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giovedì 2 novembre 2023

La danza dell'educatore

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati 

LA ‘DANZA’ DELL’EDUCATORE

Ogni qualvolta un bimbo o una bimba svela un po' della propria spensieratezza, della propria saggezza e del proprio affetto ad un ingrato educatore; è a tutti gli effetti una danza che ti sfiora l’anima, in cui i protagonisti svolazzano con un movimento dolce e leggero. 

Ogni volta che lascio alle mie spalle un turno mi ritrovo con mia sorpresa sommersa di tesori, neanche fossi un pirata che scopre il suo bottino d'oro e gioielli sopra un'isola deserta.

La parte più bella di questo lavoro è la "danza" che si viene a creare ogni qualvolta un bimbo o una bimba svela un po' della propria spensieratezza, della propria saggezza e del proprio affetto ad un ingrato educatore; è a tutti gli effetti un movimento dolce e leggero che rende svolazzanti i protagonisti di un episodio tenero che resta alla memoria. La danza in questione è un rituale magico che lega per un istante, avvolgendole, due o più persone in un momento unico al mondo.

Il momento prima della nanna, quel frangente prima del rimbocco delle coperte nelle serate ventose, quel momento tenero dell'ultimo abbraccio della sera, quel momento dei bigliettini nascosti sotto il cuscino così che si possano trovare come se fossero capitati lì per via di un incantesimo... Quella è la danza dell'educatore, il momento esatto in cui la semplicità di un bambino ti sfiora l'anima.

Ho appena finito di leggere il libro sulle leggende delle montagne. Sono in procinto di alzarmi quando mi rammento la promessa di aprire i fogliettini nascosti da quelle due birbanti.

Mentre mi accingo ad aprire quei fogli colorati so che lei mi sta osservando; sento il suo respiro muoversi lento e mi accorgo dell'occhio vispo che si muove sfiorando il bordo della coperta.

<<Sai perché ti ho disegnata così?>>

Resto muta ed in silenzio al cospetto di quella domanda che volteggia riecheggiando nella cameretta silenziosa.

Lei sbadiglia e si accoccola ancora di più sotto le coperte, sorride dolcemente e prosegue:

<<Sei l'unica persona che conosco che guarda il cielo alla ricerca di stelle...mi piace quando lo fai. E poi è la prima cosa che io e te abbiamo fatto insieme>>

Credo che il mio cuore abbia fatto un tonfo ad un certo punto...

Osservo quel disegno, osservo quelle scritte colorate, scorro le mie dita sul volto di Harry Potter disegnato perché: <<Lo so che ne vai matta! Ne parli sempre>>...

Si, mi dico...il mio cuore ha fatto un tonfo.

Questi ragazzi sanno leggerti nel profondo e spesso riescono a cogliere parti di te in modi che nessuno saprebbe mai fare.

Le mostro la mia gratitudine, accarezzo quella testolina talvolta dispettosa e spengo la luce.

<<Buonanotte Chiaretta>>

La più piccina dorme, la manina è ancora posata sul piccolo manuale per "Streghette", la luce è accesa.

Prima di addormentarsi pone sempre le stesse domande e sempre con il medesimo ordine:

<<Mi sposti la coperta così posso abbracciarti meglio?>>

<<Mi metti bene la coperta?>>

<<Domani mi svegli con il latte al cioccolato?>>

<<Non spegnere la luce, solo quando dormo dormo mi dai la carezza e la spegni, ok?>>.

Rispetto ligia il programma richiesto con tale precisione.

In camera degli educatori osservo per qualche secondo quei disegni, li piego con delicatezza e li depongo nella tasca della mia borsa.

Basta poco o forse pochissimo... O forse certe volte basta il disegno di un bambino.

 

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

mercoledì 18 ottobre 2023

L'importanza di avere qualcuno che crede in te

Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

L’IMPORTANZA DI AVERE QUALCUNO CHE CREDE IN TE

La cucina, come l'arte, la musica o un buon libro, è una fantastica via di fuga dalle realtà dal sapore cattivo. E’ un fantastico modo per disconnettersi dalla realtà piena di casini e problemi per entrare nel proprio personalissimo mondo delle cose belle. Un piccolo forno può diventare un fantastico strumento pedagogico capace di sfornare piccole dosi di felicità. 

L'altra sera eravamo intenti a cucinare per tutti in casa famiglia; lui accoglie con entusiasmo e con un po' di ansia qualunque cosa gli proponga di cucinare. Quella sera avevo una voglia matta di preparare la parmigiana, come quella che un tempo preparava mia nonna. Avevo voglia di provare la ricetta della pizza parigina, della pizza con zucca e gorgonzola, lui aveva voglia di cimentarsi con il casatiello. Avevamo iniziato dalla mattina a friggere le melanzane, preparare il sughetto al basilico, tagliare la mozzarella e preparare gli impasti dei lievitati. Mentre friggevo osservavo sott'occhio la sua premura nel controllare e ricontrollare mille volte la ricetta mentre affondava concentrato le mani nell'impasto morbido. Di tanto si fermava, osservava la consistenza dello stesso e continuava. Se potessi descrivere il modo in cui assemblava la parmigiana forse descriverei così: le sue mani lente adagiavano le melanzane nella grande teglia, distribuivano in ogni direzione e piano il sugo, ponevano le foglioline di basilico con estrema delicatezza, allo stesso modo poneva i cubetti di mozzarella ed il parmigiano.... Una vera poesia!

Il suo sguardo di solito è sempre giudicante, normalmente rimprovera tutti per qualunque cosa e tende ad avere un espressione seria e rigida... Ma non mentre cucina; mentre cucina, i suoi occhi vispi scrutano l'impasto che cresce e si dora in forno con estrema e divertita attenzione; le pupille si dilatano quando assaggia il sugo di pomodoro e le guance si distendono in un dolce sorriso mentre pregusta quel sapore caldo, avvolgente e leggermente acidulo. Sforma il casatiello e lo assaggia con estrema e critica curiosità ma basta guardargli l'espressione del volto per comprendere che quella ricetta è stata eseguita con successo. Per esultare definitivamente chiede sempre che vengano assaggiati i suoi piatti e spera sempre in un giudizio buono, richiedendo di essere precisi e critici nel commento.

Ora, lui non lo sa... ma quel casatiello conteneva tutta la sua minuziosa attenzione per il dettaglio, tutta la sua precisione e tutta la sua passione per la cucina ed aldilà del giudizio culinario (che non poteva che essere positivo) quella preparazione era perfetta, proprio perché il risultato perfetto di cura e tenacia.

Anche io quando cucino o preparo un dolce temo sempre la critica e cerco sempre di capire dalle facce se piaccia o meno. Ma lui non è inquieto solo per il giudizio...credo che la sua ansia riguardi più la necessità e l'importanza del sentirsi dire: "Bravo! Sei in gamba!". Questa forse è la differenza fra un adulto ed un ragazzo: per un ragazzo conta davvero l'opinione di un adulto perché è sinonimo del suo riconoscimento come persona, come unicità e come capacità.

A tavola gustava felice tutte le preparazioni, prendeva diversi pezzi di pizza e con un sguardo adorabile assaggiava e mangiava quello che c'era nei vassoi da portata mentre parlava allegro con gli altri commensali.

Qualche giorno fa guardavo il film "Julia&Julia". C'è una frase che adoro di questo film; una delle due protagoniste risponde alla domanda:<< Cosa ti piace fare?>> con la più spettacolare delle risposte per me ossia: <<Mangiare>>.

Credo che l'altra sera il nostro giovane amico fosse immensamente simile a Julia. La sua espressione dura cambia per addolcirsi in quel modo solo quando è in cucina ed è intento a preparare qualcosa di buono. La cucina è il suo piccolo regno in cui si sente al sicuro e desideroso di imparare. Adoro guardarlo cucinare e mangiare, mi rasserena. Certe volte sembra quasi che si disconnetta dalla realtà piena di casini e problemi per entrare nel suo personalissimo mondo delle cose belle.

La cucina, come l'arte, la musica o un buon libro, è una fantastica via di fuga dalle realtà dal sapore cattivo.

Spesso mi dico che un domani, durante una mia ipotetica giornata nera di pioggia e brutti pensieri, vorrei entrare nel suo ristorante; osserverei la gente che attende il suo turno di accomodarsi mentre legge divertita e affamata i menù del giorno. Entrerei, mi siederei e lo saluterei con affetto, poi senza indugiare ordinerei proprio a questo giovane chef di portarmi il suo piatto del giorno capace di ridarmi il sorriso e so che ci riuscirebbe.

Immagino e fantastico spesso sul futuro di questi ragazzi, o forse creo per loro scenari futuri da vera egoista.

Pregusto già il sapore di questo mio sogno e nel frattempo mi godo il casatiello più buono che abbia mai mangiato e sorrido...

La cucina profuma di zucca, di pizza ed è colorata dalle risate dei bambini che mangiano allegri... è una vera delizia.

Cosa riesce a fare un piccolo forno... Alle volte mi dico che sia un vero e proprio strumento pedagogico e magico in grado di sfornare piccole dosi di semplice "Felicità".

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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‘Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati’

 

Cos’è la rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 11 ottobre 2023

Ti auguro tempo

 TI AUGURO TEMPO

Non ti auguro un dono qualsiasi,

ti auguro soltanto quello che i più non hanno.


Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;

se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.

 

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, non

solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.

ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,

ma tempo per essere contento.

 

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,

ti auguro tempo perché te ne resti:

tempo per stupirti e tempo per fidarti

e non soltanto per guardarlo sull’orologio.

 

Ti auguro tempo per toccare le stelle

e tempo per crescere, per maturare.

 

Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.

 

Non ha più senso rimandare.

 

Ti auguro tempo per trovare te stesso,

per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.

 

Ti auguro tempo anche per perdonare.

 

Ti auguro di avere tempo,

tempo per la vita.

 

Elli Michler (1923- 2014)  

poetessa tedesca

 

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giovedì 5 ottobre 2023

Come gestire la rabbia nei bambini

COME GESTIRE LA RABBIA NEI BAMBINI 

Sembra tanto un argomento da adulti, ma la gestione della rabbia è molto comune e sentito dai genitori. Oggi viviamo più a contatto tra genitori e figli, viviamo in spazi chiusi e spesso ci restiamo. Vogliamo calma, perfezione, tutto e subito. Tutto questo – scoprirai – non agevola affatto l’educazione alla gestione della rabbia dei nostri figli.

Vediamo insieme qualche indicazione da tenere conto per aiutarli a imparare a gestire la rabbia da negazione, frustrazione, competizione.

1. Cerca uno sfogo quotidiano

Hai mai notato che i figli parlano più a bassa voce quando sono fuori che in casa? Hai mai notato come bambini piccoli e meno piccoli siamo più tranquilli all’aria aperta? Ai giardinetti pubblici, nei campi o al mare hanno la possibilità di sfogarsi, di correre, di respirare, di guardare grandi distanze. Dopo la scuola un’oretta al giorno: fallo. Andate a scuola a piedi, aiuta a gestire in generale l’equilibrio emotivo del proprio sistema nervoso. Trova occasioni quotidiane (tranne quando piove certo o c’è tanto vento) per sfruttare la nostra Terra, tra natura, prati, passeggiate, aria e la gestione della rabbia in certi episodi prima eclatanti, sarà più facile.

2. Sin da piccoli aiutali a gestire la rabbia da frustrazione

Quella frustrazione di non venire immediatamente in braccio se piange, ma dopo un minuto magari. La mamma è lì ma ora sta finendo di piegare i panni, il bimbo la vede e vuole andarle in braccio. La mamma amorevolmente fa sentire la sua presenza, che tutto va bene, pur non prendendolo subito in braccio. Questo semplice gesto pare innocuo ma poi avrà conseguenze extra positive sulla sua gestione della frustrazione, delusioni e rabbia. Vuole una cosa ma tu ora non puoi o non vuoi concedergliela. Se è “no”, resta “no”. Dapprima urlerà, si dimenerà e si agiterà per terra (classico dei terrible twos) ma poi capirà e finirà per dire «D’accordo». Ritornerà a chiedere? Ma certo, è umano, furbetto e simpatico. Continuerai a dire “no” o proporrai una alternativa per dopo o un’altra occasione. Userai un tono gentile e accogliente, nonostante dirai di “no”.

3. Se è il classico capriccio per terra?

Non cercare di fermarlo (come facevo io con la mia prima!), lascialo sfogare, restagli accanto. Quando avrà sfogato la forte emozione che ha nel corpo e che non riesce a contenere, ti chiederà un abbraccio, vorrà contenimento e accoglienza. Fagli sapere che tu sei lì, lo ami sempre, anche quando urla come un pazzo per un capriccio senza logica sul pavimento.

4. Respira e la gestione della rabbia sarà migliore

Qui mi rivolgo a te, solamente a te. Respira, guarda a lungo termine, considerala tenacia, intelligenza, furbizia o semplicemente stanchezza. Considera che sono esseri imperfetti, il loro cervelli è immaturo quando nascono. Idem per il loro sistema nervoso. Provano emozioni e non sanno gestirle, sta a noi insegnarglielo. Guarda lontano, alla loro maturazione e gestione emotiva e accogli il loro sentimento di rabbia.

5. Se sono violenti, che fare?

Ferma il gesto contro di te o contro fratelli. Il rispetto è importantissimo in casa e deve essere reciproco. Non alzare le mani su di lui e lui imparerà a non farlo con te. Un buffetto sul culetto per segnare una parola, con dolcezza o fermezza, non è mettere le mani addosso ai figli. Tutto il resto sì. Se mordono e hanno due anni è perché sono solo curiosi di sapere ciò che accadrà. Sanno che fanno male ma non ne sono convinti, e allora ci provano ancora per esserne sicuri. Sii fermo sia nelle parole che nel tono di voce: «No». Blocca il movimento, negalo, rimproveralo. Per quei 2 secondi e poi passa ad altro.

6. Ignora atti stupidi di violenza

C’è una tecnica che propongo ai genitori in Figli Felici che è quella dell’“Attending & Ignoring”: dai attenzione alla persona e ignora quel comportamentino stupidino e sciocchino che non vuoi sottolineare. Ignora che sbatta il piede per terra, che manifesti rabbia in modo esagerato. Dai importanza alla persona, cambia il focus, fai domande. E se insiste? Se insiste, DOPO, in tranquillità, potrai spiegargli che non si fa. Ancora meglio, potrai chiedergli «Cosa potresti fare per dire che non sei d’accordo in modo corretto?» Invitalo a trovare altre soluzioni, quando siete tranquilli e ne potete parlare serenamente.

Autrice: Debora Conti

Fonte: www.figlifelici.deboraconti.com

 

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mercoledì 27 settembre 2023

Attimi di dolce stupore

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

ATTIMI DI DOLCE STUPORE IN CASA FAMIGLIA

Un piccolo pacchetto rosa giaceva sul tavolino fra due disegni che ritraevano tre figure ed un mondo delicato ricco di colori, fiori e arcobaleni. Io ero una di quelle figure felici nel disegno. Spesso credo di essere una persona immensamente ricca, ricca della gentilezza e delle premure che solo i bambini sanno riservare.

Era un tavolo apparecchiato di pura gentilezza; la camera era buia se non per la lampada che proiettava le stelle che muoveva fasci luminosi sul soffitto, la medesima lampada che a sera accompagna il dolce dormire dopo aver guardato il cielo e sognato di navigare fra lune e pianeti. Un piccolo pacchetto rosa giaceva sul tavolino fra due disegni semi uguali, ognuno dei quali ritraeva 3 figure ed un mondo delicato ricco di colori e fiori come quelli del nostro balcone, pieno di arcobaleni come quelli che vorremmo percorrere dopo i nostri temporali. Io ero una di quelle figure felici nel disegno e ... nella realtà. Il cofanetto racchiudeva un piccolo pendaglio a forma di cuore.

<<Cosi ci porti sempre con te anche quando non sei tu di turno>> .

Nel frattempo in cucina il tavolo era colmo di pancakes; lo sciroppo d'acero colava copioso dalla cima riversandosi a gocce lente sul piatto. Il dolce al cioccolato attendeva nel piatto da portata accanto ai piattini bianchi, sistemati ognuno al proprio posto con accanto la propria forchettina; il tavolo stracolmo di cime pannose e odorose di zucchero attendeva solo le sue golosissime commensali che avevano trattenuto la loro smania di dolce per mostrarmi la loro sorpresa...

Ero rimasta in cucina per preparare e non mi ero resa conto di cosa stessero combinando...

Volevo essere io a sorprenderle e invece loro sorprendevano me con la loro dolcezza.

Spesso credo che il mondo sia grigio, cupo.

Altre volte mi rendo conto di quanti colori ci siano nei disegni di un bambino, nei dolci realizzati a merenda, nei giochi il pomeriggio e nella fantasia dei nostri libri a sera.

Spesso credo di essere una persona immensamente ricca e guardando questi disegni è proprio così che mi sento: ricca della gentilezza e delle premure che solo i bambini sanno riservare.

Ora osservo quei due disegni che sono riusciti a colorare finanche la mia camera della loro tenerezza e contemplo lontana dal frastuono di una casa in perenne movimento dei semplici e perfetti attimi di dolce stupore.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.

mercoledì 20 settembre 2023

Rimaniamo a casa a cucinare insieme

 Rubrica: Danzanti col vento...storie e racconti di educatori appassionati

STASERA RIMANIAMO A CASA A CUCINARE QUALCOSA INSIEME

Osservo le bambine mentre mangiano golose quello che con cura hanno preparato. La verità è che penso immensamente a quanto vorrei che quel calore lo ricevessero dalle proprie "case". Vorrei che fossero felici nelle loro cucine con la loro TV e non qui... Certe volte vorrei che non sapessero il mio nome e chi io fossi, vorrei non sapessero chi sia l'educatore o cosa faccia o cosa sia una casa famiglia.

La sera, quando inizio il mio turno, chiedo sempre alle ragazze cosa preferirebbero fare di bello; mi interessa sapere se hanno voglia di fare una passeggiata oppure no, mangiare qualcosa di speciale oppure no. Stasera mentre rientravamo a casa per posare le buste della spesa, una di loro semplicemente richiede di non uscire:<<Io non voglio uscire, vorrei rimanere a casa a cucinare qualcosa di buono con te, potremmo cucinare un dolce e preparare la cena assieme>>. Ammetto che quando un bambino o una bambina si riferiscono alla comunità appellandola  "casa", come fosse un concetto normale e ormai proprio, resto sempre un po' sorpresa. Un'altra bimba aumenta l'intensità della richiesta <<Ho una voglia matta di cioccolata calda>>. 

<<Potremmo fare una serata film e qualcosa di goloso!>>.

Tornate a casa le cuochine corrono a farsi la doccia. Gli abiti ricoperti di polvere indicano con successo il loro pomeriggio di giochi.

Tornano accaldate ma soddisfatte in cucina con i loro pigiamini colorati. Iniziamo ad armeggiare con le pentole e gli attrezzi da cucina.

<<A questo punto...>> Osservo la panna solitaria nel frigo <<montiamo la panna da servire sulla cioccolata calda, e credo sia il caso di preparare dei biscotti al cioccolato e magari ci vediamo "Mamma ho perso l'aereo">>.

So che la mia proposta ha colto nel segno la loro golosità perché la loro mimica facciale esprime in ogni singola rughetta ed espressione il loro vivo interesse per quanto ho pronunciato. Alle volte mi sembra che basti pronunciare delle parole magiche o incantesimi che catturino la loro anima (credo che la cioccolata davvero sappia diventare magica).

Amido, cacao, cannella e latte diventano una cremosissima ed intensa cioccolata calda...

In breve la cucina profuma anche di Hamburger, tagliamo i paninetti tondi scaldati in padella, prepariamo le salse e montiamo delle pile di insalata e pomodori e carne finché non vengono fuori dei panini degni del Burger king. Orniamo i piatti di patatine fritte ed il gioco è fatto.

L'aria però profuma anche di cannella, cacao e biscotti. Adoro quando la casa profuma così, adoro quando la cucina è ricca così di allegria e voglia di darsi da fare.

Oggi è un sabato sera di un agosto assolato eppure per me potrebbe essere tranquillamente il 15 di dicembre, riesco a percepire persino le luci dell'albero che proiettano ombre colorate sul muro. Avverto lo stesso calore e la stessa voglia di preparare cose buone.

Le osservo mentre mangiano golose quello che con cura hanno preparato. La verità è che penso immensamente a quanto vorrei che quel calore lo ricevessero dalle proprie "case". Vorrei che fossero felici nelle loro cucine con la loro TV e non qui... Certe volte vorrei che non sapessero il mio nome e chi io fossi, vorrei non sapessero chi sia l'educatore o cosa faccia o cosa sia una casa famiglia.

Socchiudo gli occhi e ascolto l'intro del film cominciare e penso già a quell'albero e a tutta la luce che è riuscito a donare a tutte le dolci ospiti di questa casa.

Mi piace vederle così serene... È così che vorrei vedere i loro giorni futuri: sereni, sicuri ed allietati da persone care a cui voler bene.

<<Chiaranetta io ho sonno...>>

La più piccina protende le sue braccia verso di me ed i suoi occhi sonnacchiosi preannunciano la sola voglia di essere portati in culla.

Osservo il piccolo petto muoversi lentamente e quella manina che piano piano si allenta lasciando la mia; il carillon racconta con la sua musica di cieli stellati e prati colmi di fiori; così mi piace pensare siano i suoi ed i loro sogni. Spengo la luce il  più piano possibile ed esco dalla camera.

Il significato del termine "dolcezza" è custodito più in questa stanza che non in tutti i dolci che abbia preparato finora.

Stasera va così...

Romanticismo pre- ma molto pre- Natalizio.

Pensieri di un'educatrice

Dott.ssa Pittari Chiara

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Da un po’ di tempo la mente di noi educatori è talmente colma di pensieri e riflessioni che spesso straripa . Lo scrivere è diventato per noi salvataggio indelebile, la messa al sicuro dei momenti della vita che trascorriamo con in nostri ragazzi.

Noi educatori spesso la notte scriviamo pagine di una vita vissuta fra le mura condivise con degli sconosciuti che a tratti riescono a sentirsi parte di una casa, parte di una famiglia

Un giorno abbiamo deciso di raccontare e di raccontarci per mostrare anche oltre le nostre mura, la bellezza di una giornata trascorsa assieme ai nostri compagni di strada, la paura verso i giorni che verranno, gli aneddoti divertenti dei giorni di sole e le tempestose giornate di pioggia.

Raccontare è per noi un dono ed è prezioso perché permette di rivederci nello specchio e comprendere che vi è sempre da imparare, perché noi danziamo  e danziamo col vento.


mercoledì 23 agosto 2023

La violenza è violenza e non va mai giustificata

LA VIOLENZA E’ VIOLENZA, E NON VA MAI GIUSTIFICATA

I fatti di Palermo stanno facendo molto discutere, ma gli stupri non hanno necessità di essere parafrasati, filtrati o attutiti da motivazioni cuscinetto. Affrontare e discutere la gravità di quanto è accaduto "evita" che accadano in futuro altri avvenimenti come questi. Normalizzare, banalizzando l'accaduto, non fa che spalancare le porte ad altri episodi di violenza in quanto non percepiti come gravi, orripilanti, fautori di traumi che non guariranno mai.


Sto leggendo tante o forse troppe opinioni su quanto è accaduto a Palermo. La visione delle cose è talmente complessa quanto semplice.

<<Una ragazza è stata stuprata,  PUNTO>>.

Non ci sono scusanti; non esiste il "era ubriaca", non esiste era "una poco di buono", non esiste un "creiamo un gruppo Telegram per trovare il video dello stupro" così come non esiste "è una cosa da animali" e non esiste: "è una ragazzata".

Gli stupri non hanno necessità di essere parafrasati, filtrati o attutiti da motivazioni cuscinetto.

Sono tali in quanto violenti, in quanto umani e non animaleschi ed in quanto orripilanti.

La violenza da sempre appartiene alla "non cultura totalmente umana" della sopraffazione, della semplificazione, della mercificazione. Un evento così grave che viene spettacolarizzato è il frutto della normalizzazione della violenza che passa attraverso le frasi "banali" con cui vengono nutriti i figli:

 <<Sei un uomo perciò comportati come tale! Non fare la femminuccia>>.

<< Prenditi quello che devi, non piagnucolare come una femmina>>.

<<Un uomo non deve chiedere mai nulla>>.

<<Gli uomini non piangono e non hanno paura>>

La normalizzazione di un evento grave, che viene ricercato sui canali social in quanto spettacolo sollecitatore di curiosità e non come evento traumatico verso il quale provare disgusto e rabbia è indice di quanto un telefono, un social ai quali non si è stati "Educati" rendano commerciabile, fruibile e "normale" qualunque contenuto seppur aberrante.

La prima agenzia educativa è la famiglia, ed è lì che vanno educati i figli alla loro fragilità, alla NON onnipotenza, ai sentimenti ed alle emozioni.

La seconda agenzia educativa è la scuola che attraverso l'educazione civica, la storia, la letteratura e le scienze che rendono "umani" gli uomini e le donne. La storia educa ad avere paura della violenza, l'educazione civica e la letteratura educano alla differenza ed alla responsabilità civile e morale verso sé stessi e verso gli altri.

L'educazione sessuale educa a scoprire il sesso attraverso altri filtri forse un po' meglio del porno. Il sesso, è una tematica articolata e difficile e va spiegato, non può essere il porno a fare da insegnante.

Il porno fornisce una sola e "facile" interpretazione di quanto accade e mi chiedo se forse queste tematiche verso i quali gli adulti "moralmente sani e pudici" ( che sono forse gli stessi che si scandalizzano di un docente che parla di sesso e di differenza di genere, e che al contempo definiscono una vittima di violenza una "donnaccia che se l'è cercata") non debbano essere affrontate in classe ed in famiglia.

La terza agenzia è il gruppo dei pari e quest'ultimo è il prodotto del funzionamento in positivo o in negativo delle prime due ed è il riflesso di una società immensa che riflette in grande le proiezioni dei singoli. Se è andata bene nelle prime agenzie un ragazzo violento che cerca di istigare i compagni al compiere atti violenti viene lasciato da solo, viene allontanato, viene aiutato alla comprensione della gravità di quella idea. Se invece il branco è il prodotto del "posso fare quello che voglio perché IO comando" accade che di 7 ragazzi nessuno avrà lo scrupolo di pensare che quella è un'azione grave, schifosa e che non PUÒ e non DEVE essere compiuta. Accade che fra quei 7 ragazzi vi è anche chi penserà di riprendere quanto accade perché tanto è NORMALE.

Di questo episodio che se ne parli con i ragazzi, con gli adolescenti e soprattutto con gli adulti perché BISOGNA parlarne. Affrontare e discutere la gravità di quanto è accaduto "evita" che accadano in futuro altri avvenimenti come questi. Normalizzare, banalizzando l'accaduto, non fa che spalancare le porte ad altri episodi di violenza in quanto non percepiti come gravi, orripilanti, fautori di traumi che non guariranno mai e di gravi conseguenze giuridiche e morali

(<<Mi sono rovinato la vita>> ho letto; non ho letto però "ho rovinato una vita").

Se una ragazza violata, distrutta e sfinita che chiede aiuto non smuove la coscienza e l'emozione di un ragazzo dal fermarsi, dal soccorrere... Io ho paura.

<< Ieri sera niente, se ci penso un po' mi viene lo schifo perché eravamo 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l'avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi, sinceramente mi sono schifato un po', ma che dovevo fare?>>.

I ragazzi sono il prodotto delle nostre parole, dei nostri modi di esprimere o reprimere le emozioni ed i sentimenti, del nostro modo di guardare in maniera complessa o "semplice " le situazioni e le persone.

Se "abituiamo" i ragazzi alla logica della normalità della violenza,  poniamoci due domande su quello che può accadere.

<<La carne è carne>>. Perciò ogni cosa è lecita.

Non c'è niente di NORMALE nel banalizzare o giustificare la violenza.

Dott.ssa Pittari Chiara

(Pedagogista, Educatrice presso la Casa Famiglia Murialdo)

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dalla parte dei più deboli, SEMPRE

 

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