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mercoledì 19 marzo 2025

I bambini imitano i nostri comportamenti

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

I BAMBINI IMITANO I NOSTRI COMPORTAMENTI

Essere genitori non è una competenza innata per la quale, al contrario, ci vuole un lavoro costante e tanto impegno, volontà e alle volte anche una buona dose di autocritica. I bambini assorbono tutto ciò che vedono e vivono: assorbono parole, assorbono gesti, consuetudini e modi di fare. Di tutti i casini che i ragazzi creano a scuola o per strada c'è anche una parte di comportamenti che sono stati indotti e causati da cattivi esempi ricevuti dagli adulti. Gli adulti possono influenzare l'autostima, la percezione di sé, la fragilità e l'autonomia dei ragazzi.

Mi capita spesso di osservare i suoi comportamenti; tende ad imitarci continuamente.

 <<Non preoccuparti amore>> dice alla sua bambola mentre la dispone sulla mensola.

<<Adesso tu mi guardi va bene? E mi ascolti e se sei arrabbiata ti stai un po' in stanza e ci pensi e quando hai bisogno di parlare io sono qui>>.

A tavola è un continuo di "Per favore, per piacere, scusatemi se ho fatto il ruttino, prego, ecco l'acqua, buon appetito".

La frase che mi colpisce di più stasera prima di andare a letto la dice nuovamente alla sua bambola "Buonanotte amore e fai sogni belli. Sei hai paura, mi chiami va bene amore?>>

"Se hai paura"

Prima di andare a dormire c'è l'ora della coccolite, poi la lettura del libro, poi la buonanotte.

<<Sogna tante cose belle, e mi raccomando Chiaranetta fai la brava. Ti voglio bene per sempre.>>

Assorbe: assorbe parole, gesti, consuetudini e modi di fare. Imita le educatrici e spesso nei suoi gesti vedo le mie colleghe, vedo le altre ragazze e vedo me e cosa più importante vedo lei che si appropria di quel che la circonda; vedo lei che cresce a partire da noi.

Quando era piccola piccola era terrorizzata dai cani, adesso quando i ragazzini fanno scoppiettare le botticelle per strada lei si volta verso la finestra ed esclama <<Oh, poveri cani, adesso hanno paura come Nemo, piccolo... Sono proprio scemi>>.

Si ammira nello specchio al mattino, osserva il grembiulino bianco, il tuppo, il fermaglio e mi chiede con fierezza sistemandosi il colletto: <<Sono bella, Chiaranetta dice che sono bellissima. Vero Chiaranetta?>>

Quando prepariamo un dolce lei muove il cucchiaio e mi osserva mentre preparo altro e adatta il suo mescolare alla velocità del mio movimento.

Osserva e assorbe e nel frattempo coltiva la propria forte personalità: le piacciono i fiori, guardare i film e questa cosa mi stupisce. Ultimamente ho notato che i bambini e gli adolescenti hanno difficoltà nel reggere i prolungati tempi d'attenzione di un film, preferiscono i video brevi, eppure lei adora guardarli a casa e al cinema. Adora il cinema, trattiene il fiato quando si spengono le luci e si gode con fierezza il suo crescere che le impedisce di cadere dalla sedia pieghevole. Le piace durante il film osservare l'adulto, cercare la mano e stringerla per poi riprendere soddisfatta la sua visione. Le piacciono gli animali, il colore rosa ed il fucsia. Le piacciono i vestiti e i colori a matita. Le piace giocare al negozio, le piace guardare le immagini e raccontarsi una storia. Adora i dolci ma non la cioccolata calda. Le piace assomigliare ai grandi.

Capta le informazioni e gli stimoli circostanti e si nutre delle parole e dei gesti propri della sua quotidianità.

Stasera, mentre la osservo, rifletto su quanto incida il comportamento adulto sul suo ed in generale su quello dei bambini; d'altronde questa casa riflette in ogni modo il comportamento degli adulti sulle scelte dei ragazzi.

Mi chiedo se quel buonanotte "amore", se quell'imparare a chiedere scusa, se quei libri, se quel "Se hai paura, sono qui" mancassero o fossero altro...cosa e chi diverrebbe questa bimba?

In quanto adulti temo, siamo facilmente portati a pensare che se c'è un problema comportamentale in un bambino e in un ragazzo sicuramente dipende esclusivamente da loro.

Questa casa racconta di ragazzi privi di fiducia, indotti al non rispetto delle regole, impassibili al cambiamento, fieri delle brutture della strada, della musica, del modo di divertirsi che io osservo essere proprio degli adulti. È Solo colpa dei ragazzi, allora mi dico, se odiano le regole, se non si fidano degli altri e se assumono comportamenti spesso irrispettosi?

I ragazzi hanno tante colpe. Eppure oltre alla loro personale capacità e volontà di scegliere un modo di vivere piuttosto che un altro io continuo a comprendere quanto sia centrale anche il contesto di riferimento, gli atteggiamenti e l'attribuzione di perfezione propria degli adulti.

Spesso l'inserimento in comunità induce alla rivalutazione della propria storia e del proprio vissuto; l'approccio educativo, in sé, tende alla messa in discussione di quanto sia stato propriamente appreso volontariamente e non nel contesto familiare e sociale, e questa cosa è difficile e spesso dolorosa perché porta all'acquisizione della consapevolezza che forse sono state prese scelte sbagliate, che ci sono stati e ci sono comportamenti sbagliati e che (cosa peggiore) essere genitori non è una competenza innata per la quale, al contrario, ci vuole un lavoro costante e tanto impegno, volontà e alle volte anche una buona dose di autocritica.

Di tutti i casini che i ragazzi creano a scuola o per strada c'è anche una parte di comportamenti che sono stati indotti e causati dalla mancanza di cultura di generazioni di adulti che, come chiunque al mondo, ogni tanto potrebbero comprendere il dovere morale di ricordare che siamo responsabili in una buona dose dei gesti dei ragazzi, delle loro scelte, del loro "essere e divenire".

Alle volte mi dico che se sostituissi con questa bimba la parola "Amore" con "Stupida," la dolcezza verso gli animali con un calcio dritto a quel cane o quel gatto, se sostituissi quel "Se hai paura, sta tranquilla, ci sono io"... In "Non fare la femminuccia, non essere sciocca e non avere paura"... Se sostituissi quel "Scusa" con "Te la vedi tu, lo voglio e me lo prendo e ti devi stare zitta", se sostituissi quel "sei bella così come sei" in "così come sei non vai bene, cambia", se togliessi da questa camera gli albi illustrati e quelle raffigurazioni tanto belle... Se le dicessi adesso che quei disegni che mi ha regalato sono privi di senso e che disegnare non fa per lei, che adulto plasmerei?

L'adulto del futuro si costruisce nitidamente nella mia mente e... Tremo.

L'altra sera, la piccola a tutti i costi voleva dare un bacio ad un'altra bambina che però non voleva riceverlo e le è stato spiegato che il bacio è un qualcosa di talmente intimo che si dona e si riceve con molta attenzione e che bisogna rispettare la volontà dell'altro di riceverlo o meno. Se invece le avessimo raccontato che quella bambina "doveva" farsi baciare per forza, cosa le avremmo insegnato?

Generazioni di ragazzi ad un certo punto della loro età scelgono la direzione del proprio futuro ma la loro scelta sarà ben influenzata dalle parole, dai gesti, dai modi di fare che gli adulti hanno avuto nei loro riguardi.

Potrà sembrare una deresponsabilizzazione dei ragazzi verso i loro sbagli? No di certo. I ragazzi debbono affrontare i propri errori, i propri cambi direzionali e la propria crescita ma allo stesso modo dovrebbero gli adulti.

Nutriamo generazioni di adolescenti e bambini dando loro tutto ciò che desiderano al punto che spesso non sappiano più neppure cosa sia il "Desiderio".

Se sono abituato ad avere tutto non mi meraviglierò di nulla e cosa peggiore sarò abituato ad avere ciò che voglio, a pretenderlo e a non essere mai contrariato; tutto mi scivolerà addosso e non mi farà il benché minimo effetto. Solo la deprivazione di quel qualcosa mi farà arrabbiare e ribellare. Lotterò per riaverla anche a costo di fare cose brutte.

Questo varrà per un oggetto, un animale e anche...per una persona e se non mi vorrà dovrà farselo piacere. Se sono abituato ad essere perfetto qualsiasi cosa non si rispecchierà in me, nel mio modo di pensare, di parlare, di essere mi farà ribrezzo...forse al punto da disgustarmi o da ritenere "necessariamente " inferiore.

Cresciamo ragazzi al ritmo veloce dei social e ci lamentiamo della loro pochezza contenutistica ma... Per accontentarli non diamo loro un telefono fin da piccoli? Ci lamentiamo dell'incomprensibile smania di articoli firmati e costosi eppure non badiamo a spese per le loro feste comuni che diventano cerimonie sfarzose?

Ci lamentiamo della loro musica eppure quanto tempo passiamo ad ascoltare con loro della musica?

Ci lamentiamo del fatto che non ci ascoltino, che siano ribelli, che impazziscano quando vengono rimproverati... Ma quando sono nell'attimo di follia ci fermiamo ad osservare e forse a comprendere che anche noi potremmo avere commesso degli errori in quel vortice di rabbia e forse paura?

Ci fermiamo ad insegnare che paura e fragilità sono parte integranti dell'essere umano, e così la rabbia e così l'incompletezza e così la ricerca di sé stessi perché è da questi elementi che si apprende che la vita è in perpetuo movimento, che è un girovagare, un raggiungere, un crollare e un nuovo rinascere?

Noi adulti osserviamo spesso gli adolescenti come fossero dei folli ribelli e scontrosi.

Lo scontro dell'adolescente con l'adulto presto o tardi arriva ed è normale perché l'adolescente è prossimo alla ricerca ed all'affermazione della propria essenza, della propria specialità, della propria unicità e avrà bisogno di distaccarsi con tutte le sue forze dall'adulto...ma l'adulto avrà costruito le basi e la consapevolezza del complesso edificio di un essere frangibile? Avrà allontanato i deliri di onnipotenza? Avrà costruito assieme a lui le fondamenta necessarie per reggere la movimentata, sussultoria e perpetua trasformazione che la vita impone e così a reggere la continua evoluzione del mondo?

Un genitore una volta mi disse:<< Quella ragazzina così com'è non la voglio.>>

Così com'è, non va bene: cambiatela!

Se educhiamo i nostri ragazzi ad incolpare sempre e solo gli altri quando ci rendiamo conto che non sappiamo gestire la frustrazione dei nostri errori e dei nostri limiti, cosa mai ne verrà fuori?

Stasera osservo lei, ascolto le sue parole; lei è l'esempio lampante di quanto gli adulti influenzino l'autostima, la percezione di sé, la fragilità e l'autonomia dei ragazzi.

<<Ah Chiaranetta, domani appena mi sveglio ti do un bacio e se non te lo do ricordami perché ti voglio bene.>>

Al di sotto di quelle coperte c'è una bimba che gioca da sola ma di tanto in tanto osserva, per controllare l'adulto, per valutare se la incoraggia, se la tranquillizza. C'è una bimba che cresce, per adesso non sapendo, che ogni cosa è in perenne movimento. C'è una bimba che si ammira e si inizia a piacere anche se non ha i capelli lisci come la compagna. C'è una bimba che sta imparando con estrema fatica che se quel gioco non le appartiene con rammarico dovrà restituirlo, anche se è bellissimo ma non essendo il suo dovrà imparare a chiedere scusa per quel che ha fatto, a sopportare il peso di quel rammarico e della vergogna di ammetterlo. C'è una bimba che ha bisogno dell'adulto per imparare a vivere da sé e per sé nel rispetto degli altri, per diventare la persona che è in tutta la sua unicità.

C'è una bambina che osserva le altre grandi fare i compiti e chiede anche lei di fare qualcosa, c'è una bambina che si prende il proprio tempo per crescere, per seguire i trattini che svelano l'immagine del gatto o forse il tutto filosofico. C'è una futura donna che spero avrà imparato a prendersi cura di sé e del mondo.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

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