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mercoledì 26 marzo 2025

Cosa si cela dietro uno sguardo

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

COSA SI CELA DIETRO UNO SGUARDO

Alcuni traumi sono come cancri che si diffondono a dismisura e contaminano, si nutrono delle cose belle della vita. I fantasmi del passato, che sembrano uscire dal miglior film dell'orrore, queste ragazze spesso li ritrovano rinchiusi nelle proprie teste e io non posso fare altro che cercare di fargli ritrovare le parole, di chiudere quelle stanze oscure che non svaniranno mai, di lenire le loro ferite e magari di insegnargli a sognare. 

Cosa si cela oltre uno sguardo apparentemente limpido?

Spesso mi dico che all'interno del nostro cervello vi siano delle stanze oscure. Stanze, dalle porte aperte, colme di un gas tossico che si dilaga sostituendosi all'ossigeno vitale delle adiacenti camere dei ricordi, sei sogni, dei desideri intaccandole e compromettendole, alcune in maniera irreparabile.

In alcune stanze è come se crescessero arbusti spessi e spinosi, la cui crescita sembra favorita e accelerata dalle condizioni offerte da questo orrido gas dilagante.

Gli arbusti crescono e proliferano contaminando gli organi vitali del nostro corpo; alle volte queste spine trafiggono il cuore e impediscono che batta all'impazzata per i tramonti o per un cielo stellato, altre volte compromettono la vista e impediscono di vedere correttamente la vita, altre volte si stringono attorno alle pareti della faringe e sembra quasi che quelle spine la pungano talmente forte che spesso impediscano il respiro.

Le camere dei sogni, della fantasia, del ricordi si svuotano a contatto con quest'aria tossica. I sogni si tingono di grigio e di nero, la fantasia si secca come le foglie in autunno, e i ricordi diventano scuri e torbidi.

La violenza subita o assistita da queste ragazze stasera la vedo come una profonda lacerazione osservando questo disegno. Le lacerazioni provocano la creazione di queste temibili camere oscure al punto che sembra impensabile e impossibile il passaggio della luce.

Cosa può significare vivere la parte più complessa e dolce della vita attanagliati dalla stretta mortale di questo buio e di quel maledetto gas?

Innamoramenti, spensieratezza, ambizioni, fantasie sono ostaggi golosi degli effetti delle violenze, dei traumi e delle brutture al sadico trascorso di queste ragazze. Certe volte vorrei insinuarmi attraverso quegli occhi verdi, marroni e neri e avventurarmi alla ricerca delle porta da chiudere, dalle luci da accendere.

So in partenza che non riuscirei a distruggerle quelle maledette camere perché ormai sono parte integrante della vita di queste ragazze, ed esisteranno per sempre. Però cosa darei per circoscrivere le fuoriuscite, per epurare quell'aria tossica, per sbarrare  le porte le serrature di traumi cicatrizzati che intaccano e anneriscono i tessuti vivi e rosei che raccontano di vita e non di morte.

Alcuni traumi sono come cancri che si diffondono a dismisura e contaminano, si nutrono delle cose belle della vita di queste ragazze e di questi ragazzi.

La cura... Quella maledetta cura vorrei stanotte mentre questo foglio vibra e si muove fra le mie mani e nella mia testa. Sento persino echeggiare le grida di un volto senza sguardo e di una voce che ha perso le parole.

Quanto vorrei un giorno che una fra loro mi dica che si è innamorata, come una qualsiasi ragazza della sua età. Quanto vorrei che un'altra mi dica che ha voglia di prendere finalmente la sua vita in mano e decidere di discostarsi da quanto ha vissuto perché quello è parte del passato e non per forza del presente e del futuro; quanto vorrei che non si sentissero sporche, macchiate, irrecuperabili...

Quanto vorrei vederle sognare.

I fantasmi del passato, che sembrano uscire dal miglior film dell'orrore, queste ragazze spesso li ritrovano rinchiusi nelle proprie teste. Alcune continuano la propria esistenza nella maniera peggiore: sminuendola, non considerandola, distruggendola perché è meglio qualsiasi cosa che possa tamponare quel dolore, quelle spine, quella paura e quei ricordi.

<<Chiara stasera posso fare un disegno...?>>

Avrebbe potuto rendere meglio quel che sente, quel che prova, quel che ha dentro?

Questo mostro certe volte mi sembra che divori tutto di questa ragazza, non solo l'anima... Ma il suo futuro.

Il male ha a che fare con la vita terrena più di quanto si creda. Non appartiene a chissà quale mondo lontano o etereo. Il male ha forme umane e molteplici: violenza, indifferenza, ignoranza, cattiveria, privazione, sopraffazione, silenzio e noncuranza delle proprie azioni.

Mentre sistemo questo disegno del suo fascicolo lo sguardo si posa su alcune parole del suo passato che raccontano i trascorsi violenti e più leggo più aumenta il volume delle grida di quel volto disegnato a matita, senza colori.

Persino la casa mi sembra abbia perso i suoi colori stasera...

All'improvviso una vocetta interrompe il mio pensieroso silenzio.

<<Chiaranetta?>>

La piccola era venuta a vedere cosa facessi.

Improvvisamente il colore o forse la dolcezza in persona si sono presentati ai miei occhi con un pigiamino blu come il mare e rosso come le fragole più dolci. Quegli occhi color caffè sono fissi su di me e mi accarezzano l'anima.

Chiudo l'anta del mobile e mi dedico a lei e a tutt'altro ma nel mentre del mio lavoro mi dico che quel disegno stia gridando con tutto il suo fiato per riavere indietro le sue parole perdute...

Qual è il ruolo di un educatore...?

Ritrovare le parole, chiudere stanze oscure che non svaniranno mai, ricercare i colori, lenire le ferite causate dalle spine, ricreare ossigeno...Imparare ed insegnare a cercare le stelle nel buio devastante.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Mercoledì prossimo  si rinnoverà l’appuntamento con

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Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 19 marzo 2025

I bambini imitano i nostri comportamenti

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

I BAMBINI IMITANO I NOSTRI COMPORTAMENTI

Essere genitori non è una competenza innata per la quale, al contrario, ci vuole un lavoro costante e tanto impegno, volontà e alle volte anche una buona dose di autocritica. I bambini assorbono tutto ciò che vedono e vivono: assorbono parole, assorbono gesti, consuetudini e modi di fare. Di tutti i casini che i ragazzi creano a scuola o per strada c'è anche una parte di comportamenti che sono stati indotti e causati da cattivi esempi ricevuti dagli adulti. Gli adulti possono influenzare l'autostima, la percezione di sé, la fragilità e l'autonomia dei ragazzi.

Mi capita spesso di osservare i suoi comportamenti; tende ad imitarci continuamente.

 <<Non preoccuparti amore>> dice alla sua bambola mentre la dispone sulla mensola.

<<Adesso tu mi guardi va bene? E mi ascolti e se sei arrabbiata ti stai un po' in stanza e ci pensi e quando hai bisogno di parlare io sono qui>>.

A tavola è un continuo di "Per favore, per piacere, scusatemi se ho fatto il ruttino, prego, ecco l'acqua, buon appetito".

La frase che mi colpisce di più stasera prima di andare a letto la dice nuovamente alla sua bambola "Buonanotte amore e fai sogni belli. Sei hai paura, mi chiami va bene amore?>>

"Se hai paura"

Prima di andare a dormire c'è l'ora della coccolite, poi la lettura del libro, poi la buonanotte.

<<Sogna tante cose belle, e mi raccomando Chiaranetta fai la brava. Ti voglio bene per sempre.>>

Assorbe: assorbe parole, gesti, consuetudini e modi di fare. Imita le educatrici e spesso nei suoi gesti vedo le mie colleghe, vedo le altre ragazze e vedo me e cosa più importante vedo lei che si appropria di quel che la circonda; vedo lei che cresce a partire da noi.

Quando era piccola piccola era terrorizzata dai cani, adesso quando i ragazzini fanno scoppiettare le botticelle per strada lei si volta verso la finestra ed esclama <<Oh, poveri cani, adesso hanno paura come Nemo, piccolo... Sono proprio scemi>>.

Si ammira nello specchio al mattino, osserva il grembiulino bianco, il tuppo, il fermaglio e mi chiede con fierezza sistemandosi il colletto: <<Sono bella, Chiaranetta dice che sono bellissima. Vero Chiaranetta?>>

Quando prepariamo un dolce lei muove il cucchiaio e mi osserva mentre preparo altro e adatta il suo mescolare alla velocità del mio movimento.

Osserva e assorbe e nel frattempo coltiva la propria forte personalità: le piacciono i fiori, guardare i film e questa cosa mi stupisce. Ultimamente ho notato che i bambini e gli adolescenti hanno difficoltà nel reggere i prolungati tempi d'attenzione di un film, preferiscono i video brevi, eppure lei adora guardarli a casa e al cinema. Adora il cinema, trattiene il fiato quando si spengono le luci e si gode con fierezza il suo crescere che le impedisce di cadere dalla sedia pieghevole. Le piace durante il film osservare l'adulto, cercare la mano e stringerla per poi riprendere soddisfatta la sua visione. Le piacciono gli animali, il colore rosa ed il fucsia. Le piacciono i vestiti e i colori a matita. Le piace giocare al negozio, le piace guardare le immagini e raccontarsi una storia. Adora i dolci ma non la cioccolata calda. Le piace assomigliare ai grandi.

Capta le informazioni e gli stimoli circostanti e si nutre delle parole e dei gesti propri della sua quotidianità.

Stasera, mentre la osservo, rifletto su quanto incida il comportamento adulto sul suo ed in generale su quello dei bambini; d'altronde questa casa riflette in ogni modo il comportamento degli adulti sulle scelte dei ragazzi.

Mi chiedo se quel buonanotte "amore", se quell'imparare a chiedere scusa, se quei libri, se quel "Se hai paura, sono qui" mancassero o fossero altro...cosa e chi diverrebbe questa bimba?

In quanto adulti temo, siamo facilmente portati a pensare che se c'è un problema comportamentale in un bambino e in un ragazzo sicuramente dipende esclusivamente da loro.

Questa casa racconta di ragazzi privi di fiducia, indotti al non rispetto delle regole, impassibili al cambiamento, fieri delle brutture della strada, della musica, del modo di divertirsi che io osservo essere proprio degli adulti. È Solo colpa dei ragazzi, allora mi dico, se odiano le regole, se non si fidano degli altri e se assumono comportamenti spesso irrispettosi?

I ragazzi hanno tante colpe. Eppure oltre alla loro personale capacità e volontà di scegliere un modo di vivere piuttosto che un altro io continuo a comprendere quanto sia centrale anche il contesto di riferimento, gli atteggiamenti e l'attribuzione di perfezione propria degli adulti.

Spesso l'inserimento in comunità induce alla rivalutazione della propria storia e del proprio vissuto; l'approccio educativo, in sé, tende alla messa in discussione di quanto sia stato propriamente appreso volontariamente e non nel contesto familiare e sociale, e questa cosa è difficile e spesso dolorosa perché porta all'acquisizione della consapevolezza che forse sono state prese scelte sbagliate, che ci sono stati e ci sono comportamenti sbagliati e che (cosa peggiore) essere genitori non è una competenza innata per la quale, al contrario, ci vuole un lavoro costante e tanto impegno, volontà e alle volte anche una buona dose di autocritica.

Di tutti i casini che i ragazzi creano a scuola o per strada c'è anche una parte di comportamenti che sono stati indotti e causati dalla mancanza di cultura di generazioni di adulti che, come chiunque al mondo, ogni tanto potrebbero comprendere il dovere morale di ricordare che siamo responsabili in una buona dose dei gesti dei ragazzi, delle loro scelte, del loro "essere e divenire".

Alle volte mi dico che se sostituissi con questa bimba la parola "Amore" con "Stupida," la dolcezza verso gli animali con un calcio dritto a quel cane o quel gatto, se sostituissi quel "Se hai paura, sta tranquilla, ci sono io"... In "Non fare la femminuccia, non essere sciocca e non avere paura"... Se sostituissi quel "Scusa" con "Te la vedi tu, lo voglio e me lo prendo e ti devi stare zitta", se sostituissi quel "sei bella così come sei" in "così come sei non vai bene, cambia", se togliessi da questa camera gli albi illustrati e quelle raffigurazioni tanto belle... Se le dicessi adesso che quei disegni che mi ha regalato sono privi di senso e che disegnare non fa per lei, che adulto plasmerei?

L'adulto del futuro si costruisce nitidamente nella mia mente e... Tremo.

L'altra sera, la piccola a tutti i costi voleva dare un bacio ad un'altra bambina che però non voleva riceverlo e le è stato spiegato che il bacio è un qualcosa di talmente intimo che si dona e si riceve con molta attenzione e che bisogna rispettare la volontà dell'altro di riceverlo o meno. Se invece le avessimo raccontato che quella bambina "doveva" farsi baciare per forza, cosa le avremmo insegnato?

Generazioni di ragazzi ad un certo punto della loro età scelgono la direzione del proprio futuro ma la loro scelta sarà ben influenzata dalle parole, dai gesti, dai modi di fare che gli adulti hanno avuto nei loro riguardi.

Potrà sembrare una deresponsabilizzazione dei ragazzi verso i loro sbagli? No di certo. I ragazzi debbono affrontare i propri errori, i propri cambi direzionali e la propria crescita ma allo stesso modo dovrebbero gli adulti.

Nutriamo generazioni di adolescenti e bambini dando loro tutto ciò che desiderano al punto che spesso non sappiano più neppure cosa sia il "Desiderio".

Se sono abituato ad avere tutto non mi meraviglierò di nulla e cosa peggiore sarò abituato ad avere ciò che voglio, a pretenderlo e a non essere mai contrariato; tutto mi scivolerà addosso e non mi farà il benché minimo effetto. Solo la deprivazione di quel qualcosa mi farà arrabbiare e ribellare. Lotterò per riaverla anche a costo di fare cose brutte.

Questo varrà per un oggetto, un animale e anche...per una persona e se non mi vorrà dovrà farselo piacere. Se sono abituato ad essere perfetto qualsiasi cosa non si rispecchierà in me, nel mio modo di pensare, di parlare, di essere mi farà ribrezzo...forse al punto da disgustarmi o da ritenere "necessariamente " inferiore.

Cresciamo ragazzi al ritmo veloce dei social e ci lamentiamo della loro pochezza contenutistica ma... Per accontentarli non diamo loro un telefono fin da piccoli? Ci lamentiamo dell'incomprensibile smania di articoli firmati e costosi eppure non badiamo a spese per le loro feste comuni che diventano cerimonie sfarzose?

Ci lamentiamo della loro musica eppure quanto tempo passiamo ad ascoltare con loro della musica?

Ci lamentiamo del fatto che non ci ascoltino, che siano ribelli, che impazziscano quando vengono rimproverati... Ma quando sono nell'attimo di follia ci fermiamo ad osservare e forse a comprendere che anche noi potremmo avere commesso degli errori in quel vortice di rabbia e forse paura?

Ci fermiamo ad insegnare che paura e fragilità sono parte integranti dell'essere umano, e così la rabbia e così l'incompletezza e così la ricerca di sé stessi perché è da questi elementi che si apprende che la vita è in perpetuo movimento, che è un girovagare, un raggiungere, un crollare e un nuovo rinascere?

Noi adulti osserviamo spesso gli adolescenti come fossero dei folli ribelli e scontrosi.

Lo scontro dell'adolescente con l'adulto presto o tardi arriva ed è normale perché l'adolescente è prossimo alla ricerca ed all'affermazione della propria essenza, della propria specialità, della propria unicità e avrà bisogno di distaccarsi con tutte le sue forze dall'adulto...ma l'adulto avrà costruito le basi e la consapevolezza del complesso edificio di un essere frangibile? Avrà allontanato i deliri di onnipotenza? Avrà costruito assieme a lui le fondamenta necessarie per reggere la movimentata, sussultoria e perpetua trasformazione che la vita impone e così a reggere la continua evoluzione del mondo?

Un genitore una volta mi disse:<< Quella ragazzina così com'è non la voglio.>>

Così com'è, non va bene: cambiatela!

Se educhiamo i nostri ragazzi ad incolpare sempre e solo gli altri quando ci rendiamo conto che non sappiamo gestire la frustrazione dei nostri errori e dei nostri limiti, cosa mai ne verrà fuori?

Stasera osservo lei, ascolto le sue parole; lei è l'esempio lampante di quanto gli adulti influenzino l'autostima, la percezione di sé, la fragilità e l'autonomia dei ragazzi.

<<Ah Chiaranetta, domani appena mi sveglio ti do un bacio e se non te lo do ricordami perché ti voglio bene.>>

Al di sotto di quelle coperte c'è una bimba che gioca da sola ma di tanto in tanto osserva, per controllare l'adulto, per valutare se la incoraggia, se la tranquillizza. C'è una bimba che cresce, per adesso non sapendo, che ogni cosa è in perenne movimento. C'è una bimba che si ammira e si inizia a piacere anche se non ha i capelli lisci come la compagna. C'è una bimba che sta imparando con estrema fatica che se quel gioco non le appartiene con rammarico dovrà restituirlo, anche se è bellissimo ma non essendo il suo dovrà imparare a chiedere scusa per quel che ha fatto, a sopportare il peso di quel rammarico e della vergogna di ammetterlo. C'è una bimba che ha bisogno dell'adulto per imparare a vivere da sé e per sé nel rispetto degli altri, per diventare la persona che è in tutta la sua unicità.

C'è una bambina che osserva le altre grandi fare i compiti e chiede anche lei di fare qualcosa, c'è una bambina che si prende il proprio tempo per crescere, per seguire i trattini che svelano l'immagine del gatto o forse il tutto filosofico. C'è una futura donna che spero avrà imparato a prendersi cura di sé e del mondo.

Dott.ssa Pittari Chiara

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

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mercoledì 12 marzo 2025

Le parole da dire ai nostri figli

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

LE PAROLE DA DIRE AI NOSTRI FIGLI

Dovremmo dirgli che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare. Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico. Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.

Ci sono cose da dire ai nostri figli.

Come ad esempio che il fallimento è una grande possibilità. Si ricade e ci si rialza. Da questo s’impara. Non da altro.

Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono, non sono femminucce. Alle femmine che possono giocare alla lotta o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.

Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sé. Che esistono pensieri spaventosi, e di non preoccuparsi.

Dovremmo dire che si può morire, ma che esiste la magia.

Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita. Che ci sono giorni sì, e giorni no. E hanno tutti lo stesso valore.

Che bisogna saper stare, e basta. E che il dolore si supera.

Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno. Alle femmine che nessuno le salva, se non loro stesse. Altrimenti le donne continueranno a morire e gli uomini a uccidere.

Ai nostri figli dovremmo dire che c’è tempo fino a quando non finisce, e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.

Dovremmo dire che non ci sono né vinti né sconfitti, e la vita non è una lotta.

Dovremmo dire che la cattiveria esiste ed è dentro ognuno di noi. Dobbiamo conoscerla per gestirla.

Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro. Alcuni fari non riescono a fare luce.

Che senza gli altri non siamo niente. Proprio niente.

Che possono stare male. La sofferenza ci spinge in avanti. E prima o poi passa.

Dovremmo dire ai nostri figli che possono non avere successo e vivere felici lo stesso. Anzi, forse, lo saranno di più.

Che non importa se i desideri non si realizzano, ma l’importante è desiderare. Fino alla fine.

Bisogna dir loro che se nella vita non si sposeranno o non faranno figli, possono essere felici lo stesso.

Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.

Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.

Che possono essere quello che vogliono. Ma non a tutti i costi.

Che esiste il perdono. E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.

Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano. Dove non li vediamo più.

E che noi saremo qui. Quando vogliono tornare. 

Dott. Di Sabato Stefano

(Educatore presso il Centro Educativo Diurno Murialdo)

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mercoledì 5 marzo 2025

Il buio può diventare un'opportunità

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

IL BUOIO CHE SPAVENTA PUO’ DIVENTARE UN’OPPORTUNITA’

Le ombre sanno essere terrificanti alle volte. Proiettano ricordi, mostri mangia sogni, e paure sul futuro. Altre volte sanno tramutarsi in personaggi fantastici ed è proprio grazie alle ombre che la paura può trasformarsi, essere reinterpretata, proiettata e quindi, essendo visibile, affrontata. La paura delle ombre può diventare un'occasione per raccontare, un'occasione per inventare un modo e per affrontare la paura stessa.

Le ombre possono fare paura.

Le ombre si arrampicano sui muri e si trasformano nelle nostre più profonde paure.

Le ombre si muovono sinuose e lente e attendono il momento giusto per farci spaventare diventando mostri bitorzoluti e affamati di sogni.

Le ombre sono terrificanti...se le guardiamo dalla prospettiva errata.

Le ombre della sera possono diventare quello che ci va. Lo sapevate?

Le ombre sono lupi affamati di ciambelle, sono lepri veloci e scattanti, sono orsi in cerca di miele e buffi fantasmi che hanno perso la strada e si fermano a fare un sonnellino sulle nuvole.

La luce, la giusta angolazione, la fantasia ed il coraggio sanno trasformare le paurosissime ombre in racconti e ...in avventure.

Il ticchettio dell'orologio ci ammonisce, rammentandoci dell'arrivo del sacrosanto momento di andare a letto.

Eppure le mie dolci narratrici non ascoltano minimamente il ticchettio dell'orologio brontolone. Loro sono immerse nel loro racconto; muovono le dita alla ricerca di nuove forme. Le loro mani attraversano lo spazio della parete o forse lo spazio di foreste incantate e lontane montagne, mari sconfinati e cieli tinti di rosa adornati da arcobaleni.

Le ombre in casa famiglia sanno essere terrificanti alle volte. Proiettano ricordi, mostri mangia sogni, e paure sul futuro. Caspita, se fanno paura...

Una bimba però tempo fa mi aveva insegnato la bellezza dei racconti sul muro, lo ricordo come fosse ieri. Ricordo quegli occhi muoversi sul muro senza mai perdere il contatto, ricordo le risate e la voce che si adattava ai personaggi...

Lei mi insegnò che le mani sanno tramutarsi in personaggi fantastici con la giusta luce. Non sapeva forse che in quel ragionamento c'era la pedagogia più pura che potesse essere raccontata... Aveva compreso che la paura poteva trasformarsi, essere reinterpretata, proiettata e quindi, essendo visibile, affrontata. La paura delle ombre diventava un'occasione per raccontare, un'occasione per inventare un modo per affrontare la paura stessa.

<<Guarda, basta muovere le mani... Così facendo scelgo io cosa deve essere l'ombra, la trasformo così non fa più paura. Chi mai avrebbe paura di un coniglio in cerca di dolcetti?>>

Questa sera, come allora, le mie compagne di storie hanno trasformato la paura del buio in un'avventura.

Il buio sa essere un'occasione se osservato dalla giusta angolazione.

Il buio che divora, che spaventa...sa diventare il principio di una fiaba senza fine che si nutre della fantasia, che ingabbia i mostri, che insegna ai conigli a danzare, che accende le stelle, che da spazio alla luna per esibire il suo candore.

Il buio si affronta e si trasforma o magari si contempla in tutte le sue ombrose sfumature.

Abbiamo la contezza, stasera, che quando la luce della torcia si spegnerà, quel muro tornerà ad essere una semplice pagina bianca che ormai non fa più paura. Sarà vuoto quel muro...senza parole e fantasia

Il calore dei termosifoni rende l'aria sonnacchiosa, le coperte avvolgono le sagome delle mie avventurose viaggiatrici, le mani sono strette al pupazzo della notte o nascoste delle lenzuola colorate.

Chissà se quel muro è soddisfatto dell'idea che qualcuno abbia reso la sua essenza un'esperienza ricca di storie da raccontare. Chissà, mi dico, se  attende trepidante la prossima avventura.

Adattarsi, trasformare, affrontare...creare.

Questa è la storia di un muro bianco e delle sue ombre cattive.

Questa è la storia di un muro che racconta di come la paura, con il giusto sguardo, possa diventare una possibilità, una battaglia o forse la risoluzione di una guerra.

I bambini insegnano attraverso la loro fantasia, attraverso la creatività, attraverso il coraggio che le paure fanno parte del nostro mondo, sta a noi la scelta di come affrontarle.

Questa sera il buio non fa più paura... perché ha dimostrato di avere troppe cose da raccontare.

Buonanotte.

Dott.ssa Pittari Chiara

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