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mercoledì 14 febbraio 2024

Meglio felici che famosi

MEGLIO FELICI CHE FAMOSI

I genitori devono anche insegnare ai loro figli a gustare la gioia di vivere. Ma che cosa rende veramente felice un bambino?

I genitori dovrebbero insegnare ai loro figli a gustare la gioia di vivere. Ma che cosa rende veramente felice un bambino?

Se ci fosse una risposta a questa grande domanda, se potessimo conoscere la ricetta, che sollievo per i genitori! Come possiamo sapere se non stiamo sbagliando obiettivi e mezzi? Forse tornando all’essenziale, solo all’essenziale. Un bambino non può essere felice nel suo presente e nel suo futuro, se non si sente amato con un amore assoluto e incondizionato. Non perché sia bello, intelligente, affettuoso, gratificante, ma perché è lui.

I genitori possono anche insegnare ai loro figli a gustare la gioia di vivere. Amare la vita significa prestare attenzione positiva e gioiosa a ciò che facciamo, a ciò che vediamo, a ciò che sentiamo, a ciò che desideriamo; significa gioire del bello e del buono prima di lamentarsi del triste, del meno buono o del brutto. Significa credere che l’oggi è pieno di piccole e grandi meraviglie e che lo sarà anche il domani, perché la vita dà a chi cerca. Se questo non è uno dei segreti della felicità, è vicino. Nutrito da questi viatici, come potrebbe un bambino essere veramente infelice?

Il segreto

Alcuni anni fa un’indagine, che ha coinvolto migliaia di madri con almeno un figlio tra i 6 ed i 14 anni, ha dato risultati sorprendenti.

Il 72% delle mamme sogna un figlio calciatore; il 49% lo desidera attore; il 44% presentatore televisivo; il 35% imprenditore.

Queste le risposte per i figli maschi. Per le bambine le cose non cambiano: il 64% delle mamme le vuole cantanti, il 56% presentatrici televisive; il 43% ballerine; il 39% attrici/modelle; il 22% buone madri e buone mogli.

Insomma, le mamme desiderano figli emergenti, di successo. Figli famosi. Che dire?

Il genitore controcorrente ha buon gioco a rispondere. Il figlio che ha una madre ed un padre con attese tanto alte, infatti, è destinato al 90% alla tristezza. Sì, perché, quasi sicuramente, si sentirà in colpa per non essere in grado di realizzare i sogni dei genitori; quasi sicuramente sprecherà il tempo più bello della vita ad inseguire mete impossibili.

Ma vi è un’altra ragione, ben più profonda, che porta a dare ragione al genitore controcorrente. Non tutti gli uomini nascono per diventare famosi, tutti nascono per essere felici!

Il bisogno di gioia è scritto nel nostro patrimonio cromosomico genetico.

Ecco perché la pedagogista Elisabetta Fiorentini non ha dubbi: “Per un bambino, la gioia è importante come il pane e il companatico. Se non di più». Dunque la gioia del bambino non è da prendersi sottogamba!

Lo psicopedagogista Franco Frabboni è tassativo: “Se un bambino non ride, bisogna preoccuparsene!”. Parole vere e severe che hanno forti ricadute operative che il genitore controcorrente pratica in questo modo:

non obbliga il figlio a dimostrare d’essere un genio;

non lo costringe a fare l’adulto in anticipo;

si ricorda d’essere stato bambino pure lui;

non lo tiene inscatolato in casa come le statuine del presepio; 

lo sveglia con un bacio, non accendendo la televisione; 

lo coccola;

gli dà più calore che calorie;

ha sempre in mente il saggio proverbio africano: “Quando due elefanti si combattono, chi ci rimette è l’erba del prato”.

Magnifico programma, impegnativo, ma anche esaltante: far felice un bambino, nobilita l’uomo.

La domenica mattina

Da bambina ero felice ogni giorno di scuola, quando tornavo a casa e mia madre mi vedeva sulla soglia e interrompeva all’istante tutte le attività domestiche, si puliva le mani, si toglieva il grembiule, si rimetteva una ciocca di capelli vagante nell’orecchio e diventava madre. “Sono sicura che stai morendo di fame”, diceva, e questo le dava il via libera per prepararmi uno spuntino, un lungo panino imburrato e una tavoletta di cioccolato. Si sedeva accanto a me, guardandomi divorare, e quando una briciola di pane si attaccava al bordo delle mie labbra, faceva un gesto per rimuoverla sulla sua stessa bocca! Ciò che rende felice un bambino è giocare a nascondino e trovare il nascondiglio giusto, il sottile brivido tra il piacere di sfuggire a chi cerca e il desiderio di essere scoperto.

«Sono i giochi della domenica mattina, quegli abbracci sinceri, le risate e i pianti che vengono portati via, la sensazione potente di essere in una vera famiglia dove non può accadere nulla di brutto o doloroso. Gli stessi gesti, le stesse grida, lo stesso stupore deliziato e la voce languida del bambino che si ferma: “Fermati, papà, fermati ancora, ancora!” Mi stupisco sempre quando vedo e sento la gioia di un bambino al ricordo di un momento felice o imprevedibile con uno dei due genitori» scrive il professor Jacques Salomé. «Per esempio, una delle mie nipoti, Emeline, di sei anni, mi ha raccontato, ridendo di gusto, la reazione di suo padre a uno dei suoi scherzi. “Una domenica mattina, papà era ancora a letto, mezzo addormentato, gli sono saltata addosso, so che gli piace, e gli ho chiesto (con voce molto dolce): “Vuoi che ti lavi i denti? Suo padre, ancora insonnolito, acconsentì con un sussurro. Poi, dopo qualche secondo, in un lampo di lucidità, chiede alla figlia: “Dove hai trovato lo spazzolino? – Nel bidone della spazzatura dei vicini! Poi papà si è svegliato all’improvviso e ha detto “Uh, che schifo!” Aprì completamente gli occhi e mi chiese: “E l’acqua, dove l’hai trovata? – Sono troppo piccola, non potevo aprire il lavandino e quindi l’ho presa dal water!” Poi nonno, avresti dovuto vedere papà, si è alzato, saltando verso il soffitto, ridendo “Non è vero, non è vero! Non avrei mai dovuto mettere al mondo una ragazza così intraprendente!” Ed Emeline conclude, ridendo tra le braccia del padre: “Papà dice sempre che bisogna accontentarsi di quello che si ha!”

La felicità di un bambino è legata alla stabilità emotiva dei genitori e all’affidabilità e coerenza delle loro risposte. Quando, ad esempio, non si parla di lui, ma a lui! Quando non facciamo per lui, ma con lui! Quando si hanno desideri verso di lui, e non su di lui!».

Autore: Pino Pellegrino

Fonte: www.biesseonline.sdb.org

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