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mercoledì 9 aprile 2025

Seminare, la base dell'educare

  SEMINARE, LA MOSSA BASE 

DELL’ARTE DELL’EDUCARE

L'educatore semina. Il genitore è un bravo seminatore. Semina perché il seme è molto più di una speranza: è una garanzia. Lo diceva bene il poeta libanese Kahil Gibran: "La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di sradicare i semi". Però ricordate, come diceva San Bonaventura: "Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene".

Educare è un arte che richiede pazienza: oggi si getta un seme...domani si raccoglierà.

Hanno trovato in Egitto chicchi di grano risalenti ai tempi dei faraoni; qualcuno li ha seminati: dopo pochi mesi ondeggiavano spighe ripiene di ottimo frumento!

Potenza del seme!

Per questo l'educatore crede nel seme.

Poco, tanto..., non importa: lui semina.

Semina fin dai primi giorni della vita del figlio.

Semina l'amore perché senza amore non si vive.

Semina il coraggio perché la vita è sempre in salita.

Semina la speranza perché la speranza è la spinta per continuare.

Semina l'ottimismo perché l'ottimismo è il motorino d'avviamento di tutto.

Semina un buon ricordo perché un buon ricordo può diventare la maniglia a cui aggrapparsi nei momenti di sbandamento.

Semina Dio perché Dio è il basamento di ogni cosa.

L'educatore semina!

Semina perché il seme è molto più di una speranza: è una garanzia. Lo diceva bene il poeta libanese Kahil Gibran (1883-1931): "La tempesta è capace di disperdere i fiori, ma non è in grado di sradicare i semi".

Al poeta libanese fa eco il grande scrittore russo Feodor Dostoevskij (1821-81): "Occorre solo un piccolo seme, un minuscolo seme che gettiamo nell'animo di un uomo semplice ed esso non morirà, ma vivrà nella sua anima per tutta la vita, resterà nascosto in lui tra le tenebre, tra il lezzo dei suoi peccati, come un punto luminoso, come un sublime ammonimento".

D'accordo al cento per cento!

Insomma il bravo genitore è un buon seminatore! Seminare è il suo primo dovere.

San Bonaventura (1217-1274) diceva: "Il merito non sta nel raccogliere molto, ma nel seminare bene" (Grazie per l'incoraggiamento!).

Seminare è la sua prima responsabilità.

Il proverbio recita: "Chi semina chiodi, non vada in giro scalzo!".

I cinesi hanno questa bella immagine: il bambino è come un foglio bianco, tutti quelli che gli passano vicino gli lasciano un segno, gli gettano un seme.

PREZIOSA È LA SERA

Il momento più propizio per seminare è la sera!

Di sera è più facile avere pensieri miti, pensieri di pace. La sera è benigna, è tenera, è discreta.

Per questo è l'occasione magica dell'incontro e dell'intimità.

Di sera sentono anche i sordi, perché di sera si parla con il cuore.

Non sprechiamo la sera!

Lo scrittore tedesco Johann P. Richter (1763-1825) era convinto che "le parole che un padre dice ai figli, di sera, nell'intimità della casa, nessun estraneo le sente al momento, ma alla fine la loro eco raggiungerà i posteri".

BOUTIQUE PEDAGOGICA

• "I bambini d'oggi sembra sappiano tante cose, e le sanno, ma sotto il bambino tecnologico c'è quello eterno che non può vivere senza l'affetto e l'amore di qualcuno" (Mario Lodi, maestro scrittore).

• "Il bambino non è un animaletto da addomesticare. Insegnargli a fare riverenze, smorfie, salutini, è ridicolo ed inutile. Non manchiamogli di rispetto. Anche se piccolissimo ha la sua dignità" (Marcello Bernardi, pediatra).

• "Nei grandi allevamenti dell'Ovest americano non è permesso, nelle fattorie, adoperare nessuna espressione volgare. Se una 'pedagogia animale' ha simili esigenze nelle regioni selvagge del Far West, può la 'pedagogia umana' rimanere indietro?" (F.W. Foerster, pedagogista).

• "Alla larga dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dalla grandezza che non si inchina davanti ai bambini!" (Kahil Gibran, poeta libanese).

Autore: Pino Pellegrino

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mercoledì 6 novembre 2024

Questa casa è diventata parte di me

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

QUESTA CASA E’ DIVENTATA PARTE DI ME

Vorrei riuscire a spiegare cosa significhi lavorare in un contesto come il nostro. 

Spesso scrivo dei post perché vorrei si capisse cosa vi è effettivamente dietro i termini: "Educatore" , "Comunità", ‘’Casa Famiglia’’, non in quanto dotta ma in quanto spettatrice di giornate che mi insegnano a riflettere e a...mutare forma.

Scrivo perché così posso trasformare i miei ricordi in racconti sulle storie di una casa speciale; di una famiglia speciale.

Scrivo perché un domani voglio rileggere le mie giornate e ricordare.

Scrivo perché, rileggendomi, in un tempo lontano, il naso mi si riempirà del profumo dei biscotti che inondò la casa per giorni e giorni; scrivo perché un domani potrei avere il bisogno di sentir riecheggiare nella mia mente le risate della mia collega mentre intrecciava sapiente e dolcemente le sue brioches e mentre raccontava dei giorni passati. Scrivo perché così potrò ricordare il rumore dei pennarelli che coloravano e adornavano i bigliettini sovrastato dal chiacchiericcio di cinque pasticcioni che prendevano in giro le loro educatrici imitandole, facendo ridere tutti in cucina.

..Scrivo nella speranza di ricordare il calore di una casa viva giorno e notte perché così al mattino svegliarsi è più bello se la tavola è piena di cose buone da mangiare.

Scrivo perché così ricordo il movimento delle manine lente sulla frolla, o del cucchiaino colmo di composta di mele che non appena sfiorò la bocca della più piccina fra tutte le smosse le labbra facendola sorridere. Certe volte scrivo perché così ricorderò un domani, l'ufficio acceso fino a sera tardi per pensare e progettare nuove attività e nuove idee.

Scrivo perché così ricordo il sole della domenica mattina, ricordo gli scalini della chiesa smossi dai passetti di ragazzi che spostano tavoli e dolci mentre corrono e si rincorrono giocando.

Spesso scrivo perché non voglio MAI dimenticare il perché rispetto così tanto questo lavoro.

Spesso scrivo perché alle volte i pensieri sono pesanti, alle volte le vite di questi ragazzi che incrociano la mia e le nostre lasciano profondi segni sulla loro e sulla nostra pelle e ho bisogno di ricordare giorni piacevoli.

Scrivo perché le luci, i suoni, i profumi di questa casa nel tempo stanno scuotendo le fondamenta stesse del mio essere.

Scrivo perché al cospetto dei ragazzi che di giorno in giorno rendono migliori i loro educatori, bisogna imparare a rileggersi per capire quanto questo mestiere renda consapevoli dell'importanza del punto di vista di un bambino e di un ragazzo.

Scrivo perché così vedo "Chiaranetta" (questo è il nome che le bambine mi hanno donato in questi anni) prendere forma ed essere grata al cospetto di tanta dolce... Bellezza.

Scrivo perché questa "Casanetta" è diventata parte di me così come questi ragazzi e questi pochi educatori che credono ancora nel potere di una comunità che si prende cura dell'oggi e del domani, a partire dai propri bambini e ragazzi.

Dice Marco: "Dalla parte dei bambini."

Aggiungo io: "Perché rendono migliori gli adulti."

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 2 giugno 2021

Oggi è il 2 giugno ma c'è poca voglia di festeggiare

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

OGGI E’ IL 2 GIUGNO, MA IN CASA C’E’ POCA VOGLIA DI FESTEGGIARE

E' il 2 Giugno di un anno difficile e pesante , un 2 Giugno che però non sa di Repubblica, di Gioia, di cambiamento.  Qui è un 2 Giugno che sa di attesa, di desideri posti in stand-by...di voglia che le cose fossero andate diversamente.

 

Sarà che è il 2 Giugno e le cose da festeggiare dovrebbero essere tante...eppure l'animo oggi è appesantito altamente, è labile. Si muove come il vento del giardino in cui siamo. E' il 2 Giugno di un anno difficile e pesante; eppure siamo ancora qui.

A tavola oggi sono venuti fuori tanti di quei discorsi...un discorso lasciava il posto a quello successivo senza una pausa nell'intermezzo.

Siamo passati dal parlare del:

"Portami rispetto, altrimenti sono botte"

"tu sai che significa avere paura delle botte in casa?"

"Perché oggi si festeggia?"

"Tu sei un educatrice e sei grande, che ne sai quello che provo?"

"Quindi io che penso agli ideali belli sono di sinistra come Pertini?"

"Siediti e parlami, ci facciamo un caffè io e te?"

Abbiamo litigato tanto oggi, abbiamo parlato ad una voce che a tratti era tremolante di rabbia, a tratti era triste, a tratti era dolce.

<<Possiamo mettere la musica in giardino?>>

Non c'è che un'unica risposta a questa domanda...si.

Danzano felici per qualche secondo, la canzone in sottofondo fomenta la voglia di non pensare a niente, di godersi l'aria morbida del giardino, l'ombra degli alberi che danza sul pavimento. Io li osservo, non c'è posto per me lì con loro. Le mani che ondeggiano con la musica sembrano rituali per mandare via la tristezza.

Questo lavoro spesso è difficile. Osservo i campetti di calcio deserti occupati solo dai pensieri riversati ,durante le partite, sull'erba da chi ha giocato qualche giorno prima. Chissà che qualche pensiero di qualche ragazzo si trasformi in fiore...

Questo lavoro è difficile perché ti fa pensare. Dei ragazzi stanno cercando di capire qual è il modo giusto per avere il rispetto, fra le parolacce, gesti osceni, occhi che vibrano per la rabbia.

Le canzoni di Liberato in sottofondo parlano di amori, tradimenti e passioni giovanili.

Riusciamo a pranzare, a tratto anche a divertirci.

Ma l'aria è pesante. A vedere gli alberi sembra così leggera eppure la sento nel cuore la sua complessa pesantezza.

Questi ragazzi hanno una cosa in comune: la voglia di riuscire a percepire il calore del sole e fare in modo che i pensieri pesanti svaniscano al socchiudere degli occhi. Oggi anche io vorrei questo per loro e ...per me.

Vorrei chiudere gli occhi e percepire un po' di pace nell'anima e vorrei riuscire a trasmetterla a loro.

Oggi non ci riuscirò.

C'è la musica ad attutire il dolore di alcuni.

Ah benedetta musica.

Un 2 Giugno che non sa di Repubblica, di Gioia, di cambiamento.

Qui è un 2 Giugno che sa di attesa, di desideri posti in stand-by...di voglia che le cose fossero andate diversamente.

Guardo i campetti e vorrei correrci sopra, lasciar correre loro fino a scaricare la tensione...vorrei correre e sudare e vederli sdraiati fra la malva. Vorrei che il vento li accarezzasse il volto e curasse tutti i mali.

Questi campetti li ho guardati spesso eppure oggi sembrano così diversi. Sarà che gli occhi che li osservano stanno cambiando giorno dopo giorno.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso Casa Famiglia Murialdo)

 

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Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.