, si impara a scoprire che il mondo non è solo quello che conosci tu, c'è dell'altro.

Insieme, arriverai a segnare il goal della vita se vuoi, dopo averne sbagliati mille. Insieme ti vedrò andar via e se hai imparato che l'amore, il rispetto, il  tentativo, la conoscenza, la sconfitta e il successo fanno parte della vita, starò comunque malissimo quando ti vedrò partire.

Insieme cadrai e cadrò.

Insieme capiremo che è difficile, difficilissimo ma non per forza impossibile.

Insieme mi insegnerai a capirti.

Insieme potrai fidarti di me ed io di te.

Insieme mi educherai a conoscerti se vorrai, se sarò brava, se metterò in discussione me stessa e così tu.

Ma se è così, se le cose intorno sono state affrontate, se gli adulti hanno compreso e modificato i loro comportamenti sbagliati, se il passato, nei limiti del possibile, è stato affrontato, risolto... Allora va bene.

Se gli adulti hanno imparato a litigare, a chiedere scusa, allora sto bene.

Se si è optato per il "Basta" e se finalmente è stato deciso di non affidarsi a persone sbagliate, se si è deciso di non continuare ad affidare il futuro alle persone sbagliate che non hanno voglia di futuro o forse non sono in grado, non sono degne neppure del presente...sono sicura.

Se tu davvero hai imparato a camminare da solo/a, se ti sei innamorato/a della vita e se, se hai imparato a pensare con la tua testa a prescindere dal passato e dalle amicizie, se sei in cerca di futuro...andrai da solo per la tua strada e quando questo accadrà io educatrice starò malissimo perché ti vedrò andare via ma sarò la persona più felice del pianeta.

E tu sarai "Per sempre" parte di me.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 19 febbraio 2025

Una bambina che sta crescendo

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

UNA BAMBINA CHE STA CRESCENDO

Il mio turno in Casa Famiglia spesso ha il profumo dei biscotti all'arancia, l'eco delle risate delle bambine, l'accordo di una chitarra, un testo di Gianni Rodari e il racconto di questa splendida bambina che sta crescendo. 

Io e lei siamo da sole in cucina. L'aria gelida bussa alle finestre.

Le mie maniche si arrotolano su loro stesse e così quelle della mia compagna pomeridiana. Lei apre decisa la farina, riempie delicatamente la ciotola di zucchero, grattugia la buccia dell'arancia, rompe le uova e spolverizza sul ripiano la farina; sorride nel vederla svolazzare sulle nostre teste.

E così: gira, mescola, impasta, stendi e coppa. Modella, bucherella, farcisci, annusa, assapora, canticchia.

Qualche mese fa la mia compagna di biscotti, alta non più di un soldo di cacio, ha realizzato la sua prima torta Sacher. Adora disegnare, guardare i film, ne guarderebbe per ore... Adora i biscotti e adora prepararli.

Li osserva lievitare nel forno con la testolina poggiata sulle manine.

La casa nel frattempo è inondata dal profumo di arancia e piano piano le varie eremite della casa lasciano le loro stanze per avvicinarsi alla cucina seguendo la scia di profumo che il forno emana. Rumore di piatti e posate. Il crunch delle mandibole che sgranocchiano biscotti. Bocche si muovono frenetiche ed il nostro lavoro culinario viene dimezzato mentre i piattini diventano velocemente, inesorabilmente...vuoti.

Qualcuno di speciale intona le canzoni di Ligabue; si parla di musica, di sentimenti e di ricordi; qualcuno finisce i compiti e qualcuno argomenta sapiente sulla grammatica.

Questa è la scenografia della fine del mio turno.

Una lunga lista di canzoni consigliate al momento giusto mi accompagnano durante il mio ritorno a casa.

Fra le tante una risuona nella mia mente e accarezza i miei pensieri.

Durante l'epoca universitaria ascoltavo Ligabue perché parlava di me. Stasera ascolto Ligabue perché mi racconta di queste ragazze e di quella casa. Di quel profumo di biscotti, delle notti, delle turbolenze della vita e della mia dolce compagna di biscotti.

🎶Ho visto tanti pezzi per un mosaico solo

E certi giorni ho visto che c'è niente da capire

Ho visto solo per come io sapevo

Che c'era luce anche nelle notti più cattive

È tutto scritto ed è qui dentro

E viene tutto via con me

Tu che cosa vedi?

Tu che cosa vedi?

C'è ancora un orizzonte lì con te🎶

Il mio turno aveva il profumo dell'arancia, l'eco delle loro risate, l'accordo di una chitarra, un testo di Gianni Rodari...

Ditemi se al mondo c'è qualcosa di più profondo della ricetta dei biscotti che diventa il racconto di una bimba che sta crescendo.

Un pomeriggio d'inverno.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 12 febbraio 2025

Mi hanno sempre vietato di scrivere

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

PER TANTO TEMPO MI HANNO VIETATO DI SCRIVERE

‘Mi hanno sempre detto di non scrivere.  Spesso non riuscivo a scrivere perché ero arrabbiata, ma ora ho capito che dovevo scrivere perché così mi passava’. Ora qualcosa è cambiato, sente un desiderio irrefrenabile di scrivere per dimostrare di essere capace, di scrivere perché ha un sacco di cose da dire... di scrivere perché le avevano detto di non farlo. 

A volte mi dico che l'ordine cosmico si muove affinché le cose accadano nel posto giusto al momento giusto. 

Alle volte mi dico che una giornata che parte con le preoccupazioni di una casa in costruzione ha il diritto se non il DOVERE di finire con la poesia.

Alle volte mi dico che la sera è fatta per mettere a lievitare il pane e le brioches e per riflettere da soli e in compagnia sui concetti più profondi dell'esistenza umana.

Alle volte mi dico che la sera è fatta per risolvere i dilemmi della vita attraverso il pensiero.

La mia compagna di pensiero stasera ne ha mille di domande da fare sulla vita; io la ascolto e rifletto perché lei insegna con la profondità e la lucidità proprie dei bambini.

<<La scrittura>> dice assorta <<mi si era bloccata ad un certo punto. Mi dicevano di smettere perché sennò mi stancavo. La scrittura non mi usciva perché ero arrabbiata e invece DOVEVO scrivere perché così mi passava. Ma non avevano capito niente!>>

Riflettiamo a lungo sulle cose che nella sua storia non sono andate per il verso giusto. Non ne parliamo dando un nome ai volti o ai problemi; non stiamo colpevolizzando, stiamo analizzando il passato attraverso le parole generiche che raccontano gli errori che un domani non vorrebbe nel suo mondo.

Il tappo della sua penna blu viene mangiucchiato fra una pausa e l'altra del suo discorso e dei suoi pensieri quasi fosse colpevole degli errori del suo passato.

Stamattina ha composto una poesia che le ha fatto guadagnare un "Bravissima"; la valutazione brilla sul quaderno, è stata scritta in corsivo con penna verde dalla sua maestra. Il voto però le interessa relativamente; oggi le interessa capire il PERCHÉ ha avuto il BISOGNO di scrivere quei versi.

Mi chiedo se quella poesia l'abbia scritta come inno alla vita o forse come protezione per il domani; racconta di amore, di famiglia, di speranza. In calce, in un angolino del foglio, vi ha adagiato un piccolo cuore rosso contornato di nero.

Oggi era una giornata NO. Pienamente NO... il bel voto ottenuto non è bastato per attenuare la nube grigia che grava sulla sua testa. Ogni cosa nel suo mondo oggi è pesante, grave, insostenibile come le pareti della casa famiglia, come la sua storia, come il suo bisogno di "normalità". Questa sera l'ordine cosmico le ha sussurrato attraverso intrecci e indovinelli, libri e biglietti speciali, gesti straordinari e parole gentili che la scrittura può essere la sua isola sicura e immaginifica e lei sta accogliendo con suo stesso stupore la proposta celestiale e lo fa con tutto l'ardore di questo mondo.

Riflette proprio su QUEL mondo che spesso la preoccupa; sugli adulti, sul suo futuro e sulla "scrittura".

<<Sai credo proprio che scriverò un'altra poesia... Anzi dammi un foglio, per favore, così la scriviamo ora.>>

Nella mia mente mi sembra di vivere la scena della Gabbianella e il gatto, quando la bimba fa i compiti mentre il papà poeta scrive la sua poesia solo che mi sembra di viverla al contrario. Stasera la bimba sono io e svolgo i compiti di queste ragazze mentre tento di fare ordine fra i loro fascicoli di vita mentre lei è intenta a pensare per LEI e per tutti noi le rime più giuste per...sistemare le cose.

Stasera il tema è: "la felicità". Non è un compito per scuola. In lei è nato un progetto: <<Scrivere!>>. Scrivere per dimostrare di essere capace, scrivere perché ha un sacco di cose da dire... Scrivere perché le avevano detto di non farlo.

<<La felicità è dormire, la felicità è saggia perché è in continua ricerca, la felicità è il sole, la felicità è una passeggiata sotto la pioggia con l'ombrello trasparente, la felicità è IL pigiama caldo d'inverno, la felicità è MANGIARE.>>

Mentre scrive freneticamente mi dico che stia cercando mille e UNO motivi per i quali essere felice.

Credo stia analizzando le profondità della vita perché credo stia cercando le risposte o forse le certezze per il suo futuro. La osservo mentre impasto le brioches per la colazione. Mi sembra di osservare una giovane donna che scrive il suo primo e definitivo manuale di vita: <<Cento e UNO modi per essere felice>>. Chissà forse sarebbe un bel titolo per la sua opera.

Sono le 23:00 passate; di solito a quest'ora dorme già da un pezzo ma stasera no! Stasera le cose da fare sono tante e bisogna farle subito. Una fra le tante è il tessere le corde invisibili che reggeranno il suo disordine, il suo caos...la sua vita.

<<La felicità è un istante>>... racconta muovendo la penna colpevole. Credo si stia raccontando che la felicità esiste ma è talmente impercettibile che non sa distinguerla dalla frenesia delle sue giornate.

L'istante in cui accade il tutto blocca la mia rumorosa e silente riflessione: lei spalanca gli occhi e sussurra:

<<Allora sono stata felice NONOSTANTE TUTTO ma forse non ci ho fatto caso...Peccato però>>

... Sospira...

Mi siedo perché l'aria è talmente ricca di contenuti e di significati e le mie gambe non reggono più il suo peso.

L'ordine cosmico si sta muovendo, movimentando le mie giornate.

Un libro che inneggia alla poesia è arrivato da poco devastandomi con domande del tipo: "A che serve la poesia?".

A che serve la poesia?

A che serve la poesia?

Una bambina ritrova il suo bisogno di scrivere.

Scrive una poesia. Anzi due, forse tre.

Una bambina si auto racconta attraverso la poesia...

Scopre di essere stata felice "nonostante tutto".

La poesia serve a raccontare il "vero", a ritrovare la propria parte mancante...forse?

In casa famiglia stasera la luce è rigorosamente accesa perché STASERA una bambina sta crescendo attraverso l'inchiostro di una penna e non può essere spenta.

Sento il bisogno di ascoltare Mannarino e sento il bisogno che lei lo ascolti con me, ora.

...Vivere la vita...

Ascoltiamo in silenzio la canzone mentre il foglio della poesia, appena scritta, brilla sotto i nostri occhi illuminato dal monitor che ci parla, anzi che  canta.

..."A cosa servono le poesie?"...

..."Sono stata felice"...

Si addormenta soddisfatta della sua produzione artistica. Mi dà un bacio e chiude i grandi occhi scuri, stanchi ma soddisfatti e pienissimi di nuove ardite domande.

<<Allora sono stata felice... Nonostante tutto, ma forse non ci ho fatto caso. Peccato però>>

Queste parole risuonano nella mia testa e mi dico di non aver sentito mai nulla di più poetico in una frase pronunciata da una bambina che cerca nella sua storia frammenti di felicità...nonostante tutto. Una bambina comprende che attraverso la scrittura può trovare sé stessa.

Ora sono seduta dinnanzi al PC e penso...penso.

Mannarino canta intanto.

L'ho cercato stasera in ogni sua singola strofa perché stasera la risposta conclusiva l'aveva lui:

<<Posso dirti una cosa da bambino?

Esci di casa, sorridi, respira forte.

Sei vivo, cretino>>

Una sera con lei e credo di aver vissuto una vita intera a partire da un foglio che racconta cosa e dove sia la felicità.

Essere felici? È un diritto poetico...o forse una ricerca, o forse un ricordo o magari una speranza.

Vorrei solo che per lei non fosse più "peccato" ma "finalmente".

Ora lo so.

Dott.ssa Pittari Chiara

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