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mercoledì 23 febbraio 2022

Quel cambiamento che si chiama crescita

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

QUEL CAMBIAMENTO CHE SI CHIAMA CRESCITA

Sono trascorse mille udienze eppure ogni volta è come se fosse la prima, non ci si abitua mai. Mille domande, interrogativi, le paure, i dubbi e io che dico ad una ragazza che non deve cambiare perché ha sbagliato, deve solo prepararsi ad essere autonoma, indipendente, una mente pensante, una donna in grado di non lasciarsi influenzare, una donna con polso, una persona in grado di dire grazie, di chiedere scusa, di ricercare le verità del mondo.

Giorno d'udienza...

<<Chiaraaaaaa...Ma a me quando tocca???? Ma è normale che devono parlare così tanto gli adulti? Come minimo dovrei iniziare IO a parlare, ne ho di cose da dire>>

Le spiego come ad ogni udienza che parlano prima i servizi, si spiega la situazione, poi i minori e così tutto il resto.

<<Allora, io mangio ora. Ti prego cucina ora perché ho fame sennò pranzo tardi e non ho voglia di mangiare tardi per colpa loro>>

Nel gergo dei nostri ragazzi quando si parla di "loro" in quel tono ci si riferisce ai genitori.

Il mio inizio turno oggi è stato questo. La scena si apre, dopo il passaggio delle consegne, con la vista di una ragazza vestita e truccata di tutto punto, sistemata in ogni suo dettaglio tranne che per le scarpe, indossa le sue pantofoline di peluche.  Sono trascorse mille udienze eppure ogni volta è come se fosse la prima, non ci si abitua mai. Lei è diventata calma nel doverle affrontare, molto seria eppure la prassi che la rappresenta è la medesima ogni volta. Mille domande, interrogativi, vari. Le paure, i dubbi, le sicurezze su quel che bisogna assolutamente dire. Vedo la sua testa andare in fumo per quanti pensieri bruciano in quel calderone di idee, ricordi e previsioni finemente calcolate che sa potrebbero svanire in pochi attimi. Mangia la sua pasta a grandi cucchiaiate, finendola in pochi bocconi. Il piatto ormai desolato la osserva vuoto e malinconico mentre lei intanto beve l'acqua così velocemente che sembra scomparire in un secondo tanto velocemente viene risucchiata dai suoi grandi sorsi. Posa i piatti in lavastoviglie. Si volta.

<<Tu resti?>>

Ma la risposta la conosce già, la sua domanda oscilla già fra la rassegnazione e la consapevolezza.

<<No, io devo aspettare fuori, non posso assistere, devi esserci solo tu quando parli >>

<<Non dovrei farle io le udienze, dovrebbero farle loro...che poi LORO sono il problema, io in fondo che ho fatto?>>

Lo sguardo arrabbiato sembra posarsi sul tavolo che temo possa sgretolarsi a furia di essere guardato a quel modo, poi si placa. Un velo di preoccupazione oscura quegli occhi così meravigliosamente belli. Poi un attimo di silenzio, si osserva i pantaloni.

<< Così che dici come sto?!! >>

Il fatto è che fa spavento per quanto sia bella, quel misto di adultità forzata e dolce fanciullezza la rendono così forte, ma al tempo tanto fragile. Il suo sguardo si aggancia al mio, e non da segnali di volersi discostare.

<<Stai benissimo. Ascolta, tu ora per quanto ti sia possibile rilassati, racconta quel che pensi, molto semplicemente. Sai già cosa dire dopotutto e non dirmi che non è così>>

<<Ma non capisci, devono cambiare loro! Io sono così e così rimango>>

... Le braccia incrociate sembrano voler porre fine una volta per tutte al discorso. Ma gli occhi, quelli dicono altro..

<<Sugli altri non puoi comandare tanto meno puoi sovvertire l'ordine del mondo. TU puoi nel tuo apporre i cambiamenti insiti nel TUO percorso di crescita. Non lo fai per loro, lo fai per te. Per diventare grande in maniera differente, per essere ragazza, un domani donna in maniera differente. Quello che stai facendo tu ora è la normalità nella più ardua fra le complessità. Il tuo cambiamento si chiama "crescere" solo che lo stai facendo in una casa differente, con persone differenti, in un contesto differente. Concentrati su di te, sulla tua storia, sul tuo presente e sul tuo futuro. Allora che si fa? Perché questa è la tua storia devi essere così anche tu? No, questo è quello che ti viene richiesto, di discostarti da questa strada, da questi intrighi.

A te, a differenza loro, non è richiesto di cambiare perché hai sbagliato. A te è richiesto di prepararti ad essere autonoma, indipendente, una mente pensante, una donna in grado di non lasciarsi influenzare, una donna con polso, una persona in grado di dire grazie, di chiedere scusa, di ricercare le verità del mondo, di non lasciarsi andare se non alla bellezza di una canzone o di un tramonto. A te è richiesto di progettare il tuo futuro, di vivere per quanto sia possibile il presente, è richiesto di imparare a sognare, è richiesto di imparare a capire che non hai imparato abbastanza, ecco a che ti serve la scuola che snobbi così facilmente. A te è richiesto di imparare a riconoscere le tue emozioni, a comprenderle. A te è richiesto di diventare grande... perché è così che deve essere...ma rimanendo te stessa nella tua essenza. In sostanza ti è chiesto di diventare chi già sei nel modo migliore possibile. Pensi di poterlo fare?>>

A queste mie parole, in mente si presenta uno squarcio di ricordo. Un piccolo quaderno rosso, colmo di appunti universitari...erano le prime lezioni di Pedagogia generale, la mia penna nera correva veloce sul foglio per non perdersi neppure una parola spiegata in fretta dalla professoressa. Sento ancora l'eco della sua voce <<educare, educere...tirar fuori>>

Pochi istanti di silenzio...

Poi guardo il forno e penso...

<<Ora pensa solo a parlare di te, a dire quello che senti, che provi...poi per merenda facciamo i bignè>>

Lei è troppo stanca per affaccendarsi in cucina...così l'altra ragazza  di buon grado (e santa direi, specie oggi) impasta, mescola, cuoce inforna e farcisce...

Lo sguardo è più sereno...

Chissà che sarà...

Fiorella Mannoia mi sussurra la canzone che proviene da un lontano angolo della mia mente:

"E tutti i figli insieme a purificare

E i nostri destini ad incontrare

Perfino il Padreterno da così lontano

Guardando quell'inferno dovrà benedire

Quel che non ha governo né mai ce l'avrà

Quel che non ha vergogna né mai ce l'avrà

Quel che non ha giudizio

Ah che sarà, che sarà"

Mi dico che le canzoni facciano parte del mondo dell'educazione, ce n'è una per ogni situazione.

Ritorno alla realtà, mi capita spesso di evadere con la mente.

La donna adulta del pranzo è scomparsa per qualche minuto, una bambina è rientrata nella sua adolescenza. Si sente lo scatto della sua porta, un getto di luce squarcia il buio del corridoio.

<<Sono pronti?????? Aaaah si che sono pronti>>.

Si tira su le maniche neanche dovesse lanciarsi in una impresa. La dimensione dei bignè gioca a suo favore. Sono così piccoli che uno tira l'altro...( Concetto confermato largamente anche dai colleghi mentre si preparano ad addentarli)

<<Oh...ora sono sazia>>

Durerà per mezz'ora la sua sazietà...

È arrivato il cambio turno, do le consegne, saluto e vado. Intanto penso... 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

1 commento:

  1. È grave che tu, educatrice, non abbia potuto assistere la ragazza in tribunale. Poi che senso ha farla parlare se dei burocrati come i giudici decidono contro di lei, forse?

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